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venerdì 26 aprile 2024

Non c’è salvezza se Gerusalemme non abbandona la sua idolatria e ritorna ad adorare il solo vero Dio e Signore, il vero suo Liberatore e Redentore.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA 

8Lasciati correggere, o Gerusalemme, perché io non mi allontani da te e non ti riduca a un deserto, a una terra disabitata».

Ora il Signore parla a Gerusalemme. La invita a lasciarsi correggere. È la sola condizione perché Lui non si allontani dalla sua città e dal suo popolo.

Lasciati correggere, o Gerusalemme, perché io non mi allontani da te e non ti riduca a un deserto, a una terra disabitata.

Dopo questo annunzio di distruzione, questa profezia di devastazione, questo oracolo di esilio, il Signore chiede a Gerusalemme di credere nella sua Parola.

Non vi è salvezza per Gerusalemme se non nella fede nella profezia che deve condurre alla fede nell’Alleanza, nel Patto del Sinai.

Non c’è salvezza se Gerusalemme non abbandona la sua idolatria e ritorna ad adorare il solo vero Dio e Signore, il vero suo Liberatore e Redentore.

Il Signore spera che questa volta il suo grido non venga disatteso. Dalla non attenzione ad esso, vi saranno conseguenze disastrose per il popolo.

Se Gerusalemme non si lascerà correggere, il Signore dovrà essere fedele alla sua Parola, allontanarsi dalla città. In questo caso rimarrebbe senza difesa.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


giovedì 28 marzo 2024

Come fluisce l’acqua da una sorgente, così da essa scorre l’iniquità. Violenza e oppressione vi risuonano, dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


7Come fluisce l’acqua da una sorgente, così da essa scorre l’iniquità. Violenza e oppressione vi risuonano, dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.

Perché il Signore deve lui stesso accelerare la caduta di Gerusalemme e il viaggio verso Babilonia? Perché la corruzione è alta, altissima, universale.

Come fluisce l’acqua da una sorgente, così da essa scorre l’iniquità. Violenza e oppressione vi risuonano, dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.

La violenza e l’oppressione generano dolori e piaghe. Sempre il bene che uno costruisce per sé immoralmente diviene dolore, sofferenza, piaga per gli altri.

La vita spesso si costruisce sull’omicidio, la ricchezza sulla miseria e indigenza, il benessere sul malessere. Ogni ingiustizia genera sofferenza.

A volte anche la gioia di un possesso potrebbe costare la vita ad un altro. La Scrittura testimonia anche questa tristissima realtà.

In seguito avvenne questo episodio. Nabot di Izreèl possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samaria. Acab disse a Nabot: «Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa. Al suo posto ti darò una vigna migliore di quella, oppure, se preferisci, te la pagherò in denaro al prezzo che vale». Nabot rispose ad Acab: «Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri».

Acab se ne andò a casa amareggiato e sdegnato per le parole dettegli da Nabot di Izreèl, che aveva affermato: «Non ti cederò l’eredità dei miei padri!». Si coricò sul letto, voltò la faccia da un lato e non mangiò niente. Entrò da lui la moglie Gezabele e gli domandò: «Perché mai il tuo animo è tanto amareggiato e perché non vuoi mangiare?». Le rispose: «Perché ho detto a Nabot di Izreèl: “Cedimi la tua vigna per denaro, o, se preferisci, ti darò un’altra vigna” ed egli mi ha risposto: “Non cederò la mia vigna!”». Allora sua moglie Gezabele gli disse: «Tu eserciti così  la potestà regale su Israele? Àlzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te la farò avere io la vigna di Nabot di Izreèl!».

Ella scrisse lettere con il nome di Acab, le sigillò con il suo sigillo, quindi le spedì agli anziani e ai notabili della città, che abitavano vicino a Nabot. Nelle lettere scrisse: «Bandite un digiuno e fate sedere Nabot alla testa del popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini perversi, i quali l’accusino: “Hai maledetto Dio e il re!”. Quindi conducetelo fuori e lapidatelo ed egli muoia». Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i notabili che abitavano nella sua città, fecero come aveva ordinato loro Gezabele, ossia come era scritto nelle lettere che aveva loro spedito. Bandirono un digiuno e fecero sedere Nabot alla testa del popolo. Giunsero i due uomini perversi, che si sedettero di fronte a lui. Costoro accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il re». Lo condussero fuori della città e lo lapidarono ed egli morì. Quindi mandarono a dire a Gezabele: «Nabot è stato lapidato ed è morto». Appena Gezabele sentì che Nabot era stato lapidato ed era morto, disse ad Acab: «Su, prendi possesso della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha rifiutato di dartela in cambio di denaro, perché Nabot non vive più, è morto». Quando sentì che Nabot era morto, Acab si alzò per scendere nella vigna di Nabot di Izreèl a prenderne possesso.

