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venerdì 3 dicembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 


DUE ANNESSI


1 - Fernand Crombette e profezie recenti. 
 
Sembra, ascoltando le ultime notizie, che l’Umanità voglia rifare il Peccato originale in maniera collettiva. La liberalizzazione della clonazione  umana 145 è una trasgressione suprema. Sorpassa in gravità il Peccato  originale (e anche quello della Crocifissione di Cristo), ma le nazioni e gli  uomini fanno finta di ignorare la gravità di questo peccato. 
 
Il versetto 12 del cap. 17 del Vangelo di S. Giovanni si legge così: 
“Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato, e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura”; ma secondo Fernand Crombette,  inventore della traduzione trans-letteraria, 146 questo stesso versetto si legge  così: “Io, il Figlio, vi ho ricevuti nel mio cuore e vi ho affidati a Dio stesso,  tranne il figlio della perdizione e della dissoluzione che si reclama dal male  perché lui stesso è la personificazione del male. A questo male gli scienziati  daranno forma e carne per mutazione e trasformazione. Questo accadrà alla  fine dei tempi, quando lui (il figlio della perdizione, ndr) verrà e sarà con gli  uomini."   

Applicando agli altri testi escatologici della Bibbia le regole di  traduzione inventate da Crombette uno si accorge che in certi casi tale  traduzione fa venire la pelle d’oca. Per esempio, la traduzione trans- letteraria del passo di Dn 9, 26-27 realizzata da Alain Fournier con il metodo  di Crombette produce il testo seguente: 

Dn 9, 26: “In quei giorni la scienza si imporrà e vincerà lo spirituale  cominciando con gli aborti. Toccando alla vita, gli scienziati raggiungeranno l’anima creata da Dio. Il diavolo condurrà il mondo verso la corruzione e la  morte.” 
Dn 9, 27: “ In quei giorni il diavolo, tramite la sua intelligenza malefica e il suo spirito infedele, radunerà degli individui. Gli scienziati creeranno dei feti  con dei semi e con delle particelle (cellule, ndr) inanimate che essi riusciranno ad animare; ma come potranno essi creare un’anima? Il loro sapere teorico non potrà rivaleggiare con l’Amore e la Scienza di Dio. Prima della fine dei  tempi, il maligno, l’usurpatore di Dio, lavorerà per far nascere carnalmente  l’abominazione peggiore: la negazione del principio della concezione- procreazione desiderata da Dio, una fabbricazione di copie umane ottenute  usando semi e particelle fabbricate in sostituzione della femminilità (l’ovulo 
madre?, ndr) e dell’innocenza (ovulo fecondato? ndr) e seguite da mutazioni scientifiche”. 
 
Il lavoro di traduzione di Alain Fournier si è progressivamente affinato.  Alain Fournier si è reso conto, recentemente, che la radice copta che nella traduzione dà la parola “particella” (cioè “cellula”, ndr), è associata a una parola copta che significa molto freddo. Il passo precedente potrebbe  dunque essere tradotto nel modo seguente: 
 
Dn 9, 27: “In quei giorni il diavolo, tramite la sua intelligenza malefica e il suo spirito infedele, radunerà degli individui. Gli scienziati creeranno dei feti  con dei semi e con delle cellule congelate inanimate che essi riusciranno ad animare; ma come potranno essi creare un’anima? Il loro sapere teorico non  potrà rivaleggiare con l’Amore e la Scienza di Dio. Prima della fine dei tempi, il  maligno, l’usurpatore di Dio, lavorerà per far nascere carnalmente  l’abominazione peggiore: la negazione del principio della concezioneprocreazione desiderata da Dio, una fabbricazione di copie umane ottenute  usando semi e cellule congelate fabbricate in sostituzione della femminilità (l’ovulo madre?ndr) e dell’innocenza (ovulo fecondato? ndr) e seguite da mutazioni scientifiche”. 


2 - Fernand Crombette e calendario copto. 

È vero che il calendario copto potrebbe rispondere alle domande che i  lettori dei Profeti cristiani contemporanei continuano a farsi su certe  corrispondenze cronologiche che apparentemente non coincidono le une con  le altre? 

L’uomo ha utilizzato successivamente tre calendari: 

1) Il calendario copto. 147 (È il più antico e venerabile calendario cristiano. L’abbandonarlo è forse stato un errore).  
2) Il calendario giuliano. (Nel tentativo di adattare il calendario copto all’era cristiana, il monaco Denys le Petit avrebbe commesso un errore di  calcolo di alcuni anni. Ciò è accaduto nell’anno 532). 
3) Il calendario gregoriano. (Nel 1582 il Papa Gregorio XIII ha modificato  il calendario giuliano di 11 giorni, e il nuovo calendario ha preso il nome di  calendario gregoriano). 
 
–► Se noi paragoniamo le date del calendario copto con quelle del  nostro calendario di oggi (gregoriano) scopriamo che il 1 gennaio 2001 del 
calendario copto corrisponde all’ 11 settembre 2008 del calendario nostro di oggi. Sette anni esatti separano l’ 11 settembre 2001 dall’ 11 settembre 2008.  

–► La data dell’ 8 marzo 2005 è quella che ha visto apparire all’ONU la  formula che fa finta di proibire le clonazioni umane. (Non ci sono penalità 
per i trasgressori, come nella legge francese dell’ 8 agosto 2004). Tra questa  data e quella dell’ 11 settembre 2008 ci sono 1.290 giorni (42 mesi).  

Ecco un passo del Profeta Daniele (Dn 12, 11) tradotto da Alain Fournier col metodo di Fernand Crombette:  

«In questi tempi in cui il peccato invaderà il linguaggio svuotandolo del  suo significato, e invaderà il mondo degli ignoranti, il Sacrificio del Figlio di Dio  e del Verbo incarnato non sarà più celebrato. L’iniquità si sarà sparsa nelle comunità, e i riti non saranno più celebrati. Questo tempo di caduta morale e d’inquietudine durerà più di 1.000 giorni, e accadrà alla fine dei primi 6.000  anni di vita." 148  

Se le informazioni ottenute con l’aiuto del metodo di traduzione di Crombette sono vere quanto sembrano, faccia il lettore i suoi propri calcoli, e  tiri le sue proprie conclusioni. 


domenica 28 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 

L’arancia. 

Nella cucina di casa mia stavo mangiando un’ottima arancia, un po’ in fretta, e il Signore mi ha detto: 

– Tu l’arancia, ed Io te.  

I pensieri che mi hanno attraversato lo spirito sono: mangiare,  consumare, mangiare per sussistere, mangiare perché la vita non si estingua, non muoia d’inanizione, ecc... Poi ho detto:  

–  “Signore, che cosa significa quel che mi dite, che Voi mi mangiate come io mangio l’arancia?” 

– Sì. D’altronde lo sapevi. Questa nozione già esisteva nel fondo del tuo cuore. Te ne sei mai accorto?  

– Credo di sì... per intuito, ma ora la cosa mi appare più chiara, più  evidente, come se qualcuno le avesse tolto quel velo mezzo trasparente che la  copriva. Vedo il concetto molto più chiaramente di prima, e lo potrei anche descrivere per le persone che s’interessano a queste cose. Il concetto è questo:  1) Il Regno vegetale si nutre a mezzo il Regno minerale, e ciò gli permette di sussistere. 

2) Il Regno animale si nutre a mezzo il Regno vegetale, e ciò gli permette di sussistere. 

3) L’uomo si nutre a mezzo il Regno animale, vegetale, e minerale, e ciò  gli permette di sussistere fisicamente, ma siccome non si nutre solo di cibo materiale, perché oltre al corpo ha pure un’anima spirituale, per sussistere  spiritualmente l’uomo ha bisogno anche di cibo spirituale. E come i sensi gli  dicono quale cibo materiale scegliere e quale scartare, così la coscienza gli dice  quale cibo spirituale scegliere e quale scartare. Il cibo infernale non è buono perché produce ribellione alla Legge d’amore, ma il cibo celeste è buono perché produce docilità alla Legge d’amore, che è divina.  

Signore, Voi mi avete detto che mi mangiate come poco fa io mangiavo l’arancia. So che nell’Eucaristia noi ci nutriamo di Voi, ma quel che mi state dicendo significa il contrario, e cioè che pure Voi vi nutrite di noi. E che cosa significa, che pure Voi mi mangiate come anch’io vi mangio nell’Eucaristia? E come fate?   

– In senso spirituale. 

– Mangiarmi in senso spirituale? E come fate per mangiarmi in senso spirituale?  

– “Mangio” il tuo amore, mi nutro di esso, ed è come nutrirmi di te. 

