giovedì 27 febbraio 2020

INTERVISTE COL MALIGNO



SETTIMO INCONTRO: MARIA PREPARA LA RIVINCITA 

- "E' solo questione di tempo!..." 
Questa improvvisa e perentoria affermazione mi interruppe nel bel mezzo della lettura di  un libro che mi interessava molto. Un sussulto di spavento mi sospese il respiro. Ma la  mia Protettrice mi venne presto in aiuto e mi posi tranquillo in ascolto. Il Maligno questa  volta cominciò a parlarmi con una solennità insolita, quasi declamatoria e in certi  momenti divertente. 
- "E' solo questione di tempo! II processo di disfacimento della chiesa è già in atto, un  disfacimento radicale e inarrestabile. I miei disegni si compiranno con una precisione e  una puntualità da sbalordire. Presto questa vecchia e marcia carcassa seguirà la sorte di  tante altre istituzioni che hanno resistito un certo tempo e poi sono scomparse..." 
- "Ma non vedi, buffone, che ritorni ancora sulla medesima solfa? Manchi assolutamente  di originalità, di fantasia, anche nell'architettare il male e nel vano tentativo di farmi  paura." 
-"Taci e lasciami continuare!" 
- "Tu sei tremendamente noioso. Mi sembri un comiziante che in piazza ripete sempre le  stesse sparate. II tuo insistere sulla minaccia di distruggere la Chiesa non solo non mi  impressiona, ma mi fa ridere. La Chiesa, pur fatta di uomini non privi di miserie, è  istituzione di Cristo, appartiene a Lui e Lui solo ne governa le vicende. Nelle sue vie  misteriose Dio fa si che la Chiesa tragga vantaggio anche dalle persecuzioni e dalle  eresie. In passato, anche grazie all'urto di errori ereticali, tanti punti della dottrina  cattolica sono stati approfonditi e precisati. Per questo a seppellire la Chiesa non ci  riusciranno neanche i teologi contestatori, confusionari ed eretici di oggi." 
- "E non stai forse facendo anche tu la tua solita solfa?" 
- "E' più di mezzo secolo che stai combattendo contro Dio per farlo scomparire dalla  Russia e non ci sei riuscito! Lo so, hai recato un male immenso a quelle anime, ma il  bisogno di Dio non sei ancora riuscito a spegnerlo in milioni di esse. Hai promesso a  quella povera gente un paradiso in terra e lo hai fatto così incantevole e desiderabile quel  paradiso che, appena possono, tanti se ne scappano. Tu corri troppo, le tue scempiaggini  ti stanno prendendo la mano. Oggi ti voglio dire qualcosa di nuovo, qualcosa di cui forse  non ancora ti sei accorto. Oggi si è schierata decisamente con noi la Madre di Dio, la  Madre della Chiesa, il cui nome soltanto - non vuoi sentirlo, perciò te lo ripeto - ti fa  tremare. Colei che ha dato la prima volta Gesù al mondo, ora sta silenziosamente  lavorando per riportarlo nelle anime che ne sono lontane. Sta lavorando tra noi sacerdoti.  Si vuol servire di noi sacerdoti: un manipolo scelto di fidatissimi, pronti a immolarsi per  la sua causa. Li sta raccogliendo da tutte le parti del mondo. Senza alcun apparato  organizzativo è Lei stessa che li sollecita dolcemente a impegnarsi con tutte le loro  forze. Li chiama i suoi prediletti. Questa Madre se li sta lavorando con cuore di Maestra,  per allenarli alla preghiera, all'amore a Gesù eucaristico, alla fedeltà totale al Papa. Ella  ci avverte che una grande tribolazione sta per venire, che presto ci darai battaglia grossa.  Ma nella lotta avrai a che fare con un manipolo di sacerdoti assistiti e sostenuti da Lei.  Contro tanti che si son lasciati sedurre dalle tue menzogne e allontanare da Lei, Maria  opporrà i suoi sacerdoti, li rivestirà della sua potenza, li renderà coraggiosi e forti  nell'ora della grande purificazione. Ad essi affiderà il compito di difendere l'onore e la  causa di Gesù e della sua Chiesa; saranno essi che accompagneranno il Santo Padre sulla via del Calvario per vederlo vincere attraverso la Croce. Questa sicurezza ci  viene da Lei e noi la viviamo con gioia..." 
- "Capisco: tutto sulla falsariga delle scempiaggini di Fatima!..." 
- "Appunto a Fatima, quando la nostra Madre benedetta ha preannunciato per il Papa  momenti terribili, gli ha anche promesso la sua speciale protezione. Essa lo difenderà per  mezzo dei suoi sacerdoti, uomini forgiati nella preghiera e attaccatissimi al suo Rosario,  l'arma che ti fa tanta paura. Tu hai terrore invincibile di un prete che prega. Ne fai  continuamente l'esperienza, perciò ricorri a tutte le tue astuzie per distoglierlo dalla  preghiera. Ora Maria sta preparando non un sacerdote, ma un esercito di sacerdoti che  pregano. Questa Madre divina non ci illude: ci avverte che l'ora della battaglia verrà e  sarà dura. Ma ci assicura che nel momento in cui crederai di assiderti come signore del  mondo e ti crederai sicuro vincitore, Lei stessa interverrà a strapparti di mano la preda.  Tu sarai detronizzato e alla fine la vittoria sarà di Gesù. E, per tua maggiore umiliazione,  questa vittoria vuole ottenerla per mezzo di una donna. La vittoria di Lei sarà il trionfo  del suo Cuore Immacolato nei paesi dei senza-Dio e su tutto il resto del mondo." 
- "Come fai presto a sdrammatizzare! Aspetta che scagli contro di voi i miei uomini  indemoniati. Li sto preparando e allenando all'attacco, che verrà presto, improvviso e  inarrestabile." 
- "Noi ci armeremo della nostra fede e staremo in attesa. Dio non ci lascerà soli: la sua e  nostra Madre ci proteggerà." 
- "Ho già ottenuto di farli lavorare al coperto. Nessuno crederà che siano manovrati da  me. Oggi nessuno più crede alla mia presenza nel mondo. Prova a parlare della mia  azione in mezzo a voi: ti rideranno in faccia." 
- "Si, lo ammetto, in questo sei molto abile. Ma non tutti ci sono caduti. C'è chi avverte  questo tuo nefasto lavoro in seno alla Chiesa e abbiamo ancora la forza della preghiera  contro di te." 
- "E vuoi che i miei si fermino di fronte a quattro gatti che biascicano preghiere?" 
- "Non sono quattro gatti, sono sacerdoti di Cristo e non sono pochi. Tu lo sai: chi  durante la sua vita terrena ti cacciò via da tanti poveri indemoniati, continua anche oggi  a scacciarti per mezzo dei suoi sacerdoti. Le sconfitte che vai riportando ti sono ben  note. Conosciamo la rabbia che ti assale quando un sacerdote ti scova e ti ordina di andar  via dalle creature che tu vai straziando coi tuo odio malefico. E' un potere comunicato da  Cristo ai suoi ministri: 'Nel mio nome caccerete i demòni'. In questi scontri, tra il tuo  potere e quello della Chiesa a noi comunicato, il tuo bilancio è assolutamente  fallimentare. C'è un'esperienza che ti schiaccia." 
- "Chiacchere!... Chiacchere!... Non vedi come tutto l'orizzonte si oscura? Aspetta  ancora un poco che io scateni il mio uragano... Tremerete tutti come foglie sbattute dal  vento e sarà la vostra fine." 
- "Vedo che conosci motto bene la forza della natura, la potenza del terrore nel piegare  gli uomini ai tuoi voleri. Lo schiavismo spietato con cui domini sterminate regioni è  invenzione del tuo genio malefico. Dio ci attrae e ci stringe a sé con l'amore e ci impone  un peso leggero; i tuoi, invece, li tieni soggetti coi pugno di ferro e col terrore. La paura  è la forza dei tuo governo, che è governo di oppressione e di odio. Tu stesso l'hai detto!  Noi non abbiamo motivo di tremare dinanzi alle tue minacce."  
-''Sei troppo sicuro di te; ma vedrai!..." 
- "Possiamo temere tutto dalla nostra debolezza, ma è proprio questa che ci fa  ricorrere a Colui che è la nostra forza! Noi sappiamo che in cielo c'è un Padre  onnipotente che ci ama: è la rivelazione più tenera ed esaltante di Gesù. Con la fede in  questo amore noi sfidiamo tutti i pessimismi che può ispirarci la visione di un mondo da  te così orribilmente sconvolto. Sfidiamo tutte le paure che le tue minacce cercano di  insinuarci per far crollare la nostra resistenza al male. Spirito malvagio, c'è Dio con noi!  Mentre tu sei un maledetto da Dio! Noi abbiamo fede nell'Amore, è questa fede che ti fa  tremare, perciò ricorri a tutte le tue astuzie per strapparla alle anime. Per vincerle hai  bisogno di disarmarle." 
Qui il Maligno mi scatenò attorno un uragano di ruggiti bestiali. Ebbi la prontezza di  ricorrere subito alla preghiera. Mi venne in mente quella dell'esorcismo già usata altre  volte, privatamente, e con successo. 
AI termine di questa preghiera attesi che il Maligno desse qualche segno di reazione al  potere della Chiesa; ma non si fece più sentire. Mi parve di uscire da un brutto sogno.  Ero bagnato di sudore, ma l'anima ritornò presto serena. 