Allora la parola del Signore fu rivolta a Elia il Tisbita: «Su, scendi incontro ad Acab, re d’Israele, che abita a Samaria; ecco, è nella vigna di Nabot, ove è sceso a prenderne possesso. Poi parlerai a lui dicendo: “Così dice il Signore: Hai assassinato e ora usurpi!”. Gli dirai anche: “Così dice il Signore: Nel luogo ove lambirono il sangue di Nabot, i cani lambiranno anche il tuo sangue”». Acab disse a Elia: «Mi hai dunque trovato, o mio nemico?». Quello soggiunse: «Ti ho trovato, perché ti sei venduto per fare ciò che è male agli occhi del Signore. Ecco, io farò venire su di te una sciagura e ti spazzerò via. Sterminerò ad Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. Renderò la tua casa come la casa di Geroboamo, figlio di Nebat, e come la casa di Baasà, figlio di Achia, perché tu mi hai irritato e hai fatto peccare Israele. Anche riguardo a Gezabele parla il Signore, dicendo: “I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreèl”. Quanti della famiglia di Acab moriranno in città, li divoreranno i cani; quanti moriranno in campagna, li divoreranno gli uccelli del cielo».

In realtà nessuno si è mai venduto per fare il male agli occhi del Signore come Acab, perché sua moglie Gezabele l’aveva istigato. Commise molti abomini, seguendo gli idoli, come avevano fatto gli Amorrei, che il Signore aveva scacciato davanti agli Israeliti.

Quando sentì tali parole, Acab si stracciò le vesti, indossò un sacco sul suo corpo e digiunò; si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. La parola del Signore fu rivolta a Elia, il Tisbita: «Hai visto come Acab si è umiliato davanti a me? Poiché si è umiliato davanti a me, non farò venire la sciagura durante la sua vita; farò venire la sciagura sulla sua casa durante la vita di suo figlio» (1Re 21,1-29).

Gerusalemme non conosce il bene. Essa è una fonte di malvagità e di iniquità, di oppressione e di violenza e di conseguenza di dolori e piaghe.

MOVIMENTO APOSTOLICOCATECHESI


martedì 20 febbraio 2024

Sul prezzo della redenzione dovremmo riflettervi. Oggi viviamo in un tempo in cui i cardini della fede sono stati tutti dissolti. Nulla è rimasto della sua verità.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


5Su, allora, assaliamola di notte, distruggiamo i suoi palazzi!».

Ma anche questa speranza svanisce. Non c’è futuro per Gerusalemme. I suoi assalitori e devastatori decidono di assalirla di notte. Non intendono ritardare.

Su, allora, assaliamola di notte, distruggiamo i suoi palazzi! Per Gerusalemme è decretata la fine. Nessuna dilazione, nessuna speranza.

6Perché così dice il Signore degli eserciti: «Tagliate i suoi alberi, costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme: è una città sotto giudizio, in essa tutto è oppressione.

È come se il Signore fosse il grande stratega dell’esercito invasore. Ad esso detta le strategie per riuscire al meglio, anzi al sommo nell’impresa.

Perché così dice il Signore degli eserciti: Tagliate i suoi alberi, costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme. Volete occuparla, seguite questo piano.

Perché il Signore è dalla parte degli avversari? Perché Gerusalemme è una città sotto giudizio, in essa tutto è oppressione. Non c’è per essa altra salvezza.

Attualmente, in questo momento storico, la salvezza di Gerusalemme potrà venire solo dalla distruzione, dalla catastrofe, dall’esilio.

Se il Signore non si schierasse con i nemici della sua città, attesterebbe di non amarla. Invece ancora la ama, prepara per essa la distruzione.

La distruzione, la devastazione, l’esilio, la spada, la fame, la peste, sono il solo rimedio valido, certo, sicuro perché Gerusalemme si converta e torni al suo Dio.

Se il Signore non favorisse la distruzione della sua città, di certo non vorrebbe il suo bene. La conversione di Gerusalemme ha un costo altissimo.

Ma sempre la redenzione ha un costo altissimo. Per la salvezza del genere umano, Dio stesso nel suo Figlio non si è lasciato crocifiggere?

Sul prezzo della redenzione dovremmo riflettervi. Oggi viviamo in un tempo in cui i cardini della fede sono stati tutti dissolti. Nulla è rimasto della sua verità. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


martedì 16 gennaio 2024

Con il Signore basta un attimo per cambiare le sorti di un evento, una guerra. Non vi sono fatti e circostanze che il Signore non possa governare.


 

LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


Questo era successo al tempo del grande assedio di Samaria. In una notte il Signore aveva liberato la città da tutti i suoi nemici lasciando un ingente bottino.

I figli dei profeti dissero a Eliseo: «Ecco, l’ambiente in cui abitiamo presso di te è troppo stretto per noi. Andiamo fino al Giordano, prendiamo lì una trave ciascuno e costruiamoci lì un locale  dove abitare». Egli rispose: «Andate!». Uno disse: «Dégnati di venire anche tu con i tuoi servi». Egli rispose: «Verrò». E andò con loro. Giunti al Giordano, cominciarono a tagliare gli alberi. Ora, mentre uno abbatteva un tronco, il ferro della scure gli cadde nell’acqua. Egli gridò: «Oh, mio signore! Era stato preso in prestito!». L’uomo di Dio domandò: «Dov’è caduto?». Gli mostrò il posto. Eliseo allora tagliò un legno e lo gettò in quel punto e il ferro venne a galla. Disse: «Tiratelo su!». Quello stese la mano e lo prese.

