martedì 5 marzo 2019

I MISTERI DELL’ALDILA’ SVELATI A JOSEFA



Aprile 1922
Josefa non è mai discesa nel Purgatorio, ma ha visto ed udito numerose anime venute a sollecitare le sue preghiere, o a dirle che, grazie alle sue sofferenze, erano sfuggite all'inferno.
Queste anime, in generale, si accusavano umilmente delle cause del loro soggiorno in Purgatorio.
I nomi delle sante visitatricì, sconosciuti a Josefa, ma accuratamente annotati, con la data e il luogo della morte, furono a sua insaputa controllati minuziosamente più di una volta. La sicurezza in tal modo acquistata sulla realtà dei fatti resta come una preziosa testimonianza in merito alle sue relazioni col Purgatorio.
- "Sono stata in Purgatorio un po' meno di un'ora e mezza per espiare alcune mancanze di fiducia in Dio. E' vero che l'ho sempre amato molto ma con un po' di timore".
- "Sono in Purgatorio perchè non ho saputo trattare le anime che Gesù mi affidava con la cura che meritavano...".
- “Il mio Purgatorio sarà lungo poichè non ho accettato la volontà di Dio, nè fatto con sufficiente rassegnazione il sacrifizio della mia vita durante la malattia”.
- "Sono qui per l'infinita bontà di Dio, un orgoglio eccessivo mi aveva portato sull'orlo dell'inferno, tenevo sotto di me molte persone, ora mi precipiterei ai piedi del più misero fra i poveri".
- "Avevo la vocazione e la perdetti per una cattiva lettura...
- "La mia gioventù fu piena di vanità... - "Devo espiare una passione mal repressa...
- "Mi credevo potente ed ero dominata dall'ambizione...

2 aprile 1922
Un'anima religiosa entrando in Cielo confida a Josefa: "Come si vedono diversamente le cose terrene quando si passa all'eternità! ... Come la terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è amata! La vita per lunga che sia è un nulla in paragone dell'eternità! Se si sapesse che cos'è un solo istante passato in Purgatorio e come l'anima si strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore".

7 aprile 1922
- "La mia vita religiosa è stata lunga, ma ho passato i miei ultimi anni più a curarmi ed a soddisfarmi che ad amare Nostro Signore. Grazie ai meriti di un sacrifizio che tu hai fatto ho potuto morire nel fervore e devo anche a te di non trascorrere lunghi anni in Purgatorio come avrei meritato. L'importante non è l'entrata in religione.... ma l'entrata nell'eternità! ".

10 Aprile 1922
- "Da un anno e tre mesi sono in Purgatorio. Senza i tuoi piccoli atti dovrei starvi per lunghi anni ancora! Una persona del mondo ha meno responsabilità di una religiosa. Quante grazie riceve questa e quale responsabilità se non ne profitta! Quante anime religiose si rendono poco conto del come si espiano qui le loro colpe! La lingua orribilmente tormentata espia le mancanze al silenzio... la gola riarsa espia le colpe contro la carità... e l'angustia di questa prigione, le ripugnanze ad obbedire... e qui occorre espiare la più piccola immortificazione! ... Frenare gli sguardi per non cedere alla curiosità può costare un grande sforzo, ma qui... quale tormento soffrono gli occhi impediti di vedere Dio! ".

12 aprile 1922
- "Un'altra religiosa si accusa di mancanze contro la carità e di mormorazioni all'elezione di una sua superiora.
- "Sono stata in Purgatorio fino ad ora... perchè durante la mia vita religiosa ho parlato molto e con poca discrezione. Ho comunicato spesso le mie impressioni e i miei lamenti e queste comunicazioni sono state causa di mancanze di carità a molte mie consorelle".
- "Si profitti bene di questa lezione - aggiungeva la SS. Vergine presente a questa apparizione - perchè molte anime urtano contro questo scoglio".

13 aprile 1922 - Giovedì Santo
"Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, molto bello, con un'espressione di pace che attraeva. In mano aveva una corona di spine simile a quella che Gesù mi portava nel passato".
"Sono il Discepolo del Signore – disse - sono Giovanni l'Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del Divino Maestro". "Mi diede la corona, ed egli stesso me la posò sul capo".
Josefa, lì per lì, fu turbata da questa apparizione inaspettata, ma a poco a poco si rassicurò sentendosi pervasa da una dolce pace. Si fece ardita e osò confidare al celeste visitatore l'angoscia che l'opprimeva per tutto ciò che il demonio le faceva soffrire.
"Non temere. L'anima tua è un giglio che Gesù custodisce nel suo Cuore" -- le risponde l'Apostolo vergine, poi continua: - "Sono stato mandato per rivelarti alcuni sentimenti che traboccarono dal Cuore del Maestro, in questo gran giorno:
"L'amore stava per separarlo dai suoi discepoli dopo averlo battezzato con un battesimo di sangue. Ma l'amore lo spingeva a rimanere con essi e l'amore gli fece inventare il Sacramento dell'Eucaristia.
"Quale lotta sorse allora nel suo Cuore! Come si sarebbe riposato nelle anime pure! Ma quanto la sua passione si sarebbe prolungata nei cuori contaminati!
"Come l'anima sua giubilava all'avvicinarsi del momento in cui ritornerebbe al Padre! Ma come fu stritolata dal dolore vedendo uno dei Dodici, eletto da lui, tradirlo a morte e, rendere inutile il Suo sangue per la salvezza di un'anima!
"Come il suo Cuore si consumava di amore! Ma come la poca corrispondenza delle anime da lui tanto amate, immergeva questo stesso amore nella più profonda amarezza! ... E che dire dell'ingratitudine e della freddezza di tante anime elette? .".
"Così dicendo, disparve come un lampo»,