P. Domenico Mondrone S. J.

LA VITA DI SAN BENEDETTO



Il chierico liberato dal demonio

Sempre in quel torno di tempo c'era nella chiesa di Aquino un chierico  tormentato dal demonio e il suo venerando vescovo Costanzo l'aveva mandato in  molti luoghi ai sepolcri dei martiri, per ottenere la grazia della liberazione. Ma i  santi martiri non gli vollero concedere questo dono, perché ancora una volta si  manifestasse quanta fosse la grazia di Benedetto.

Lo condussero dunque al santo e questi effondendosi in preghiera al Signore  Gesù Cristo senza indugio lo liberò dell'antico nemico.

Però subito dopo avergli resa la guarigione il santo gli diede questa  ammonizione. "Adesso torna pure a casa; d'ora innanzi però non mangiare mai  carne e non ardire di accedere agli ordini sacri perché nello stesso giorno sarai  dato di nuovo in balia del demonio".

Il chierico risanato partì e si mantenne fedele agli avvisi dell'uomo di Dio  perché, come spesso succede, un recente castigo tiene stretto l'animo in  impressione e paura. Ma dopo parecchi anni, osservando che i più anziani di lui  erano ritornati al Signore e i chierici più giovani gli andavano avanti nella carriera  ecclesiastica, non tenne più conto delle parole dell'uomo di Dio, quasi dimenticate  per il lungo tempo, e si presentò a ricevere l'ordine sacro. Ma il diavolo che lo  aveva lasciato, subito ne riprese possesso e non cessò di tormentarlo fino a  togliergli persino la vita.

Pietro: Se Benedetto poté vedere che quel chierico era stato dato in balìa del  diavolo perché non osasse accedere agli ordini sacri, vuol dire che questo uomo  di Dio riusciva a penetrare anche nei divini segreti?

Gregorio: è chiaro che riusciva a conoscere i segreti di Dio, proprio perché  osservava i precetti di Dio. Non sta scritto, infatti: "Chi è unito al Signore, forma un  solo spirito con lui"?

Pietro: Ma allora, se chi è unito al Signore forma un unico spirito con lui, come  mai l'esimio banditore del Vangelo dice: "Chi ha conosciuto il pensiero del Signore e chi fu suo consigliere?". Mi pare che non sia molto logico che uno ignori il  pensiero di colui col quale forma un unico spirito.

Gregorio.- Ai santi, nella misura che sono un solo spirito col Signore, non è  ignoto il pensiero di lui. Infatti lo stesso apostolo dice: "Chi, fra gli uomini, conosce  le cose dell'uomo, se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche nessuno  conosce le cose di Dio se non lo spirito di Dio".E per dimostrare che egli  conosceva le cose di Dio, aggiunse: "Noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo  mondo, ma lo spirito che viene da Dio". E poco dopo aggiunge: "Occhio non vide,  orecchio non udì, né entrò mai nel cuore dell'uomo ciò che Dio ha preparato per  quelli che l'amano. A noi Dio l'ha rivelato per mezzo dello spirito suo".

Pietro: Se dunque all'Apostolo furono rivelate le cose di Dio, come mai poco  prima aveva esclamato: "O sublime ricchezza della sapienza e della scienza di  Dio! quanto incomprensibili sono i suoi pensieri e imperscrutabili le sue vie!"? Ma  mentre dico questo, un'altra questione mi sorge alla mente. Il Profeta David dice  al Signore: "Con le mie labbra esalto tutti i giudizi della tua bocca!". Certamente il  poter anche esprimere è più che il solo conoscere: e allora perché Paolo afferma  che i giudizi di Dio sono incomprensibili, mentre Davide attesta che non solo li  conosce, ma di averli anche proclamati con la sua bocca?

Gregorio: Rifletti bene e vedrai che ad ambedue le questioni ti ho già  brevemente risposto quando ti ho detto che i santi, in quanto sono uniti  intimamente a Dio, non ignorano il pensiero di Dio. Tutti quelli che con pietà  seguono il Signore, proprio per questo sono uniti col Signore, ma siccome sono  ancora gravati dal peso del corpo corruttibile, non sono ancora con lui. Perciò, in  quanto sono uniti con lui, conoscono i segreti di Dio; ma in quanto ne sono  disgiunti, li ignorano. Poiché dunque non penetrano ancora perfettamente i suoi  segreti, essi confessano che i pensieri di lui sono incomprensibili; essendo però  uniti a lui con l'anima, ricevendo luce o dalla Sacra Scrittura o da private  rivelazioni, h conoscono e una volta conosciuti li esprimono pure. In poche parole: i giudizi che Dio loro nasconde, non h conoscono, quelli che Dio loro rivela, li  conoscono.

Per questo, quando Davide dice: "Con le mie labbra ho espresso tutti i  pensieri" vi aggiunge subito: "della tua bocca".Vuole dire chiaramente così: "lo ho  potuto conoscere e proclamare i tuoi giudizi, ma solo quelli che tu apertamente mi  hai rivelati; perché quelli che tu non rivela vuol dire che li vuoi tener nascosti alla  nostra conoscenza".

Vanno dunque pienamente d'accordo le parole del profeta e dell'Apostolo: i  pensieri di Dio sono incomprensibili, ma dopo che sono stati rivelati dalla bocca di  lui, possono essere proclamati da labbra umane; possono cioè essere conosciuti  e proclamati davanti a tutti; solo quelli però che Dio ha rivelato; gli altri no,  rimangono occulti.