Il re di Aram combatteva contro Israele, e in un consiglio con i suoi ufficiali disse che si sarebbe accampato in un certo luogo. L’uomo di Dio mandò a dire al re d’Israele: «Guàrdati dal passare per quel luogo, perché là stanno scendendo gli Aramei». Il re d’Israele fece spedizioni nel luogo indicatogli dall’uomo di Dio e riguardo al quale egli l’aveva ammonito, e là se ne stette in guardia, non una né due volte soltanto. Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: «Non mi potete indicare chi dei nostri è a favore del re d’Israele?». Uno degli ufficiali rispose: «No, o re, mio signore, ma Eliseo, profeta d’Israele, riferisce al re d’Israele le parole che tu dici nella tua camera da letto». Quegli disse: «Andate a scoprire dov’è costui; lo manderò a prendere». Gli fu riferito: «Ecco, sta a Dotan». Egli mandò là cavalli, carri e una schiera consistente; vi giunsero di notte e circondarono la città.

Il servitore dell’uomo di Dio si alzò presto e uscì. Ecco, una schiera circondava la città con cavalli e carri. Il suo servo gli disse: «Ohimè, mio signore! Come faremo?». Egli rispose: «Non temere, perché quelli che sono con noi sono più numerosi di quelli che sono con loro». Eliseo pregò così: «Signore, apri i suoi occhi perché veda». Il Signore aprì gli occhi del servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno a Eliseo.

Poi scesero verso di lui, ed Eliseo pregò il Signore dicendo: «Colpisci questa gente di cecità!». E il Signore li colpì di cecità secondo la parola di Eliseo. Disse loro Eliseo: «Non è questa la strada e non è questa la città. Seguitemi e io vi condurrò dall’uomo che cercate». Egli li condusse a Samaria. Quando entrarono in Samaria, Eliseo disse: «Signore, apri gli occhi di costoro perché vedano!». Il Signore aprì i loro occhi ed essi videro. Erano in mezzo a Samaria!

Quando li vide, il re d’Israele disse a Eliseo: «Li devo colpire, padre mio?». Egli rispose: «Non colpire! Sei forse solito colpire uno che hai fatto prigioniero con la tua spada e con il tuo arco? Piuttosto metti davanti a loro pane e acqua; mangino e bevano, poi se ne vadano dal loro signore». Si preparò per loro un grande pranzo. Dopo che ebbero mangiato e bevuto, li congedò ed essi se ne andarono dal loro signore. Le bande aramee non penetrarono più nella terra d’Israele.

Dopo tali cose Ben-Adàd, re di Aram, radunò tutto il suo esercito e venne ad assediare Samaria. Ci fu una grande carestia a Samaria; la strinsero d’assedio fino al punto che una testa d’asino si vendeva a ottanta sicli d’argento e un quarto di qab di guano di colomba a cinque sicli. Mentre il re d’Israele passava sulle mura, una donna gli gridò: «Salvami, o re, mio signore!». Rispose: «No, il Signore ti salvi! Come ti posso salvare io? Forse con il prodotto dell’aia o con quello del torchio?». Poi il re aggiunse: «Che hai?». Quella rispose: «Questa donna mi ha detto: “Dammi tuo figlio perché lo mangiamo oggi. Mio figlio ce lo mangeremo domani”. Abbiamo cotto mio figlio e lo abbiamo mangiato. Il giorno dopo io le ho detto: “Dammi tuo figlio perché lo mangiamo”, ma essa ha nascosto suo figlio». Quando udì le parole della donna, il re si stracciò le vesti e mentre egli passava sulle mura il popolo vide che di sotto, aderente al corpo, portava il sacco. Egli disse: «Dio mi faccia questo e anche di peggio, se oggi la testa di Eliseo, figlio di Safat, resterà su di lui».

Eliseo stava seduto in casa e con lui sedevano gli anziani. Il re si fece precedere da un uomo. Prima che il messaggero arrivasse da lui, egli disse agli anziani: «Vedete che quel figlio di assassino manda uno a tagliarmi la testa! State attenti: quando arriverà il messaggero, chiudete la porta; tenetelo fermo sulla porta. Non c’è forse il rumore dei piedi del suo signore dietro di lui?». Stava ancora parlando con loro, quando il re scese da lui e gli disse: «Ecco, questa è la sventura che viene dal Signore; che cosa posso ancora sperare dal Signore?» (2Re 6,1-33).

Ma Eliseo disse: «Ascoltate la parola del Signore! Così dice il Signore: “A quest’ora, domani, alla porta di Samaria un sea di farina costerà un siclo e anche due sea di orzo costeranno un siclo”». Ma lo scudiero, al cui braccio il re si appoggiava, rispose all’uomo di Dio: «Già, il Signore apre le cateratte in cielo! Avverrà mai una cosa simile?». Ed egli replicò: «Ecco, tu lo vedrai con i tuoi occhi, ma non ne mangerai».

c’erano quattro lebbrosi sulla soglia della porta. Essi dicevano fra di loro: «Perché stiamo seduti qui ad aspettare la morte? Se decidiamo di andare in città, in città c’è la carestia e vi moriremo. Se stiamo qui, moriremo. Ora, su, passiamo all’accampamento degli Aramei: se ci lasceranno in vita, vivremo; se ci faranno morire, moriremo». Si alzarono al crepuscolo per andare all’accampamento degli Aramei e giunsero fino al limite del loro accampamento. Ebbene, là non c’era nessuno. Il Signore aveva fatto udire nell’accampamento degli Aramei rumore di carri, rumore di cavalli e rumore di un grande esercito. Essi si erano detti l’un l’altro: «Ecco, il re d’Israele ha assoldato contro di noi i re degli Ittiti e i re dell’Egitto, per mandarli contro di noi». Alzatisi, erano fuggiti al crepuscolo, lasciando le loro tende, i loro cavalli e i loro asini e l’accampamento com’era; erano fuggiti per salvarsi la vita. Quei lebbrosi, giunti al limite dell’accampamento, entrarono in una tenda e, dopo aver mangiato e bevuto, portarono via argento, oro e vesti, che andarono a nascondere. Ritornati, entrarono in un’altra tenda; portarono via tutto e andarono a nasconderlo.

