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domenica 18 febbraio 2024

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Si dividono in momenti successivi i decreti divini, rivelando quello che in ciascuno Dio stabilì circa la sua comunicazione ad extra.

 

35.     Compresi che quest'ordine doveva essere diviso nei seguenti momenti: nel primo Dio conobbe i suoi attributi divini e le sue perfezioni, con la propensione ed ineffabile inclinazione a comunicarsi fuori di sé. Questa fu la prima cognizione che Dio è comunicativo ad extra. Perciò Dio, vedendo la natura delle sue infinite perfezioni e l'efficace potenza che racchiudono in se stesse per compiere opere meravigliose, nella sua equità vide che ad una così grande bontà era più che opportuno comunicarsi, per operare secondo la sua inclinazione comunicativa e per esercitare la sua liberalità e misericordia, distribuendo con magnificenza fuori di sé la pienezza dei suoi infiniti tesori racchiusi nella divinità. Infatti, essendo infinito, a lui è molto più naturale fare grazie e doni di quanto non lo sia per il fuoco salire alla sua sfera, per la pietra tendere al centro e per il sole spandere la sua luce. Questo profondo mare di perfezioni, quest'abbondanza di tesori, questa impetuosa infinità di ricchezze, volge tutta a comunicarsi per sua inclinazione, ma anche per la volontà e la sapienza di Dio stesso, il quale, per la comprensione che ha di sé stesso, sa bene che fare doni e grazie, comunicandosi al di fuori, non è un diminuirle ma piuttosto un accrescerle, dando un opportuno sfogo a quella inestinguibile sorgente di ricchezze.


36.      Dio guardava tutto ciò in quel primo momento, dopo la comunicazione ad intra (dentro se stesso) già avvenuta con le emanazioni eterne. E ponendovi attenzione, si trovò come condotto da se stesso a comunicarsi ad extra (al di fuori), riconoscendolo come cosa santa, giusta e misericordiosa, dato che nessuno glielo poteva impedire. Conforme al nostro modo d'intendere, ben possiamo immaginare che, in un certo senso, Dio non stava quieto, né tranquillo, finché non fosse arrivato al centro delle creature, nelle quali e con le quali trova le sue delizie, rendendole partecipi della sua divinità e delle sue perfezioni.

Suor Maria di Gesù


martedì 1 agosto 2023

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


La manifestazione che ebbi della Divinità e della decisione che Dio prese di creare tutte le cose.


26. O Re altissimo e sapientissimo Signore! Quanto incomprensibili sono i tuoi giudizi e quanto inaccessibili le tue vie! Dio invitto, che vivi in eterno e che da sempre sei, chi potrà conoscere la tua grandezza, o sarà all'altezza di raccontare le tue magnifiche opere? E chi ti potrà dire: «Perché le facesti così?». Infatti tu sei altissimo al di sopra di tutti e la nostra vista non ti può raggiungere, né il nostro intelletto comprendere. Benedetto sii tu, o Re magnifico, che ti degnasti di svelare a questa tua schiava e vile vermicello grandi e altissimi misteri, sublimando ed elevando la dimora del mio spirito là dove vidi cose che non saprò ridire. Vidi il Signore e creatore di tutti. Vidi un'Altezza non espansa in se stessa prima di creare qualsiasi altra cosa. Ignoro il modo nel quale mi si mostrò, ma non ciò che vidi e compresi. E sua Maestà, che tutto comprende, sa bene come, a parlare della sua divinità, il mio pensiero resta sospeso, l'anima mia si turba profondamente, le mie facoltà si arrestano nelle loro azioni e tutta la parte superiore, lasciando quella inferiore deserta e i sensi inattivi, se ne vola dove ama, abbandonando ciò che anima. E in tali amorosi svenimenti e deliqui, i miei occhi versano lacrime e la mia lingua ammutolisce. O altissimo e incomprensibile Signor mio, oggetto infinito del mio intelletto! Oh, come alla tua vista - giacché sei immenso ed eterno - mi ritrovo annichilita, il mio essere si confonde con la polvere e a stento percepisco quel che sono! E come ardisce questa piccolezza e miseria fissare lo sguardo nella tua magnificenza e maesta grande? Anima, o Signore, il mio essere, avvalora la vista e da' vigore al mio cuore impaurito, tanto che possa riferire ciò che io ho visto e obbedire al tuo comando.

  27. Con l'intelletto vidi l'Altissimo così come egli è in se stesso e compresi chiaramente con vera cognizione che egli è un Dio infinito nella sostanza e negli attributi, eterno, somma Trinità in tre Persone ed un solo vero Dio. Tre, perché si esercitano le attività del conoscersi, comprendersi ed amarsi, e uno solo, per conseguire il bene dell'unità eterna. È Trinità di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il Padre non è fatto, né creato, né generato, né può esserlo, né può avere origine. Conobbi che il Figlio trae la sua origine dal Padre, ma solamente per eterna generazione - essendo entrambi ugualmente eterni - ed è generato dalla fecondità dell'intelletto del Padre. Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio per amore. In questa Trinità indivisa non vi è cosa che si possa dire anteriore o posteriore, maggiore o minore: tutte e tre le Persone in se stesse sono egualmente eterne ed eternamente uguali, essendovi unità di essenza in trinità di Persone, cioè un Dio solo nella indivisa Trinità e tre Persone nell'unità di una sola sostanza. Non si confondono le Persone per il fatto che è un Dio solo, né si separa o si divide la sostanza per il fatto che sono tre Persone, ed essendo distinte nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, è una sola e medesima la divinità, è uguale e identica la gloria e la maestà, la potenza, l'eternità, l'immensità, la sapienza e la santità e tutti gli altri attributi. E benché siano tre le Persone in cui queste infinite perfezioni sussistono, tuttavia è uno solo il Dio vero, santo, giusto, potente, eterno ed immenso.

28.      Ebbi anche la rivelazione che questa divina Trinità comprende se stessa con una vista semplice, senza che le sia necessaria una nuova e distinta conoscenza, sapendo il Padre quello che sa il Figlio e il Figlio e lo Spirito Santo quello che sa il Padre; che fra loro si amano reciprocamente con uno stesso amore immenso ed eterno. È un'unità d'intendere, di amare e di operare, uguale ed indivisibile; è una semplice, incorporea, indivisibile natura; è un essere di Dio vero, nel quale si trovano in supremo ed infinito grado tutte le perfezioni unite e raccolte insieme.