L’amore umano mi nutre, ma deve essere sincero, allora lo trovo delizioso. Lo  mangio, quindi lo assimilo, cioè lo trasformo in Me stesso che sono l’amore in  assoluto. Quando mi nutro di te (è vero, è un po’ come tu fai con Me nell’Eucaristia), tu accetti di morire a te stesso per diventare Me, divino in Me,  divino come Me. Per esempio, l’arancia che mangi va nel tuo sangue, e per fare questo muore; cessa di essere se stessa per diventare parte di te; muore a se  stessa per riprendere vita in te. Come l’arancia diventa parte di te in senso materiale, così tu diventi parte di Me in senso spirituale se mi offri il tuo amore come nutrimento. Io lo “mangio”, lo assimilo come tu mangi e assimili l’arancia; ma attenzione, se vuoi che mi senta bene, senza “problemi di stomaco” nè  “mal di ventre”, l’amore che mi offri deve essere puro, libero dagli inquinamenti terreni che sono gli interessi materiali. Gli interessi materiali  sono come i pesticidi. Se uno ne mette troppi, e di continuo, ne risulta per forza un inquinamento. I “pesticidi” non devono prevalere sull’arancia, altrimenti essa non è più mangiabile.  

– Caspiterina, come faccio a ripetere queste cose? Chi è in grado di  capirle? Mi guarderanno con occhi stralunati. Mi crederanno mezzo “suonato”. 

Come faccio a parlare di cose del genere?  

– Quando sarà il momento, parlerai come ti viene. Farai come ho fatto Io quando ho parlato dell’Eucaristia prima che fosse istituita. 144 Non tutti  capiranno, ma qualcuno capirà, stai pure tranquillo che qualcuno capirà.  

– Bene. Se così è, farò come mi suggerite di fare.  

– Ti saluto Johannes.  

– Vi saluto Signore. 

Parvulis

martedì 23 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 

La Centrale elettrica. 

Il momento è venuto, credo, di raccontare l’esperienza che ho vissuto qualche anno fa a proposito della Santissima Trinità, e più particolarmente a proposito dello Spirito Santo nella Santissima Trinità. Ho l’impressione che in detta circostanza il Buon Dio 136 ha voluto concedermi una grazia speciale, e che adesso vuole fare la stessa cosa con chi mi ascolta. 

Stavo “pregando”, così almeno avrebbe dovuto essere, ma anziché pregare mi lamentavo. Con chi? Con Dio. Dicevo all’eterno Padre che mi sentivo “stanco” del mistero della Santissima Trinità (!) soprattutto a causa dello Spirito Santo. Da anni mi sforzavo di trovare un simbolo, un qualcosa che mi aiutasse a visualizzare lo Spirito Santo in modo un po’ conveniente, ma nulla di nulla, nessun risultato. Questo mi demoralizzava, e volevo che la cosa si sapesse anche in Cielo, soprattutto in Cielo. 

Conoscendo la vita di Gesù mi dichiaravo soddisfatto dell’immagine di Dio Figlio, che è Gesù. Mi dichiaravo soddisfatto anche dell’immagine di Dio Padre, perché avevo fatto in tempo a conoscere mio papà prima che morisse, e mi era facile trovare in lui un punto di riferimento visivo. Ma lo Spirito Santo mi era sempre apparso, e continuava ad apparirmi, come un qualcosa di campato in aria. Fin da piccolo avevo tentato di rappresentarmi in modo convincente questa terza Persona trinitaria, ma senza nessun risultato. La figura della colomba e quella del vento mi avevano lasciato sempre indifferente. 137 Io volevo capire la natura dello Spirito Santo tramite qualcosa di convincente per me, soddisfacente per me, non per gli altri. Questo mio desiderio era sempre rimasto inappagato, il che mi rendeva scontento. 

Arriva il giorno scelto da Dio. Mentre sto pregando tutto solo, mi accorgo che non sono per nulla solo, ma che attorno a me e di fronte a me c’è una grande Presenza. È Gesù. Passata la sorpresa realizzo che la situazione è piuttosto favorevole a uno scambio d’idee tra me e Lui, che secondo me dovrebbe saper risolvere tutti i problemi, compreso il mio, che è quello relativo allo Spirito Santo, alla sua rappresentatività concreta. 

Gli metto Istintivamente carte in tavola, proprio come si fa con una persona fidata. Denuncio quella che secondo me è una lacuna inspiegabile. Mentre sto ancora parlando mi appare una grandissima centrale idroelettrica. Me la trovo davanti alla mente. Non la vedo con gli occhi, ma la vedo comunque, e una voce immateriale mi dice: 

– Ecco un’immagine che per te, e tanti altri, può rappresentare Dio Padre. 

Contemplo per un istante la bellezza grandiosa della centrale, e girando poi lo sguardo sui fili che formano la rete di distribuzione dell’energia prodotta dalla centrale, mi accorgo che essi formano un complesso vastissimo. Dapprima vedo i fili di alta tensione, e poi anche quelli di bassa tensione, che penetrano nelle case, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle chiese, ovunque è necessaria la vita. 

– La rete di distribuzione, la vedi? Essa rappresenta Me, che sono Dio Figlio. Porto l’Energia divina dove c’è bisogno di far sorgere la vita. E adesso, capisci chi è lo Spirito Santo, e dove si trova? Vuoi ancora “vederlo”? 

Rispondo, mezzo imbarazzato: 

– Nnn... no. Non ne ho più bisogno. Adesso so chi è lo Spirito Santo, e il posto che occupa nella Santissima Trinità. Lo Spirito Santo è nei fili. Lui è come l’elettricità che passa nei fili, e l’elettricità non si vede. Si possono vedere solo i fili che la trasportano. Ne vedo tanti, tantissimi, che vanno in tutte le direzioni. 

In pochi secondi capisco ciò che per anni mi ero sforzato di capire da solo senza mai riuscirvi. Vedo che i fili, partendo dalla centrale, si allontanano a perdita d’occhio nelle quattro direzioni, sostenuti dai piloni d’alta tensione che si susseguono a distanza regolare. Ovunque l’uomo vuole portare la vita, quei fili elettrici la trasportano. Essi rappresentano il Verbo, e la centrale prefigura Dio Padre, e lo Spirito Santo è come la corrente elettrica che procede dal Padre (la centrale) e dal Figlio (la rete di distribuzione). Grazie alla rete di distribuzione che in questo caso rappresenta Gesù, incarnazione del Verbo di Dio (che è il Figlio, ovverossia la seconda Persona della Santissima Trinità), la santissima Energia dello Spirito Santo è trasportata ovunque c’è bisogno di luce, di vita, e di calore in senso spirituale. Mi accorgo che la Centrale, la Rete distributiva, e l’Elettricità, pur essendo tre cose distinte, formano in pratica un solo ed unico sistema, un po’ all’immagine della Santissima Trinità che in fin dei conti forma un solo ed unico Dio. Non è possibile per me contemplare una sola parte del sistema che ho davanti senza includere anche le altre due. 138 Molte cose che prima mi sembravano vaghe, o fuori portata, dopo questa bella esperienza mi diventano chiare, evidenti, perfettamente accessibili. Rimango a bocca aperta, poi mi sveglio e dico: 

– Signore, se tuttavia qualcuno insistesse per “vedere” lo Spirito Santo, e lo facesse con buona volontà, lo potreste accontentare mostrandogli il risultato finale prodotto dall’elettricità all’estremità del filo. Per esempio, una lampadina che si accende e che con la sua luce rischiara la stanza dove si trova, lo fa grazie all’elettricità che le arriva dal filo; uno scaldabagno elettrico che si mette in funzione, esso pure riscalda l’acqua del bagno grazie all’elettricità; i motori elettrici che fanno funzionare le lavatrici, le macchine per cucire, i ventilatori, e tante altre macchine e macchinette che formano la famiglia degli elettrodomestici, si mettono tutti in movimento grazie all’elettricità … Che ve ne pare?

Mentre dico queste cose realizzo che l’elettricità è effettivamente in grado di generare per noi tre forme di vita, che sono: luce, calore, e movimento.

 1) Luce (lampadine elettriche), 2) Calore (radiatori elettrici, o all’inverso, apparecchi per aria condizionata), 3) Movimento (motori elettrici). 

Poi il Signore mi mostra delle figure che mi fanno capire tutto ciò che la mia mente si sforzava di capire da anni. Mi giunge anche l’eco di alcune parole latine che fanno parte di una bella preghiera allo Spirito Santo: “Lux beatissima... Dulce refrigerium...” 139 Odo la voce di una radio che parla e diffonde notizie e musica, poi vedo un televisore che si accende e offre immagini e messaggi di tutte le qualità. Ascolto, guardo, penso. Infine dico: 

– Signore, nel passato tutto funzionava a mano, o con i pedali, ora invece è tutto cambiato. L’elettricità ha creato una vera rivoluzione, ma non solo nel bene; lo ha creato anche nel male; soprattutto nel male. Per esempio, quel televisore lì ... Guardate … il male che fa supera il bene, e lo stesso vale per la radio. 