Ma poi si dissero l’un l’altro: «Non è giusto quello che facciamo; oggi è giorno di lieta notizia, mentre noi ce ne stiamo zitti. Se attendiamo fino alla luce del mattino, potrebbe sopraggiungerci un castigo. Andiamo ora, entriamo in città e annunciamolo alla reggia». Vi andarono; chiamarono i guardiani della città e riferirono loro: «Siamo andati nell’accampamento degli Aramei; ecco, non c’era nessuno né c’era voce umana, ma c’erano i cavalli legati e gli asini legati e le tende al loro posto». I guardiani allora gridarono e diedero la notizia all’interno della reggia.

Il re si alzò nella notte e disse ai suoi ufficiali: «Vi dirò quello che hanno fatto a noi gli Aramei. Sapendo che siamo affamati, sono usciti dall’accampamento per nascondersi in campagna, dicendo: “Appena usciranno dalla città, li prenderemo vivi e poi entreremo in città”». Uno dei suoi ufficiali rispose: «Si prendano cinque dei cavalli superstiti che sono rimasti in questa città – avverrà di loro come di tutta la moltitudine d’Israele rimasta in città, come di tutta la moltitudine d’Israele che è perita – e mandiamo a vedere». Presero allora due carri con i cavalli; il re li mandò sulle tracce dell’esercito degli Aramei, dicendo: «Andate a vedere». Andarono sulle loro tracce fino al Giordano; ecco, tutta la strada era piena di abiti e di oggetti che gli Aramei avevano gettato via nella loro fuga precipitosa. I messaggeri tornarono e riferirono al re.

Allora il popolo uscì e saccheggiò l’accampamento degli Aramei. Un sea di farina si vendette per un siclo, e due sea di orzo ugualmente per un siclo, secondo la parola del Signore. Il re aveva messo a guardia della porta lo scudiero, al cui braccio egli si appoggiava. Calpestato dalla folla presso la porta, quello morì come aveva detto l’uomo di Dio, quando aveva parlato al re che era sceso da lui. Avvenne come aveva detto l’uomo di Dio al re: «A quest’ora, domani, alla porta di Samaria due sea di orzo costeranno un siclo e anche un sea di farina costerà un siclo». Lo scudiero aveva risposto all’uomo di Dio: «Già, il Signore apre le cateratte in cielo! Avverrà mai una cosa simile?». E quegli aveva replicato: «Ecco, tu lo vedrai con i tuoi occhi, ma non ne mangerai». A lui capitò proprio questo: lo calpestò la folla alla porta ed egli morì (2Re 7,1-20).

Con il Signore basta un attimo per cambiare le sorti di un evento, una guerra. Non vi sono fatti e circostanze che il Signore non possa governare.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


venerdì 15 dicembre 2023

Il Signore invita tutti a mettersi in salvo.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA 

1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino, fuori di Gerusalemme. A Tekòa suonate il corno, innalzate segnali su Bet-Cherem, perché dal settentrione si affaccia una sventura e una grande rovina.

Il territorio della tribù di Beniamino era la porta di accesso per chi dal settentrione si dirigeva verso la Giudea e Gerusalemme.

L’esercito invasore sta arrivando. Da qui l’esortazione e l’invito: Mettetevi in salvo, figli di Beniamino, fuori di Gerusalemme. Gli invasori arrivano.

A Tekòa suonate il corno, innalzate i segnali su Bet-Cherem, perché dal settentrione si affaccia una sventura e una grande rovina.

Venendo gli invasori verso la Giudea e Gerusalemme di certo non avrebbero risparmiato il territorio di Beniamino. Il Signore invita tutti a mettersi in salvo.

È questo un atto di grande misericordia da parte del loro Dio. Chiede che tutta la tribù venga avvisata. Tekòa è la patria del profeta Amos.

2La bella e incantevole figlia di Sion io riduco al silenzio.

Ecco perché vengono gli invasori dal settentrione: per ridurre al silenzio la figlia di Sion, cioè Gerusalemme. Essa sarà devastata e distrutta.

La bella e incantevole figlia di Sion io riduco al silenzio. Gerusalemme era divenuta città adultera, traditrice e rinnegatrice del suo Dio.

Il Signore la riduce al silenzio, perché entri in se stessa, veda la sua colpa, chieda umilmente perdono, convertendosi e ritornando al suo Dio e Signore.

3Verso di essa muovono i pastori con le greggi; fissano le tende tutt’intorno, ognuno pascola la sua parte.

Gli eserciti invasori sono paragonati a dei pastori con le greggi. Le greggi hanno bisogno di pascoli, di erba. Gli invasori hanno bisogno di devastare.

Verso di essa muovono i pastori con le greggi. Fissano le tende tutt’intorno, ognuno pascola la sua parte. I pastori si dividono i campi da pascolare.