Pietro: Ti ho fatto queste obiezioni perché avevo qualche piccolo dubbio: ora la  questione è perfettamente chiarita. E adesso, ti rimane ancora qualche altra cosa  da dire sulle virtù del nostro santo? Continua pure.

tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno

„Molti sono chiamati, soltanto pochi sono gli eletti....“



Molti sono chiamati, soltanto pochi gli eletti. Queste Parole devono farvi soltanto  riconoscere, che Io pongo determinate richieste, per poter scegliervi per una missione, che però potete adempiere tutte queste richieste, se questa fosse soltanto la vostra seria  volontà. Non escludo davvero nessun uomo, quando è pronto a servire Me; Io accetto ognuno,  perché siete chiamati tutti alla beatitudine, e così siete anche chiamati tutti a percorrere la via che  conduce alla beatitudine.

Ma ora dipende da voi stessi, in quale stato mettete voi stessi, se e come vi preparate, per essere  per Me ora anche dei servi idonei, che posso impiegare là dov’è necessario, per prestare un lavoro  di Redenzione di successo. Dovete aver raggiunto un certo grado di maturità, dovete preparare voi  stessi in modo che Io possa “eleggervi” per la missione, per la quale ho bisogno di voi. Per una tale  missione ci vuole dapprima il costante legame con Me, affinché Io vi possa annunciare la Mia  Volontà, affinché vi assegni il lavoro che dovete svolgere.

E questo costante legame può essere stabilito solamente mediante il continuo agire nell’amore,  perché “chi rimane nell’amore, rimane in Me ed Io in lui”. E questo amore ora lo devo condurre  affinché venga risvegliato il vostro spirito, che significa nuovamente, che la scintilla spirituale in  voi si unisce con lo Spirito del Padre dall’Eternità e che questo ora può istruirvi, che accende in voi  la Luce della conoscenza e che poi voi riconoscete chiara e limpida la Mia Volontà e siate sempre  pronti ad eseguirla.

Ed allora vi posso assegnare una missione, secondo la vostra capacità di sentire Me Stesso  mediante la voce dello spirito. E perciò quelle missioni saranno anche di differente genere, perché  ogni uomo può risvegliare in lui le facoltà sonnecchianti, e quindi esiste una differenza in queste  facoltà, come anche il grado di maturità è differente in coloro che Mi vogliono servire.

E comprensibilmente Mi eleggo ora per delle missioni speciali anche degli uomini, che hanno già  sviluppate in sé delle facoltà speciali, che però non sono dipendenti dalla costituzione corporea, ma  dalla maturità animica. Molti sono chiamati, pochi soltanto sono eletti.

Perciò molti uomini possono anche avere la stessa volontà di ricevere il Mio Discorso, ma non  tutti possono ricevere la stessa specie di Discorso, perché lo spirito in loro non è ancora abbastanza  compenetrato e perché non posso distribuire lo stesso bene spirituale a coloro il cui grado di  maturità non permette una penetrazione in un sapere più profondo.

Ma soltanto Io Solo posso giudicare questo, e non deluderò mai i Miei servitori che Mi si offrono  per il lavoro nella Vigna. Io distribuirò a tutti e li metterò nel posto dov’è necessario il loro lavoro,  perché tutti gli uomini sono anche diversi nei loro desideri e nella loro facoltà di ricezione, e  rispettivamente verranno anche provveduti.

Perciò voi tutti dovete sentirvi “chiamati” e tendere ferventemente al fatto che Io possa  “eleggervi”, ma dovete anche sapere, che poi dovete anche adempiere tutte le richieste che Io vi  pongo, perché appena vi affido una missione, questo significa anche un compito per voi che dovete  fedelmente eseguire, se volete dimostrarvi degni che Io assuma il vostro servizio.

E nuovamente una tale missione vi obbliga, ma presterete un lavoro benedetto, se soltanto avete la  volontà di servire Me, quando siete sempre intenzionati ferventemente ad essere attivi per Me ed il  Mio Regno e di annunciare il Mio Nome in tutto il mondo.

Amen.

Bertha Dudde  16 dicembre 1960

SE MI APRI LA PORTA...



Nella tua miseria

Ti lascio così miserabile, perché non hai sufficiente umiltà. La consapevolezza del molto bene che fai, non essendo pari l'umiltà, non ti lascerebbe stare in piedi. Allora che faccio? Ti lascio nella tua miseria, finché il tuo criterio, divenuto più equilibrato, possa guardare con quasi compassione i tuoi piccoli atti di virtù. Nella coscienza che nulla saresti capace di fare senza di Me, giungerai ad essere inquadrata nell'umiltà, perché tutto il bene deriva dalla mia bontà e condiscendenza.
Allora ti farò correre veloce, ti farò volare nella santità. Adesso, per le vertigini causate dal tuo stragrande amor proprio, potresti cadere nei precipizi della più raffinata superbia.
Getta le tue miserie nel fuoco del mio Cuore divino. lo rimedierò sempre a tutto. La tua deficienza la compatisco tanto; anzi mi interessa proprio e cerco Io di portarvi un rimedio.
Se non hai altre pene, accetta questa di vederti sempre tanto miserabile e tientila in pace. Guai se non l'avessi: ti crederesti qualcosa e allora.. addio umiltà e santità!
Io adatto sempre, nelle anime di buona volontà, i progressi spirituali alle loro forze morali, ossia al fondamento dell'umiltà. In un momento, se voglio, posso farti ricca di virtù e di meriti.
Rivolgiti alla nostra Santissima Madre, perché ti dia un po' della sua umiltà, vera e profondissima. Essa mi attirò più con l'umiltà che con la verginità».

DON RENZO DEL FANTE 

mercoledì 26 febbraio 2020

FUOCO DELLO SPIRITO PARACLITO



O fuoco dello Spirito Paraclito,
vita della vita di ogni creatura,
tu sei santo e vivificando plasmi.
Santo sei nel bisogno medicando le piaghe,
santo sei nel detergere ferite purulente.
O soffio di santità, o fuoco di carità,
o dolce sapore nei petti
e immersione dei cuori nel profumo delle virtù.
O fonte purissima dove meditare
Perché Dio raduno gli estranei e cerchi gli smarriti.
O usbergo di vita
E speranza unificante l’insieme di tutte le membra,
o cintura di virtù, salva chi è beato.
Proteggi coloro che sono prigionieri del nemico, 
libera quelli incatenati che la divina potenza vuole siano salvi.
O strada infallibile che penetrò in ogni dove,
nel cielo, nella terra e in tutti gli abissi,
tu tutti raduni e congiungi.
Per tuo volere le nubi scorrono, l’aere vola,
le rocce trasudano umore,
le acque generano ruscelli
e la terra produce germogli.
Tu anche sempre istruisci i saggi,
resi felici per l’infusione della sapienza.
Perciò sia lode a te, che sei inno di lode,
gioia della vita, speranza e altissimo onore,
elargitore dei doni di luce.

Santa Ildegarda di Bingen

Madre Maria Candida dell’Eucaristia



Tutto passa quaggiù! Anche il dolore. Ma qual peso di gloria s’attira un dolore, una pena sopportati bene! Non soffrire male! Il dolore è una carezza di Dio!