  29. Conobbi la forma di queste perfezioni dell'Altissimo: che egli è bello senza neo, grande senza quantità, buono senza qualità, eterno senza tempo, forte senza infiacchire, vita senza mortalità, verità senza menzogna, presente in ogni luogo, riempiendolo senza occuparlo e stando in tutte le cose senza estensione. Non ha contraddizione nella bontà, né difetto nella sapienza; in essa è irraggiungibile, nei consigli terribile, nei giudizi giusto, nei pensieri segretissimo, nelle parole veritiero, nelle opere santo, nei tesori munifico. Lo spazio non lo dilata, né l'angustia del luogo lo restringe; in lui non c'è volontà che cambi, né tristezza che lo turbi, né cose passate che passino, né future che si succedano. A lui nessuna origine diede principio, né tempo darà fine. O immensità eterna, quali interminabili spazi ho visto in te! Quale infinità riconosco nel tuo infinito Essere! La vista non ha confine, né diminuisce, contemplando questo oggetto illimitato! È questo l'Essere immutabile, l'Essere sopra ogni altro essere, la santità perfettissima, la verità invariabile. È questo l'infinito, la latitudine e la longitudine, l'altezza e la profondità, la gloria e la sua origine, il riposo senza fatica, la bontà in grado immenso. Vidi tutto ciò nello stesso tempo e non riesco a dire quel che vidi.

  30. Vidi il Signore come era prima di creare cosa alcuna e con stupore guardai dove aveva la sua sede l'Altissimo; infatti non vi era il cielo empireo, né vi erano gli altri cieli inferiori, né sole, né luna, né stelle, né elementi, ma c'era solo il Creatore senza aver creato cosa alcuna. Se ne stava tutto solo, senza la presenza degli angeli, né degli uomini, né degli animali; per questo compresi che di necessità si deve ammettere che Dio era nel suo stesso essere e che non ebbe necessità né sentì bisogno di nessuna cosa di quelle che egli creò, poiché era infinito negli attributi prima di crearle non meno che dopo e in tutta la sua eternità li possedette e possederà, come soggetto indipendente e increato. Infatti nessuna perfezione assoluta e semplice può mancare a sua Divinità, poiché egli solo è ciò che è e contiene in se stesso in modo eminentemente ineffabile tutte le perfezioni che si trovano nelle creature; inoltre, ogni cosa che esiste, è racchiusa in quell'Essere infinito, come gli effetti sono contenuti nella loro causa.

  31. Compresi che l'Altissimo se ne stava appunto nell'immobilità del suo stesso essere, quando fra le medesime Persone divine - a nostro modo d'intendere - fu deciso di comunicare le loro perfezioni, distribuendole in doni. E voglio dire, per spiegarmi meglio, che Dio conosce le cose con un atto in se stesso indivisibile, semplicissimo e senza discorso: egli non procede dalla cognizione di una cosa a quella di un'altra, come procediamo noi, che discorriamo col pensiero conoscendo prima una cosa con un atto dell'intelletto e subito dopo un'altra con un altro. Ma Dio conosce tutte le cose contemporaneamente, senza che ci sia, nel suo intelletto infinito, né un prima né un dopo, dato che tutte sono unite insieme nella conoscenza divina increata, come lo sono nell'essere di Dio, dove sono racchiuse e contenute come origine prima.

  32. In questa conoscenza, che prima si chiama di semplice intelligenza, secondo la naturale precedenza dell'intelletto sulla volontà, si considera in Dio un ordine non già di tempo, ma di natura, secondo il quale noi concepiamo l'atto dell'intelletto divino come un precedere quello della volontà. Infatti noi consideriamo prima di tutto in Dio il solo atto d'intendere, senza la decisione della sua volontà di dare la vita alle creature. Ora, in questo stadio o momento, le tre Persone divine si consultarono insieme, con quell'atto d'intendere, sulla convenienza delle opere ad extra, vale a dire di tutte le creature che furono, sono e saranno.

33.      Inoltre Dio volle degnarsi di soddisfare al desiderio che gli espressi, per quanto indegna, di conoscere l'ordine che egli seguì, o quello che noi dobbiamo comprendere, nella creazione di tutte le cose; cosa che io gli domandavo per conoscere il posto che, secondo quest'ordine, la Madre di Dio e regina nostra ebbe nella mente divina. Per questo dirò, come meglio potrò, quello che mi fu risposto e manifestato e l'ordine che in Dio c'è tra queste idee, suddividendolo in momenti perché altrimenti non si può adattare alla nostra capacità la conoscenza di questo sapere divino, che già qui si chiama scienza di visione e alla quale appartengono le idee, ossia le immagini delle creature, che stabilì di creare e che nella sua mente ha ideate, conoscendole infinitamente meglio di come le vediamo e conosciamo noi al presente.

34.      Quantunque questo sapere divino sia uno, semplicissimo e indivisibile, tuttavia, poiché le cose che vede sono molte, fra loro ordinate in modo che le une sono prima delle altre e le une hanno vita o esistenza attraverso le altre, con rispettiva dipendenza, è necessario dividere la scienza divina - e così la volontà - in molti stadi e in molti atti che corrispondano ai diversi stadi, secondo l'ordine degli oggetti. Così diciamo che Dio concepì e determinò prima questo che quello, o l'uno per mezzo dell'altro, e che, se prima non avesse voluto e conosciuto con scienza di visione una cosa, non avrebbe voluto neppure l'altra. Con ciò non si vuole inferire che vi siano in Dio molti atti d'intendere o di volere, ma vogliamo solamente dire che le cose sono concatenate fra loro e le une succedono alle altre. Immaginandole con questo ordine oggettivo, ricomponiamo, per meglio comprenderle, l'ordine stesso negli atti della scienza e volontà divina. 

Suor Maria di Gesù


sabato 10 dicembre 2022

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Vita della Vergine Madre di Dio


Si spiega il modo in cui il Signore manifesta all'anima mia i misteri e la vita della Regina del cielo nello stato in cui sua Maestà mi ha posto.

 

12. Per far conoscere, nel resto di quest'Opera, il modo in cui il Signore mi manifesta queste meraviglie, mi parve conveniente premettere questo capitolo, in cui ne darò spiegazione come meglio potrò e come mi verrà concesso.

  13. Da quando ho avuto l'uso della ragione, ho provato un beneficio del Signore, che giudico il maggiore di quanti la sua mano liberale mi ha fatti. Questo consiste in un timore intimo e grande di perderlo che Dio mi ha infuso. E ciò mi ha incitata e mossa a desiderare in tutte le cose ciò che è meglio e più sicuro, operandolo sempre e sempre chiedendolo all'Altissimo, che ha crocifisso la mia carne con questo dardo perché ho temuto i suoi giudizi sempre vivo con questo timore di perdere l'amicizia dell'Onnipotente e di non trovarmi in essa. Mio pane di giorno e di notte sono state le lacrime, che questa ansietà mi procurava. Essa, in questi ultimi tempi, in cui ai discepoli del Signore che praticano la virtù è necessario starsene nascosti, mi ha portato altresì a fare grandi suppliche a Dio, implorandolo con tutto il mio cuore affinché mi guidi e indirizzi per un cammino retto ma nascosto agli occhi degli uomini; sollecitando l'intercessione della Regina e vergine purissima.

