sabato 30 novembre 2019

APPARIZIONI DELLA MADRE DI DIO IN VENEZUELA



Maracaibo (1988-_?_)


L’aborto, il grido silenzioso

Poiché la preghiera ha una così grande importanza, Maria ci chiama a fare continuamente riparazione per i peccati commessi dall’umanità, specialmente  per quelli dell’aborto:

“…Il ventre della donna è diventato un moderno campo di concentramento. Pregate, pregate, pregate figli miei per quelle piccole anime che soffrono tanto e la cui esistenza è volata via
alla vigilia della loro nascita…”

La Vergine Maria ci chiede di pregare per coloro che praticano questa arte mortale, per quelle anime che, perdute dal desiderio di denaro, guadagnano la loro vita al prezzo di quella altrui:

Estratto del messaggio pubblico del 6 marzo 1996

“Figlioli, vi invito a pregare, in modo speciale per i medici, che dovrebbero essere strumenti di Dio per procurare la salute fisica ai loro fratelli.
Piccoli miei, quanti figli si condannano da se stessi. Molti medici crocifiggono mio Figlio con l’aborto, molti di loro non servono Dio ma il denaro, e poco importa loro della missione che mio Figlio ha affidato loro”.

Il 14 dicembre del 1992 a Miami, José-Luis, durante il ritorno da un pellegrinaggio ad un luogo di apparizioni negli Stati Uniti, vide apparire la Vergine Maria. La Madonna in quell’occasione era vestita di un colore azzurro scintillante e teneva in mano quel che sembrava essere un piccolo bambino pallido ed immobile, un feto umano. Mano a mano che la Santa Vergine faceva scorrere il suo sguardo tra il piccolo cadavere e José-Luis, i suoi teneri occhi di Madre cominciarono a riempirsi di lacrime, poi disse:

“Figlio mio, in questa stagione, nella quale si celebra la nascita del mio Divin Figlio, tutti i giorni si commettono delle grandi abominazioni contro i miei figli più piccoli. Quelli che li commettono non si rendono conto che, in questa stagione, è proprio il mio Gesù quello che uccidono”.

 “L’orgoglio è la porta dalla quale fugge ogni grazia…” 



Apocalisse di S. Giovanni



L’Apocalisse risponde: «Esso apparterrà definitivamente a Dio, ma attraverso crudeli peripezie di cui fece la descrizione».
L’Apocalisse ci fa assistere a questo grande dramma.


Questo libro, scritto dentro e fuori, contiene l’avvenire della Chiesa sotto due punti di vista. 
Le visioni dei sette sigilli sono scritte al di fuori della pergamena arrotolata; le visioni che seguono gli allarmi dati dalle sette trombe, sono scritte dentro il libro. 
Queste visioni narrano le lotte e le prove interne della Chiesa cagionate dagli scismi e dalle eresie, soprattutto dalle eresie madri. Il fuoco, di cui si parla in tutte queste visioni, è il simbolo espressivo dell’eresia.
Tralasciando le prima età, ci concentriamo sulla visione che si presentò agli occhi dell’Apostolo, dopo che il sesto angelo ne diede l’avviso col suono clamoroso della sua tromba.
La descrizione della quinta età, cioè quella di Lutero e della nascita e diffusione del protestantesimo, era terminata con queste parole: «La prima calamità è passata: ecco che giungono altre due calamità».
Queste calamità sono: 

1. Le rovine provocate dalla sètta massonica che, nella sesta età, continua a estendere sempre più la sua azione malefica, sempre per mezzo del protestantesimo;