OPERA DEI "TABERNACOLI VIVENTI"



Il grande dono di Gesù agli uomini d'oggi tramite Vera Grita

12-I-1968 Gesù. Io cerco anime, anime umili e ardenti per la Gloria del Padre mio. Io cerco te perché la mia Misericordia trionfi. Io solo posso darti l'eterna gloria; trarti dalle miserie, dalle tribolazioni che ancora affliggono l'anima tua. Io voglio farne un Santuario ove la tua anima stia in contemplazione della Beata Trinità; e in questo stesso Santuario che Io formerà in te, tu stessa non devi entrarvi sola, ma preceduta e accompagnata dalla Madre mia affinché tu sia ricevuta e ammessa alla divina Presenza. Questa deve essere la meta della tua anima. Quale Opera d'Amore ho preparato per te! Ringraziami, Ringraziami della Madre mia, nei miei Santi, nei miei Angeli che vedono tanta gloria preparata per te, per la sposa del mio Martirio, per la sposa del Tabernacolo Vivente. Non mancare di invocare i miei Angeli in Cielo perché preghino e intercedano per te presso il Cuore della Madre Mia affinché il mio disegno d'Amore si compia con pienezza su di te e sulle altre anime. La mia Grazia vi porta luce, e, se pur nelle tenebre, voi camminate già nella luce. Verso di Me, verso il mio Amore è l"'esodo" della vostra Anima. Uscite dalla vostra schiavitù e venite a Me, venite alla Terra promessa anche a voi: Io, Gesù. in Me affondate le radici della vostra anima. Io darò acqua a sazietà affinché le radici affondino e si nutrino di Me. Io vi sosterrà, vi ciberò nell'inverno, nelle tenebre dello spirito. Verrà la Luce ad illuminarvi, e allora vedrete le nuove piante, i loro germogli, i fiori, i frutti copiosi. Chi di voi vuoi morire ai mondo per essere immersa in queste tenebre? Tutti, tutti chiamo, ma i primi chiamati siete voi, perché voi siete i miei primi Tabernacoli Viventi. Tu non hai alcuna forza, alcuna virtù per essere immersa nelle tenebre. Ma Io tanto, troppo ti amo per privarti di tanta grazia. Io provvederò alle tue deficienze. Io colmerò gli insondabili vuoti e abissi dell'anima tua. Cosa non può fare l'amore?! Voglio, voglio che tu arda per Me. Si, per Me solo, ed Io sono geloso dei tuo poco amore perché in questo ho riposto Me, tutto Me stesso. Si, voglio che tu scriva perché tu rilegga e non mi dimentichi. Sì, quell"'abitudine" è anche una schiavitù, è una catena che stringe i tuoi piedi. Senza di Me non riuscirai. Io voglio la perseveranza nell'orazione con l'intenzione di chiedermi la tua liberazione. Solo se perseveri, ottieni, poiché ogni grazia deve essere preceduta da una virtù. Sì, sempre la mia Mamma ti salverà. No, non pecchi, non mi offendi, ma non sei tutta mia, non sei tutta per Me perché quel "pensiero" ti distoglie. Io vedo la tua incapacità nella lotta poiché ne conosco le cause, e perciò ti ripeto: non riuscirai senza di Me. Io voglio questa tua liberazione; e tu fai quanto ti ho detto prima, per mezzo della Madre mia. Non è ancor giunto il momento che tu vada a Genova. Ancora un po', ancora un po' di giorni di attesa e poi andremo insieme da chi ci aspetta. Vorrei dettare a p. G., ma Io vedo la tua stanchezza e ne ho compassione, poiché i miei messaggi ti faranno sempre soffrire. Figlia mia, figlia mia della Croce, Io sono contento per la tua obbedienza. Tieniti sempre pronta ai miei desideri, sempre disposta, perché Io faccia sempre arrivare, attraverso te, la mia Voce d'Amore. Sì, sei il mio "portavoce", e perché la mia Voce si diffonda sull'umanità, tu devi tacere. Ti insegnerò a tacere, e ti condurrò in luoghi ove Io sono sempre vicino a te, e là, Io parlerò. Io parlerò finché tu avrai respiro, poiché tu non parlerai che per me, di Me, in Me. La mia Voce nel mondo, la mia Voce per l'umanità intera; il mio Amore per te, per l'umanità intera. Non avrai voce, che la mia Voce; non avrai parole, che le mie Parole, perché di te farò una voce: la mia Voce. Questo è dono, dono d'Amore, dono di Crocifissione. Ma allora sulla Croce saremo insieme, Io e te, un solo Essere, una sola Vittima, un solo Cuore, e attraverso te, ancora al Padre mio le parole di allora sul patibolo: "Padre, perdona loro perché non sanno cosa si fanno". Sul patibolo il mio Fiat nel tuo Fiat; sul patibolo della Croce il mio ultimo respiro in te, il mio Spirito a Dio Padre in te. Lo Sposo ama la sposa, e i suoi doni sono condivisi dalla sposa; lo Sposo trasforma la sua sposa in Sé perché non esistano due entità, ma una sola, poiché Gesù è Uno solo; poiché è sempre Gesù che si dà, si immola e, in Lui le sue Vittime; la sua povera Vera ove ha stabilito la sua dimora divina. Da questa santa dimora, Io levo la mia Voce, e correrà terra, mari, e radunerà le anime, le abbraccerà di un solo abbraccio, le rinnoverà, le amerà di un Amore che l'anima ancora non conosce; dell'Amore di un Dio, vivo e presente in essa per sempre, già da questa vita quale anticipo del Regno dei Cieli. Gesù ti ama, Gesù è contento di te. Gesù è contento dei Tabernacoli Viventi. Gesù è felice che tu gli ripeta molte volte: Sono felice, o Gesù, che tu ti degni di stare con me; sono felice e ti amo, ti amo. O Gesù, insegnami ad amarti, ad amare col tuo Cuore. Gesù ti accarezza. 

“Il Vicario” di Hochhuth e il vero Pio XII



LA “ACCUSE” DI HOCHHUTH E LE “RISPOSTE” DELLA STORIA


Le “Confidenze” di ambienti romani

Per le “confidenze” che Hochhuth ha ricevuto in alcuni ambienti romani, tutti sanno come i funghi velenosi fioriscono ai piedi dei personaggi giganti, le cui responsabilità vanno al di là dell’intelligenza e della conoscenza comune. 
Del resto, Hochhuth non ne ha fatto alcun vaglio critico; non le ha confortate con alcun documento serio, ma si è accontentato delle “chiacchiere da salotto”. 
Perché non ha interpellato, invece dei “due collaboratori anonimi” di Pio XII, anche un altro Suo noto collaboratore, l’allora Mons. Montini,10 ben più vicino e serio e consapevole dell’opera del Pontefice? 