  14. A tali reiterate domande mi rispose il Signore: «Non temere, o anima, e non ti affliggere, perché da parte mia io ti darò uno stato e un sentiero di luce e di sicurezza tanto nascosto e stimabile, che soltanto chi ne è l'autore lo potrà conoscere. Cosicché tutto ciò che di esteriore è soggetto a pericolo da oggi innanzi ti verrà meno e il tuo tesoro resterà nascosto: da parte tua custodiscilo e conservalo con una vita perfetta. Io ti metterò in una via nascosta, chiara, vera e pura, e tu cammina per essa». Da allora in poi percepii una trasformazione dentro di me ed uno stato molto spiritualizzato. All'intelletto fu data una nuova luce, attraverso cui gli è comunicata ed infusa la scienza, con la quale conosce in Dio tutte le cose, ciò che sono in se stesse e i loro effetti. Esse gli sono manifestate perché è volere dell'Altissimo che le conosca e le veda. Ora questa luce intellettiva che illumina è santa, soave, pura, sottile, acuta, mobile, sicura e nitida, fa amare il bene e riprovare il male. È un'emanazione della virtù di Dio ed un effluvio genuino della sua luce, la quale mi si pone come specchio dinanzi all'intelletto. Con la parte superiore dell'anima e con la vista interiore, vedo molto, perché si comprende che l'oggetto è infinito mediante la luce che da esso riverbera, quantunque gli occhi e l'intelletto siano limitati. In questa vista è come se il Signore sedesse sopra un trono di grande maestà, dove si conoscono i suoi attributi con distinzione, benché con i limiti della condizione umana. Infatti lo copre come un cristallo purissimo che si frappone ed è per mezzo di esso che si conoscono e ravvisano queste meraviglie, questi attributi, ossia queste perfezioni di Dio, con grande chiarezza e distinzione. Questo anche se attraverso quel velo, che impedisce di vederlo tutto immediatamente. cioè intuitivamente e senza velo; velo che è, appunto, come un cristallo. Tuttavia la cognizione di ciò che copre non è penosa per l'intelletto, ma ammirabile, poiché si comprende che è infinito l'oggetto e limitato solo colui che lo contempla; inoltre gli dà speranza che, se lo acquista, si aprirà quel velo, togliendosi quello che si frappone quando l'anima si spogli della mortalità del corpo.

  15. In questa conoscenza vi sono modi e gradi di vedere, disposti dal Signore a seconda che sia sua volontà di manifestarsi più o meno, perché è specchio volontario. Talora si rivela più chiaramente, talora meno, e qualche volta vengono mostrati alcuni misteri, nascondendone altri sempre grandi. Questa differenza abitualmente si uniforma alla disposizione dell'anima, poiché, se essa non si trova in tutta quiete e pace, o se ha commesso veramente qualche colpa o imperfezione, per piccola che sia, non giunge a vedere questa luce nel modo che dico, luce in cui si conosce il Signore con tanta chiarezza e certezza, che non lascia dubbio alcuno su ciò che s'intende. Ma si comprende che è Dio colui che è presente meglio e prima che si capisca tutto quello di cui sua Maestà parla. Tale cognizione provoca un impulso soave, forte ed efficace per amare, servire l'Altissimo ed ubbidire a lui. In questa illuminazione si apprendono misteri grandi: quanto vale la virtù e quanto prezioso sia il possederla e praticarla; se ne conosce la sicurezza e la perfezione; si sente una virtù e forza che costringe al bene, contrasta e combatte il male e le passioni e molte volte le vince. Se l'anima gode di questa luce e vista interiore e fa in modo di non perderle, non può essere vinta, perché le danno coraggio, fervore, sicurezza e gioia, luce attenta e sollecita che chiama ed innalza, dà leggerezza e brio, cosicché la parte superiore dell'anima trae dietro a sé quella inferiore ed ancora rende lieve il corpo stesso, che resta per quel tempo come spiritualizzato, sospendendosi il suo gravame e peso.

16.    Quando l'anima conosce e sente questi dolci effetti, con amoroso affetto dice all'Altissimo: «Trahe me post Te», attirami dietro a te e correremo insieme. Infatti, unita al suo amato, non sente più le cose della terra e, lasciandosi attirare dalla fragranza di questi unguenti del suo diletto, viene a vivere più dove ama che dove anima. Lascia deserta la parte inferiore e, quando torna a cercarla, è per perfezionarla, riformando e in un certo senso sopprimendo questi animaleschi appetiti delle passioni. Infatti, se talora si vogliono ribellare, l'anima li respinge con prontezza, perché ormai non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.

  17. Si sente qui con certezza in tutti i moti e gli atti santi l'assistenza dello Spirito di Cristo, che è Dio ed è vita dell'anima, poiché nel fervore, nel desiderio, nella luce, nell'efficacia ad operare si riconosce una forza interiore, che solo Dio può dare. Si sente l'effetto e la virtù di questa luce, l'amore che suscita e una parola intima, continua e viva, che fa attendere a tutto quello che è divino e astrae da ciò che è terreno. In questo si manifesta che Cristo vive in me, la sua virtù e luce, che sempre risplendono nelle tenebre. Questo significa propriamente stare negli atri della casa del Signore, poiché l'anima vede dove rifulge la luce della lampada dell'Agnello.

  18. Non dico che si possegga tutta la luce, ma una parte si e questa parte è una comprensione superiore alle forze o alle capacità della creatura. Per comunicare questa visione, l'Altissimo anima l'intelletto, dandogli una qualità e una luce tutta propria, perché questa potenza sia capace di conoscere ciò che è superiore alle sue forze; ciò ancora si comprende e si conosce in questo stato con la certezza con cui si credono e conoscono le altre cose divine. Tuttavia anche qui accompagna la fede e in questo stato l'Onnipotente mostra all'anima il valore di questa scienza, di questa luce che le infonde. Non si può estinguere la sua luce; insieme con essa mi vennero tutti i beni e attraverso le sue mani una ricchezza incalcolabile. Questa lampada mi precede, indirizzando i miei passi: senza frode l'appresi e senza invidia desidero comunicarla e non già nascondere la sua bellezza. È partecipazione di Dio e la sua compagnia è contentezza e gioia. In un istante insegna molto e trasforma il cuore, con forza potente allontana e separa dalle cose ingannevoli, nelle quali, contemplandole in questa luce, si trova un'immensità di amarezza. Per questo l'anima, allontanandosi sempre più da questa caducità e correndo, fugge al sacro rifugio della verità eterna ed entra nella cella del vino dove il sovrano Signore ordina in me la carità. Con essa mi costringe ad essere paziente e senza invidia, ad essere benigna senza offendere alcuno, a non essere superba né ambiziosa, a non adirarmi né pensare male del prossimo, a soffrire e tollerare tutto. Sempre mi istruisce e mi ammonisce nel segreto con grande forza, perché io operi ciò che è più santo e puro, insegnandomelo in tutto; e se sono mancante, anche se in una cosa da poco, mi riprende senza alcuna dissimulazione.