– Lo so, Johannes, ma anche se tutte le forme di energia appartengono a Noi che le abbiamo create, l’Avversario riesce a servirsene, soprattutto quando è l’uomo che lo invita. Le forze della natura creata sono state concepite tutte da Noi Tre per il benessere vostro, dell’uomo, ma l’uomo, a cui abbiamo voluto concedere tutta la libertà, se ne può servire sia per il bene che per il male. L’uomo possiede il libero arbitrio, 140 e se decide di chiedere aiuto all’Avversario anziché chiederlo a Noi, le cose create per il vostro benessere vi creano sofferenza, e le energie create per offrirvi la vita, vi danno la morte. Chi abusa delle cose buone, le rende per sè cattive. Per esempio, una persona che invoca su di sè l’effusione dello Spirito Santo, è come se volesse introdurre “l’elettricità” in casa propria. Se l’Avversario non è stato escluso in modo radicale da quella “casa”, l’anima della persona, la persona stessa, al posto dei benefìci normalmente connessi con l’arrivo dell’Energia divina corre il rischio di avere dei cortocircuiti impressionanti. L’Avversario vi prepara tranelli e cortocircuiti d’ogni specie là dove si nasconde perché voi gli date spazio. Lo fa in modo occulto, cioè di nascosto, senza che ve ne accorgiate, e i cortocircuiti che lui vi prepara finiscono per crearvi problemi di salute, sia spirituali che fisici. Per evitare questi inconvenienti bisognerebbe che l’Avversario fosse escluso del tutto dall’anima di una persona, e anche dal territorio circostante. Rileggete il Vangelo. 141

Una lezione come questa mi sembra preziosa. Passano anni, e un bel giorno leggo sui giornali che a Toronto, e altrove, avvengono raduni “carismatici” pieni di stranezze. Chiedo al Signore: 

– Signore, cosa c’è di buono in questi raduni? Sono raduni che alcuni si permettono di definire “carismatici”, e altri chiamano “Santo ridere”… Che cosa offrono di buono? A me sembra che non offrano nulla di buono. Con la scusa dello Spirito Santo la gente fa stramberie di ogni genere. È forse questo un esempio d’energia rubata dal quel famoso “ladro” di cui discutevamo assieme qualche anno fa? 

– Purtroppo, purtroppo ... Cambiando un po’ discorso, costato con piacere che il tempo non ha cancellato in te il ricordo di quelle immagini che ti avevo concesso. Le ricordi bene, con tutti i dettagli. 

– Certo! Non è possibile che le dimentichi. Non ho mai ricevuto immagini più eloquenti. L’esempio della centrale elettrica, mi ha aiutato moltissimo, per quel che è possibile umanamente, a capire il mistero della Santissima Trinità, e il ruolo dello Spirito Santo! 

– Allora ascoltami. Voglio che tu sappia, che voi tutti sappiate (voi che vi sforzate di essere fedeli a Dio prestando orecchio a quello che il Cielo vi comunica in questi tempi) che la rivoluzione che un secolo fa si è prodotta sulla terra con la venuta dell’elettricità, è un esempio concreto di quello che fra poco si produrrà sulla terra in campo spirituale con la venuta dello Spirito Santo. Attenzione! Per ricevere con profitto lo Spirito Santo, ricchezza enorme d’energia spirituale e fisica, la Terra ha bisogno di essere tutta purificata. So che tu chiedi al Padre di mandare lo Spirito Santo a rinnovare la faccia della terra. Sappi che se queste nuove ricchezze, facoltà, energie, libertà (tutti i doni dello Spirito Santo) fossero concesse all’umanità attuale senza una preparazione adeguata, che la ripari e la purifichi, ciò non le servirebbe a nulla. In altre parole: oggi sulla terra esistono tantissime persone che favoriscono i loro interessi anziché i nostri, che cercano la loro gloria anziché la nostra, che promuovono il loro ordine anziché il nostro. Presso tali persone le nuove ricchezze, libertà, energie e poteri che lo Spirito Santo porta con sè sarebbero tutti sprecati; peggio, sarebbero investiti nel male anziché nel bene. Con la Purificazione invece non ci saranno inconvenienti di alcun genere. 

Capisco che gli incendi che scoppiano nelle case sono un’immagine adeguata di quelli che si producono nelle anime quando queste si lasciano possedere da Satana. Sornione com’è, questi prepara in loro di nascosto sabotaggi e cortocircuiti d’ogni genere. Certe anime si vendono ufficialmente al diavolo in cambio di onori terreni e ricchezze materiali. Gli spalancano la porta con attività malvagie d’ogni genere, comprese le messe nere. 142

A questo punto il Signore mi lascia intravedere i sabotaggi che in questi tempi Satana e i suoi accoliti preparano sulla terra, la nostra casa comune. Nonostante tutto rimango fiducioso che il Signore si servirà delle suddette catastrofi per far trionfare il bene. Terminata la Purificazione, il piccolo gregge che sarà rimasto vivrà una vita armoniosa e felice, degna del primo Paradiso terrestre. 

Termino dicendo: Grazie Signore per le grandi ricchezze che nell’Era nuova trasmetterete all’umanità rigenerata. 143 

Parvulis

sabato 20 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 

Gli atleti nello stadio.  

“Non giudicare, e non sarai giudicato”, è una frase che Gesù, nostro  Redentore, ci ha lasciato in eredità. Ciò significa che per piacere a Dio  dobbiamo astenerci dal giudicare il nostro prossimo.  

Ero bambino, e questa frase mi appariva come traballante. Il motivo  che mi impediva di accettarla ad occhi chiusi era il seguente: se Dio Padre ci ha dato il senno, ce l’ha sicuramente dato per un motivo. Qual è il motivo se non quello di permetterci di giudicare ciò che è bene e ciò che è male? Per  me era importante sapere chi dei miei compagni di scuola era buono, e chi  cattivo, e mi sembrava che in questo campo le mie esigenze erano quelle di  tutti. Ma nello stesso tempo la mia coscienza rifiutava di ammettere che Dio  si fosse sbagliato, anche di poco, e tutta questa faccenda creava in me un  certo sconforto. Il dilemma durava da qualche tempo quando un bel giorno  mi sento improvvisamente piazzato, ma in modo immaginario, al di sopra di  un grande campo sportivo coperto di erbetta verde e circondato da una bella  pista in terra battuta. Su questa pista ci sono diversi atleti che corrono nella  speranza di vincere un premio arrivando primi al traguardo finale. Hanno già  fatto parecchi giri di pista, ma per terminare la corsa essi devono farne  ancora uno o due. Il mio sguardo si ferma su di un corridore isolato che  sembrava precedere tutti gli altri. Ha un anticipo molto consistente, il che mi spinge a dire al mio Interlocutore nascosto, l’unico che al momento è in grado di udirmi:  

– «Il vincitore è sicuramente lui. Non vedo in che modo i suoi compagni lo possano ancora raggiungere."  

Risposta: 

– «Ti sbagli. Il suo anticipo è solo apparente. Ha due giri di ritardo sulla  maggioranza dei suoi compagni di gara. Colui che adesso è in cima alla  graduatoria si trova in mezzo al drappello principale. Io so chi è, ma non è  necessario che anche tu lo sappia. Ti dirò una sola cosa: non tutti questi  corridori hanno iniziato la corsa allo stesso momento, e non tutti sono partiti  dalla stessa linea. Non ti è possibile quindi portare un giudizio sulle loro reali qualità sportive. Per poterlo fare dovresti conoscere i dati iniziali, che tu  però non conosci. Io solo li conosco.» 

– «Bella faccenda... E come faremo adesso per sapere chi è il primo, il secondo, il terzo, l’ultimo della squadra?»  

– «Per l’appunto! Ed è proprio qui che ti aspettavo. Ascolta. Io non voglio  che nel tempo della vostra vita terrena sappiate chi di voi è primo, secondo, terzo, oppure ultimo, perché la “gara” che ti ho appena mostrato non è cosa  che riguarda il rapporto che c’è tra di voi, ma solo quello che c’è tra Me e voi.  Se proprio Io ho variato le linee e i tempi di partenza, è per evitare che vi giudichiate gli uni con gli altri dicendo: “il migliore sono io”, oppure “lui è il  peggiore di tutti”. Le linee e i tempi di partenza rappresentano i talenti che accordo a ognuno di voi all’inizio della sua esistenza. Io sono l’unico che sa con quanto ritardo o con quanto anticipo ognuno di voi inizia la sua corsa  terrena. Questo ti spiega il motivo per cui i conti veri li posso fare soltanto Io. È  ovvio che sarò più esigente con chi avrà ricevuto di più, e meno con chi avrà  ricevuto di meno. 

