L'avvocato Alberto Del Fante, bolognese, ex grado 33 della massoneria, scrisse questo libro dopo essersi convertito al confessionale di Padre Pio.
Aprile 1924, venne pubblicato il seguente articolo:
UNA GIOVANE NATA CIECA ACQUISTA LA VISTA
Una notizia sensazionale si è improvvisamente propagata in tutta la regione ed ha nuovamente sollevato il fanatismo religioso delle nostre popolazioni: si tratterebbe di un nuovo straordinario miracolo compiuto da Padre Pio da Pietrelcina, l'umile fraticello che vive circondato dalla venerazione dei fedeli, nel piccolo convento di S. Giovanni Rotondo.
Lacrime d'amore.
S. Giovanni Rotondo è un piccolo paese del Gargano, appollaiato al limitare di un vasto altipiano alle falde dei monti rocciosi dello Sperone. Questo paesello, sperduto in uno degli angoli più sconosciuti della Penisola, ha visto d'un tratto, da tre anni a questa parte, il suo nome acquistare una rinomanza mondiale, per il tesoro che il suo piccolo convento dei Cappuccini racchiude, lì, nelle bianche cellette rettangolari. Lì, passa umile, beneficando, il piccolo fraticello francescano, P. Pio da Pietrelcina, a cui volgono devoti lo sguardo i popoli, verso cui muovono in pio pellegrinaggio, gli umili e i sapienti, i grandi e i piccoli della terra, desiosi di uno sguardo e d'una parola d'amore e di conforto.
P. Pio è conosciuto ormai da tutti, e il piccolo convento dei Cappuccini di S. Giovanni Rotondo è diventato un santuario, verso il quale tutto il mondo volge gli occhi. Per due anni turbe di pellegrini salivano alla piccola chiesuola anelanti di pace e di amore; oggi mancano le grandi turbe, ma il pio pellegrinaggio continua: sono umili, sono personalità illustri, sacerdoti e prelati. E fra tanti, specialmente gli infelici, si rivolgono al piccolo ed umile frate, in cerca della salvezza, del conforto e del sollievo.
Una povera cieca.
Tra i tanti saliva al convento anche la protagonista della nostra storia: Grazia Siena. Ella nacque ad una notte perenne: i suoi occhi non s'aprirono alla luce, mentre il suo piccolo corpo entrava nella vita. - Sugli occhi innocenti un panno celava alla bimba la dolce visione della mamma e la luce radiosa del sole e l'immagine del creato. Invano la mamma sua bussò alle porte della scienza: la scienza fu impotente a dare alla disgraziata ciò che la natura non aveva dato.
E la piccola Graziella crebbe: fiore appassito innanzi tempo nel giardino ridente del mondo: crebbe con la sensazione delle cose più belle e più dolci, senza potersi beare della soave visione della bellezza e dei colori. Oggi ha ventinove anni: 29 lunghi anni di tenebre, di notte. Ella saliva spesso al convento, s'inginocchiava ai piedi del piccolo frate, intorno a cui più si accendevano le discussioni e le polemiche, segno «di inestinguibile odio - e d'indomato amor».
E al frate chiedeva il conforto e la luce. P. Pio stendeva sul suo capo le mani scarne, invocando dal Signore la rassegnazione e la forza.
Ma un giorno P. Pio disse alla cieca che occorreva tentare le fonti inesauribili della scienza. Ma la sua voce non fu ascoltata: la madre della cieca già aveva tentato e i medici, dopo accurate visite, si erano rifiutati di apprestare alla fanciulla le loro cure, ritenendo vano lo sforzo ed inutile la fatica.
Ma ora una nuova speranza, una fede più forte si era impadronita della povera cieca, che non poteva più dimenticare le parole di P. Pio:
«Fatti operare ...».
Il padre della fanciulla, Giovanni Siena, lavorava, e i suoi guadagni non erano sufficienti alle spese necessarie per tentare nuovamente la sorte. Ma un giorno si trovò chi avrebbe potuto accompagnare la piccola Graziella ad una clinica, compiendo un apostolato di carità e di fede: la signorina Rosina Pagliara, di Foggia, della parrocchia di San Tommaso.
E un giorno Grazia Siena, accompagnata dalla signorina Pagliara, partì verso Bari, diretta alla clinica dell'oculista prof. Francesco Durante, in via Sparano n. 32.
Il prof. Durante accolse nella sua clinica Grazia Siena: la esaminò, la osservò e manifestò le grandi difficoltà che si opponevano alla felice riuscita della operazione. Ma dinanzi alle invocazioni della cieca che mostrava una grande fermezza di animo ed una straordinaria fiducia nell'esito felice, egli non esitò, e: - Tenterò la prova - disse - ma solo un miracolo può darti la vista».
E tentò. La sua mano sollevò il velo che nascondeva l'iride e la pupilla. E quando le bende caddero, quando l'occhio fu libero, un urlo uscì dal petto della piccola Grazia Siena: ella vedeva.
La cieca vede.
Il primo viso che ella vide fu quello del prof. Durante, chino su lei, intento a mirare la prima vi ione del prodigio. E quando i suoi occhi furono stanchi della radiosa luminosità della luce, si chiusero, mentre le lacrime dolci e soavi, scendevano a bagnarle le gote.
L'annunzio del miracolo si diffuse rapidamente: una processione continua di gente si riversò nella clinica. Tutti volevano vedere e conoscere la piccola Graziella, la fanciulla che a 29 anni apriva per la prima volta i suoi occhi alla visione del creato. Tutti l'accarezzavano e le donavano fiori.
Quando ella uscì e per la prima volta vide la città, il mare azzurro e tutte le cose belle che la circondavano, intraviste fino allora attraverso la fantasia, la sua meraviglia e la sua gioia non ebbero limiti. E il suo stupore aumentava a misura che vedeva per la prima volta gli animali, che tante volte essa aveva accarezzato con la mano ansiosa, cercando di figurarsi la immagine.
Il treno segnò il colmo della meraviglia per la povera giovane che, affacciata al finestrino, vedeva fuggire in una corsa pazza, alberi, case, paesi, e lontano, la grande distesa azzurra del mare. Le sue esclamazioni giulive ed il suo pianto di gioia attirarono i viaggiatori che si strinsero intorno alla giovane, stupiti dal racconto del prodigio. Ora la piccola Graziella, ospite della signora Pagliara, si trattiene nella nostra città, in attesa di partire per la sua piccola S. Giovanni, in trepida ansia per conoscere i suoi genitori, i parenti, il paese natio, la sua povera casetta, e prostrarsi ai piedi del piccolo frate che ha saputo e ha voluto indicare la via della felicità e della luce.
Ma la notizia della sua guarigione si è sparsa in S. Giovanni, suscitando l'entusiasmo della popolazione che grida al miracolo e prepara accoglienze festose alla Siena. E questa non è di altro desiderosa che di arrivare inosservata alla sua casetta, e lanciarsi nelle braccia dei suoi cari, insieme salire al convento biancheggiante tra i declivi dei monti, e sotto la protezione di P. Pio da Pietrelcina, inginocchiarsi dinanzi all'altare e ringraziare il Signore della guarigione ottenuta.
ALBERTO DEL FANTE
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