La “denuncia della firma del Concordato con la Germania” di Pio XII

Per la “denuncia del Concordato”11 con la Germania, come pretenderebbe Hochhuth, farò alcune considerazioni, storiche e ovvie. Il Concordato (“Reichskonkordat”) fu fatto per iniziativa del Governo di Berlino. Il Cardinal Pacelli non lo sollecitò neppure; (ancora non appariva chiaro il futuro della Chiesa Cattolica in Germania!) anche perché esistevano già i Concordati con la Baviera, la Prussia e il Baden; e questi bastavano. 
Se fosse stata la Chiesa a proporre il Concordato, si sarebbe costituita debitrice col Reich. 
Invece, la Santa Sede pose delle “condizioni” e, nel testo del Concordato, volle affermati tutti i diritti e le libertà che i cattolici tedeschi avevano acquistato dalla fine del Kulturkampf; come pure volle fossero riconosciute le scuole cattoliche.
La Santa Sede non rinunciò a nulla, neppure ai Concordati bavarese, prussiano e badense, che volle inclusi, come parte integrante, nel Concordato del Reich. 12
Se il Concordato fu smantellato, poi, pezzo a pezzo, ciò avvenne per la prepotente tracotanza dello Stato nazista. La responsabilità, perciò, ricade sul partito tedesco, e non sulla volontà della Santa Sede. Anzi, Essa non arrivò mai alla rottura. Il Concordato, infatti, sopravvisse al regime nazista. 13 
C’è da meravigliarsi, perciò, che siano proprio i comunisti a formulare certe denuncie, di connivenza col nazismo, alla Chiesa14, la sola, invece, che sin dall’inizio delle manifestazioni razziste seppe prendere netta posizione contro tale eresia anti-umana, e anti-cristiana; 15 la sola che denunciò il “Terzo Reich”, nonostante le tante mosse di “pragmatismo” e di “realismo politico” di altri partiti, già inginocchiati davanti alla dittatura totalitaria; la sola che denunciò il regime nazionalsocialista come un partner sospetto e infido; la sola che con la voce e gli scritti di Pio XI (collaboratore dall’allora Cardinal Pacelli!), prese posizione netta per gli oppressi. 
È un “fatto storico”, incancellabile e indiscutibile, invece, che è stata l’URSS la diretta responsabile della seconda guerra mondiale, con tutti gli orrori da essa derivati, per lo“storico patto germano-sovietico” del 23 agosto 1939.  
Nazismo e comunismo, allora, e per oltre due anni, furono in pubblica complicità.16
Invece di storpiare la Storia, per distogliere l’attenzione sui loro crimini, (ben superiori a quelli nazisti) 17, passati e presenti, i dirigenti comunisti avrebbero potuto leggere, almeno, alcuni degli innumerevoli “testi” con cui è dimostrato che, in Italia, per esempio, furono solo i giornali cattolici a battersi contro il nazismo Hitleriano! 
Cito almeno una delle “accuse” dell’“Unità” (24-3-‘64) contro Pio XII perché se ne veda la fine malizia dell’articolista, falsificatore di testi e di avvenimenti. Scrive: «... non vi è dubbio che questi (Pacelli) nutrisse una propensione particolare per la Germania, senza eccessiva ripugnanza per il regime. Tutti gli storici (!) sono d’accordo nell’attribuire a Mons. Pacelli, allora Nunzio Apostolico a Berlino, una parte di primo piano, nel convincere i dirigenti del Partito cattolico tedesco a votare i pieni poteri a Hitler. Del pari suo è il merito nella conclusione del Concordato che diede a Hitler un primo autorevole riconoscimento. Con amarezza l’ex Cancelliere Brûning, cattolico, commentava: “All’origine dell’accordo con Hitler, non si trova Pio XI, ma il Vaticano e il suo augure Pacelli che sogna un’alleanza eterna tra lo Stato autoritario e una Chiesa autoritaria, diretta dalla burocrazia vaticana”. 
Quasi a confermare la fedeltà a simili princìpi, Mons. Pacelli, diventato Pio XII, nominò “Cameriere segreto”, dopo la guerra, il suo partner tedesco nella stesura del Concordato: il nazista cattolico Von Papen. Ancor più autorevolmente, il 6 marzo 1939, quattro giorni dopo essere stato eletto al Pontificato, Papa Pacelli indirizzava - come ricorda Ernesto Rossi, sull’“Astrolabio” - una af fettuosa lettera a Hitler, in cui gli assicurava di rimanere “legato da intima benevolenza al popolo tedesco affidato alle sue cure (sue di Hitler ... )”».  

Vediamo, in breve, quanto siano sconnesse e impudenti queste insinuazioni dell’articolista dell’ “Unità”. 
Brûning fu Cancelliere del Reich quando il nazionalsocialismo avanzava (e non, certo, per i cattolici, i quali rimasero, sempre, all’opposizione!).
Quando Hitler giunse al potere (e nel modo violento che la Storia conosce!) per la Chiesa si pose il problema della sopravvivenza. Mentre, sotto Bismark, l’azione parlamentare del Partito di centro valse a respingere l’assalto del Kulturkampf, allora, invece, abolite le libertà parlamentari, (come lo è, oggi, ancora, sotto il comunismo!), non c’era che cercare di far sopravvivere le libertà religiose, accettando un “Concordato”. Era anche l’unico mezzo per limitare il totalitarismo nazista.18
Il “Concordato”, infatti, per la Chiesa, costituisce la comune unità di misura, per poter valutare i suoi atti con quelli del contraente. Il Cardinal Pacelli, quindi, comprese, subito, la necessità di un “Concordato” con la nuova Germania. Era l’unico mezzo per salvare il salvabile, con un uomo così infi do, come Hitler.19
La benevolenza di Hitler, infatti, verso Pacelli e i Cattolici fu così fine che il dittatore considerò, subito, la Chiesa e il cattolicesimo come mali da estirpare con metodi drastici! 
In quanto, poi, alla “affettuosa lettera” scritta da Papa Pacelli a Hitler - come vuole Tedeschi, sull’“Unità” - non è altro che la “comunicazione”, ufficiale, dopo la Sua elezione al Pontificato; comunicazione che rimise anche a tutti gli altri Capi di Stato, coi quali la Santa Sede era in relazioni diplomatiche. Il tono di “affettuosa”, poi, voluto dall’articolista, è lo spirito cristiano e diplomatico con cui è scritta. Pio XII approfitta, cioè, di quella occasione per esprimere la speranza di un “ravvedimento”, augurando bene, non a Hitler , ma al popolo tedesco.20
Del resto, nel libro in cui l’autore dell’“Astrolabio” ha pescato questo documento protocollare, vi si trovano anche ben altri numerosi documenti, in cui appare evidentissimo come la Santa Sede, (e, quindi, Pio XII!) non sia venuta meno, mai, al Suo dovere. L’amarezza, poi, dell’ex Cancelliere Brûning, può essere incomprensibile, come cattolico, in quanto non ha saputo né vedere né valutare le ragioni e i motivi religiosi dell’opera pontificia. 
Ma la Chiesa è rimasta, saggiamente, al di sopra della mischia. Per questo, Pio XII rinuncerà, anche, di riconoscere l’Unione Sovietica, dopo l’aggressione di Hitler, nonostante le pressioni del Presidente americano, Roosevelt, in una sua lettera personale a Pio XII. 
Oltre la rottura del Concordato, Hochhuth avrebbe voluto che Pio XII avesse incitato tutti i cattolici alla ribellione contro il Partito nazista; avrebbe voluto che anche Lui fosse andato a morire in un campo di sterminio nazista, con la stella di David sul petto! 
Solo così - sempre secondo Hochhuth - Hitler avrebbe desistito dalla sua folle impresa criminale.
Come risulta chiaro, ormai, l’ar gomentare di Hochhuth non si inquadra più neppure nel contesto storico: oltre che su un falso ragionamento, (che è, poi, una semplice ipotesi: « se il Papa avesse protestato pubblicamente, Hitler avrebbe cessato dal massacro»), il suo ar gomentare fanciullesco è senza senso. Con i “se”, i “ma” e i “forse” non si fa la Storia!21 Se avesse letto, invece, i “diari” di Goebbels, avrebbe trovato scritto che Hitler voleva la liquidazione della Chiesa Cattolica; avrebbe compreso come quel pazzo scatenato avrebbe spezzato qualsiasi resistenza e domata la rivolta cattolica con un altro massacro peggiore. 22
Se avesse conosciuto il testo della Conferenza dell’ebreo dott. Kubowitzki, tenuta al Congresso mondiale, ad Atlantic City, nel novembre 1944, avrebbe letto anche questo: «Noi sappiamo che i tedeschi non si lasciarono distogliere dai loro progetti da questi avvertimenti; denunciare, quindi, il Concordato ed aizzare alla ribellione il popolo cattolico, non solo non sarebbe servito a nulla, ma, anzi, avrebbe aizzato ancor di più il furore criminale di Hitler».23
E Pio XII, da altissimo uomo politico e reggitore di popoli, non poteva avere una valutazione delle cose così illusoria, fantasiosa e puerile come quella presentata dal libellista tedesco.24
La conoscenza dei “documenti diplomatici” rivela chiaramente che se Pio XII avesse realizzato una simile rottura, avrebbe solo favorito il gioco di Hitler. 
Il Concordato, infatti, come dissi, è una formula giuridica che garantisce le condizioni di vita e le attività della Chiesa. Ora, la denuncia di esso, fatta proprio dalla Chiesa, avrebbe dato all’avversario un’arma efficacissima di propaganda, e un pretesto, apparentemente legittimato, per liquidare il cattolicesimo.
La denuncia del Concordato, cioè, avrebbe dato modo a Hitler, di associare la Chiesa a correità con gli Ebrei, nell’a ver voluto la guerra, avrebbe portato, di conseguenza, alla rottura delle relazioni diplomatiche, e al distacco da Roma; fatto di gravissime conseguenze e per la Gerarchia stessa e per i fedeli.25
Un tale intendimento, del resto, era già nell’animo di Hitler. Ne fa fede la lettera dell’Episcopato tedesco, scritta dopo una loro riunione a Fulda, a conclusione dei loro lavori, nel giugno 1942, mandata a Pio XII. È una accorata esposizione delle misure repressive, già in atto, nel Reich, e presaga di peggiori prossime misure. 
Queste sarebbero venute, e subito, se si fosse rotto ogni contatto con Roma papale. 26
Ma Pio XII era troppo intelligente per of frire a Hitler una tale arma! Anche se non si fidava della fede nazista, pure, mantenendo fede, Lui, al Concordato, poté inviare, dal 1933 al 1939, ben oltre 90 “note” di protesta. E questo lo poté fare, appunto, perché c’era un “Patto”, offerto e liberamente accettato e firmato. 27

