Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta
L’OTTAVO COMANDAMENTO: “NON DIRE FALSA TESTIMONIANZA”.
Cammin facendo - sempre con Gesù all'Acqua speciosa - siamo arrivati quasi alla fine delle sue catechesi sui Dieci Comandamenti.
Vi è una cosa che certamente abbiamo tutti insieme capito, e che cioè il contravvenire ad un Comandamento significa spesso contravvenire contestualmente anche ad altri, fatto che rende più grave l'essere venuti meno ad un comandamento specifico.
Abbiamo inoltre imparato che le sfaccettature dei “comandamenti” valutati in precedenza erano molteplici, come del resto lo sono ora anche quelle sulla “Falsa Testimonianza”, oggetto della riflessione odierna, così come ce le mostrerà di seguito Gesù.
Quest'ultimo é un “comandamento” al quale noi attribuiamo oggi di norma un significato relativo, di tipo “giuridico”, limitandoci a considerarlo per casi particolarmente gravi, magari per testimonianze da rendere appunto di fronte ai giudici in un tribunale nel corso di qualche processo.
Dire “falsa testimonianza” significa sostanzialmente non dire la verità, affermare una cosa non vera.
I primi a dare “falsa testimonianza” furono i nostri Due Progenitori subito dopo il Peccato Originale.
A Dio che - come se già non lo sapesse - li interrogava su cosa avessero fatto e se forse avessero mangiato il frutto dell'Albero che Egli aveva loro proibito di cogliere, Adamo anziché dire onestamente la verità assumendosi la responsabilità per il frutto che aveva mangiato, disse che la colpa era di Eva, la donna che il “Signore stesso” gli aveva messo accanto, quasi la colpa fosse stata del Signore e non la propria.
Eva, da parte sua - anziché ammettere di aver voluto essa stessa cogliere il frutto con il suo libero arbitrio e la sua volontà di prevaricazione per voler essere generatrice “come Dio” - ne addossò la “colpa” al serpente che l'aveva ingannata.
Siamo dunque di fronte ad una totale mancanza di sincerità, quindi di menzogna, quindi di “falsa testimonianza”, uno dei peccati più abborriti da Dio.
I “valtortiani” che hanno ben letto l'Opera, ed in particolare L'Evangelo come mi è stato rivelato, sanno bene come Gesù fosse addirittura inflessibile - Lui che era la Verità - nel raccomandare agli apostoli di dire sempre e solo il vero, mai mentire, nemmeno la più piccolo bugia. La mancanza di verità lo disgustava e non sono pochi gli ammonimenti da lui rivolti, ad esempio a Giuda Iscariota, il quale - credendo talvolta di farlo a fin di “bene” e sostenendo di essere un uomo di “mondo” che deve saper vivere ed adeguarsi al mondo - tendeva ad “aggiustarsi” i fatti per adeguarli alla “verità” alla quale egli voleva far credere.
Ovviamente anche in questo caso siamo di fronte alle conseguenze del Peccato Originale: lo spirito non è più sovrano e l'io animale si adegua alle circostanze secondo le proprie “convenienze”.
Cominciamo da bambini, quando la bugia - che sembra sovente tanto innocua, ma non lo è mai - è una sorta di difesa da parte di chi più debole ha “paura” delle punizioni dei “grandi”.
Poi però l'abitudine - se non repressa - si consolida e le bugie diventano sempre più frequenti e grandi, fino a divenire vere e proprie menzogne non solo a difesa propria ma anche a danno altrui.
La nostra vita sociale è pure intessuta di menzogne, basta aprire i giornali e ascoltare la televisione. Ci accorgiamo che ognuno racconta la propria “verità”, ben sapendo però che non si tratta di verità, al fine di ingannare e portare dalla propria parte coloro che non sono adeguatamente informati dei fatti.
Queste mancanze di verità spesso si traducono in accuse infamanti, accuse che tolgono l'onore a chi le riceve uccidendone la dignità di fronte alla famiglia ed agli amici.
Quando una menzogna, per non dire una calunnia, detta a sette colonne di giornale in prima pagina viene palesemente smentita dai fatti, allora - se proprio non se ne può fare a meno - la rettifica la troveremo molto tempo dopo ridotta ad un piccolo trafiletto in ottava, dove pochi la notano, e comunque quando il danno è ormai fatto.
Le menzogne, o meglio le diffamazioni, sono come delle piume leggere disperse dal vento. Una volta volate via è impossibile “recuperarle”.
Non parliamo poi di certi rapporti coniugali, dove talvolta si vive e convive nella menzogna.
Ecco perché è assolutamente importante insegnare ai nostri figli fin da piccoli a dire la verità, premiando la loro sincerità per farne capire il valore nonostante la “marachella” che hanno fatto.
Allo stesso modo è fondamentale lo spirito di lealtà, che è anch'esso una manifestazione di “verità”; sentimento di lealtà che nella vita è sempre apprezzato persino da chi non vive nella legalità ma il cui “Codice d'onore” si basa appunto sulla lealtà.
Una persona leale trova sempre stima nel prossimo e si fa perdonare molti altri difetti.
Dai brani valtortiani che seguiranno si comprenderà bene l'importanza del dire la verità con quella frase di Gesù che leggerete, quando Egli dice: «Abbiate sempre un solo linguaggio. Il sì sia sempre sì e il no sia sempre no anche di fronte a potenti e tiranni».
a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini
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