2. L’ultima prova riguarda le calamità che saranno inflitte dal regno dell’Anticristo.

Il protestantesimo, o l’eresia della quinta età, è stata presentata sotto la figura d’un nugolo di cavallette, cioè gli eretici devastano la Chiesa con la propaganda dei loro errori e dei loro vizi, proprio come le cavallette che devastano un campo andando e tornando, portando la desolazione qui e là, senza ordine e senza direzione.
La sètta che regna durante la sesta età, invece, è raffigurata da un esercito di duecento milioni di cavalieri, con tanto di generale, ufficiali e un piano di battaglia.
Quello che distingue la massoneria dalle sètte precedenti è che essa è costituita come un governo potente e che agisce come un esercito che ha un capo che comanda a ufficiali subalterni. Essa ha le sue logge, o le sue compagnie; al di sopra delle logge, i suoi Grandi Orienti, o i suoi reggimenti; logge e Grandi Orienti, classificati sotto diversi riti, formano i vari corpi d’armata. Superiore a questa prima organizzazione, si trova quella delle Retro Logge che risultano dai Gran Consigli e, al disopra di tutto, il suo Patriarca che tutto governa.
Tutta questa organizzazione corrisponde molto bene all’organizzazione militare. Questo esercito muove contro la Chiesa. Esso ha sempre lo stesso scopo, lo stesso piano, in ogni parte del mondo, una consegna la cui osservanza viene assicurata con terribili giuramenti.
Perché l’Apocalisse parla di duecento milioni di cavalieri? Probabilmente, questo è il numero di aderenti che la massoneria è riuscita a procurarsi, in tutta la sua esistenza e su tutta l’estensione della terra, dalle sue origini sino al trionfo che la Chiesa riporterà un giorno sopra di essa.
Questo esercito è radunato e condotto da quattro demoni, che attendevano il giorno, il mese, l’anno per essere sciolti, al fine di uccidere un terzo dell’umanità. 
Adamo ha posto tutta la sua discendenza sotto l’impero del demonio; Gesù Cristo, alla vigilia dell’atto redentore, disse: «Ora è la crisi del mondo, ora il principe di questo mondo sarà buttato fuori». Infatti, sin da allora incominciò la liberazione: il battesimo ha strappato gli individui al principe di questo mondo, mentre la Fede ha liberato i popoli dalla sua schiavitù.
Ma individui e popoli rimangono sempre liberi di riporsi sotto il giogo di Lucifero e dei suoi. Non è Dio, allora, che li scatena, ma la nostra empietà e la nostra infedeltà. I demoni non ebbero e non avranno mai altra entrata nel mondo che quella che l’uomo volle o vorrà conceder loro.

L’Apocalisse ci dice che tutti questi demoni sono sotto gli ordini e la guida di quattro capi usciti dal paese della Cabala per dirigere e governare questa figlia della Cabala che ci domina e ci uccide: la massoneria.
Il libro ispirato ci presenta questa sètta sotto il simbolo di un cavallo mostruoso: le loro teste erano come teste di leone, le loro code erano simili a serpenti la cui testa scendeva verso terra.
Cosa si può vedere in questo simbolo?
Il cavallo è un animale domestico che l’uomo monta, domina e dirige come vuole con briglia e morso. Si ha forse un uomo più schiavo di un massone che ha prestato i suoi giuramenti? E come il cavallo non vede il suo cavaliere che lo comanda, così il massone non conosce i suoi superiori.
La testa di leone, invece, esprime collera, ambizione e orgoglio. L’orgoglio di cacciar Dio dal trono, di respingerlo dalla società e l’ambizione di sottomettere a sé il genere umano.
La coda a serpente rappresenta le sètte che la massoneria trascina dietro di sé: nichilisti, internazionalisti, socialisti, comunisti…
La potenza di questi cavalli sta nella loro bocca, da cui esce fuoco, fumo e zolfo, i simboli espressivi dell’errore dogmatico, dell’errore sociale e dell’errore morale.
Nessuna sètta, infatti, insegnò l’errore in un modo così radicale e così universale come la massoneria.
L’Apostolo dice: «Per mezzo del fuoco, del fumo e dello zolfo, fu uccisa la terza parte dell’umanità»; uccisa di morte spirituale, poiché si tratta di errori e di vizi. A quante anime la belva massonica ha fatto perdere la vita della grazia, la fede, la carità divina!

