martedì 5 marzo 2019

NELLA MORSA DELLA SOFFERENZA



Quando la tribolazione si abbatte su di te, non ribellarti. Cerca di capirne il mistero. Prendila dalle mani di Dio e finirai per sopportarla e amarla. "Dio vi ha visitate", disse Fra Cristoforo a Lucia quella mattina che andò a monte il matrimonio. Proprio così: la sofferenza è una visita di Dio. E' la porta più sicura per la quale Egli entra nelle nostre anime. "Quante persone osserva il Curato d'Ars, saranno dannate per essere state troppo felici a questo mondo! Quante, invece, saranno salve per avervi molto sofferto!"
"Nel gioco della vita, scrive Mons. Sheen, la carta del dolore è la più disprezzata, mentre è quella che vale di più". Ma il dolore, se non è visto alla luce della fede, è un problema senza soluzione. "Cosa fate a letto, piccola pigrona?" chiedeva la superiora a S. Bernardetta. "Adempio al mio incarico". "Quale?". "Di esser malata". Per la santa soffrire era come lavorare, cooperare alla salvezza delle anime. In vista di questa cooperazione, "Cristo, ha detto Paolo VI, non mostra soltanto la dignità del dolore, ma lancia una vocazione al dolore".
Certo, è sconcertante vedere degl'innocenti che soffrono. Ma è proprio la loro sofferenza quella che vale di più ai fini di Dio. Eppoi, guarda sul Calvario: Chi più santo di Gesù? Chi più innocente di Maria? Le pagine più belle sulla sofferenza le hanno scritte proprio quelli che hanno sofferto di più: perché ne hanno compreso l'efficacia trasformatrice e il valore. Soffrire con Cristo, assimilarsi a Cristo. E' rispondere all'imperativo di Gandhi: "Non predicate il Dio che morì 2.000 anni fa; mostratelo come vive in voi, oggi!". E il malato è un ostensorio di Cristo.

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