  19. Questa è luce che ad un tempo illumina, infervora, ammaestra, riprende, mortifica e vivifica, chiama e trattiene, ammonisce e costringe, insegna a distinguere il bene e il male, l'altezza e la profondità, la lunghezza e la larghezza, il mondo, il suo stato, la sua disposizione, i suoi inganni, le illusioni e le falsità dei suoi abitanti ed amanti e soprattutto m'insegna a disprezzarlo e calpestarlo, sollevandomi al Signore, guardando a lui come sovrano, padrone e governatore di tutto. Nella sua Maestà vedo e conosco la disposizione delle cose, la forza degli elementi, il principio, la fine e il mezzo dei tempi, i loro mutamenti e le loro varietà, il corso degli anni, l'armonia di tutte le creature e le loro qualità, tutti i segreti degli uomini, le loro opere e i loro pensieri e quanto siano lontani da quelli del Signore, i pericoli in cui vivono, i sentieri tortuosi che percorrono, gli stati, i governi, la loro momentanea fermezza e poca stabilità, qual è il loro principio e la loro fine e ciò che possiedono di verità e di menzogna. Tutto questo si vede e si penetra in Dio distintamente con questa luce, conoscendo le persone e le loro qualità. Nondimeno, discendendo ad un altro stato più basso, in cui l'anima si trova di solito e in cui si serve della sostanza e della veste della luce, ma non di tutta la sua luminosità, in esso vi è qualche limitazione di quella conoscenza così alta circa le persone, gli stati e i segreti pensieri di cui ho detto. Infatti qui, in questo luogo inferiore, non ho maggiore comprensione di quella che basta per liberarmi dal pericolo e fuggire dal peccato, compatendo con vera tenerezza le persone, senza permettermi di parlare chiaramente con alcuna, né di manifestare quel che conosco. Né potrei farlo, perché mi pare di restare muta, se non quando l’Autore di queste opere talvolta mi dà il permesso e mi ordina di ammonire qualcuno; tuttavia vuole che ciò sia fatto parlando al cuore con ragioni piane, chiare, comuni e caritative in Dio e chiedendo aiuto per queste necessità, che per questo appunto mi sono manifestate.

  20. Quantunque abbia conosciuto tutto ciò con chiarezza, il Signore non mi ha mai mostrato la fine infelice di nessuna anima, che si sia dannata. Ciò è stata provvidenza divina, perché così è giusto e, se non per grandi fini, non si vuole manifestare la dannazione di alcuno e inoltre perché, se io la conoscessi, credo che ne morirei di dolore. Questo sarebbe effetto della cognizione derivata da questa luce, poiché è una grande sofferenza vedere che un'anima è privata per sempre di Dio. Per questo lo supplicai di non mostrarmi nessuno che si danni, ma, se io potessi, dando la mia vita, liberare qualcuno che sia in peccato, non ricuserei la tribolazione, né che il Signore me lo mostrasse; ma colui per il quale non vi è più rimedio, ah, no! Che io non lo veda!

  21. Mi è data questa luce, non già perché io palesi il mio segreto in particolare, ma piuttosto perché ne faccia uso con prudenza e sapienza. Questa luce mi resta come una sostanza che vivifica (benché sia accidentale), che emana da Dio, e come un abito da usare per regolare bene i sensi e la parte inferiore. Nondimeno, nella parte superiore dello spirito godo sempre di una visione e abitazione di pace e conosco intellettualmente tutti i misteri che mi vengono mostrati circa la vita della Regina del cielo e molti altri della fede, che quasi incessantemente tengo presenti; per lo meno non perdo mai di vista la luce. E se qualche volta discendo, come creatura, per attendere alla conversazione umana, subito il Signore mi chiama con rigore e forza soave e mi riporta all'attenzione delle sue parole e locuzioni, e alla conoscenza di questi misteri, di queste grazie, virtù ed opere sia interiori che esteriori della Madre vergine, come andrò esponendo.

  22. In questo modo, inoltre, negli stati e nella luce che dico, vedo e conosco la medesima Regina e signora nostra quando mi parla, nonché i santi angeli e la loro natura e perfezione. Alcune volte li conosco e li vedo nel Signore ed altre in se stessi, ma con differenza, perché per conoscerli in se stessi discendo qualche grado più in basso. Di questo mi rendo conto e questo risulta dalla differenza degli oggetti e dal modo di muovere l’intelletto. In questo grado più basso vedo e intendo i santi principi e parlo con loro: essi conversano con me e mi manifestano molti di quegli stessi misteri che già il Signore mi ha mostrato; la Regina del cielo mi rivela e manifesta quelli della sua santissima vita, nonché le vicende mirabili di essa. Con distinzione conosco ciascuna di queste persone in se stessa, sentendo gli effetti divini che ognuna mi provoca nell'anima.

  23. Nel Signore poi li vedo come in uno specchio volontario, poiché sua Maestà mi mostra i santi che vuole e come gli piace, con una chiarezza grande e con effetti più alti; infatti si conoscono con ammirabile luce lo stesso Signore, i santi e le loro eccellenti virtù e meraviglie e come essi le operarono con la grazia, in forza della quale tutto poterono. In questa conoscenza la creatura resta più abbondantemente e adeguatamente piena di gaudio, che la riempie di maggiore virtù e soddisfazione, e rimane come nel riposo del suo centro. Questo perché quanto più tale cognizione è intellettuale e meno corporea ed immaginaria, tanto più la luce è forte, alti gli effetti e maggiore la sostanza e certezza che si sente. Ma anche qui vi è una differenza: si sa che è un grado superiore il vedere e conoscere il Signore, i suoi attributi e le sue perfezioni, i cui effetti sono dolcissimi e ineffabili, e che è un grado inferiore vedere e conoscere le creature, anche se nello stesso Signore. Questa inferiorità mi pare che nasca in parte dalla stessa anima, la cui vista, essendo limitata, non contempla tanto Dio con le creature quanto la sola sua Maestà senza di esse; questa sola vista mi pare contenga maggiore pienezza di gaudio, che il vedere in Dio le creature. Questa conoscenza della Divinità è così delicata che, almeno finché siamo mortali, l'osservare in essa qualsiasi altra cosa la impedisce alquanto.