Inoltre, possiamo aggiungere che il libellista tedesco (come l’articolista dell’“Unità!”) ignorò che la Chiesa non è una organizzazione politica, né un centro di rivoluzione o di resistenza armata. Come pure ignorò l’inef ficacia delle scomuniche su chi, ormai, ha già varcato le soglie dell’idiozia o del crimine!28
Tutto ciò il comunismo (fratello del nazismo!) cercò di farlo dimenticare, con parole vuote, con ar gomentazioni false e capziose. 

Ma farebbe meglio a ricordare che solo la Chiesa cattolica, in tutti i tempi, ha difeso l’uomo e le sue libertà; mentre il comunismo ateo è, tuttora, l’affossatore di ogni libertà naturale e cristiana! 29

sac. Luigi Villa

ILDEGARDA DI BINGEN



LA  SPIRITUALITÀ  DI  SANT’ILDEGARDA NEL  QUADRO  DEL  XII  SECOLO
***
Caratteristiche e novità del XII secolo rispetto al periodo precedente: la tendenza all’interiorizzazione e la considerazione dell’individuo. L’io, l’uomo, diventa di una grandezza importante. C’è un nuovo rapporto con la natura; essa non è soltanto la forza cieca alla quale l’uomo è sottomesso, se ne vede un nuovo aspetto. Ê immagine e simbolo della realtà di Dio nella sua opera di salvezza. Da qui, l’uso del linguaggio simbolico; il simbolo non definisce, non pone limiti precisi, ma allude e quindi è sempre aperto a nuovi aspetti. Si può continuare a considerare la natura come un’espressione di Dio e trovare in essa sempre cose nuove da meditare.

Un altro punto è la tendenza più forte alla razionalizzazione. Prima di tutto, il rapporto con il mondo arabo porta gli uomini del tempo ad incontrarsi con nuove forme di cultura. Queste nuove forme di cultura diventano anche una materia di riflessione. Una nuova importanza assume la logica: sappiamo che lo studio medioevale era quello del Trivio (la grammatica, la retorica, la dialettica) e del Quadrivio (l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia). Ora, a questo studio subentrano cinque altre discipline: la medicina, il diritto canonico, il diritto civile, la teologia e la filosofia. L'interesse d’Ildegarda per queste discipline è testimoniato nelle e dalle sue opere. Cita spesso il diritto canonico, per esempio, e il diritto civile e fa tante allusioni ad essi, il che dimostra che aveva una conoscenza precisa delle norme di legge. Per quel che riguarda la medicina, sappiamo che Ildegarda si è interessata di medicina e sembra che abbia conosciuto l’opera di colui che è stato il fondatore della Scuola di Salerno, Costantino Africano.

C’è poi un altro aspetto, il conflitto con l’eresia. Le dimostrazioni su base razionale accanto all’esegesi biblica entrano sempre più al primo posto. Ildegarda ha delle discussioni che a volte confinano con l’eresia e ne prende parte. Lo dimostrano le sue lettere contro l’eresia dei catari. C’è poi un movimento di riforma nella Chiesa; prima di tutto per assicurare la Chiesa l’indipendenza dal potere politico, per liberarla dalle infiltrazioni di questi interessi politici ed economici. Anche a questo Ildegarda non è indifferente e lo testimonia soprattutto la sua corrispondenza. C’è un movimento di riforma anche negli Ordini religiosi. Ildegarda lascia Disibodenberg e cerca per la sua comunità una libertà d’organizzazione al di fuori dell’influsso di Cluny, al quale subentra quello dei cisterciensi, per opera di San Bernardo. L’interesse e la cura della vita spirituale dei laici ce li dimostrano non poche lettere d’Ildegarda, lettere di consiglio, d’ammonizione, d’incoraggiamento, che indirizza a loro; non solo a dei laici, ma anche a delle comunità monastiche. La riforma del clero è un altro pensiero del tempo che interessa Ildegarda, come lo vediamo nelle sue lettere ai vescovi, sacerdoti, abati e a semplici monaci, e anche nelle sue opere maggiori, specialmente nello Scivias.

Noi ora tratteremo soprattutto il primo di questi punti d’interesse: l’uomo, la sua importanza e grandezza e il rapporto dell’uomo con il cosmo. Ripeto, immaginarsi la storia della cultura senza il Medioevo è come pensare ad un sorgere improvviso del Rinascimento. Se ci si chiede che cosa mai è la cultura europea, ci troviamo di dovere ad apprezzare sempre di più il Medioevo. Incontriamo i segni della grandezza di quest’epoca ad ogni passo, per così dire, nei meravigliosi prodotti dell’architettura e della pittura, che non sono pure imitazioni, ma frutto di creatività. Attività creativa si trova pure in vari campi, particolarmente in quelli della religione e della politica. L’Europa comincia a seguire il proprio cammino; non ha più una cultura da imitare, conosce ormai la cultura classica, ne conosce un’altra, che le pone dei punti interrogativi. Quando poi nei secoli successivi la nuova cultura europea si sarà formata e affermata, succederà quanto succede in casi simili, che, arrivata in alto, soddisfatta della propria grandezza, guarda indietro, conscia del progresso fatto, guarda con commiserazione, se non con disprezzo.