Ho altro da dirti, e lo farò tramite un esempio. Colui che voi chiamate “Buon Ladrone”, cioè Disma, si è convertito un istante prima di morire. Se a giudicarlo foste stati voi, me lo avreste giudicato e condannato centinaia di volte, e tutte prima dell’ora. Io voglio che tutti gli uomini possano sperare nella  Salvezza eterna fino all’ultimo respiro, ragion per cui il diritto di giudicare è mio, soltanto mio. Guai a chi giudica per condannare o assolvere al posto mio. 

Ciò non deve accadere. Quindi l’espressione “non giudicare” non è per  spingerti a mettere da parte l’uso del senno che ti permette di distinguere il  vero dal falso, il bene dal male. La sua ragion d’essere è per avvertirti di non  condannare chi sembra cattivo, ma forse non lo è, o dichiarare santo chi  sembra santo, ma forse non lo è. Nessuno di voi è in grado di scrutare il fondo  dei cuori come Io solo posso fare, per cui astenetevi dal farlo."  

L’insegnamento di questa visione potrebbe essere riassunto così: 

L’uomo ha diritto di giudicare un’azione, ma non ha diritto di giudicare una persona (nel senso di condannarla o assolverla). Giudicare una persona spetta soltanto a Dio. Se Dio ci fa dono del “senno”, cioè della ragione, è per  darci la possibilità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, non per  spingerci a misurare il grado di colpevolezza di chi sembra cattivo e forse  non lo è, o il grado di santità di chi sembra santo e forse non lo è. 

Parvulis

giovedì 18 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 

Il Paradiso visto da me. 

Lo Spirito Santo non rifiuta il dialogo, e nemmeno di essere trattato da amico se vede che le parole del dialogo sono condite con sentimenti d’amore. 

Me ne rendevo conto sempre di più. Allora mi è venuta l’idea di approfittare di un momento di pace e tranquillità per confidarmi con Lui a proposito di una “sete” che avevo dentro di me, e che non ero mai riuscito a spegnere, una specie di smania che mi sentivo dentro fin dalla fanciullezza. Si trattava del Paradiso, o piuttosto dell’idea che noi umani ci possiamo fare del  Paradiso vivendo qui sulla terra. Volevo capire, almeno un po’, com’era fatto il Paradiso, ma più cercavo e meno trovavo. Per esempio, durante una Messa  domenicale mi ero lasciato convincere dal predicatore che in Paradiso tutte  le anime sono felici di una felicità perfetta, totale; ma poi durante una  lezione di catechismo ero rimasto colpito dalla spiegazione che la maestra di  turno, una suora, ci aveva dato in proposito. Aveva detto che in Cielo certe anime sono “più vicine” a Dio, e quindi più fortunate e felici di certe altre. 

Chi dei due aveva ragione? Il predicatore o la maestra? 

Siccome l’immagine del Paradiso che pian piano mi ero già costruito mentalmente rifletteva quella di un anfiteatro, in cuor mio concludevo che gli  abitanti del Paradiso non potevano essere tutti felici allo stesso modo, perché  in un  anfiteatro i posti non sono tutti in prima fila. A causa di tutto questo,  la mia logica di fanciullo, già mezzo adolescente, era un po’ in rivolta. In certi momenti mi capitava persino di pensare che forse il Cielo perfetto era un’invenzione, una specie di utopia. Siccome la cosa durava, e ormai mi sentivo come un topolino preso in trappola, un bel giorno mi sono rivolto al  Creatore con una preghiera del genere: 

 «Dio d’amore, vorrei parlarvi della questione del Paradiso. Non ce l’avete  per caso una maniera per spiegarmi com’è fatto? Una maniera adatta al mio modo di pensare? Il vecchio parroco del paese dove sono nato (pace all’anima sua), ha sempre rifiutato di rispondermi su questo argomento, e mi sembra che  con le mie domande sono riuscito a dargli persino fastidio. Vi ricordate di quando ho scoperto l’esistenza della parola: “elucubrazione”? È stato lui a farmela scoprire. Diceva che per lui i miei discorsi erano delle “elucubrazioni  mentali”. Non vorrei importunarvi con delle “elucubrazioni mentali”. Vorrei solo informarmi se sì o no presso di Voi esiste una spiegazione, un qualcosa che  sia in grado di aiutarmi ad uscire dalla trappola mentale nella quale mi sento  preso a proposito del Paradiso."  

“Pfaff”... Due bottiglie mi si presentano davanti, ed è come se le vedessi,  anche se con i miei occhi umani non vedo niente. Una è grande, l’altra è più piccola di circa la metà. La Voce immateriale mi dice: “Attenzione! Ora le riempio d’acqua. Sappi che quest’acqua rappresenta  la felicità, e che le due bottiglie sono due anime appena arrivate in Paradiso.” 

Il tempo di riempirle, e il mio “Dolce Ospite” immateriale riprende la sua spiegazione dicendo:  

– Adesso che le due anime sono riempite di felicità, ognuna secondo le  sue capacità, pensi che siano completamente felici ambedue?  

– Sì! Sono certo che ambedue sono pienamente, totalmente felici. 

– Pensi che la più piccola potrebbe sentirsi “frustrata” di non avere una felicità più grande? 

– No, è impossibile. Essa è al massimo delle sue capacità, perfettamente riempita d’“acqua”, cioè di felicità; non è quindi possibile che in lei nascano sentimenti di frustrazione o di gelosia nei confronti della sua compagna più  grande. La bottiglia più piccola è perfettamente felice, felice in assoluto. Ho  anche capito, sicuramente per grazia vostra, che se nel corso della nostra vita terrena qualcuno di noi vuole diventare una grande “bottiglia”, grandissima,  una bottiglia gigante, magari grande come una damigiana, la cosa è possibile.  Basta che aderisca alle vostre ispirazioni, quelle che ci mandate in fondo al  cuore regolarmente. Ogni volta che le accogliamo, esse ci fanno spiritualmente  crescere. Dico bene?  

– Dici bene. Vuoi che ti aiuti ora ad avanzare ancora un po’ su questa via? 

– Sì, lo voglio.  

Non più bottiglie, ma un lampadario maestoso, sospeso al centro di una  cattedrale altrettanto maestosa. Le lampade che lo fanno risplendere  formano dei cerchi concentrici il cui diametro aumenta gradualmente verso il  basso. La luce è unica, ma le lampade ardenti sono innumerevoli e varie,  secondo il grado al quale appartengono. Ne risulta una sola armonia  luminosa, ma grande, dove ogni lampada è felicissima di far luce secondo la  sua potenza e il suo colore. Allora la Voce immateriale mi dice: 

“Questo lampadario potrebbe rappresentare il Paradiso. Come vedi, le lampade che hanno solo 100 watt non sono gelose di quelle che ne hanno tre o  quattro volte di più. Non pensano di fare più luce di quel che fanno, perché la  pienezza le abita, e la loro luminosità è in armonia con la luminosità del rango al quale appartengono.”  

Mi accorgo che la bellezza di questo lampadario è legata alla sua luce  maestosa, la quale dipende dall’elettricità, la quale rappresenta la potenza di  Dio. Questa immagine mi fa capire che Dio è l’Energia che fa brillare il Paradiso con la sua Potenza Divina d’Amore sempre presente. A questo punto il mio “Dolce Ospite” interno m’invita a visitare la cripta della  cattedrale. Scendo con Lui le scale che conducono alla cripta, e vi trovo un  lampadario simile a quello di sopra, ma meno risplendente. Mi rendo conto  che la sua luce è veramente debole, non tanto a causa delle sue dimensioni  ridotte, ma soprattutto a causa delle sue lampadine, che sono quasi tutte  spente, bruciate o svitate. La Voce immateriale mi dice: 

«Di sopra hai visto la Chiesa trionfante, che è quella del Paradiso, qui  vedi la Chiesa militante, che è quella della terra. La luce di questo lampadario  è molto più debole perché, come vedi, le lampadine sono quasi tutte spente:  bruciate o svitate. Per ora la situazione è così, come tu la vedi, ma fra poco questo lampadario sarà rimesso a nuovo. Le lampadine svitate saranno riavvitate, e quelle bruciate saranno rimpiazzate con lampade nuove. Così il  lampadario sarà in grado di rischiarare bene tutta la cripta.» 

Il significato di queste parole, credo, è che fra qualche tempo, non  molto, Dio ridarà alla sua Chiesa militante lo splendore che la Terra  possedeva prima del Peccato originale. Mi nasce in cuore una preghiera: 

“Venga il tuo Regno, Signore Gesù, e venga presto”.  