  24. Nell'altro stato, inferiore a quello che ho detto, vedo la Vergine santissima in se stessa e gli angeli: comprendo e conosco che il modo di insegnarmi, parlarmi ed illuminarmi è simile alla maniera in cui gli angeli medesimi si danno luce, comunicano e parlano gli uni con gli altri e al modo in cui quelli superiori illuminano gli inferiori. Il Signore stesso, come causa prima, dona questa luce, ma siffatta luce partecipata, di cui questa Regina fruisce con tanta pienezza, viene poi da lei comunicata alla parte superiore della mia anima, cosicché io conosco sua Altezza, le sue prerogative e i suoi misteri nello stesso modo in cui l'angelo inferiore conosce ciò che gli comunica quello superiore. Inoltre si comprende mediante l'insegnamento che trasmette, l'efficacia che possiede e altre qualità della visione che si sentono e si gustano, quali la purezza, l'altezza e la verità della stessa visione, in cui niente d'impuro, di oscuro, di falso o di sospetto si riconosce, e niente di santo, di puro e di vero si tralascia di riconoscervi. Lo stesso mi accade conversando a loro modo coi santi principi; ugualmente il Signore mi ha spiegato molte volte che l'illuminazione della mia anima e la comunicazione con essa è la stessa che hanno tra sé. Anzi, molte volte mi accade che l'illuminazione passi per tutti questi canali, cioè che il Signore dia la rivelazione e la luce, o l'oggetto di essa, la Vergine santissima me la manifesti e gli angeli mi suggeriscano i termini. Altre volte - ed è più frequente - fa tutto ciò il Signore e mi ammaestra; altre volte lo fa la Regina, dandomi tutto lei, ed altre gli angeli. Talora sogliono darmi solo l'illuminazione, e prendo io da quello che ho inteso i termini per spiegarmi. In questo potrei sbagliare se il Signore lo permettesse, poiché sono donna ignorante, mi valgo di quello che ho udito e, quando trovo qualche difficoltà nello spiegare le manifestazioni, ricorro al mio maestro e padre spirituale nelle materie più ardue e difficili.

  25. In questi tempi e stati ricevo molto di rado visioni corporee, ma ne ho alcune immaginarie, e queste sono di grado molto inferiore a tutte quelle che ho detto, le quali sono sublimi e molto spirituali, ossia intellettuali. Quello che posso assicurare è che in tutte le rivelazioni grandi e piccole, inferiori e superiori del Signore, della Vergine santissima e dei santi angeli, ricevo abbondantissima luce e insegnamento molto proficuo, in cui vedo e conosco la verità, la più grande perfezione e santità, e sento una forza e luce divina che mi spinge a desiderare la maggiore purezza dell'anima e la grazia del Signore, di morire per essa e di operare in ogni cosa il meglio. Mediante i gradi e i modi di queste manifestazioni che ho detto, conosco tutti i misteri della vita della Regina del cielo, con grande profitto e giubilo del mio spirito. Per questo con tutto il mio cuore e con tutta la mia mente magnifico l'Onnipotente, lo esalto, lo adoro e lo riconosco come Dio santo, onnipotente, forte, ammirabile, degno di lode, di magnificenza, di gloria e di riverenza per tutti i secoli. Amen.

di Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


venerdì 9 settembre 2022

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


MISTICA CITTA’ DI DIO

Vita della Vergine Madre di Dio


10.      «Nella Chiesa primitiva non manifestai tali misteri perché, essendo troppo alti, i fedeli si sarebbero soffermati troppo a scrutarli e ad ammirarli, mentre era necessario che si stabilissero rapidamente la legge della grazia e il Vangelo. E benché fosse tutto compatibile, tuttavia l'ignoranza umana avrebbe potuto incorrere in alcuni sospetti e dubbi troppo dannosi in un tempo in cui la fede derivata dall'incarnazione e dalla redenzione e i precetti della legge evangelica erano ancora agli inizi. Per questo lo stesso Verbo incarnato nell'ultima cena disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. In loro parlò a tutto il mondo, che, finché non si fosse ben radicata la legge della grazia e la fede del Figlio, non sarebbe neanche stato pronto a ricevere i misteri e la fede della Madre. Inoltre al presente ne ha maggior necessità ed essa mi obbliga anche più della sua disposizione. Oh! Se mi obbligassero con l'onorare, credere e contemplare le meraviglie che la Madre della pietà racchiude in sé! E se tutti sollecitassero di cuore la sua intercessione, ben avrebbe il mondo qualche rimedio!... Tuttavia non voglio trattenermi dal porre loro davanti questa Mistica Città di rifugio; tu descrivila e fanne il ritratto, per quanto può la tua inadeguatezza. Ma non voglio che questa descrizione ed esposizione della sua vita consista in opinioni né in contemplazioni quanto piuttosto in verità certa. Quelli che hanno orecchi per intendere intendano, quelli che hanno sete vengano alle sorgenti d'acqua viva e lascino le cisterne screpolate e quelli che vogliono la luce la seguano sino alla fine» Questo disse il Signore Dio onnipotente.

  11. Queste sono le parole che l'Altissimo mi disse nell'occasione che ho riferito. Del modo in cui ricevo questi insegnamenti e questa luce e in cui conosco il Signore, parlerò nel capitolo seguente, per soddisfare l'obbedienza che me lo comanda e perché siano manifeste a tutti le rivelazioni e le misericordie di questo genere, che ricevo e che riferirò d'ora in poi.

di Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


venerdì 13 maggio 2022

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Vita della Vergine Madre di Dio

