mercoledì 26 febbraio 2020

IL MISTERO DEL PURGATORIO



GESÙ NELLE POVERE ANIME 


17 novembre 1931
Quanto è bello contemplare Gesù nelle povere anime, come Salvatore!
Io vedo queste anime legate in tutte le loro capacità, senza forza propria: ciò che esse fanno deve  farlo per loro Gesù.
Quando le povere anime possono rivelarsi attraverso qualche segno, ciò è già segno di una  grande grazia e di un grande progresso: allora sono già fuori della oscurità più fitta e più vicine  alla luce: sempre maggiormente accolgono Gesù in se stesse. Ed è di nuovo Gesù che si rivela  nelle povere anime, che prega per esse, che reca agli uomini i loro desideri e li palesa ai loro cari. È  Gesù che chiede le preghiere, Gesù che si lamenta; poiché, nel suo amore misericordioso, Egli vuole  vivere interamente per le povere anime. Gesù si prende cura di loro e provvede per loro ogni  cosa.
Io non posso descrivere la meravigliosa bellezza della degnazione divina, che riluce su queste anime. Afferrate da questa bontà, esse sono spronate sempre più al perfetto pentimento ed alla conoscenza di sé. Per questa via I'«io» cattivo, distrutto nel fuoco, cede il posto a Gesù. La povera anima  diviene tanto più bella, quanto più fa morire il suo proprio io. Belle divengono a poco a poco  queste piccole luci eterne, che si consumano nell'olio dell'amore misericordioso.
Quando una povera anima può dal Purgatorio parlare con me, è ancora Gesù che pronuncia le  parole. «Egli funge da interprete nel Purgatorio»: Lo sento e Lo odo così chiaramente: Gesù parla  dalle povere anime. Ogni parola è Gesù...
Certamente le povere anime hanno portato laggiù con sé le proprie colpe, altrimenti non sarebbero  nel Purgatorio. E se non fosse Gesù, esclusivamente e solamente Gesù, a prendersi cura dei loro  desideri, talun amor proprio potrebbe ancora continuarsi e taluna cattiveria ancora agitarsi. Se le  povere anime potessero parlare da sé, anche le loro parole non sarebbero pure di una purezza di  cielo. Perciò sono spogliate di ogni forza propria e come imprigionate: ciò che effettivamente  fanno di bene lo fa per esse Gesù.
Questo è il mistero: che laggiù si può essere buoni e non offendere più il Signore. Solo Dio può  ancora vivere, Dio solo si prende cura dei desideri e delle preghiere delle povere anime.
Quando queste anime pregano per noi, è ancora Gesù che prega in esse. Quando noi preghiamo le  povere anime è Gesù che ci esaudisce e ci aiuta. E quando noi preghiamo per loro, le povere anime  possono esserci riconoscenti pregando a loro volta per noi. Ma è ancora Gesù in esse, che riconoscente si prende cura dell'amore che esse portano ai loro cari, e costituisce il vincolo tra gli uomini ed il Purgatorio.
È Lui che, dalle povere anime, ci benedice e ci aiuta, quando noi preghiamo per loro. So che mi  esprimo in modo molto impacciato su questo mistero. Ma scrivo meglio che posso. Così io contemplo il mistero del Purgatorio, ma non è possibile descrivere la mirabile rivelazione della  grandezza e della degnazione della bontà divina. Anche le povere anime sono tutte commosse  della bontà di Dio. Egli reca loro tanti aiuti ed è sempre con loro nel loro fuoco e non lascia alcuno  completamente senza consolazione e senza Gesù.
Le povere anime devono anche imparare a diventare riconoscenti. Proprio la mancanza di riconoscenza verso Dio devono espiare, nel pentimento. Adesso che, per i meriti di Gesù, sono così  felici, devono riconoscere che lo hanno dimenticato e trascurato, credendo e volendo nella vita fare tutto da sole. Se avessero riconosciuto la propria miseria e non fossero state cieche, già in  vita avrebbero fatto uso del buon Dio e come gli sarebbero state riconoscenti! Affinché  riconoscano queste mancanze e le piangano, Gesù insegna alle povere anime ad essere felici per  mezzo suo.