Parvulis

lunedì 15 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI - L’Albero delle devozioni.

 


L’Albero delle devozioni. 

Avevo appena finito di leggere un articoletto, firmato da un certo Padre  ***, cappuccino, che parlava della devozione allo Spirito Santo. Presentava questa devozione come “La Devozione delle devozioni”. La suddetta  devozione, diceva l’articolo, è la prima in assoluto, e merita, rispetto alle  altre, la precedenza totale. L’articolo mi aveva talmente sedotto, che mi ero messo a fare subito quello che l’autore del testo diceva di fare: pregare lo Spirito Santo, Lui, sempre Lui, soltanto Lui. La mia coscienza era tranquilla, dato che la devozione allo Spirito Santo era diventata per me la “Devozione  delle devozioni”, come voleva quel caro Padre, autore dell’articolo.  

Qualche tempo dopo mi si presenta l’occasione di pregare il mio Angelo custode. Non ne sono più capace perché convinto che non devo più “sprecare” il mio tempo con devozioni che non siano quella dello Spirito  Santo: “la Devozione delle devozioni”. Sono convinto che lo Spirito Santo sia più importante, più prezioso, più degno di encomio di tutti gli Angeli custodi messi insieme. Mi astengo quindi dal pregare l’Angelo perché ho il “santo” obbligo di consacrare tutte mie preghiere allo Spirito Santo. 

Passano altri giorni, e le circostanze suggeriscono una novena in  suffragio delle anime del Purgatorio. Io la sostituisco con una novena allo Spirito Santo. Qualche tempo dopo avviene la stessa cosa con un’altra novena. La stessa cosa accade con tutte le mie pratiche di pietà, eccetto la  santa Messa e il santo Rosario, che offro comunque allo Spirito Santo, e in  fretta, onde scongiurare ogni rischio di dimenticanza. Per diversi mesi prego  solo lo Spirito Santo, ma ad un certo momento un dubbio inizia a spuntare  nella mia mente. Mi sembra che il mio modo di agire nasconda una mezza forma di squilibrio. Io, vittima di un’esagerazione? ... A dire il vero non riesco ad escluderne del tutto la possibilità, anche se la cosa mi ripugna. Allora  chiedo consiglio. A chi? Alla “logica”, la mia cara logica, un’amica di casa. La  mia “logica” mi conferma la legittimità dei miei sospetti, ma tutto finisce lì.   Arriva il 27 dicembre, festa del mio santo Patrono. Approfittando di un  momento di calma, favorevole al dialogo, riprendo il discorso con la mia “logica”, e le dico: «Sono arrivato al punto che mi sento colpevole se prego il  mio santo Patrono. Secondo te è normale?»  Risposta: «Ti comporti come se io  fossi il Padre eterno, ma io non sono divina. Perché non lo chiedi allo Spirito  Santo?»  Ed io, in tono di scusa: «Accipicchia, è vero. Hai ragione. Come mai  non ci ho pensato prima? Comincerò oggi stesso."  

La sera dello stesso giorno mi metto alla presenza dello Spirito Santo,  in ginocchio. Penso a quello che a scuola mi hanno sempre insegnato su di Lui, e cioè che il suo compito è di mettere ordine là dove c’è disordine, non il contrario. Chiarisco il concetto, Glielo presento come a Chi di dovere,  aggiungo che il mio modo di pensare è come quello dei miei insegnanti, e  termino con una preghierina con la quale invoco pace per la mia anima ed  equilibrio per la mia mente.  

Passano tre secondi, e lo schermo della mia immaginazione si apre sulla figura di un bellissimo albero, splendido all’inverosimile. La cosa più sorprendente, per me che sono goloso, è che l’albero è carico di frutta di tutti i generi. Ci sono mele, pere, ciliege, ma l’albero non è nè un melo, nè un pero, nè un ciliegio. Ci sono pure arance, mandarini, banane, fichi, datteri,  pesche, albicocche, uva, frutti tropicali! Tutti questi frutti sono maturi e  molto appetitosi. M-a-a-amma, che meraviglia! Con un albero del genere nel  mio giardino non troverei mai il tempo di annoiarmi!  

Prima che mi sfiori l’idea di pensare ad altro, una voce immateriale mi raggiunge dicendomi: 

- «Bello. So che lo trovi bello. Questa immagine è per rispondere ai tuoi interrogativi. I frutti che vedi pendere dall’albero rappresentano le varie  devozioni. L’Albero sono Io, lo Spirito Santo. Quando ti senti spinto a prendere  uno di questi frutti, e a mangiarlo, non sentirti in colpa. Non mi offendi se  mangi di questi frutti, che sono tutti miei. Essi provengono da Me, sono tutti  miei, tutti parte di Me, e sono Io che li offro. Nulla tuttavia ti impedisce di  continuare a prender cura dell’Albero, a zappare un po’ all’intorno, a portargli acqua, a proteggerlo. Gli puoi anche parlare. Queste tue cure renderanno i suoi  frutti ancora più appetitosi e ricchi di vitamine di ogni genere, e tutto ciò  aumenterà la salute della tua anima. L’anima ha bisogno di nutrirsi tutti i giorni, come il corpo. Lo sai già, vero? ..."   

Silenzio da ambedue le parti. Poi: «Non ti sembra esatto quello che dico?»  «Certo che mi sembra esatto! Certissimo. ..."  

È mai possibile che lo Spirito Santo ci ami tanto da voler qualche volta giocare con noi, divertirsi, scherzare un po’. Mezzo imbronciato gli rispondo:  

«E perché avete permesso all’autore di quell’articolo di penetrare con le  sue grosse dita nel “codice genetico” delle mie idee, e di crearvi quello squilibrio, quegli spostamenti? Perché mai l’avete lasciato fare? … Oooh! Per prepararmi a ricevere le vostre spiegazioni! Insomma volevate essere sicuro che le avrei capite bene, capite del tutto, e a fondo. Mmm … Devo credere?». 

Un bellissimo silenzio. 

Parvulis

mercoledì 10 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI - La sete della sorgente.

 


La sete della sorgente. 


Un mattino, steso sul mio letto, aspettavo che la sveglia mi desse il segnale dell’alzata, e guardavo il soffitto. Mi sforzavo di trovare la risposta a  una domanda che di nascosto si era introdotta nella mia mente, rimanendovi  come impigliata. Volevo sbarazzarmene, ma più cercavo la risposta che mi  soddisfacesse, e meno la trovavo. La domanda era: «Se una sorgente fosse  assetata, quale sarebbe il suo modo di bere? Cosa farebbe per spegnere la  sua sete? ..."  

Stanco di cercare, e avendo quasi esaurito il mio tempo di farniente,  dico al mio Angelo che se non fa nulla per aiutarmi io metto la faccenda nel dimenticatoio. Allora l’Angelo mi dice: «Ti chiedi se le sorgenti d’acqua possono aver sete? Sì, lo possono. Ti chiedi se anche loro hanno un modo per spegnere la loro sete? Sì, ce l’hanno! Si dissetano dando da bere agli altri. Più acqua danno, meglio stanno."  

A primo colpo la risposta quasi “banale” del mio Angelo mi ha fatto pensare al signor Lapalisse. Ma non ho voluto respingerla, e questo le ha  dato il tempo di penetrare nella più profonda parte di me stesso, facendomi  realizzare che tutti i papà di famiglia sono come delle sorgenti. Io stesso, come tale, per sentirmi soddisfatto, cioè “dissetato”, avevo bisogno di sapere che la mia figliolanza aveva “bevuto sufficientemente della mia acqua”. 

Questo mi permetteva di dire che la mia paternità era stata loro di profitto. 

134 Allora l’Angelo ha aggiunto:  

«Il Padre che avete in Cielo è il primo Papà del mondo. Anche lui “soffre”  se vede che l’uomo trascura o rifiuta le sue ricchezze. E questo, ai vostri giorni, si verifica spesso. La Madre che avete in Cielo, pure lei “soffre” se vede che  trascurate o rifiutate l’acqua che vi offre nei tempi di siccità che sono proprio i vostri, quelli di oggi. Essa è mamma, la prima di tutte, e sapendo delle vostre  presenti condizioni di vita fa mille sforzi per portarvi da “bere” e da  “mangiare”. È presente sulla terra un po’ ovunque tramite centinaia di apparizioni e di locuzioni. Malgrado ciò essa trova che deperite a vista d’occhio. Ce ne sono tra voi che muoiono di sete con a fianco un secchio  d’acqua, pieno fino all’orlo. Sono i messaggi, i consigli, gli avvertimenti che ella  vi dà, sono le raccomandazioni che ella vi fa, ripetendole più volte nell’ardente speranza di essere tenuta in conto, proprio come fanno le mamme della terra. 