di

 Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


 9.      A questo mio desiderio la Vergine santissima rispose: «Figlia mia, il mondo è così bisognoso di questi insegnamenti perché non conosce né porta a Dio onnipotente la dovuta riverenza. Per siffatta ignoranza l'audacia dei mortali provoca la Giustizia, che li affligge ed opprime, e, non sapendo cercare il rimedio né vedere con la luce, restano nell'oblio e nelle tenebre. Ciò deriva dalla mancanza di timore e di riverenza che invece dovrebbero avere». L'Altissimo e la Regina mi diedero questi ed altri avvertimenti per chiarirmi la loro volontà riguardo a quest'Opera, cosicché rifiutare gli ammaestramenti che questa grande Signora aveva promesso di darmi parlandomi della sua santissima vita mi parve temerario e poco caritatevole verso me stessa. Inoltre stimai inopportuno rimandare a un altro momento, poiché l'Altissimo mi aveva manifestato che era questo il tempo opportuno, dicendomi: «Figlia mia, quando io inviai il mio Unigenito nel mondo, esso si trovava nello stato peggiore in cui fosse mai stato dal suo principio in poi, eccetto i pochi che mi servivano fedelmente; perché la natura umana è così imperfetta che, se non si riferisce alla guida interiore della mia luce e alla pratica di quanto insegnano i miei ministri, cade subito nel profondo delle tenebre e in innumerevoli miserie, di abisso in abisso, fino a giungere all'ostinazione nel peccato. E questo accade ogni volta che non si vuole assoggettare la propria volontà a seguire me, che sono via, verità e vita, e ad osservare i miei comandamenti senza perdere la mia amicizia. Dalla creazione e dal peccato del primo uomo fino alla legge che diedi a Mosè gli uomini si governarono secondo le loro inclinazioni e incorsero in gravi errori e peccati. Sebbene li commettessero anche dopo la legge col non obbedirvi e andassero così sempre più allontanandosi dalla verità e dalla luce fino a pervenire allo stato del sommo oblio, tuttavia io con paterno amore inviai alla natura umana la salvezza eterna e la medicina a rimedio delle sue infermità incurabili, e con ciò giustificai la mia causa. E come allora aspettai il tempo in cui avrebbe potuto risplendere meglio tale misericordia, così adesso voglio mostrarne un'altra assai grande, perché è appunto questo il tempo opportuno per operarla finché non giunga la mia ora, in cui il mondo troverà contro di sé tali e tanti capi d'accusa, che riconoscerà quanto sia giusta la ragione del mio sdegno. In quell'ora farò conoscere il mio cruccio, la mia giustizia ed equità e quanto sia ben giustificata la mia causa. Per farlo meglio e poiché è questo il tempo in cui l'attributo della mia misericordia si deve maggiormente manifestare e in cui voglio che il mio amore non resti inoperoso, avendo riguardo per i giusti che ci sono in questo tempo e che lo rendono accettabile, voglio aprire a tutti una porta attraverso cui accedere alla mia misericordia. Ora che il mondo è giunto al secolo più infelice da quando il Verbo si è fatto carne e gli uomini sono più dimentichi del proprio bene, che cercavo sempre meno; ora che più volge al termine il giorno della loro vita mortale col tramonto del sole del tempo, giungendo per i reprobi la notte dell'eternità e nascendo per i giusti il giorno eterno senza più notte; ora che la maggior parte dei mortali vive nelle tenebre della propria ignoranza e delle proprie colpe, opprimendo i giusti e disprezzando i figli di Dio; ora che la mia legge santa e divina si conculca per l'iniqua ragione di stato tanto odiosa quanto nemica della mia grande provvidenza; ora infine che mi vedo così ripagato dai malvagi, proprio in questo tempo, per riguardo ai giusti, voglio offrire una luce perché gli uomini si illuminino nelle tenebre della loro cecità, e voglio dar loro - ammesso che vogliano avvalersene - un rimedio opportuno per giungere alla mia grazia. Felici coloro che lo troveranno; beati quelli che ne conosceranno il valore; ricchi coloro che s'incontreranno con questo tesoro; fortunati e assai sapienti quelli che vi scruteranno dentro con riverenza e ne intenderanno gli enigmi e i misteri! Voglio inoltre che sappiano quanto vale l'intercessione di colei che fu rimedio delle loro colpe, dando nel suo grembo vita mortale all'Immortale. Voglio che abbiano come specchio, in cui scorgere la propria ingratitudine, le opere ammirabili del mio braccio onnipotente con questa semplice creatura, e intendo manifestarne molte altre da me compiute con la Madre del Verbo, ma che finora ho tenuto nascoste per i miei alti giudizi».

giovedì 2 dicembre 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Vita della Vergine Madre di Dio

di

 Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


6. Un altro giorno, in tempo di quiete e serenità, in questa medesima dimora di cui parlo, udii la voce dell'Altissimo che mi diceva: «Sposa mia, voglio che ti decida seriamente, mi cerchi con diligenza e mi ami con fervore. Voglio che la tua vita sia più angelica che umana, dimenticandoti di tutte le cose terrene. Ti voglio sollevare dalla polvere come povera e dall'immondizia come misera; voglio che, mentre ti innalzo, tu ti umilii e stando alla mia presenza il tuo nardo spanda la soavità del suo profumo. Conoscendo la tua debolezza e miseria ti devi persuadere di tutto cuore che meriti la tribolazione e con essa l'umiliazione. Guarda la mia grandezza e la tua piccolezza, considera che sono giusto e santo e ti affliggo giustamente usandoti la misericordia di non castigarti come meriti. Su questo fondamento dell'umiltà sforzati di acquistare altre virtù, affinché si adempia la mia volontà. Ti assegno come maestra la Vergine madre mia perché ti istruisca, ti corregga e ti riprenda. Ella ti addestrerà e orienterà i tuoi passi secondo il mio gusto e il mio beneplacito».

  7. A queste parole era presente la Regina stessa, la quale non si sdegnò affatto di assumere un simile incarico che sua divina Maestà le assegnava. Al contrario, accettandolo benignamente, disse: «Figlia mia, voglio che tu sia mia discepola e compagna ed io sarò tua maestra; ma sappi che mi devi obbedire con fortezza e da oggi in poi non deve restare più in te traccia del tuo essere figlia di Adamo. La mia vita, le opere del mio pellegrinaggio e le meraviglie che il braccio onnipotente dell'Altissimo ha operato con me devono essere tuo specchio e regola della tua vita». Io mi prostrai dinanzi al trono regale del Re e della Regina dell'universo offrendomi di obbedire in tutto e resi grazie al sovrano Signore per il beneficio tanto superiore ai miei meriti che mi concedeva dandomi un tale patrocinio e una tale guida. Nelle mani della Vergine rinnovai i voti della mia professione offrendomi nuovamente di obbedirle e di cooperare con tutte le mie forze all'emendazione della mia vita. Allora mi disse il Signore: «Fai attenzione e guarda». Io lo feci e vidi una scala di molti gradini, bellissima, con un numero grande di angeli che la circondavano e altri che per essa salivano e discendevano. E sua Maestà mi disse: «Questa è la misteriosa scala di Giacobbe, che è casa di Dio e porta del cielo. Se tu ti preparerai e la tua vita sarà tale che i miei occhi non vi trovino nulla da riprendere, tu per essa salirai a me».