Dopo queste terribili descrizioni vengono parole di consolazione e di speranza: «Io vidi un angelo, forte, che discendeva dal cielo, coperto di una nuvola, ed aveva sul capo l’iride, e la sua faccia era come il sole e i suoi piedi come colonne di fuoco. Egli teneva in mano un piccolo libro aperto e posò il suo piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, e gridò ad alta voce, qual rugge un leone….».
Questo non è un angelo decaduto, perché discendente dal cielo. Vi è qui l’annuncio di un intervento di Dio in favore della sua Chiesa.

a cura del dott. Franco Adessa


ANGELI IN AZIONE



Angeli di dio

Gli angeli sono buoni e sono fedeli a Dio. Ci sono milioni di angeli che adorano Dio dinnanzi al suo trono. Così riporta l’Apocalisse: “Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era di miriadi e migliaia di migliaia...” (Ap 5, 11).
“...Giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente ... E ogni volta che questi esseri viventi rendevano gloria, onore e grazia a Colui che è seduto sul trono e che vive nei secoli dei secoli, i ventiquattro vegliardi si prostravano davanti a Colui che siede sul trono e adoravano Colui che vive nei secoli dei secoli e gettavano le loro corone davanti al trono dicendo: Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per la tua volontà furono create e sussistono”. (Ap 4, 8-11).
Gli angeli saranno felici che ci uniamo a loro per adorare il nostro Dio e Signore. Per questo, quando andiamo in una chiesa, mentre adoriamo l’Ostia Santa, pensiamo che ci sono milioni di angeli, e uniamoci a loro nell’adorazione del nostro Dio.

Padre ángel Peña

ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE



Della stima e del prezzo in che abbiamo da tenere le cose spirituali. 


Danno del contrario: esempio di S. Fulgenzio.  

Quindi si conoscerà quanto nocumento possono fare quelli che nei loro ragionamenti e conversazioni non trattano d'altro che d'ingegno, d'abilità e di talenti, e per riguardo a questi vengono a qualificare questo e quello: perché quando i più giovani sentono questo linguaggio nei più vecchi, pensano che questo è quello che occorre e quello che qui si stima, e che per questa via hanno ad avanzarsi e a distinguersi e a farsi stimare per qualche cosa: e così drizzano la mira a questo segno, e va crescendo in essi il prezzo e la stima di quel che concerne lettere, abilità ed ingegno; e va diminuendo il prezzo e la stima di quel che concerne virtù, umiltà e mortificazione. E mentre vanno stimando poco questo, in paragone di quello, si fanno animo di mancare più tosto in questo che in quello; onde vengono molti a rilassarsi nello spirito e a guastarsi affatto, e poi anche a mancare alla religione. Meglio sarebbe discorrer con loro, quanto importante e necessaria sia la virtù e l'umiltà, e quanto poco giovino, senza essa, le lettere e le abilità, o per dir meglio, quanto siano nocive; e non ingenerare in essi, con questi ragionamenti, desiderio d'onore, di campeggiare e d'esser tenuti per uomini di bell'ingegno e di gran talento; il che suol essere il principio della loro rovina. 
 Il Surio nella vita di S. Fulgenzio abate apporta un esempio molto buono a questo proposito; dicendo che questo santo prelato, quando vedeva che alcuni dei suoi religiosi erano da un canto assai operosi e faticanti, e non cessavano in tutto il giorno di servire e di aiutare la casa; ma dall'altro canto non erano nelle cose spirituali tanto diligenti, e che nella loro orazione, lezione e raccoglimento spirituale non mettevano tanta cura; non li amava né li stimava tanto, né gli pareva che di ciò fossero meritevoli. Ma quando vedeva alcuno molto affezionato alle cose spirituali e molto sollecito del suo profitto, benché, per altra parte, non potesse faticare, né servire in cosa alcuna la casa, per esser debole ed infermiccio; a questo tale dice che portava particolar amore, e lo stimava molto (SURIUS, in Vita S. Fulg. § 30). E con ragione; perché, a che serve che uno abbia parti e talenti grandi, se non è ubbidiente e rassegnato e se il Superiore non può far di lui quel che vuole? E specialmente, se per sorte piglia da ciò occasione di prendersi qualche libertà e di volere qualche esenzione? Meglio sarebbe stato che mai non avesse avute quelle abilità e quei talenti. Se il Superiore avesse da render conto a Dio, se ha tenuto in casa gente molto attiva e faticante e di grandi abilità, la cosa camminerebbe; ma egli non ha da render conto di questo; lo ha bensì da rendere della cura da lui tenutasi, che i suoi sudditi facessero profitto nello spirito e andassero giornalmente crescendo in virtù; che, secondo le forze e talenti dati dal Signore a ciascuno, s'impiegassero nei ministeri ed uffici loro, non perdendo per ciò punto del loro profitto: e di questo medesimo dimanderà anche Dio conto al suddito. «Certo è, dice il pio Tommaso da Kempis, che venendo il dì del giudizio, non ci sarà domandato che cosa avremo letto, ma che cosa avremo fatto; né quanto bene avremo parlato, ma quanto religiosamente saremo vissuti» (De imit. Christi, l., c. 2, n, 5). 