Perciò molte anime devono tanto soffrire, quando vivono ancora tutte chiuse nel proprio io e  pensano di morire soffocate in esso.
Così devono imparare ad essere contente a causa di Gesù e non fondarsi che su Gesù solo: non è  loro consentito avere forza propria.
Vedo nel Purgatorio gli sconoscenti volgersi alla riconoscenza. Come gemono per tutto quello che  hanno perduto e come sono insieme contenti di poter vivere un'altra volta la vita perduta! È una  grande misericordia di Dio, che, perfino dopo la morte, esista un luogo dove si può ancora fare il  bene. Lultimo termine potrebbe essere al momento della morte!
L’ingratitudine verso Dio è per lo più congiunta all'ingratitudine verso gli uomini. Quanto spesso  Dio ci aiuta per mezzo degli uomini, e quanto spesso Egli esperimenta anche qui amara  indifferenza. Si racchiudono qui spesso gravi peccati, e devono essere espiati. Gesù insegna ad  essere riconoscenti per mezzo della letizia. Perciò il fuoco del Purgatorio è anche un fuoco di  riconoscenza. Quando le anime sono progredite fino ad una riconoscenza grande e trafiggente, il  Cielo è loro vicino. Allora possono pregare tanto più intensamente (o piuttosto Gesù prega in  esse) per coloro ai quali hanno fatto del male con l'ingratitudine e la malagrazia. Ho visto una volta  un grande fiume di benedizioni e di grazie fluire su di un uomo: a causa delle suppliche che dal  Purgatorio si innalzavano per un cuore che a causa dell'ingratitudine aveva patito e sopportato molti torti. La povera anima poté così, anche sulla terra, riparare all'ingratitudine con la sua  preghiera, col suo pentimento e con la sua volontà di ringraziare.
Gesù rende alle povere anime ogni servigio. Appena riconoscono tutto e di tutto si pentono, Egli si  affretta per esse sulla terra e con grazie e benedizioni ripara ciò che le anime devono riparare. Così  stabilisce l'anima nella pace, mentre tutto rientra nell'ordine; poi giunge la mirabile ora dell'ingresso  nel Cielo e l'anima comincia per la prima volta a ringraziare eternamente Iddio. II buon Dio ha  disposto anche per le anime il suo ordine, il suo meraviglioso ordine. Tutto deve essere secondo  il suo comandamento, perché la bellezza e la perfezione di Dio non abbiano difetto alcuno. Come  Egli ha stabilito in ogni fiorellino ed in ogni pianticella il suo ordine, così Egli lo stabilisce nelle  anime. È un Dio esatto e perfetto, e nulla che sia imperfetto può entrare nel Regno dei Cieli. Gli  piace, e lo desidera, che anche noi, nella nostra anima, faticosamente manteniamo un ordine, e la  purezza dello spirito. Per avere l'ordine nella nostra anima dobbiamo continuamente riconoscere le  nostre colpe e pentircene e voler riparare ogni cosa, anche la più piccola. Anche il bene che  facciamo, dobbiamo farlo con Dio e sempre dobbiamo implorare la grazia di riconoscere e  rinunciare a tutto ciò che non è retto. Allora regna l'ordine nell'anima ed essa si fa nuovamente  pura. Come dobbiamo essere puliti e ordinati esteriormente, così dovremmo esserlo soprattutto  interiormente. Non dovremmo sopportare in noi nessuna indifferenza, dovremmo essere coscienti  nel nostro quotidiano compito di eternità e impegnare tutta la nostra vita per Dio e per il nostro  dovere. Ogni singolo momento della vita deve essere pieno e denso, perché nulla vada perduto per  Dio. Se abbiamo in ogni cosa una intenzione buona, allora la nostra vita non è vuota ed anche ciò  che è terreno ed apparentemente inutile ha una sua utilità. Cose che non hanno in sé valore possiamo renderle preziose attraverso la buona intenzione e la buona volontà: allora Dio è contento con noi; anche se dobbiamo occuparci di molte cose mondane. E può qualsiasi persona che vive nel  mondo essere più santa di una monaca; purché non abbia smarrito il senso dei valori eterni, già sulla  terra essa è vicina al cielo.

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