La vita che vi è offerta dall’alto la potete rifiutare, è vero. Ma perché rifiutarla? 

Perché lasciarvi morire mentre invece vi si offre di vivere? Se voi bevete l’acqua che vi viene offerta, e offerta in tutti i modi possibili, oltre a spegnere la vostra  sete spegnereste anche quella del Cielo. È Dio Padre che vi manda quest’acqua."  

Con queste parole scoprivo che non ero l’unico della terra a soffrire di  questa “sete” paterna. E poi, la stessa grande “sete” ce l’aveva anche Dio, che  è il Padre di tutti noi, e ce l’aveva anche la Madonna, che è nostra Madre. Un  senso di sicurezza mi ha invaso nel vedere che Dio conosceva il tema dell’eredità patrimoniale ancora prima di me, e molto meglio di me. Mi rendevo conto che il sentimento istintivo che spinge un genitore a  trasmettere ai figli il massimo della ricchezza patrimoniale, cominciando con  quella spirituale della Fede, 135 è cosa naturale, voluta da Dio, e che nei limiti  da Lui prescritti essa può considerarsi una virtù. Le mie apprensioni  cedevano il passo alla fiducia.  

Qui la mia sveglia ha suonato, lasciandomi appena il tempo di ringraziare il mio Angelo con due parole veloci.  

Parvulis

sabato 6 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 


Il “catalizzatore” della felicità. 


Un giorno mi è capitato di assistere interiormente a un dialogo tra due fratelli. Il più giovane, una quindicina d’anni, interrogava suo fratello maggiore, già sacerdote. 

A scuola ci dicono che l’uomo discende dalla scimmia, e che la scimmia discende da un altro animale, e così via fino alla prima cellula che si sarebbe  auto-generata a partire da zero. Si deve credere a tutto questo?  

«No. Sono convinto che l’uomo sia stato creato da Dio, e la nostra Fede  cristiana mi dà ragione. Essa dice che la materia, che all’inizio era senza  ordine, e quindi senza vita, ha cominciato a esistere – come noi la  conosciamo ora – nel momento in cui un’intelligenza onnipotente,  infinitamente superiore alla nostra, le ha dato vita inserendovi l’ordine necessario alla vita. Questa Intelligenza superiore è Dio, puro spirito. Il nostro credo cattolico dice che la vita è stata creata da Dio, che l’ha messa  nella materia (letteralmente: “Soffiata” nella materia) in gradi diversi. Il nostro grado di vita è altissimo, perché in noi umani la vita della materia  coabita con quella dello spirito. Grazie a questo spirito la vita che abbiamo in  noi non è soltanto materiale, cioè a livello di atomi fisici e di cellule  biologiche, ma anche spirituale, cioè a livello di coscienza intelligente e di  libertà. La libertà non è concessa alle pietre, non è concessa agli alberi o ai  fiori, e non è concessa nemmeno agli animali. Questi, come sai, non fanno altro che seguire l’istinto della loro razza, e più di così non possono. Noi invece possiamo scegliere di fare quello che desideriamo, abbiamo la libertà  di farlo, e in più riusciamo a capire il perché e il come delle varie cose. Ciò  significa che oltre alla libertà di scelta ci è stata pure concessa la capacità di  capire intelligentemente quello che i sensi del corpo (cinque in tutto) ci fanno  captare fisicamente."  

A scuola ci dicono pure che l’essere umano ha delle capacità infinite, che  non c’è niente che limiti la sua intelligenza, come se noi fossimo Dio. Siamo Dio o non lo siamo?  

«Da soli non lo siamo, perché non siamo noi il Creatore, 130 invece con  Dio lo siamo, perché possiamo quello che Lui può. Per essere con Dio, uniti a Lui in modo da potere quello che Lui può, dobbiamo accettare in noi l’amore.  Se l’amore presente in Lui non lo è anche in noi,  rimaniamo da Lui separati.  E se siamo da Lui separati non possiamo far niente, solo invecchiare e poi  morire.» 

È forse sbagliato dire che l’essere umano è al di sopra degli angeli e degli arcangeli?  

«Non credo sia sbagliato. Sotto alcuni aspetti gli angeli sono superiori a  noi, sotto altri aspetti sono inferiori. Per esempio, essi non possono diventare “Figli di Dio”, noi invece lo possiamo. Questo è per noi un privilegio immenso, esclusivo, ma siamo liberi di accettarlo o di rifiutarlo, ed alcuni di  noi lo rifiutano.»  

Ci dicono che un uomo è libero se può scegliere di fare quello che vuole ... 

«Certo, ma se sceglie di buttarsi sotto il treno, la sua libertà è impiegata male. C’è un grado di libertà che primeggia su tutti gli altri è il libero arbitrio.  Si tratta del potere che noi tutti abbiamo di scegliere tra bene e male, amore  e odio, ordine e disordine, armonia e disarmonia (cacofonia). Nemmeno gli  animali che sembrano intelligenti, come il cane, il delfino, o la scimmia,  hanno la libertà di scegliere tra amore e odio, tra bene e male. Essi sono condizionati dai loro istinti naturali, chiusi in essi, prigionieri di essi. L’uomo  invece può scegliere … Sì, può scegliere di perfezionarsi o di rovinarsi, di salire oppure discendere. Discendere per sentirsi più animale, salire per  sentirsi più spirituale, quanto gli angeli e anche di più. Per esempio, gli  angeli, pur essendo spirituali, non hanno la possibilità di salire più in alto di  quello che sono, per diventare per esempio Figli di Dio. L’uomo invece lo può. 

Basta che accetti.» 

Che accetti cosa? 

« ... D’incontrare l’Amore divino. Se l’amore umano accetta d’incontrare  l’Amore divino e di unirsi a Lui (questo equivale ad incontrare Dio stesso e di unirsi a Lui), si produce il più fantastico dei miracoli: si produce una  gestazione divina seguita dalla nascita di un “Figlio di Dio” vero e proprio. La cosa più speciale è che l’uomo che nasce da questa Unione spirituale, mistica, possiede la nostra identità, porta il nostro nome e cognome.  Diventare Figli di Dio significa che ognuno di noi, se lo desidera, benché già nato una volta dal ventre di sua madre, può rinascere “nei panni” di Dio, rinascere come autentico “Figlio di Dio”. Visto che un figlio è molto più di un  semplice servo – il figlio non si limita a vivere nella casa del padre, ma vive la  vita dello stesso padre – quelli tra di noi che accettano Dio come Padre,  potranno vivere con Lui nelle sue dimore regali, non come servi o come  ospiti, ma di diritto. La cosa, se ci pensi bene, fa venire il capogiro. Pensa  che a noi viene concessa la possibilità di vivere eternamente una vita regale,  e visto che il Re che ci invita è anche nostro Dio, la nostra vita sarà anche  divina, oltre che regale. Non so se te ne rendi conto, ma siccome il Padre che  abbiamo (per quelli tra noi che Lo vogliono riconoscere) è onnipotente, l’eredità che ci aspetta è fatta di onnipotenza! 131  

Eppure la maggioranza degli uomini non sembrano interessati a queste cose.  

«Purtroppo … Ma sai, non riesco a capire come mai tanti di noi rifiutino  questi privilegi. Non riesco a mettermi nei panni di una persona che rifiuti la  vita, quella vera. Anche se oggi queste persone costituiscono la maggioranza,  perché molti si lasciano abbindolare dalle cose terrene, materiali e  transitorie, davanti al loro modo di pensare e di vivere io sono come interdetto. Non riesco a concepire che un essere umano rifiuti l’amore, quello vero, rifiuti Dio, quello vero. Non riesco a capire il negativismo di queste  persone, un negativismo assoluto, la loro stoltezza, una stoltezza assoluta,  ostinata. Credo che ognuno di noi sia capace di amare, se vuole, ma loro rifiutano l’amore vero, quello che emana da Dio 132 Lo rifiutano in modo  ostinato. Vuoi conoscere a fondo il mio pensiero? Anche quando fanno l’amore, queste persone sono senza amore. Fanno l’amore con egoismo. Si limitano alla passione dei sensi, che è solo fisica. Risultato? Il loro amore assomiglia a quello del beone, che ama “con passione” il suo bel fiasco di vino, ma solo per svuotarlo; e quando si accorge che è vuoto lo butta via per  procurarsene un altro che sia pieno. Queste persone si amano per svuotarsi l’una con l’altra. E d’altronde, un uomo e una donna che si uniscono possono svuotarsi o riempirsi, arricchirsi o impoverirsi, aumentare la loro reciproca schiavitù oppure la loro reciproca libertà. Se l’amore è vero, è la  libertà che aumenta; se l’amore è falso, è la schiavitù. L’amore vero rende  liberi (anche se le forme esteriori dell’amore fanno pensare alla schiavitù),  invece l’amore falso rende schiavi (anche se le forme esteriori fanno pensare  alla libertà)."  