15 aprile 1922
Verso le quattro del pomeriggio, Josefa, dopo aver trascorso i due giorni precedenti in dolorosi combattimenti, ode, mentre sta occupata a cucire, i rumori che preannunziano l'inferno. Sostenuta dall'obbedienza resiste con la più grande energia per sottrarsi al demonio che s'avvicina, e infine l'atterra. Allora, come sempre, il suo corpo sembra restare inanimato. Inginocchiate vicino a lei, le Madri pregano chiedendo al Signore di non lasciare incertezze sul mistero che si svolge sotto i loro occhi. Improvvisamente, al lieve sussulto abituale, si accorgono che Josefa sta per riprendere vita. II suo viso disfatto lascia intuire ciò che ha visto e sofferto. Ad un tratto, portando vivacemente la mano al petto grida: "Chi mi brucia? " Ma non vi è nessun fuoco lì. L'abito religioso è intatto. Si spoglia rapidamente, un odore di fumo acre e fetido si diffonde nella cella 

nota: Questo odore infernale avvolgeva Josefa al termine delle discese in inferno, odore di zolfo e di carne putrida e bruciata che restava percepibile attorno a lei, dicono i testimoni per circa mezz'ora; ella però ne serbava molto più a lungo la penosa impressione.

e si vede bruciarle addosso la camicia e la maglia! Una larga ustione resta "vicino al cuore" come dice lei, attestando la realtà di quel primo attentato di Satana.
Dieci volte Josefa sarà bruciata. Vedrà il demonio vomitare su di lei questo fuoco che lascerà tracce non solo sugli abiti, ma ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi imprimeranno sul suo corpo cicatrici che ella porterà con sè nella tomba.
Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che sostenne quegli assalti per rimaner fedele all'Opera dell'amore.

21 aprile 1922
II demonio assume la voce di una carmelitana, ben nota a Josefa e le dice che è in Purgatorio e le parla della sua marasma così triste per la sua assenza.
Josefa ne è sconvolta, ma il Signore viene a confortarla:
- "Affidati al mio Cuore, e affidami la tua mamma... la carmelitana è in Purgatorio; non è lei che ti ha parlato ma è il nemico della tua anima".

22 aprile 1922
"Gesù è venuto durante la Messa....". Josefa gli esprime le sue ansietà per quelle anime dell'Aldilà che vengono a implorare da lei preghiere e sacrifici. Nostro Signore la rassicura con la sua abituale bontà, facendole intravvedere le grazie di salvezza acquistate con tanti dolori.
"Se ti faccio sapere queste cose - Egli dice - è perchè tu non indietreggi davanti ad alcun sacrificio e ad alcuna sofferenza. Non dubitare mai: quando tu soffri di più mi consoli maggiormente, ed è quando meno te ne rendi conto che tu riesci ad avvicinare un maggior numero di anime al mio Cuore".
E siccome essa confida al Divino Maestro l'esaurimento fisico a cui l'han ridotta le terribili settimane trascorse:
Non ho bisogno delle tue forze, ma del tuo abbandono - le risponde con infinita tenerezza - la vera forza è quella del mio Cuore. Rimani in pace e non dimenticare che la misericordia e l'amore agiscono in te".

24 aprile 1922
"Da vari giorni il demonio mi trascina nell'inferno, alla stessa ora, e là mi tiene pressappoco il medesimo tempo ogni volta. Ciò mi turba e mi chiedo se non sono in qualche modo responsabile".
Questa è la prima cosa che espone a Nostro Signore quando le appare quella stessa mattina dopo la Comunione:
"Non turbarti - le risponde - c'è un' anima che dobbiamo strappare al demonio e questa è l'ora del pericolo! Ma con la sofferenza la salveremo. Sono tante le anime in pericolo di perdersi! ... Ma ce ne sono anche tante che mi consolano e tante che ritornano al mio Cuore! "
"Bisogna mettere il mio Cuore - dice Gesù - tra questo peccatore e il Mio Eterno Padre, Josefa! il mio Cuore mitigherà la sua collera e inclinerà verso quell'anima la divina clemenza Addio! consolami col tuo amore e col tuo abbandono!"

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