Il Rosario è la scuola più semplice, è la catechesi più sicura, è il metodo più efficace per la formazione cristiana secondo la verità di Dio, la luce di Dio, la grazia di Dio e l'esempio dei santi. Anche san Giovanni Bosco, grande educatore e formatore della gioventù cristiana, pose a fondamento del suo metodo di formazione cristiana dei ragazzi e dei giovani la recita del Santo Rosario. E quando il marchese Roberto D'Azeglio fece una visita al grande Oratorio dei ragazzi, se rimase davvero ammirato di tutta l'opera di san Giovanni Bosco, non apprezzò però una cosa di cui subito volle parlare a Don Bosco, ossia della recita giornaliera del Santo Rosario da parte dei ragazzi; questa pratica il marchese la considerava inutile, noiosa, non adatta a ragazzi e a giovani, e quindi da abolire. Ma Don Bosco gli rispose subito con fermezza unita a dolcezza: «Ebbene, caro marchese, io invece ci tengo molto a tale pratica e su questo potrei dire che è fondata la mia istituzione; e sarei disposto a lasciare piuttosto tante altre cose ben importanti, ma non questa».
La scuola del Rosario è scuola di luce sul nostro cammino, è scuola di grazia contro gli errori e i vizi, come diceva un'antica antifona della Liturgia delle ore nel giorno della festa del 7 ottobre, in cui si afferma che il Santo Rosario è «singolare presidio contro le eresie e contro i vizi». E proprio per questo il demonio si è accanito contro il Rosario cercando di strapparlo dalle mani di molti fedeli, tentando quasi quasi di distruggerlo. Ma non ci riuscirà mai. Così, infatti, rispose un giorno san Pio da Pietrelcina a chi si lamentava che il Rosario stesse scomparendo da molte chiese e famiglie, a causa di certi rovinosi aggiornamenti che, nel postconcilio, non sembravano risparmiare affatto il Santo Rosario dalla distruzione, perché ritenuto preghiera antica, antiliturgica, privata e monotona: «Satana mira a distruggere questa preghiera - rispose Padre Pio - ma non ci riuscirà mai: è la preghiera di Colei che trionfa su tutto e su tutti», Tocca a tutti noi, però, riprendere in mano la santa corona, come sta raccomandando il Papa, per vivere da «figli della luce» (Lc 16,8), indossando le «armi della luce» (Rm.13,12).
Padre Stefano Manelli
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