A ciò si aggiungerà più tardi la riforma protestante, che porterà a considerare la Chiesa da un punto di vista negativo. Dirà: quello che era d’imperfetto nel passato ora è stato riconosciuto e corretto e, per quanto possibile, distrutto. Ora, non voglio fare la glorificazione del Medioevo, che era un’epoca umana, come ogni altra, e quindi non ha solo lati positivi, ma semplicemente la rettificazione. Ricordiamo che allora nel VIII-IX secolo c’era un’Europa unita, sotto i Carolingi, e una corrispondente fioritura di cultura. Quindi, pensiamo del Medioevo come di un’epoca di trapasso, sì, ma come un’epoca che ha portato molto.
***
Sr. ANGELA CARLEVARIS osb

Madre Immacolata, Santuario benedetto d’amore



Madre Immacolata, Santuario benedetto d’amore:
Veniamo a supplicarti di ascoltare le nostre preghiere,
e sollecitiamo la Tua Materna Intercessione in questo momento
in cui il flagello della malattia sta minacciando l’umanità.
Tu, fedele protettrice di chi si rivolge umilmente a Te
sollecitando i Tuoi favori, prega la Santissima Trinità
di inviare i Suoi Angeli Protettori a combattere
questo male che incombe su quelli che sono Tuoi.

Che il Tuo Manto Benedetto
Sia scudo e protezione di tutti coloro che
Con Fede chiedono questo favore,
affinché i nostri paesi e le nostre case
siano segnate dalla Protezione Celeste.

Ti ringraziamo o Madre Immacolata
per un così grande favore,
non abbandonarci in questa valle di lacrime,
ma sii scudo, protezione e guida
di noi che ti invochiamo con una sola voce.


AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO


PREGHIERA ISPIRATA A LUZ DE MARIA

IL MISTERO DEL PURGATORIO



GESÙ NELLE POVERE ANIME 


17 novembre 1931
Quanto è bello contemplare Gesù nelle povere anime, come Salvatore!
Io vedo queste anime legate in tutte le loro capacità, senza forza propria: ciò che esse fanno deve  farlo per loro Gesù.
Quando le povere anime possono rivelarsi attraverso qualche segno, ciò è già segno di una  grande grazia e di un grande progresso: allora sono già fuori della oscurità più fitta e più vicine  alla luce: sempre maggiormente accolgono Gesù in se stesse. Ed è di nuovo Gesù che si rivela  nelle povere anime, che prega per esse, che reca agli uomini i loro desideri e li palesa ai loro cari. È  Gesù che chiede le preghiere, Gesù che si lamenta; poiché, nel suo amore misericordioso, Egli vuole  vivere interamente per le povere anime. Gesù si prende cura di loro e provvede per loro ogni  cosa.
Io non posso descrivere la meravigliosa bellezza della degnazione divina, che riluce su queste anime. Afferrate da questa bontà, esse sono spronate sempre più al perfetto pentimento ed alla conoscenza di sé. Per questa via I'«io» cattivo, distrutto nel fuoco, cede il posto a Gesù. La povera anima  diviene tanto più bella, quanto più fa morire il suo proprio io. Belle divengono a poco a poco  queste piccole luci eterne, che si consumano nell'olio dell'amore misericordioso.
Quando una povera anima può dal Purgatorio parlare con me, è ancora Gesù che pronuncia le  parole. «Egli funge da interprete nel Purgatorio»: Lo sento e Lo odo così chiaramente: Gesù parla  dalle povere anime. Ogni parola è Gesù...
Certamente le povere anime hanno portato laggiù con sé le proprie colpe, altrimenti non sarebbero  nel Purgatorio. E se non fosse Gesù, esclusivamente e solamente Gesù, a prendersi cura dei loro  desideri, talun amor proprio potrebbe ancora continuarsi e taluna cattiveria ancora agitarsi. Se le  povere anime potessero parlare da sé, anche le loro parole non sarebbero pure di una purezza di  cielo. Perciò sono spogliate di ogni forza propria e come imprigionate: ciò che effettivamente  fanno di bene lo fa per esse Gesù.
Questo è il mistero: che laggiù si può essere buoni e non offendere più il Signore. Solo Dio può  ancora vivere, Dio solo si prende cura dei desideri e delle preghiere delle povere anime.
Quando queste anime pregano per noi, è ancora Gesù che prega in esse. Quando noi preghiamo le  povere anime è Gesù che ci esaudisce e ci aiuta. E quando noi preghiamo per loro, le povere anime  possono esserci riconoscenti pregando a loro volta per noi. Ma è ancora Gesù in esse, che riconoscente si prende cura dell'amore che esse portano ai loro cari, e costituisce il vincolo tra gli uomini ed il Purgatorio.
È Lui che, dalle povere anime, ci benedice e ci aiuta, quando noi preghiamo per loro. So che mi  esprimo in modo molto impacciato su questo mistero. Ma scrivo meglio che posso. Così io contemplo il mistero del Purgatorio, ma non è possibile descrivere la mirabile rivelazione della  grandezza e della degnazione della bontà divina. Anche le povere anime sono tutte commosse  della bontà di Dio. Egli reca loro tanti aiuti ed è sempre con loro nel loro fuoco e non lascia alcuno  completamente senza consolazione e senza Gesù.
Le povere anime devono anche imparare a diventare riconoscenti. Proprio la mancanza di riconoscenza verso Dio devono espiare, nel pentimento. Adesso che, per i meriti di Gesù, sono così  felici, devono riconoscere che lo hanno dimenticato e trascurato, credendo e volendo nella vita fare tutto da sole. Se avessero riconosciuto la propria miseria e non fossero state cieche, già in  vita avrebbero fatto uso del buon Dio e come gli sarebbero state riconoscenti! Affinché  riconoscano queste mancanze e le piangano, Gesù insegna alle povere anime ad essere felici per  mezzo suo.
Perciò molte anime devono tanto soffrire, quando vivono ancora tutte chiuse nel proprio io e  pensano di morire soffocate in esso.
Così devono imparare ad essere contente a causa di Gesù e non fondarsi che su Gesù solo: non è  loro consentito avere forza propria.
Vedo nel Purgatorio gli sconoscenti volgersi alla riconoscenza. Come gemono per tutto quello che  hanno perduto e come sono insieme contenti di poter vivere un'altra volta la vita perduta! È una  grande misericordia di Dio, che, perfino dopo la morte, esista un luogo dove si può ancora fare il  bene. Lultimo termine potrebbe essere al momento della morte!
L’ingratitudine verso Dio è per lo più congiunta all'ingratitudine verso gli uomini. Quanto spesso  Dio ci aiuta per mezzo degli uomini, e quanto spesso Egli esperimenta anche qui amara  indifferenza. Si racchiudono qui spesso gravi peccati, e devono essere espiati. Gesù insegna ad  essere riconoscenti per mezzo della letizia. Perciò il fuoco del Purgatorio è anche un fuoco di  riconoscenza. Quando le anime sono progredite fino ad una riconoscenza grande e trafiggente, il  Cielo è loro vicino. Allora possono pregare tanto più intensamente (o piuttosto Gesù prega in  esse) per coloro ai quali hanno fatto del male con l'ingratitudine e la malagrazia. Ho visto una volta  un grande fiume di benedizioni e di grazie fluire su di un uomo: a causa delle suppliche che dal  Purgatorio si innalzavano per un cuore che a causa dell'ingratitudine aveva patito e sopportato molti torti. La povera anima poté così, anche sulla terra, riparare all'ingratitudine con la sua  preghiera, col suo pentimento e con la sua volontà di ringraziare.
Gesù rende alle povere anime ogni servigio. Appena riconoscono tutto e di tutto si pentono, Egli si  affretta per esse sulla terra e con grazie e benedizioni ripara ciò che le anime devono riparare. Così  stabilisce l'anima nella pace, mentre tutto rientra nell'ordine; poi giunge la mirabile ora dell'ingresso  nel Cielo e l'anima comincia per la prima volta a ringraziare eternamente Iddio. II buon Dio ha  disposto anche per le anime il suo ordine, il suo meraviglioso ordine. Tutto deve essere secondo  il suo comandamento, perché la bellezza e la perfezione di Dio non abbiano difetto alcuno. Come  Egli ha stabilito in ogni fiorellino ed in ogni pianticella il suo ordine, così Egli lo stabilisce nelle  anime. È un Dio esatto e perfetto, e nulla che sia imperfetto può entrare nel Regno dei Cieli. Gli  piace, e lo desidera, che anche noi, nella nostra anima, faticosamente manteniamo un ordine, e la  purezza dello spirito. Per avere l'ordine nella nostra anima dobbiamo continuamente riconoscere le  nostre colpe e pentircene e voler riparare ogni cosa, anche la più piccola. Anche il bene che  facciamo, dobbiamo farlo con Dio e sempre dobbiamo implorare la grazia di riconoscere e  rinunciare a tutto ciò che non è retto. Allora regna l'ordine nell'anima ed essa si fa nuovamente  pura. Come dobbiamo essere puliti e ordinati esteriormente, così dovremmo esserlo soprattutto  interiormente. Non dovremmo sopportare in noi nessuna indifferenza, dovremmo essere coscienti  nel nostro quotidiano compito di eternità e impegnare tutta la nostra vita per Dio e per il nostro  dovere. Ogni singolo momento della vita deve essere pieno e denso, perché nulla vada perduto per  Dio. Se abbiamo in ogni cosa una intenzione buona, allora la nostra vita non è vuota ed anche ciò  che è terreno ed apparentemente inutile ha una sua utilità. Cose che non hanno in sé valore possiamo renderle preziose attraverso la buona intenzione e la buona volontà: allora Dio è contento con noi; anche se dobbiamo occuparci di molte cose mondane. E può qualsiasi persona che vive nel  mondo essere più santa di una monaca; purché non abbia smarrito il senso dei valori eterni, già sulla  terra essa è vicina al cielo.