Come si fa per sapere se l’amore è vero o falso?  

«Sono convinto che sia necessario un ingrediente chiamato buona  volontà. Ho l’impressione che senza di essa non sia possibile nessuna forma  di vita, vita vera. Mi sembra che la buona volontà sia come quell’ingrediente che nelle reazioni chimiche permette la fusione degli elementi pur non facendo parte della fusione stessa. I chimici lo chiamano “elemento  catalizzatore”, o “catalizzatore”. Se in noi la buona volontà è presente, allora riusciamo a capire, o intuire, la differenza che c’è tra l’amore vero e quello  falso, se invece è assente, l’amore che scegliamo è di solito falso, un po’ più,  un po’ meno, ma falso comunque. A meno che, eccezionalmente, non subentri un colpo di “fortuna”. Ma se detta “fortuna” rimane unilaterale,  l’altra persona finisce per accorgersi dell’imbroglio, e nascono i divorzi, con tutto quel che ci va dietro di dolore e di sofferenza, sia per gli adulti che per i  figli nati nel frattempo.» 

E cosa si deve fare per avere in noi la buona volontà? 

«Desiderarla e domandarla a Dio. E Dio ce la provvede. Lo fa sempre. La  concede nel momento più propizio. Se tuttavia una persona non la vuol  chiedere – perché per desiderarla con sincerità e chiederla a Dio ci vuole umiltà, e l’umiltà non è di tutti – allora la buona volontà non si fa viva,  rimane assente... E sai che significa per una persona essere senza buona  volontà? Significa vivere con la bocca sempre storta e il cuore sempre di  traverso."  

«Ma allora, se una persona NON chiede a Dio la buona volontà, non  arriverà MAI conoscere la differenza che c’è tra l’amore vero e l’amore falso?"  

Esatto. Ma continuerà ugualmente a parlare d’amore, a cantarlo, a predicarlo. Anche a sognarlo.» 

A conclusione di questo dialogo, la buona volontà mi è apparsa come un  dono preziosissimo, un dono che spontaneamente io definirei: il “catalizzatore della felicità”. Ho capito qui una cosa: che gli uomini che vogliono arrivare alla conoscenza dell’amore vero hanno assolutamente bisogno di buona volontà. Se la buona volontà è assente, la fusione tra l’amore del corpo e quello dell’anima (amore forma e amore sostanza) non avviene. Il miracolo dei miracoli non si verifica. L’amore umano e quello divino rimangono separati. 133  

Parvulis

martedì 2 novembre 2021

IL REGNO DEI GIORNI FELICI

 


Divin Volere: Tre esempi. 


Sulla base degli insegnamenti di Luisa Piccarreta 124 molti lettori s’interrogano sulla differenza che c’è tra fare la Divina Volontà e vivere nella Divina Volontà. Avevo anch’io questo problema, e avendo chiesto aiuto al Signore, la spiegazione mi è venuta in tre successivi momenti, con tre  immagini diverse.  


1 - Autista privato: 

Mentre riflettevo sul contenuto di un articolo che avevo appena letto in  una rivista che parlava di automobili, mi sono trovato mentalmente alla  guida della mia automobile. Solita posizione, il volante tra le mani. Sentendo che al mio fianco c’era un passeggero, mi sono girato a destra per vedere chi  era. Con mia grande sorpresa ho scoperto che si trattava di Gesù. Proprio  Lui, in persona! Stava lì, seduto a mio fianco, tranquillo, e occasionalmente  mi dava un buon consiglio su che strada prendere, dove girare, quando  rallentare, eccetera. Io lo ascoltavo, e seguivo i suoi consigli con sincera  gratitudine, anche perché vedevo che mi erano di grande aiuto. 

“Questo è fare la Volontà divina”, mi sono sentito dire all’interno da una voce silenziosa. 

Qualche istante dopo mi sono trovato seduto come passeggero, alla destra dell’autista. Guardando verso sinistra per vedere chi guidava, ho scoperto con meraviglia che il mio illustre Passeggero di un momento prima,  ora era diventato autista, il mio. Gesù in persona stava al volante della mia  macchina e la guidava bene, come uno chauffeur di professione. Ci eravamo  scambiati di posto, e con Gesù come autista mi sembrava che il mondo non  era più quello di prima, nel senso che con Lui al volante non ci sarebbe  potuto mai capitare un incidente grave. Mi sentivo al sicuro. Mentre Lui  guidava avrei potuto persino chiudere gli occhi, e riposarmi. 

“Questo è vivere nella Volontà divina”, mi ha suggerito dall’interno la voce silenziosa.  

Ricordo di aver pensato, e forse detto: Ma è normale questo? È mai  possibile che Dio mi faccia da autista? Non ci posso credere! A questo mio  ragionamento Gesù ha risposto: Cos’è più facile, morire in croce o guidare la tua macchina, farti da autista? Siccome continuava a guidare la mia  macchina con tanta naturalezza, gli ho ancora detto: Col privilegio dell’autista potrei quasi chiudere gli occhi, riposarmi la mente. E se mi addormento? Senza distrarsi dalla guida, il mio caro, divino, adorabile “Chauffeur” ha sorriso, poi mi ha detto: Se ti addormenti, penserò Io a tutto. 

Da qui ho capito che quando l’uomo rinuncia alla propria volontà per vivere nella Volontà divina, è come se cedesse al Signore il volante della  propria macchina, cioè la guida della propria vita. I vantaggi che ha non  hanno fine. 125 


2 - Gli scacchi.

Il giorno dopo mi permetto ancora di dire al Signore: Signore, non vi  sembra che manchi qualcosa per far comprendere ancora meglio, e a tutti quanti, quello che ieri mi avete concesso di capire tramite l’immagine  dell’autista privato? Non avreste per caso un’altra immagine per coloro che, spinti dalla buona volontà, hanno veramente sete di capire ancora meglio  questa lezione? Mi sembra che... 

Non ho finito di formulare la richiesta, che mi si presenta un’altra immagine. Vedo due Esseri che giocano a scacchi. Da solo non sarei mai  riuscito a immaginare che Dio possa mettersi a giocare a scacchi col Diavolo. 

Eppure... Ma sento che si tratta di un’immagine, e che devo viverla. Mi  applico quindi a capire l’immagine. 

Innanzi tutto capisco che i pezzi del gioco che sono mossi sulla  scacchiera sono degli esseri umani, nel senso che li rappresentano; e mi  sembra addirittura di riconoscermi in una pedina, direi tra le più piccole...  Mi rendo conto che al gioco degli scacchi anche una semplice pedina può  essere preziosissima, se per esempio si trova al posto giusto, al momento  giusto. Tutto dipende dalla strategia di colui che studia le mosse che deve  fare. 

Mentre osservo il gioco, mi diventa sempre più evidente che il Buon Dio è in posizione di svantaggio. Nell’immagine il Buon Dio è mio Papà. Penso: «È  impossibile che mio Papà, che è Dio, non vinca la partita. Dio è più forte del  Diavolo. Il Diavolo è una creatura, e non può vincere contro il suo Creatore. Il  Creatore è necessariamente più intelligente delle sue creature, anche le più  intelligenti.» 

Eppure... Lo svantaggio di mio Papà-Dio è ben visibile. Allora lo guardo  con occhi pieni di ansia. Sono come un bambinello che guarda il Papà, lo sa  onnipotente, e malgrado ciò lo vede indietreggiare di fronte a un brutto e  misterioso avversario vestito di nero. Peggio ancora, vedo che a tratti a mio  Papà gli vengono le lacrime agli occhi, o quasi, perché il gioco lo obbliga a  cedere uno, due, o magari tre dei suoi pezzi, che per lui sono così preziosi ...  Il bambino che sono nella visione si ribella all’idea che suo Papà, che è bravissimo, il più bravo di tutti, perda terreno di fronte a un avversario così brutto, ma brutto! Bambino in tutto, scopro per la prima volta l’esistenza del male: un qualcosa di brutto e di opprimente che sembra capace di  sconfiggere il bello e il buono, di sopprimerlo, di ucciderlo, di annientarlo, il che per me non ha senso. Per la prima volta nella mia vita scopro l’esistenza del male e della morte, e ne soffro moltissimo. Non riesco a concepire che la  morte possa vincere la vita, nemmeno in forma parziale, nemmeno per un  istante. Il fanciullino che sono nella visione ha bisogno di un aiuto, di una  luce, ha bisogno di una spiegazione che gli permetta di respingere un dubbio così schiacciante, così atroce ... Non potendone più mi metto a dire con voce  di pianto: Papà … ! Papà … ! Papà … ! Non voglio che perdiate. Non voglio.  Fate qualcosa. Siete Dio. Siete onnipotente. Lo so … lo so che siete onnipotente  … e allora dovete vincere. Non potete perdere. Dovete vincere … vincere ... 

