sabato 8 febbraio 2020

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



La visione di S. Giovanni Bosco 

S. Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d'Asti il 16 agosto 1815, e morì il 31 gennaio 1888. È da tutti conosciuto il suo straordinario carisma di educatore dei giovani per i quali istituì pure l'Ordine dei Salesiani. Anch'egli ebbe una visione dell'inferno che egli stesso raccontò ai giovani. "Mi trovai con la mia guida (l'Angelo Custode), infondo ad un precipizio che finiva in una valle oscura. Ed ecco comparire un edificio immenso, avente una porta altissima, serrata. Toccammo il fondo del precipizio; un caldo soffocante mi opprimeva, un fumo grasso, quasi verde, s'innalzava sui muraglioni dell'edificio e guizze di fiamme sanguigne. Domandai: Dove ci troviamo? Leggi, mi rispose la guida, l'iscrizione che è sulla porta! C'era scritto: Ubi non est redemptio! cioè: dove non c'è redenzione. Intanto vidi precipitare dentro quel baratro... prima un giovane, poi un altro ed in seguito altri ancora; tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. Esclamò la guida: Ecco la causa precipua di queste dannazioni: i compagni, i libri cattivi e le perverse abitudini. Gli infelici erano giovani da me conosciuti. Domandai: Ma dunque è inutile che si lavori tra i giovani, se tanti fanno questa fine? Come impedire tanta rovina? Coloro che hai visto, sono ancora in vita; questo però è il loro stato attuale e se morissero, verrebbero senz'altro qui! Dopo entrammo nell'edificio; si correva con la rapidità del baleno. Lessi questa iscrizione: Ibunt impii in ignem aeternum! Cioè: Gli empi andranno nel fuoco eterno! Vieni con me! - soggiunse la guida -. Mi prese per una mano e mi condusse davanti ad uno sportello, che aperse. Mi si presentò allo sguardo una specie d'immensa caverna, piena di fuoco. Certamente quel fuoco sorpassava mille e mille gradi di calore. Io questa spelonca non ve la posso descrivere in tutta la sua spaventosa realtà Intanto, all'improvviso, vedevo cadere dei giovani nella caverna ardente. La guida disse: 'La trasgressione del sesto comandamento è la causa della rovina eterna di tanti giovani'. `Ma se hanno peccato, si sono però confessati'. 'Si sono confessati, ma le colpe contro la virtù della purezza le hanno confessate male o taciute affatto. Ad es., uno aveva commesso quattro o cinque di questi peccati, ma ne disse solo due o tre. Vi sono di quelli, che ne hanno commesso uno nella fanciullezza ed ebbero sempre vergogna di confessarlo, oppure l'hanno confessato male e non hanno detto tutto. Altri non ebbero il dolore e il proponimento; anzi, taluni, invece di fare l'esame di coscienza, studiavano il modo di ingannare il confessore. E chi muore con tale risoluzione, risolve di essere nel numero dei reprobi e così sarà per tutta l'eternità... Ed ora vuoi vedere perché la misericordia di Dio qui ti ha condotto? La guida sollevò un velo e vidi un gruppo di giovani di questo Oratorio, che io tutti conoscevo, condannati per questa colpa. Fra essi vi erano di quelli che in apparenza tengono buona condotta. Continuò la guida: Predica dappertutto contro l'immodestia! - Poi parlammo per circa mezz'ora sulle condizioni necessarie per fare una buona confessione e si concluse: Mutare vita!... Mutare vita! 
Ora, soggiunse l'amico, che hai visto i tormenti dei dannati, bisogna che provi anche tu un poco di inferno! Usciti dall'orribile edificio, la guida afferrò la mia mano e toccò l'ultimo muro esterno; io emisi un grido... Cessata la visione, osservai che la mia mano era realmente gonfia e per una settimana portai la fasciatura". In questo sogno di Don Bosco c'è da rilevare, tra l'altro, quanto segue: 

a) L'inferno appare come un'immensa caverna piena di fuoco, racchiusa come in un immenso edificio con porta altissima serrata, sulla quale si legge l'iscrizione: ubi non est redemptio (dove non c'è redenzione). Caverna impossibile a descriversi in tutta la sua spaventosa realtà. 

b) Nell'inferno non c'è redenzione e cioè non c'è più alcuna possibilità di salvezza. Satana con i suoi angeli e i dannati, sono ormai perduti per sempre. 

c) I dannati sono condannati al fuoco eterno (Ibunt impii in ignem aeternum!) che sorpassa mille e mille gradi di calore, tanto che Don Bosco, pur stando ancora fuori, è oppresso da un caldo soffocante, e vede che un fumo grasso, quasi verde, s'innalza sui muraglioni dell'edificio con guizze di fiamme sanguigne. 

d) Le anime si dannano soprattutto per peccati impuri e le immodestie: peccati magari confessati pure, ma non assolti perché non confessati bene, o non confessati tutti o taciuti in confessione, o confessati senza vero dolore e proponimento. 

e) Tutti avevano scritto in fronte il proprio peccato. In effetti è il peccato che danna l'anima. La visione di D. Bosco vuol dire pure forse che ognuno si può dannare anche per un solo peccato mortale, se la morte dovesse accadere senza aver potuto liberarsi da tale stato. Ma generalmente ci si danna soprattutto per un peccato predominante nella vita terrena, dal quale proliferano tante altre male erbe. Don Bosco è invitato dalla guida che l'ha condotto all'inferno a predicare dappertutto contro l'immodestia. Il sogno viene a ribadire quanto continuamente si insegna e si predica dalla Chiesa e dai sacerdoti, tra l'irrisione magari di spiriti evoluti e cattivi: il peccato e specialmente il peccato impuro, con le mode invereconde e le immodestie che lo fomentano in tutti i sensi apre la via alla dannazione eterna. 

Padre Antonio Maria Di Monda

Nessun commento:

Posta un commento