Gli eserciti invasori di dividono le case da saccheggiare, depredare, distruggere, le città da conquistare e devastare, gli uomini da portare in esilio.

Quando un gregge viene collocato su di un prato, tutto ciò che è verde viene divorato, annientato, consumato. Nulla resta della sua bellezza di prima.

4«Proclamate contro di essa la guerra santa; su, assaliamola in pieno giorno! Sventurati noi! Già il giorno declina, già si allungano le ombre della sera.

La guerra santa è guerra spietata, senza misericordia, commiserazione, viene applicata la legge dello sterminio, della totale distruzione.

Proclamate contro di essa una guerra santa. Su, assaliamola in pieno giorno! Sventurati noi! Già il giorno declina, già si allungano le ombre della sera.

Gerusalemme dovrà essere assalita. Quando? In pieno giorno. Al sentire questo grido di assalto, gli assediati si dichiarano sventurati.

Poi sembra sorgere un qualche barlume di speranza. Già il giorno, declina, già si allungano le ombre della sera. Abbiamo un altro giorno di vita.

Questa è la speranza che nasce nel cuore degli assediati. In un giorno tutto può accadere. In una notte può avvenire la salvezza. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


domenica 5 novembre 2023

Da custodi della verità di Dio si trasformano in custodi della parola di Satana. La menzogna è sempre da Satana. La verità è sempre da Dio.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


29Non dovrei forse punirli? Oracolo del Signore. Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi?

Può il Signore abbandonare il suo popolo alla deriva morale? Può lasciarlo navigare nel vasto mare dell’immoralità e della disonestà?

Non dovrei forse punirli? Oracolo del Signore. Di una nazione come questa non dovrei vendicarmi? Può il Signore abbandonare il suo popolo alle tenebre?

Il suo amore lo obbliga ad intervenire. Ma può intervenire solamente attraverso la distruzione, la devastazione, la deportazione, l’esilio.

È il solo modo perché il suo popolo possa giungere ad una vera conversione. Solo il Signore conosce le vie per la conversione di ciascun uomo.

30Cose spaventose e orribili avvengono nella terra:

Ancora una volta il Signore per mezzo del suo profeta rivela tutto il disastro spirituale nel quale versa il suo popolo.

Cose spaventose e orribili avvengono nella terra. La terra è quella del suo popolo. Queste cose spaventose e orribili avvengono nella terra santa.

31 I profeti profetizzano menzogna e i sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. Che cosa farete quando verrà la fine?

Ecco le cose spaventose e orribili che avvengono nella terra: i profeti profetizzano menzogna. Essi sono i custodi della verità di Dio.

Da custodi della verità di Dio si trasformano in custodi della parola di Satana. La menzogna è sempre da Satana. La verità è sempre da Dio.

I sacerdoti governano al loro cenno, e il mio popolo ne è contento. I sacerdoti sono i custodi della santità, della sacralità, della trascendenza di Dio.

Dalla sacralità, santità, trascendenza di Dio devono attingere ogni santità, sacralità, trascendenza dell’uomo. Invece sono i garanti della menzogna.

I profeti proferiscono menzogna e i sacerdoti danno il sigillo di verità, anziché gridare contro ogni loro falsità. Anzi spesso i sacerdoti soffocavano la verità.

Il profeta parlava e il sacerdote soffocava la sua Parola. Invitava a non parlare nel nome del Signore. Lo obbligava a tacere.

Ora il Signore chiede al suo popolo: che cosa farete quando verrà la fine? Di certo i falsi profeti aiuteranno e neanche i falsi sacerdoti daranno una mano.

Tutti i mali del popolo vengono dai sacerdoti. Essi sono i soli garanti della verità, della sacralità, della trascendenza, della Legge, della profezia del Signore.

Se il sacerdote è cieco, tutto il popolo è cieco. Senza la sua luce, tutto il mondo precipita nelle tenebre. Questa verità è eterna e immodificabile. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


mercoledì 11 ottobre 2023

Il popolo del Signore è immerso in una immoralità che spesso non si trova neanche presso i pagani. Esso vive in una tenebra quasi infinita.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


28Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male; non difendono la causa, non si curano della causa dell’orfano, non difendono i diritti dei poveri.

Il Signore rimprovera il suo popolo di oltrepassare gli stessi limiti del male. Vi è un limite anche nel male che mai va oltrepassato. Tutto ha un limite.

Sono grassi e pingui, oltrepassano i limiti del male. Non difendono la causa, non si curano della causa dell’orfano, non difendono i diritti dei poveri.

Quali sono i diritti degli orfani e dei poveri non difesi? Non viene data loro la parte del Signore. Ciò che è del Signore è dei poveri e degli orfani.

Ognuno deve lavorare, operare, impegnarsi personalmente perché venga dato loro ciò che appartiene ad essi. Ognuno deve essere profeta di questa verità.

Non è un obbligo di carità, ma un vero dovere di giustizia. La carità si fa con ciò che è nostro. La giustizia con ciò che è di Dio. Tutto è di Dio.

I limiti del male non solo solamente quelli della giustizia sociale, ma anche quelli legati ad ogni sfera della moralità secondo Dio.