Voglio che siate il vincitore.  

Mi sento schiacciato, pieno di dolore, immerso nel dispiacere, e mentre  soffro di questa esperienza i miei occhi si mettono a guardare la scacchiera. 

La guardo, la fisso, e mentre la fisso … così, senza un motivo particolare, di punto in bianco... Teeh! Eccola! Ecco la spiegazione! Ce l’ho davanti agli occhi!  

Scopro, infatti, che tutti i pezzi che appartengono a mio Papà hanno il  privilegio di essere dotati di libertà, e che alcuni di essi, credendosi in  posizione di svantaggio, anziché rimanere sul quadratino dove Dio li ha  messi, si spostano da soli, chi verso un quadrato vicino, e chi più lontano  ancora. Ed è questa loro mancanza di fiducia nei riguardi del Papà – mio e  loro – che provoca la loro perdita, la loro squalifica. 

Sempre nella visione, pur rimanendo il fanciullino che sento di essere,  capisco che mio Papà è davvero onnipotente, ma che la libertà che la sua legge d’amore esige nei confronti dei pezzi presenti nel suo gioco, lo mette in una posizione di svantaggio di fronte all’Avversario. Invece nel campo di  questi non c’è nessuna libertà. Al posto della libertà c’è la paura; ed è  tramite la suddetta paura che l’Avversario riesce a mantenere ogni suo pezzo solidamente ancorato al quadratino che la sua diabolica intelligenza gli  sceglie di volta in volta. 126 

A questo punto mi ritrovo da questa parte della realtà, quella di tutti i  giorni, e la voce silenziosa mi dice: «Mia cara, piccola pedina, ti ricordi quel  testo che diceva che qualsiasi cosa avvenga, Io ricostruirò la mia Chiesa?» Me  lo ricordo, sì, ma non con le parole esatte, e allora cerco il testo. Trovato il  testo mi metto a rileggerlo. Porta la data del 19 marzo 1969, e dice: «Il  mondo moderno è la mia rinnovata Passione. Anche se tutti i miei  Sacerdoti mi dovessero abbandonare, come fu il caso per i miei  Discepoli, e uno solo rimanesse sul Golgota, come fu il caso per  Giovanni, tramite quel Giovanni Io rinnoverò il mondo." 127   

La rilettura di questo testo mi fa capire che la vittoria finale appartiene a Dio. La cosa è certa, sicura, ma durante la “partita” che oppone Dio  all’Avversario ci possono essere delle sconfitte apparenti di Dio, delle vittorie apparenti della morte sulla vita, del male sul bene, di Satana su Cristo, dell’Infelicità sulla Felicità. E tuttavia, anche se sembra che a volte la morte trionfi sulla vita, tale trionfo non sarà mai definitivo ma sempre provvisorio. 

Dio ha deciso che il bene e il male si separino l’uno dall’altro in questa maniera, che la morte si squalifichi da se stessa credendosi vittoriosa sulla  vita. Quello che conta, dunque, non sono le vittorie temporali e transitorie,  ma solo quella finale. 

Sto riflettendo su quanto il Signore mi ha appena fatto capire. Aspetto  un commento da parte della voce silenziosa, ma siccome non viene, ne deduco che l’esperienza che ho appena vissuto dev’essere chiara a sufficienza. Per me lo è, ma mi chiedo sempre se lo è anche per tutti gli altri.  Intuisco che se una persona non ama la Verità con cuore sincero, queste  immagini, malgrado la loro potente chiarezza, non le saranno sufficienti. Mi chiedo che cos’è che impedisce certe persone di lasciarsi convincere dalle spiegazioni che la Provvidenza di Dio manda a tutti indistintamente. Allora la  Voce immateriale si fa udire di nuovo, e mi parla così:  

«Esistono due tipi di persone. Le prime si accontentano di quello che offre  la Provvidenza, le seconde invece non si vogliono accontentare. Le prime  credono alla Provvidenza, le seconde non ci vogliono credere. Le prime hanno  buona volontà, le seconde invece non ne hanno, e non vogliono neppure  averla. Le prime sono come bambinelle che inventano la loro felicità con quello  che ricevono dagli adulti dai quali sanno di dipendere, le seconde invece  hanno un’anima che assomiglia a quella dei contestatori professionali. Non c’è nulla che le convinca di accettare la Verità quando qualcuno la propone. Per  esse la Verità non esiste, o se esiste, non ha nessun valore. Non amano la  Verità, la odiano. Se si accorgono che la Verità sta per nascere da qualche  parte, le negano in anticipo il diritto di nascere, la uccidono prima che nasca,  la fanno abortire. Di conseguenza, se un testimonio della Verità non dice il suo  nome, la sua testimonianza non è valida, se invece lo dice, è il suo nome che non è valido. Se un libro presenta la Verità con tanto di “Imprimatur”, si tratta per loro di vecchio paternalismo, se invece si presenta senza nessun “Imprimatur”, guai a colui che ha osato pubblicarlo in simile stato!" 

A queste condizioni, mi dico, a che scopo indugiare oltre? È meglio che  continui per la mia strada senza perdere altro tempo, che faccia quel che  Virgilio consigliava di fare al suo caro compagno Dante Alighieri durante il  viaggio che insieme facevano tra i meandri dell’inferno: “Non ragioniam di lor,  ma guarda e passa”. 128

 

 3 - L’amore al suo apice. 

Ora per me esistono tre tipi d’amore: primitivo, evoluto, divinizzato. Per  vederci più chiaro sarà necessario leggere l’episodio che segue, che ormai fa parte delle mie esperienze personali.  

Tempo fa mi è capitato di contemplare spiritualmente tre coppie di novelli sposi. Le tre coppie erano tutte nel loro periodo detto “luna di miele”,  e guardandole vivere ho notato che in ognuna di esse i due sposi avevano l’uno per l’altro gli stessi gesti di gentilezza, di affetto, di attaccamento reciproco, di passione amorosa. Di primo acchito nessuna differenza esteriore permetteva di distinguere qual’era la coppia che si amava meglio, o  “di più”, ma quando – subito dopo – mi è stato concesso di “vedere” nell’anima degli sposi, ho costatato che malgrado l’apparente identità dei gesti esteriori, le tre coppie non si amavano allo stesso modo. Nella prima  coppia la passione amorosa era presente in ambedue gli sposi come  conseguenza del bisogno che essi avevano di ricevere amore; nella seconda  coppia la passione era presente in ambedue gli sposi come conseguenza del  bisogno che essi avevano di dare amore (oltre che riceverlo); nella terza  coppia, la passione amorosa era presente in ambedue gli sposi come  conseguenza di un bisogno specialissimo, quello di amare Dio insieme.  Significa che ambedue gli sposi volevano amare Dio, ma non solo come  individui, cioè ognuno per sè, ma collettivamente, cioè insieme, come coppia.   

Qui ha parlato la mia coscienza. Mi ha chiesto:  

− “Se Dio ti chiamasse a scegliere per te una di queste tre forme amorose, quale sceglieresti?”   

− “La terza!”  

− “Perché la terza?”  

− Perché l’amore ideale io lo percepisco nella terza coppia. La terza coppia mi fa capire che l’amore umano, amore creato, diventa  completamente degno dell’Amore increato (dando così il meglio di sè, sbocciando in tutto il suo splendore) solo quando accetta di unirsi a Lui – all’Amore increato – in maniera collettiva oltre che individuale. È logico che  nelle tre coppie ambedue gli sposi possono permettersi di amare Dio  individualmente, ma se ambedue accettano di amare Dio collettivamente,  come coppia, ecco che il loro amore umano diventa ideale, ovverossia  perfetto. Questo è quanto io percepisco. Sono convinto che il nostro mondo per diventare Paradiso avrà bisogno di questo tipo d’amore. Solo un amore a carattere universale – che io sappia – è in grado di garantire il Paradiso in  terra mantenendo tutti gli esseri umani uniti tra di loro e uniti a Dio (senso orizzontale e senso verticale dell’unione).  

Mi sembra che per forza di cose l’amore vissuto nel Divin Volere sarà un amore che abbraccerà l’universo, non solo quello immanente (senso  orizzontale) ma anche quello trascendente (senso verticale). Questo tipo d’amore io l’ho sentito presente solo nella terza coppia. È da essa che ho  potuto capire come sarà l’amore umano – sia esso coniugale, fraterno,  materno, paterno, filiale, amicale, patriottico –  quando sarà divinizzato.

Parvulis