martedì 24 marzo 2020

I NOSTRI MORTI



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I sacramenti propri del malati

Il tesoro più prezioso che Gesù affidò alla sua Chiesa è l'Eucaristia. Questo sacramento che la Chiesa offre ai fanciulli che si aprono alla vita, con altrettanto amore lo porge agli anziani e ai malati che non possono recarsi in chiesa. I sacerdoti, affiancati da suore o da laici debitamente autorizzati, ogni mese, in particolari circostanze o «anche tutti i giorni» passano per le case a portare la santa comunione a quanti la desiderano (o.c., n. 46).
Il Vangelo ci presenta spesso Gesù circondato da malati dell'anima e del corpo. Egli era Dio e con la sua parola onnipotente raddrizzava gli zoppi, illuminava i ciechi, mondava i lebbrosi, risuscitava i morti e perdonava i peccati. E ora? L'apostolo Giacomo ricorda il sacramento che Gesù istituì specificatamente per gli anziani e malati. Ecco le sue parole: Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera, fatta con fede, salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati (Gc. 5,14-15). Il sacramento dell'Unzione degli infermi non è sempre rettamente inteso dai cristiani; spesso è trascurato per la falsa paura che quanti lo ricevano debbano necessariamente morire. Gesù, invece, istituì questo sacramento per la salvezza dell'anima e a sollievo del corpo. Esso rimette i peccati, aiuta a sopportare le sofferehze della malattia e dell'anzianità e, se ciò entra nella provvidenza di Dio, conferisce anche la salute del corpo. Così i malati e gli anziani partecipano alle sofferenze di Cristo crocifisso, impreziosiscono la loro vita spirituale arricchendola di meriti e purificandola per la gloria del cielo.
Quando il cammino della vita si avvicina al traguardo, la Chiesa si stringe ancor più vicino al malato per accompagnarlo verso l'eternità. Abbiamo già visto come nei secoli passati i cristiani usavano mettere l'Ostia consacrata in bocca o sul petto del defunto per farlo giungere al giudizio divino tra le braccia stesse di Gesù salvatore. Oggi la Chiesa prescrive: «Spetta al parroco e agli altri sacerdoti che si dedicano alla cura pastorale degli infermi provvedere che gli ammalati in pericolo di morte ricevano il sostegno e il conforto del sacro viatico del Corpo e Sangue di Cristo» (o.c., n. 128). La santa comunione, in questa circostanza, è chiamata «viatico» quasi «cestino da viaggio» verso l'eternità.
La Chiesa non solo offre ai moribondi i sacramenti istituiti da Gesù Cristo, ma desidera che tutta la comunità cristiana sia vicina ai fratelli sofferenti in ore così decisive per la loro salvezza eterna: «L'amore verso il prossimo deve spingere i cristiani a stare vicino ai fratelli moribondi e ad esprimere la loro fraternità implorando con essi e per essi la misericordia di Dio e il conforto della fiducia in Cristo Gesù (o.c., n. 207). Per quanto riguarda la Chiesa, essa apre per i moribondi i tesori spirituali della sovrabbondante redenzione di Cristo e dei meriti dei suoi figli migliori, la vergine Maria, i martiri e i santi, e offre ai morenti l'indulgenza plenaria «in articulo mortis» che, purificando l'anima da «ogni debito di. pena temporale» dovuto per i peccati, li dispone a passare dal letto del loro dolore alla gloria del cielo (o.c., n. 194).
Appena il morente ha esalato l'ultimo respiro, la Chiesa l'accompagna con la seguente preghiera che esprime la sua materna preoccupazione per il figlio che deve presentarsi al giudizio di Dio: Venite, santi di Dio, accorrete angeli del Signore. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell 'Altissimo. Ti accolga Cristo, che ti ha chiamato, e gli angeli ti conducano con Abramo in paradiso. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell'Altissimo. L'eterno riposo donagli, o Signore, e splenda a lui la luce perpetua. Accogliete la sua anima e presentatela al trono dell'Altissimo. E a nome di tutti i presenti aggiunge: Ti raccomandiamo, Signore, l'anima fedele del nostro fratello, perché, lasciato questo mondo, viva in te, e in tutto ciò che ha peccato per la fragilità della condizione umana, ottenga dalla tua clemenza il perdono e la pace. Per Cristo nostro Signore (o.c., n. 241). La Chiesa che accolse il neonato fra le sue braccia materne, ora affida il figlio defunto tra le braccia del Dio delle misericordie.

Del Padre francescano Pasquale Lorenzin

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