Il popolo del Signore è immerso in una immoralità che spesso non si trova neanche presso i pagani. Esso vive in una tenebra quasi infinita.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


domenica 10 settembre 2023

Se i regni di questo mondo, avessero l’umiltà di chiedere al Signore il dono della saggezza per amministrare le loro ricchezze, la terra sarebbe un paradiso.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

Anche la sapiente amministrazione di un regno, di un popolo e delle sue ricchezze è dono della sapienza di Dio. Con la sapienza non vi è sperpero.

Amate la giustizia, voi giudici della terra, pensate al Signore con bontà d’animo e cercatelo con cuore semplice. Egli infatti si fa trovare da quelli che non lo mettono alla prova, e si manifesta a quelli che non diffidano di lui. I ragionamenti distorti separano da Dio; ma la potenza, messa alla prova, spiazza gli stolti.

La sapienza non entra in un’anima che compie il male né abita in un corpo oppresso dal peccato. Il santo spirito, che ammaestra, fugge ogni inganno, si tiene lontano dai discorsi insensati e viene scacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, e tuttavia non lascia impunito il bestemmiatore per i suoi discorsi, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti, conosce bene i suoi pensieri e ascolta ogni sua parola.

Lo spirito del Signore riempie la terra e, tenendo insieme ogni cosa, ne conosce la voce. Per questo non può nascondersi chi pronuncia cose ingiuste, né lo risparmierà la giustizia vendicatrice. Si indagherà infatti sui propositi dell’empio, il suono delle sue parole giungerà fino al Signore a condanna delle sue iniquità, perché un orecchio geloso ascolta ogni cosa, perfino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto.

Guardatevi dunque da inutili mormorazioni, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto; una bocca menzognera uccide l’anima. Non affannatevi a cercare la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.

La giustizia infatti è immortale. Ma gli empi invocano su di sé la morte con le opere e con le parole; ritenendola amica, si struggono per lei e con essa stringono un patto, perché sono degni di appartenerle (Sap 1,1-16). 

Se i regni di questo mondo, avessero l’umiltà di chiedere al Signore il dono della saggezza per amministrare le loro ricchezze, la terra sarebbe un paradiso.

Con la saggezza si potrebbero risparmiare milioni e milioni di miliardi da destinare ai poveri di questo mondo. Purtroppo si è senza saggezza.

Tutto viene sperperato, sciupato, dilapidato, buttato al macero, per stoltezza, insipienza, malvagità, cattiveria, superbia del cuore.

Cosa chiede il Signore? Di avere solo la sua parte. Qual è la parte che il Signore chiede perché venga data? Essa è semplice da definire.

Dopo aver pagato secondo il giusto l’operaio a tuo servizio, dopo aver pagato ogni altro debito, dopo aver usato per te ciò che è giusto, il resto è del Signore.

È del Signore e va dato ai poveri della terra. Se la parte del Signore non viene data ai poveri, il Signore non benedice e ritira la sua benedizione.

Questa regola vale per gli stati, le imprese, anche il più umile e modesto lavoratore. Anche Lui è obbligato, perché il capitale è del Signore.

La sua forza, intelligenza, salute, energia, abilità, viene dal Signore. Anche lui deve al Signore quanto gli supera. La ricchezza sorge per questo inganno.

Né a Dio né ai poveri della terra viene dato quanto supera. Si accumula ciò che è del Signore e dei poveri. Il Signore se ne dispiace e ritira la sua benedizione.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


sabato 12 agosto 2023

Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni. Perciò diventano grandi e ricchi. Con l’onesto lavoro mai ci si arricchisce.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

27Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni; perciò diventano grandi e ricchi.

Ora viene rivelata qual è la fonte della ricchezza: l’inganno. Si tratta dell’inganno tra il dare e l’avere, tra il giusto e l’ingiusto, tra il salario e il furto.

Come una gabbia piena di uccelli, così le loro case sono piene di inganni. Perciò diventano grandi e ricchi. Con l’onesto lavoro mai ci si arricchisce.

L’inganno non è solo verso l’uomo, è anche verso il Signore. Ogni lavoro è il frutto di un capitale e di intelligenza, saggezza, abilità delle mani dell’uomo.

Tutto questo capitale fatto di materia e di spirito, è dono del Signore. È Lui che mette a disposizione dell’uomo il suo capitale che è la terra.

Con la terra mette a disposizione dell’uomo tutta la sua vitalità e ogni ricchezza che si trova nel suo seno. È Lui che mette il sole e l’acqua.

È il Signore che mette anche l’intelligenza, la sapienza, l’ispirazione, lo spirito di innovazione e di invenzione, lo spirito dell’abilità e della destrezza.

Questa verità la troviamo, anche se solamente accennata nel Libro dell’Esodo, rivelata dal Signore al momento della costruzione della tenda del convegno.

Il Signore parlò a Mosè e gli disse: «Vedi, ho chiamato per nome Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda. L’ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per ideare progetti da realizzare in oro, argento e bronzo, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro. Ed ecco, gli ho dato per compagno Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan. Inoltre nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possano eseguire quanto ti ho comandato: la tenda del convegno, l’arca della Testimonianza, il propiziatorio sopra di essa e tutti gli accessori della tenda; la tavola con i suoi accessori, il candelabro puro con i suoi accessori, l’altare dell’incenso e l’altare degli olocausti con tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo; le vesti ornamentali, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio; l’olio dell’unzione e l’incenso aromatico per il santuario. Essi eseguiranno quanto ti ho ordinato» (Es 31,1-11). 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


domenica 30 luglio 2023

Quando un uomo fa male ad ogni altro uomo, è il segno dell’assenza di Dio nel suo cuore e nella sua mente. Chi teme Dio rispetta sempre l’uomo.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

26poiché tra il mio popolo si trovano malvagi, che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini.