Regina della Famiglia



Prega molto per coloro che hanno l'anima  ammalata 

La Madonna chiede ad Adelaide di pregare molto per  quelli che vivono nel peccato. Non dice solo di pregare, ma di  insistere nella preghiera. Si vede che l'impresa è difficile e di  grande importanza. Più volte la Madonna, nelle varie apparizioni, invita la bambina a pregare per i peccatori. La malattia che  preoccupa la Vergine Maria non è quella fisica, ma quella  spirituale. La malattia fisica, se vissuta con Cristo, trasforma  l'ammalato, lo santifica e lo rende strumento di salvezza. Mentre  la malattia dello spirito, se non viene vinta con la conversione, porta alla morte eterna. Infatti, la Madonna nella sesta  apparizione dice: "Prega per i poveri peccatori più ostinati che  stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio  cuore". E nell'undicesima aggiunge: "Prega molto per coloro che  hanno l'anima ammalata; il Figlio mio Gesù è morto sulla croce  per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo  io soffro". Il grande dolore della Madre nostra è questo: la  dannazione eterna di coloro che rifiutano l' amore di Dio. Tale  dolore è aumentato dal fatto che per questi figli, il suo Figlio  divino è morto sulla croce per salvarli. I peccatori ostinati rendono vano quel sangue versato, ed anche la passione, la sofferenza della Madre. Il profeta Simeone aveva annunciato a Maria  che una spada avrebbe trafitto la sua anima (Le 2,35). Il Vangelo  di Giovanni la presenta al Calvario, presso la croce di Gesù, in  una sofferenza profonda che non è solo dolore per la morte del  Figlio, ma partecipazione alla sofferenza del Messia,  dell'Unigenito inviato dal Padre a morire sulla croce per noi. La  presenza di Maria al Calvario è la presenza della nuova Eva  accanto al nuovo Adamo. La Vergine dice alla piccola veggente:  "Per questo io soffro". Soffre ancora la Madonna? Sappiamo  dalla Bibbia che in Paradiso non c'è più la sofferenza, ma la gioia  piena. Per capire l'espressione usata dalla Vergine, dobbiamo  pensare con la mente di chi, come lei, vive al di fuori dello  spazio e del tempo, nell'eternità di Dio e non con la mente di chi,  come noi, vive nella successione del tempo. In altre parole,  Maria rende attuale quella sofferenza di duemila anni fa ai piedi  della croce. Ogni volta che uno pecca, con il suo peccato, come  dice l'apostolo Paolo, torna a crocifiggere Gesù Cristo e  possiamo aggiungere, fa rivivere la passione di Maria. È il nostro  peccato di oggi che la rende presente. Il pianto di Maria è dovuto  al nostro peccato: ella ha pagato la nostra salvezza con la sua  sofferenza. Senza Gesù che muore, senza Maria addolorata ai  piedi della croce, non saremmo salvi. La morte di Gesù in croce  e la passione della Vergine Maria sono in misura e  grado diversi, la rivelazione dell'amore di Dio per noi. Il sangue  di Cristo, mentre rivela la grandezza dell' amore del Padre,  manifesta come l'uomo sia prezioso agli occhi di Dio e come sia  inestimabile il valore della vita umana. 
La Vergine Maria addolorata è un richiamo forte alla precarietà della nostra esistenza terrena e alla necessità che ognuno  di noi viva per la sua salvezza eterna e per quella degli altri  uomini. Sono considerazioni che toccano la profondità della fede  cattolica, che non potevano venire dalla mente e dalla cultura di  una bambina. È un messaggio che affonda le sue radici nella  pura e forte verità del Vangelo. 

Severino Bortolan

IL SORRISO DI PADRE PIO



CON LE BUONE MANIERE!

Le parolacce

Il cancelliere del Tribunale di Lucera, avendo la moglie prossima al parto che si presenta difficilissimo, va da Padre Pio.
«Va tranquillo - gli dice il Padre - niente ferri». Al momento del parto le cose si complicano e i medici gli dicono che se non si opera subito moriranno madre e figlio. Egli, disperato, va nella camera accanto ove c'è la fotografia di Padre Pio al muro e dinanzi a quella comincia a vomitare insulti e parolacce. Non ha ancora finito di sfogarsi, quand'ecco gli giunge all'orecchio un vagito: si precipita nella camera della moglie e trova un bel maschietto nato «senza ferri», con grande stupore dei medici già pronti ad intervenire.
Dopo pochi giorni il cancelliere si reca a S. Giovanni Rotondo e, in confessione, comincia a ringraziare il Padre. Ma questi, interrompendolo, gli dice: «Va bene. Ma tutte quelle parolacce ed insulti che hai detto davanti alla mia fotografia - e glieli ripetè tutti! - non li devi dire più!».
Settimio Manelli - «Casa Sollievo della Sofferenza» 

di Padre Andrea D’Ascanio