 8. Questa promessa eccitava il mio desiderio, accendeva la mia volontà e teneva sospeso il mio spirito. Di conseguenza, con molte lacrime, mi lamentavo di essere io medesima un peso a me stessa. Sospiravo la fine della mia schiavitù e desideravo di raggiungere la meta dove non c'è più ostacolo che possa impedire l'amore. In queste ansie passai alcuni giorni, procurando di perfezionare la mia vita, facendo di nuovo la confessione generale e riformando alcune imperfezioni. Sempre continuava la visione della scala, ma non ne intendevo il siguificato. Feci anche molte promesse al Signore, proponendo nuovamente di allontanarmi da ogni cosa terrena e di conservare libera la mia volontà per amare lui solo senza lasciarla inclinare verso cosa alcuna, per quanto minima e fuor di sospetto; respinsi e ripudiai ogni cosa vana e visibile. Avendo trascorso alcuni giorni in questi affetti e in tale disposizione, l'Altissimo mi rivelò che quella scala rappresentava la vita, le virtù e i misteri della santissima Vergine. E mi disse: «Voglio, o mia sposa, che tu salga per questa scala di Giacobbe, che tu venga a conoscere attraverso questa porta del cielo i miei attributi e a contemplare la mia divinità: sali, dunque, affrettati, ascendi a me per essa. Questi angeli che l'assistono e l'accompagnano sono quelli che io ho destinato a custodia, difesa e presidio di questa città di Sion. Fai attenzione e, meditando queste virtù, impegnati per imitarle». Così mi parve di salire per questa scala e di conoscere la più grande meraviglia, il prodigio più ineffabile del Signore in una semplice creatura, la più grande santità e perfezione delle virtù che abbia mai operato il braccio dell'Onnipotente. Alla sommità di questa scala vidi il Signore dei signori e la Regina di tutto il creato: mi ordinarono di glorificarlo, lodarlo ed esaltarlo per questi magnifici misteri e di scrivere tutto ciò che ne avessi inteso. L'eccelso Signore mi dette su queste tavole, migliori di quelle di Mosè, una legge da meditare ed osservare, scritta col suo dito onnipotente: egli mosse la mia volontà affinché in sua presenza manifestassi alla purissima Regina che avrei vinto la mia resistenza e col suo aiuto avrei scritto la sua santissima vita proponendomi tre fini. Primo: la conoscenza della profonda riverenza dovuta al Dio eterno e come la creatura si debba umiliare ed annientare quanto più la sua immensa maestà le si comunica, dovendo derivare dai maggiori benefici e favori, quale effetto, maggior timore, riverenza, attenzione ed umiltà. Secondo: la coscienza da parte del genere umano, dimentico del suo rimedio, di quanto deve alla sua Regina e madre pietosa nell'opera della redenzione; di quanto amore e riverenza ella ha avuto per Dio e di quanto noi dobbiamo averne per lei, nostra signora. Terzo: la manifestazione della mia bassezza e viltà e della mia inadeguata corrispondenza per quanto ricevo a chi dirige la mia anima e, se conveniente, a tutti gli uomini.

Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda 

martedì 21 settembre 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Vita della Vergine Madre di Dio

di

 Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


Trovandomi in questa dimora, un giorno vidi sei angeli santi che l'Onnipotente mi aveva assegnato per assistermi in quest'Opera guidandomi in essa, come in altre occasioni di combattimenti. Essi mi purificarono e mi prepararono. Fatto ciò, mi presentarono al Signore e sua Maestà diede alla mia anima una nuova luce, simile allo splendore della gloria, con la quale mi fortificò, rendendomi capace di vedere e conoscere ciò che sorpassa le mie forze di creatura terrena. Subito mi apparvero altri due angeli di gerarchia superiore, che udii chiamarmi con grande forza da parte del Signore; capivo che erano misteriosissimi e che mi volevano svelare sublimi arcani. Risposi loro con sollecitudine e, impaziente di godere di quel bene che mi annunziavano, con ardente desiderio manifestai la mia intenzione di vedere ciò che mi volevano rivelare ma che intanto mi celavano con fare misterioso. Subito essi mi risposero con decisione: «Fermati, o anima». Mi rivolsi alle loro Altezze e dissi: «Principi dell'Onnipotente e messaggeri del gran Re, perché, dopo avermi chiamato, ora mi trattenete così, facendo violenza alla mia volontà e ritardando la mia gioia e allegrezza? Quale forza è la vostra e quale il potere che mi chiama, mi infiamma, mi sollecita e mi trattiene, e tutto questo ad un tempo? E attirandomi dietro al profumo degli unguenti del mio diletto Signore mi trattenete tuttavia come con forti catene? Ditemi la ragione di questo». Mi risposero: «Perché è necessario, o anima, che per conoscere questi sublimi misteri, tu venga completamente spoglia dei tuoi desideri e delle tue passioni, poiché non si conciliano con le cattive inclinazioni. Togliti i sandali, come fu intimato di fare a Mosè, perché potesse guardare quel roveto miracoloso». Io risposi: «Principi e signori miei, molto fu chiesto a Mosè esigendo che nella sua natura terrena si comportasse come un angelo; ma egli era santo ed io peccatrice piena di miserie. Il mio cuore si turba e mi lamento di questa schiavitù e legge del peccato che nelle mie membra sento contraria a quella del mio spirito». Ed essi: «Anima, ti si chiederebbe una cosa assai violenta se la dovessi operare con le tue sole forze, ma l'Altissimo, che vuole e ricerca questa disposizione, è onnipotente e non ti negherà l'aiuto, se glielo domandi di cuore disponendoti a riceverlo. Il suo potere, che faceva ardere il roveto senza che si consumasse, sarà ben capace di far sì che l'anima imprigionata e chiusa nel fuoco delle passioni non bruci, se vuole liberarsi. Sua Maestà chiede ciò che vuole e può ciò che chiede e col suo aiuto tu puoi quel che ti ordina. Togliti i sandali, piangi amaramente e grida dal profondo del tuo cuore affinché venga udita la tua preghiera e si compia il tuo desiderio».

  5. Vidi subito un velo ricchissimo che nascondeva un tesoro e la mia volontà desiderava ardentemente che venisse tolto scoprendo quello che l'intelligenza mi manifestava come mistero. A questo mio desiderio risposero: «Obbedisci, o anima, in ciò in cui ti si ammonisce e che ti si comanda: spogliati di te stessa e ti sarà svelato». Per questo mi proposi di emendare la mia vita e di vincere i miei appetiti, e piangevo forte con sospiri e gemiti dal profondo dell'anima mia, affinché questo bene mi si manifestasse. E nella misura in cui facevo propositi, scorgevo aprirsi il velo che copriva il mio tesoro. Infine si aprì del tutto e con gli occhi dello spirito vidi quello che non saprei dire né manifestare a parole. Vidi un segno grande e misterioso nel cielo; vidi una Donna, una signora e regina bellissima coronata di stelle, vestita di sole e con la luna sotto ai suoi piedi. Mi dissero i santi angeli: «Ecco la beata donna che san Giovanni vide nell'Apocalisse e nella quale sono racchiusi, depositati e sigillati gli ammirabili misteri della redenzione. L'Altissimo e onnipotente favorì così tanto questa creatura umana che desta ammirazione persino in noi suoi spiriti. Considera e ammira le sue perfezioni e scrivile, perché proprio a questo fine - dopo quello del tuo profitto spirituale - ti è rivolta questa manifestazione». Io allora conobbi così tante meraviglie che la loro abbondanza mi fa ammutolire, l'ammirazione mi tiene in sospeso e non credo affatto che tutte le creature terrene siano capaci di conoscerle nella vita terrena, come in seguito spiegherò.


domenica 5 settembre 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


Vita della Vergine Madre di Dio


Due particolari visioni che il Signore mostrò alla mia anima; altre rivelazioni e misteri che mi costringevano ad allontanarmi dalle cose terrene, sollevando la dimora del mio spirito al di sopra della terra.

 

  1. Ti benedico e ti magnifico, o Re altissimo, che per tua degnazione e sublime maestà hai nascosto questi alti misteri ai sapienti e agli intelligenti e li hai rivelati a me tua schiava, la più piccola ed inutile della tua Chiesa, per essere tanto più riconosciuto e ammirato come onnipotente ed autore di quest'Opera quanto più lo strumento è vile e debole.