L’idolatria è sempre la grande madre di ogni immoralità, malvagità, cattiveria. Non può un popolo idolatra non essere malvagio, immorale, cattivo.

Poiché tra il mio popolo si trovano malvagi, che spiano come cacciatori in agguato, pongono trappole per prendere uomini.

Come il cacciatore spia la selvaggina per poterla catturare, così i malvagi spiano uomini per poterli prendere con le loro trappole. Questa è la malvagità.

L’uomo è sacro per il Signore. Deve essere sacro per ogni altro uomo. Quando Dio è tolto dal cuore, anche l’uomo viene tolto dal cuore.

Prendere uomini significa ucciderli, sfruttarli, derubarli, violentarli, venderli. Il traffico umano è stato fiorente e non solo nell’antichità.

Quando un uomo fa male ad ogni altro uomo, è il segno dell’assenza di Dio nel suo cuore e nella sua mente. Chi teme Dio rispetta sempre l’uomo.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


domenica 25 giugno 2023

Le vostre iniquità hanno sconvolto quest’ordine e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere. Ecco il grande frutto del peccato: il disordine.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

25Le vostre iniquità hanno sconvolto quest’ordine e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;

Il Signore parla con chiarezza al suo popolo. La creazione vive di un ordine divino stupendo, sempre nel santo timore del suo Creatore, Signore, Dio.

Cosa fa il peccato dell’uomo? Sconvolge ogni ordine nella natura. Dio è obbligato a darle ordini contrari, perché l’uomo non gli obbedisce, non ascolta.

Per convincerci di questa verità è sufficiente leggere il primo ordine dato da Dio alla sua creazione e il secondo dopo il peccato.

L’ordine del Signore non dice solo l’ecologia del creato, ma anche di ogni essere vivente: animali, piante, uomini. L’ecologia è economia.

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.

Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».

E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.

Dio li benedisse e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».

Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno (Gen 1,1-31).

Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando.

Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.

Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.

Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate.

Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.

Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».

E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall’uomo è stata tolta».

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne.

Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna (Gen 2,1-25).

Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà».

All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: “Non devi mangiarne”, maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!».

L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì.

Poi il Signore Dio disse: «Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre!». Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all’albero della vita (Gen 3,1-24).

Dio ordinò a Noè: «Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali d’ogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».

Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall’arca.

Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: «Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.

 

Finché durerà la terra, seme e mèsse, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen 8,15-22).

Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra. Il timore e il terrore di voi sia in tutti gli animali della terra e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono dati in vostro potere. Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello.

Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo. E voi, siate fecondi e moltiplicatevi, siate numerosi sulla terra e dominatela».

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra» (Gen 9,1-11).

Le vostre iniquità hanno sconvolto quest’ordine e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere. Ecco il grande frutto del peccato: il disordine.

Terra e cielo, animali, piante, uomini con il peccato entrano in un grande disordine. L’ordine è vita. Il disordine è morte.

L’ecologia è vera se diviene economia. Ecologia ed economia sono vere se l’uomo si mantiene e si conserva nel timore del Signore.

L’uomo ateo, insipiente, stolto, che si sottrae al timore di Dio, che non ascolta il suo Creatore e Signore mai potrà creare vera ecologia.

Non sa neanche cosa sia l’ecologia, perché non conosce la vera economia di uomini, piante, cose. Ogni economia viene dal Signore.

Chi non conosce la propria economia potrà conoscere quella altrui? Potrà conoscere l’economia di animali e piante? Dell’uomo e della donna?

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


domenica 4 giugno 2023

Se il popolo non ritorna al suo Signore, per esso mai la creazione compirà la sua missione di vita. Essa non sarà con l’uomo perché l’uomo non è con Dio.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

24e non dicono in cuor loro: «Temiamo il Signore, nostro Dio, che dona la pioggia autunnale e quella primaverile a suo tempo, che custodisce per noi le settimane fissate per la messe».

Il popolo di Giuda e di Israele se ne va lontano dal Signore e non dicono in cuor loro: Torniamo al Signore, nostro Dio. Perché si deve tornare al Signore?

Perché Lui è il nostro Dio, che dona la pioggia autunnale e quella primaverile a suo tempo, che custodisce per noi le settimane fissate per la messe.

Ecco il motivo per cui si deve sempre ritornare al Signore. Perché solo Lui è il Dio della vita, il Dio della benedizione, il Dio della speranza.

La creazione obbedisce, teme il Signore, non obbedisce e non teme l’uomo. teme l’uomo e gli obbedisce quando l’uomo teme il Signore.

Se il popolo non ritorna al suo Signore, per esso mai la creazione compirà la sua missione di vita. Essa non sarà con l’uomo perché l’uomo non è con Dio.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


mercoledì 17 maggio 2023

Se l’uomo non ritorna nel timore del Signore, non ascolta la sua voce, sempre la sua ecologia sarà di morte, mai di vita.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA


23Questo popolo ha un cuore indocile e ribelle; si voltano indietro e se ne vanno,

Chi non teme il Signore? Solo il suo popolo. Chi non trema dinanzi alla sua profezia che minaccia distruzione e devastazione? Solo il suo popolo.

