venerdì 3 gennaio 2020

L’UOMO NEL DISEGNO DI DIO



3a MEDITAZIONE

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La sessualità possiede un mistero. È vero che si possono fare tutte le analisi che si vogliono, dai  rapporti Kings in poi, sui comportamenti sessuali delle persone; è vero che la si può analizzare dal  punto di vista psicologico, dal punto di vista sociale e tutte queste cose; però la sessualità custodisce  in sé un mistero che è irriducibile, e il suo mistero sta essenzialmente nella capacità che la sessualità  possiede di suscitare amore.
Lʼamore è immensamente di più del sesso, ma la sessualità lo suscita, perché quella percezione  dellʼessere incompleto che è propria della sessualità – la sessualità dice incompletezza, gli organi  sessuali sono mezzi organi, che funzionano solo nel completamento dellʼaltra metà – proprio questa  percezione della propria incompletezza, apre al desiderio e quindi allʼamore: fa chiedere amore ed  esprimere amore. È capace di esprimere amore.
Cʼè evidentemente una dimensione biologica della sessualità: questo non ha niente di misterioso,  è quella che abbiamo in comune con tutti gli animali. Ma cʼè una dimensione umana propria della  sessualità che comprende conoscenza, affetto, progettualità, scelta, amore, dono, condivisione. Credo che il grande compito che allʼuomo viene chiesto è quello di riempire il significato della bio- logia sessuale con una ricchezza di valori umani, con una ricchezza di affetti (non solo di emozioni),  di sentimenti, di esperienza di dono, di amore, di offerta e impegno della propria vita.
Quando il Cantico dei Cantici racconta quella esperienza di ricerca, di amore dello sposo e della  sposa, usa alcune espressioni che sono significative. La prima è quella formula famosa (Ct 2,16): “Il  mio amato è per me e io per lui” che dice la relazionalità e dice la percezione della propria esistenza  come una esistenza “per”: la sessualità deve condurre lì, a percepire la vita così. Ma la cosa interessante  è che questa formula non è altro che la formula di Alleanza, tradotta nel rapporto tra uomo e donna.  La formula dellʼAlleanza è “Io sono il vostro Dio e voi siete il mio popolo”, io sono per voi e voi per  me. Il Signore è per noi e noi per il Signore. Ma il legame delle due formule è significativo perché  vuole dire che la esperienza di comunione tra lʼuomo e la donna ha il suo modello in quella relazione  dʼamore che Dio ha stabilito con gli uomini: è quello il modello.
Si può interpretare lʼuomo a partire dal mondo animale – ricordavo ieri quel libro famoso di Morris, 
“La scimmia nuda” –; si può partire dallʼetologia e interpretare il comportamento dellʼuomo a partire  da lì. La Bibbia, come ho detto più volte, parte al contrario, parte da Dio: se vuoi capire lʼuomo lo  devi vedere sullo sfondo del mistero di Dio, è immagine e somiglianza di Dio. E anche lʼamore uma- no è collocato sullo sfondo dellʼAlleanza tra Dio e gli uomini. Il motivo della fedeltà, il motivo della  dedizione di sé, dellʼamore, etc., ha lì la sua radice ultima.
Il ché evidentemente ci pone davanti ad un compito che è immenso, uno può dire superiore alle nostre  forze (e per molti aspetti lo è). Credo però che perlomeno si possa dire che affascinante lo è: il riuscire  a dare forma allʼesistenza umana e alla sessualità, a dare una forma che sia di spirito umano, anzi di  rivelazione del mistero di Dio, dellʼamore di Dio; è un modo straordinariamente stimolante di pensare  e di vivere i rapporti umani, fino a quella conclusione. 

Ricordate il Cantico:

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è lʼamore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere lʼamore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dellʼamore, non ne avrebbe che dispregio. (Ct 8,6-7)

Ricordate cosa sono i sigilli nellʼantichità: generalmente sono dei cilindretti incisi che si fanno  passare sopra lʼargilla come firma, come segno di appartenenza. La firma si fa facendo passare il ci- lindretto sopra allʼargilla in modo che lasci la sua impronta. E, evidentemente, il sigillo è personale.  Non sono fatti in serie; ciascuno è fatto con lʼimmagine che uno sceglie e che è la sua. Non è fatto in  serie perché il sigillo è la mia firma, quindi deve essere personale. E proprio perché è personale, non  lo lascio mica in giro, lo porto con me, lo porto attaccato al collo, o al polso, in una catenina, in una  cordicella, dove volete, perché è mio, altrimenti se uno me lo porta via può firmare i documenti come  se fossero miei.
“Mettimi come sigillo sopra il tuo cuore, come sigillo sopra il tuo braccio”: la mia identità è unita  indissolubilmente con te, portami con te dovunque, perché ti appartengo e appartengo a te solo.
“Perché forte come la morte è lʼamore, tenace come gli inferi è la passione”; “Le grandi acque  non possono spegnere lʼamore”. Le grandi acque sono quelle dellʼoceano, di quellʼoceano che cir- conda la terra: nemmeno queste, le acque primordiali, le acque della morte, nemmeno queste possono  spegnere lʼamore.
Cʼè dentro un desiderio che accompagna questa esperienza di comunione e cʼè dentro una vocazione a  rendere lʼamore umano ad esserne espressione. Povera, piccola, fragile, limitata; non cʼè bisogno che  ce lo diciamo, anzi, sì perché non pensiamo queste cose qui come semplicemente sogni. Sappiamo che  la realizzazione è faticosa, però è una realizzazione che dà il senso vero alla realtà della sessualità. Faticosa come è faticoso per unʼartista mettere la sua intuizione di bellezza dentro alla materia: un  Michelangelo deve essere capace di mettere lʼintuizione di bellezza dentro alla materia, deve farci  venire fuori “La pietà”. Credo si faccia fatica, bisogna fare molte prove, bisogna purificare, riprovare,  correggere, inventare.
Poi può darsi che non venga fuori un capolavoro perfetto, e che venga fuori con tanti limiti. In realtà a  volte anche quella che sembra imperfezione o incompletezza è, dal punto di vista artistico, uno spet- tacolo: “La pietà Rondanini” non è meno bella, meno espressiva della “Pietà” di San Pietro, anche se  dà lʼimpressione dellʼincompleto, del non realizzato. Ma può darsi che nella vita dellʼuomo, proprio  lì, nellʼincompleto e nel non realizzato ci sia quello che riesce ad alludere meglio alla pienezza di  significato che è quella di Dio.
Lʼuomo, per fortuna, ha questo di bello: che non ci sono delle situazioni così sbagliate nella sua vita  che non possano esprimere, almeno sotto forma di desiderio, sotto forma di pentimento, sotto forma  di anelito, il mistero grande di Dio di cui lʼuomo è fatto a immagine e somiglianza.

Ci fermiamo qui. Lʼesercizio è quello di rivedere, ripensare il modo in cui pensiamo e viviamo la  nostra identità nella dimensione anche della polarità sessuale.
Evidentemente, per quello che riguarda gli sposi lʼesame di coscienza è da fare e si capisce bene,  ma credo che il discorso riguardi un poʼ tutti: quello che è il significato della relazione che noi vi- viamo con lʼaltro sesso, con lʼaltra polarità dellʼesperienza umana, e il verificare se il modo in cui la  pensiamo (già il modo in cui la pensiamo) e il modo in cui la viviamo entra dentro a questa vocazione  che la Parola di Dio ci presenta.

S.E. Mons. LUCIANO MONARI

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