ALFONSO RODRIGUEZ 

NON DIMENTICHIAMOLI



PREGHIERA A SAN GIUSEPPE PER GLI AGONIZZANTI

O San Giuseppe benedetto, che nel momento
della tua agonia avesti la sorte di essere assistito
dal sommo sacerdote, Gesù Cristo, e dalla regina
della misericordia, Maria Santissima! Tu che
conosci l’importanza di questo terribile momento
nel quale si passa dal tempo all’eternità, abbi com-
passione e muoviti a pietà dei poveri moribondi,
che sono sul punto di comparire davanti al tri-
bunale divino. Proteggili, o efficace avvocato della
buona morte! Per tua intercessione siano illumi-
nati e mossi da sentimenti di amore di Dio e
dolore delle loro colpe; e in modo particolare
aiuta coloro che non hanno un sacerdote che li
assista e coloro che muoiono improvvisamente,
affinché grazie al tuo generoso aiuto, abbiano la
gioia di mostrarti eternamente la loro generosità
in cielo. 
Amen.


ONORE AL CROCIFISSO



SANTA MARIA GORETTI (1890 + 1902).

Colpita da 14 pugnalate per non macchiare il giglio immacolato della sua verginità, Maria Goretti fu ricoverata nella clinica dei Fatebenefratelli in Nettuno (Roma), dove i medici tentarono di salvarla. La poverina non potè essere addormentata, e sopportò con eroismo non comune l'operazione di due ore. Tagli, cuciture, disinfezioni, finirono di crocifiggere quella carne innocente.
Vedendo la mamma, tentò di nascondere le sue sofferenze: «Mamma, disse, ora sto bene».
Ma poco dopo: «Mamma ho tanta sete! ». - Pazienza, figlia mia, tutto per Gesù!.
- Possibile, mamma, che non mi possa dare una goccia d'acqua?.
La Suora le presenta il Crocifisso; ella lo bacia se lo stringe al cuore: «Sì - ripete - tutto per Gesù, anche la morte! ».
E la morte si avvicina rapidamente.
L'arciprete di Nettuno, Don Temistocle Signori, per disporla al grande passo, le domandò: « Maria, vuoi perdonare all'assassino?».
La martire ebbe un brivido di terrore e di repulsione, ma, stringendo tra le mani il Crocifisso, disse: «Sì, per amore di Gesù, gli perdono... Dal cielo pregherò per il suo pentimento». E ricordando Gesù che aveva perdonato al ladro crocifisso, aggiunse: «Anch'io lo voglio in Paradiso con me».
La novella Agnese del secolo XX, intrecciando gigli e rose, il 6 luglio 1902, saliva radiante di gloria alle altezze dei cieli. 
(P. Aurelio Passionista: La B. Maria Goretti - Roma, 1947).
La natura dei Santi non era dissimile dalla nostra; anch'essi provarono naturalmente orrore al martirio o al perdonare i propri nemici. Ma qui entra il mistero della Grazia che non viene negata a chi in modo conveniente la cerca da Dio. Senza la Grazia, siamo vili, incapaci, e forse furibondi nel coprire la nostra debolezza col manto di mille apparenti ragioni. Con la Grazia, siamo forti, potenti, capaci di frenare e vincere le più impetuose passioni dell'animo, di perdonare l'assassino, di subire con lieto animo anche il martirio.

venerdì 29 novembre 2019

Apocalisse di S. Giovanni



Come disse S. Agostino nella “Città di Dio”: 
“l’Apocalisse contiene gli avvenimenti che devono accadere 
dopo la prima venuta di Gesù Cristo sulla terra 
fino alla sua venuta”.


Il primo libro della Bibbia, la Genesi, ci fa assistere alla creazione del mondo; l’ultimo, l’Apocalisse, alla sua fine.
L’apostolo S. Giovanni scrisse l’Apocalisse per le sette Chiese dell’Asia proconsolare, annunziando la vittoria finale di Gesù Cristo e della sua Chiesa su tutti i loro nemici. Nella prima pagina, disse: «Beato colui che legge e ascolta le parole di questa profezia, e che mette in pratica ciò che contiene». 
L’Apocalisse si definisce da se medesima: “La rivelazione di Gesù Cristo che Dio diede a lui per far conoscere ai suoi servi le cose che devono accadere”. Essa comprende, come disse S. Agostino nella “Città di Dio”, “gli avvenimenti che devono accadere dopo la prima venuta di Gesù Cristo sulla terra fino alla sua venuta”.
«Questa profezia – è ancora l’Apocalisse che parla – Dio l’ha resa nota inviando il suo Angelo al suo servo Giovanni, il quale attesta essere la parola di Dio e testimonianza di Gesù Cristo, tutto ciò che vide e scrisse». 
Ciò che l’Apostolo vide, ciò che scrisse, è una serie di visioni simboliche.
Il primo lavoro dei commentatori è dunque quello di ricercare la chiave di questi simboli, al fine di scoprire le verità che essi nascondono.
Inoltre, questi simboli devono essere sempre interpretati nel medesimo modo tutte le volte che s’incontrano nel libro di S. Giovanni.
E qual è la regola che si deve seguire in questa ricerca? La Bibbia, malgrado la molteplicità e la diversità dei sui libri, non ha che un solo autore, Dio; e quindi non ha che un solo oggetto: prendere l’uomo dalla sua nascita, dalle mani del Creatore, e condurlo ai suoi eterni destini.
Il primo aspetto che si coglie, nella lettura dell’Apocalisse, è che tutto quello che è contenuto in questa profezia è caratterizzato dalla cifra di sette. Vi sono le sette Chiese, rappresentate dai sette candelabri e le sette stelle che raffigurano i loro angeli; i sette sigilli del libro misterioso, le sette trombe che annunziano gli avvenimenti e le sette coppe dell’ira di Dio.
Gli interpreti più autorevoli hanno creduto che, sotto questi diversi emblemi, sono dipinte le diverse fasi per le quali deve passare la Chiesa militante dalla sua nascita fino alla sua glorificazione in Cielo.
Essi hanno veduto sette epoche in successione, più o meno lunghe, secondo la natura degli avvenimenti che vi sono predetti, e secondo il carattere particolare di ciascuna di esse, simboleggiato da ciò che vi è detto di ciascuna Chiesa e di ciascun sigillo.
Le visioni dell’Apostolo, che si riferiscono alle ultime epoche, e soprattutto al tempo dell’Anticristo, sono più numerose e particolareggiate delle altre, perché, in questi tempi, la santa Chiesa potrà disporre di maggiori avvertimenti e consigli.

Secondo gli interpreti che noi crediamo di poter seguire, noi saremmo attualmente alla sesta età della Chiesa e la settima sarebbe l’età dell’Anticristo. (Il Delassus pubblicò il suo libro nel 1907 - ndr).
Non si ha un perfetto accordo sulla durata di ciascuna epoca. Secondo De Saint-André i periodi sono:

1. Prima età: il periodo apostolico che decorre dall’anno 30 alla persecuzione di Nerone.

2. Seconda età: comprende le dieci grandi persecuzioni, da Nerone a Costantino.

3. Terza età: correrebbe da Costantino a Teodosio il Grande, morto nel 395. È il periodo dei grandi dottori.

4. Quarta età: molto più lunga, comprende il regno di mille anni che corre dalla conversione di Clodoveo e dei Franchi, 496, al pontificato di Alessandro VI, 1492. Essa si distingue dall’incatenamento e scatenamento di Satana, al principio e alla fine di questo periodo. Il carattere distintivo di quest’età è il regno spirituale dei santi dei primi secoli e di Gesù Cristo sulla società cristiana, nella Chiesa e per mezzo della Chiesa. In quest’epoca, infatti, Gesù Cristo regna nella persona del suo Vicario divenuto sovrano della città dei cesari. Tutti i re dell’Europa marciano sotto la bandiera della Chiesa. La religione cattolica è la base di tutti i governi e il Vangelo la regola. Gesù Cristo è proclamato vincitore del mondo e dell’inferno. Ovunque i suoi martiri e i suoi santi sono ricolmi dei più splendidi onori; dappertutto i suoi ministri sono rispettati e obbediti.
Ciò nonostante osserviamo che questo regno ebbe, come ogni altro, i suoi periodi di inizio di accrescimento, di splendore, di decadenza e, infine, di rovina.

Le ultime tre età ci mostrano periodi in cui i demoni si sono scatenati.

5. Quinta età: un demone che esce dal pozzo dell’abisso con Luterola nascita e diffusione del Protestantesimo.

6. Sesta età: i quattro demoni dell’Eufrate sono sciolti dalle loro catene. Quest’età inizia col secolo XVIII ed è caratterizzata dal regno della Massoneria.

7. Settima età: che sarà senza dubbio anche breve, sarà caratterizzata dal regno dell’Anticristo.

Man mano che scorrono i secoli, gli avvenimenti passati ci permettono di comprendere meglio i disegni di Dio sulla sua Chiesa e di interpretare meglio i simboli sotto i quali essi sono nascosti.
La grande questione che si dibatte nel mondo, sin dalle sue origini e soprattutto dopo la Redenzione, è la più urgente e la più angosciosa nell’epoca della Rivoluzione in cui ci troviamo.
A chi apparterrà il genere umano?
A Dio che l’ha creato, a Gesù Cristo che l’ha redento, o al demonio al cui servizio l’uomo si è dato sin dalle origini, e al quale si dà ancora col peccato e soprattutto con l’Apostasia sociale?

a cura del dott. Franco Adessa

Geremia



Una visione spaventosa

23Guardo la terra: è deserta e vuota;
il cielo: è senza luce!
24 Guardo le montagne: le vedo tremare;
le colline: sono tutte sconvolte!
25 Guardo: non vedo nessuno.
Perfino gli uccelli sono volati via!
26 Guardo la terra che era fertile:
è diventata un deserto,
tutte le città sono mucchi di rovine!
È stato il Signore!
È stata la sua collera ardente!

27 Così dice il Signore:
'Tutta la terra sarà devastata,
ma non la distruggerò completamente.
28 Per questo, la terra sarà in lutto
e il cielo diventerà oscuro.
Perché così ho decretato
e non cambio i miei piani.
Ho preso una decisione
e non torno indietro'.

29Al rumore dei cavalieri e degli arcieri,
tutti fuggono dalle città.
Cercano rifugio nelle foreste
o si nascondono tra le rocce dei monti.
Ogni città è abbandonata,
non vi è rimasto nemmeno un uomo.
30 Gerusalemme, per te è finita!
Che cosa puoi fare ancora?
Puoi vestirti d'oro
sfoggiare i tuoi gioielli preziosi,
truccarti gli occhi.
A nulla serviranno i tuoi sforzi
per farti più bella.
I tuoi amanti ti disprezzano
e cercano solo di ucciderti.
31Sento un grido
come di donna che ha le doglie,
un urlo come di donna al primo parto.
È la voce di Gerusalemme!
Sta soffocando tende le mani e grida:
'Son venuti a uccidermi!
Non voglio morire!'.