Questo popolo ha un cuore indocile e ribelle. Si voltano indietro e se ne vanno… Se ne vanno lontano dal Signore. Non vogliono ascoltare.

Il timore del Signore nasce dall’ascolto. Senza ascolto non vi è timore del Signore. Senza timore del Signore non c’è sapienza.

La sapienza di un uomo inizia con l’ascolto del Signore, con l’obbedienza alla sua Parola, così come fa ogni essere creato dell’universo.

Se un solo essere non obbedisse al Signore, non vivesse nel suo santo timore, non ascoltasse i suoi ordini, la creazione non potrebbe sussistere.

Senza timore del Signore essa collasserebbe in pochi secondi. Tutto nell’universo di Dio è dal timore del Signore.

Qual è la stoltezza dell’uomo? Quella di essere uscito lui dal timore del Signore e quella di far uscire dal santo timore di Dio animali e ogni altra cosa.

Se l’uomo non ritorna nel timore del Signore, non ascolta la sua voce, sempre la sua ecologia sarà di morte, mai di vita.

Sarà di morte perché costringerà, così come sta facendo, tutta la creazione a non obbedire più al Signore, ma ad obbedire al suo peccato.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI


martedì 25 aprile 2023

Quando Israele non teme più il Signore, Egli è obbligato a ricorrere al tremore. Cosa è il tremore? È la potente correzione del Signore per la conversione.

 


LIBRO DEL PROFETA GEREMIA

22Non mi temerete? Oracolo del Signore. Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare, limite perenne che non varcherà? Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano ma non l’oltrepassano».

Il Signore vuole essere temuto. Vuole che dinanzi alla sua parola di minaccia si temi anche. Lui è l’Onnipotente Signore che tutto può. Niente gli è impossibile.

Non mi temerete? Oracolo del Signore. Non tremerete dinanzi a me, che ho posto la sabbia per confine al mare, limite perenne che non varcherà?

Se il Signore è capace di governare anche il mare e le sue onde selvagge e tutta la sua grande potenza, vi è qualcosa che Lui non possa fare?

Le sue onde si agitano ma non prevalgono, rumoreggiano ma non l‘oltrepassano. Veramente ogni ordine del Signore è rispettato.

Solo il suo popolo pensa che il Signore dica e non attui, prometta e non realizzi, profetizzi e non compia. Ma questa è altissima stoltezza e insipienza.

Israele deve temere il Signore come lo teme il mare. Il mare lo teme obbedendo ad ogni suo comando. Deve anche tremare se non lo teme.

Perché deve tremare se non teme il Signore? Perché il Signore sarà obbligato a portarlo all’obbedienza, a ricondurlo nel suo santo timore.

Questo argomento dell’obbedienza della creazione al suo Creatore è argomento di rivelazione e di verità anche nel Libro di Giobbe.

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: «Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante? 3Cingiti i fianchi come un prode: io t’interrogherò e tu mi istruirai!

Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la corda per misurare? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e acclamavano tutti i figli di Dio?

Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?

Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi, ed essa prenda forma come creta premuta da sigillo e si tinga come un vestito, e sia negata ai malvagi la loro luce e sia spezzato il braccio che si alza a colpire?

Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato? Ti sono state svelate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra tenebrosa? Hai tu considerato quanto si estende la terra? Dillo, se sai tutto questo!

Qual è la strada dove abita la luce e dove dimorano le tenebre, perché tu le possa ricondurre dentro i loro confini e sappia insegnare loro la via di casa?

Certo, tu lo sai, perché allora eri già nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande!

Sei mai giunto fino ai depositi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, che io riserbo per l’ora della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia? Per quali vie si diffonde la luce, da dove il vento d’oriente invade la terra?

Chi ha scavato canali agli acquazzoni e una via al lampo tonante, per far piovere anche sopra una terra spopolata, su un deserto dove non abita nessuno, per dissetare regioni desolate e squallide e far sbocciare germogli verdeggianti?

Ha forse un padre la pioggia? O chi fa nascere le gocce della rugiada? Dal qual grembo esce il ghiaccio e la brina del cielo chi la genera, quando come pietra le acque si induriscono e la faccia dell’abisso si raggela?

Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi o sciogliere i vincoli di Orione? Puoi tu far spuntare a suo tempo le costellazioni o guidare l’Orsa insieme con i suoi figli?

Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? Puoi tu alzare la voce fino alle nubi per farti inondare da una massa d’acqua? Scagli tu i fulmini ed essi partono dicendoti: “Eccoci!”?

Chi mai ha elargito all’ibis la sapienza o chi ha dato al gallo intelligenza? Chi mai è in grado di contare con esattezza le nubi e chi può riversare gli otri del cielo, quando la polvere del suolo diventa fango e le zolle si attaccano insieme?

Sei forse tu che vai a caccia di preda per la leonessa e sazi la fame dei leoncelli, quando sono accovacciati nelle tane o stanno in agguato nei nascondigli?

Chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso Dio e vagano qua e là per mancanza di cibo? (Gb 38,1-41).

Il mare teme il Signore. Obbedisce ad ogni comando. Tutta la creazione teme il Signore. Ascolta ogni suo ordine. Israele deve imparare a temere il Signore.

Quando Israele non teme più il Signore, Egli è obbligato a ricorrere al tremore. Cosa è il tremore? È la potente correzione del Signore per la conversione.

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI