Riflettendo sul mistero delle sofferenze della Madonna nella sua missione materna di Corredentrice e Mediatrice universale, san Bernardino da Siena afferma che non è solo l'intelletto umano a non comprenderne l'immensità e l'acerbità amarissima delle sofferenze, ma nemmeno l'intelletto angelico e anzi, secondo san Bernardino, anche tutti gli angeli assieme non potrebbero comprendere l'immensità e l'acerbità delle sofferenze della Madonna.
In realtà, non è difficile capire che soltanto Gesù, il Verbo Incarnato e Redentore universale, ha potuto misurare tutta l'immensità e l'intera acerbità delle sofferenze della divina Madre sua e Madre nostra: si tratta delle sofferenze da Lei patite in tutto l'arco della sua esistenza terrena messa a servizio del mistero della Redenzione universale, per la salvezza di tutto il genere umano.
Il pio padre Abbatelli, redentorista, nel suo bel libro La Passione della Vergine Addolorata, ha voluto anche stabilire un raffronto suggestivo fra le "sette spade" evangeliche delle sofferenze corredentrici dell'Addolorata, con i biblici "sette giorni" della creazione dell'universo, scrivendo che «le meraviglie operate da Dio nei sette giorni della creazione si dimenticano di fronte ai sette abissi di Dolori, che si accavallano l'uno più sterminato dell'altro sull'anima di Maria nei giorni della redenzione» (p. 74).
D'altra parte, è pur vero che se si vuole avere un'idea in qualche modo adeguata dell'immensità e dell'acerbità delle sofferenze della Madonna, forse si può averla pensando alla possibile proporzione esistente fra le immense gioie di Colei che, nei cieli, è la «Donna vestita di sole, incoronata da dodici stelle, con la luna sotto i piedi» (Ap.12,1), e le immense sofferenze di Colei che, nostra Madre Corredentrice, «stava» ai piedi di Gesù crocifisso sul Calvario (Gv.19,25), con l’"anima trapassata" dalla spada del dolore (cfr. Lc 1,35).
È vero, in ogni caso, che a noi, poveri esseri mortali, è più facile di solito cogliere l'aspetto delle terribili sofferenze della Madonna, più che l'aspetto delle sue gioie e glorie eccelse. Di fatto, appare del tutto ovvio che la Madonna Corredentrice noi la sentiamo tanto più vicina a noi e alle nostre quotidiane sofferenze, rispetto alla Madonna Regina del cielo e della terra, così come la Mamma sofferente noi arriviamo a sentirla molto più "nostra", rispetto alla Mamma che sta bene e gioisce per noi. Per questo, la Madonna in lacrime ai piedi della Croce, sul Calvario, noi la cogliamo e l'avvertiamo sicuramente molto più vicina alle nostre sofferenze, l'avvertiamo, cioè, più "Mamma" di quando la vogliamo contemplare nell'eccelsa beatitudine dei cieli.
E noi tutti si può senz' altro dire che la Madonna stessa, immersa nelle sofferenze della Corredenzione universale, non può non sentirsi "di più nostra" e non può non sentire ciascuno di noi "di più suo", quale figlio da Lei redento in unità di immolazione con Gesù, il Figlio Redentore, che è stato crocifisso per la salvezza di tutti. E proprio perché l'Addolorata ci sente di più" suoi", come assicura sant' Alfonso de' Liguori, sono più numerose le grazie che Ella dona ai devoti delle sue sofferenze.
Prendiamo esempio dalla vita di due grandi sante come santa Chiara da Montefalco e santa Margherita da Cortona, e di due grandi santi come san Paolo della Croce e san Gabriele dell'Addolorata, che furono ricolmati di grazie e meriti speciali per la devozione che coltivavano ai Dolori di Maria Santissima. Ma potremmo ricordare anche i Sette Santi Servi di Maria e molti altri Santi ancora, arricchiti di grazie anche straordinarie dalla loro devozione alla Madonna Addolorata. Gesù stesso, del resto, rivelò alla beata Veronica da Binasco che le lacrime versate sui dolori della Madonna gli erano più gradite di quelle versate al ricordo della sua stessa Crocifissione e Morte. E santa Brigida, in una mirabile visione avuta nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, poté comprendere con viva commozione l'altissimo pregio che nei cieli viene riconosciuto alle sofferenze della Madonna.
La conferma ancora più valida, infine, della preziosità inestimabile delle sofferenze della Madonna Addolorata ci viene dai molti Santuari, Chiese, Cappelle, Altari, oltre che dagli Istituti religiosi, dalle Congregazioni e dalle Associazioni dedicate all'Addolorata, presenti in ogni parte del mondo, a segno evidente della ricca fecondità di grazie legate al culto e alla devozione alla Madonna Addolorata.
Qual è, però, la nostra devozione ai dolori di Maria Santissima? Come è possibile che noi siamo così tiepidi, se non addirittura indifferenti e non curanti?...
Prendiamo esempio dal beato Michele Pro, il quale così pregava l'Addolorata: «Lasciami vivere accanto a te, Madre mia, per tener compagnia alla tua solitudine e al tuo profondo dolore; lasciami risentire nella mia anima il lamento doloroso dei tuoi occhi e l'abbandono del tuo cuore ... Ciò che voglio, o Vergine Addolorata, è di stare vicino a Te, in piedi, per fortificare il mio spirito con le tue lacrime, consumare il mio sacrificio col tuo martirio, sostenere il mio cuore con la tua solitudine, amare il mio e tuo Dio con l'immolazione di tutto il mio essere. Amen».
Per carità, guardiamo anche noi la divina Mamma in lacrime di dolore ai piedi della Croce, e supplichiamo la con le parole ardenti del beato Jacopone da Todi: «Orsù. Madre, fonte dell'amore, fammi sentire la forza del dolore e fa' che io pianga con Te!». Quale grazia sarebbe mai questa!
Padre Stefano Manelli