  2. Questo altissimo Signore - dopo le lunghe resistenze di cui ho parlato, dopo molti timori esagerati e grandi incertezze causate dalla mia codardia nel riflettere su questo immenso mare di meraviglie in cui m'immergo col timore di esserne sommersa - mi fece sentire dall'alto una virtù forte, soave, efficace e dolce, una luce che illumina l'intelletto e piega la volontà ribelle acquietando, indirizzando, governando l'insieme dei sensi interni ed esterni e assoggettando tutta la creatura al compiacimento e alla volontà dell'Altissimo, cosicché essa cerchi in tutto solo la sua gloria e il suo onore. Trovandomi in questa disposizione, udii la voce dell'Onnipotente che mi chiamava e mi attirava a sé, sollevando in alto il mio spirito. Egli mi fortificava contro i leoni che ruggivano famelici per separare la mia anima dal bene offertole nella conoscenza dei grandi misteri racchiusi in questo tabernacolo e città santa di Dio. Egli mi liberava dalle porte delle tribolazioni attraverso le quali m'invitavano ad entrare, circondata dai dolori della morte e della perdizione e assediata dalle fiamme di questa Sodoma e Babilonia in cui viviamo. Volevano abbagliarmi perché io, cieca, mi volgessi indietro e mi abbandonassi a chi mi offriva oggetti di apparente diletto per i miei sensi, ingombrandoli di vanità con fallacia ed inganno. Da tutti questi lacci che tendevano ai miei piedi mi liberò l'Altissimo che, sollevando il mio spirito e insegnandomi il cammino della perfezione con efficaci esortazioni, m'invitava a una vita spiritualizzata e angelica nella carne mortale. In questo modo mi obbligava a vivere con una sollecitudine tale che dentro alla fornace non mi toccassero le fiamme e in modo che mi sapessi liberare dalla lingua impura, quando spesso mi raccontava frottole terrene. Così sua Altezza mi chiamava affinché mi sollevassi dalla polvere e dalla fiacchezza che la legge del peccato procura. Voleva che io resistessi agli effetti ereditati dalla natura corrotta e che la ostacolassi nelle sue inclinazioni disordinate, dissipandole alla vista della luce e sollevandomi al di sopra di me stessa. Con la forza di Dio potente, con correzioni di Padre e carezze di sposo, molte volte mi chiamava e mi diceva: «Mia colomba e opera delle mie mani, alzati e affrettati; vieni a me che sono luce e via: chi mi segue non cammina nelle tenebre. Vieni a me che sono verità sicura, santità certa, onnipotenza e sapienza, e correggo i sapienti».

  3. Gli effetti di queste parole erano per me dardi di dolce amore, d'ammirazione, di timore e coscienza dei miei peccati e della mia viltà, per cui mi ritiravo, mi umiliavo e mi annichilivo. Il Signore mi diceva: «Vieni, anima, vieni, poiché io sono il tuo Dio onnipotente; e come sei stata prodiga e peccatrice, così ora alzati da terra e vieni a me che sono tuo Padre, ricevi la stola della mia amicizia e l'anello di sposa».

Suor Maria di Gesù - Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda 


martedì 3 agosto 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


INTRODUZIONE ALLA VITA DELLA REGINA DEL CIELO

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Per determinare il tempo in cui ho scritto questa divina Storia, si deve sapere che questo convento di religiose scalze dell'Immacolata Concezione venne fondato da mio padre, fra' Francesco Coronel, e da mia madre, suor Caterina d'Arana, nella loro medesima casa, per disposizione e volontà divina manifestata a mia madre suor Caterina con una particolare luce e rivelazione. Fu fondato l'ottavo giorno dall'Epifania, il 13 gennaio 1619. Nello stesso giorno prendemmo l'abito mia madre e due figlie; mio padre, con due figli che già erano religiosi, entrò nell'Ordine del nostro serafico padre san Francesco, dove prese l'abito, professò, visse con edificazione di tutti e morì santamente. Mia madre ed io ricevemmo il velo nel giorno della Purificazione, il 2 febbraio 1620. La professione della seconda figlia, invece, si dovette rimandare per il fatto che non aveva l'età richiesta. Così l'Onnipotente favorì la nostra famiglia, che tutta si consacrò allo stato religioso. Dopo l'ottavo anno dalla fondazione, venticinquesimo della mia età, anno del Signore 1627, l'obbedienza mi diede l'ufficio di abbadessa che oggi indegnamente esercito. Passarono dieci anni di badessato, nei quali molte volte ricevetti dall'Altissimo e dalla Regina del cielo l'ordine di scrivere la sua vita santissima e per tutto quel tempo, con timori e renitenza, mi mostrai restia a quegli ordini divini fino all'anno 1637, quando cominciai a scriverla per la prima volta. Dopo averla ultimata, bruciai tutti i miei scritti, cioè sia quelli di questa Storia sia molti altri riguardanti grandi misteri, a causa dei timori e delle tribolazioni riferiti in precedenza e anche per consiglio di un confessore che mi assisteva (in assenza di quello principale che di solito mi dirigeva). Mi disse infatti che nella santa Chiesa le donne non devono scrivere. Io obbedii prontamente, ma in seguito fui aspramente rimproverata dai miei superiori e dal confessore ordinario, che conosceva tutta la mia vita. Quindi mi intimarono severamente di riscriverla e anche l'Altissimo e la Regina del cielo mi ordinarono nuovamente di obbedire. Ma questa seconda volta la luce che ricevetti da Dio fu così copiosa e così abbondanti furono i benefici che l'Altissimo mi comunicò per rinnovare e vivificare la mia povera anima con i precetti della sua divina Maestra, tanto perfetti gli insegnamenti e sublimi i misteri, che è necessario farne un libro a parte, appartenente alla stessa Storia, col titolo: «Leggi della sposa, apici del suo casto amore e frutto raccolto dall'albero della vita di Maria santissima signora nostra». Col favore divino comincio a scriverla l'8 dicembre 1655, giorno dell'Immacolata Concezione.

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di Suor Maria di Gesù

di Suor Maria di GesùAbbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione

sabato 5 giugno 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


INTRODUZIONE ALLA VITA DELLA REGINA DEL CIELO

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15. Per volontà del Signore e ordine dell'obbedienza ho scritto questa divina Storia per la seconda volta. Nella prima infatti, poiché la luce con cui conoscevo i suoi misteri era oltremodo abbondante e feconda, e grande era la mia limitatezza, la lingua non bastò, né i termini e la velocità della penna furono sufficienti a dire tutto. Trascurai alcune cose ma col tempo e con la nuova comprensione, adesso mi ritrovo meglio disposta per scriveile, anche se lascerò sempre molto da dire di quello che intendo e che ho conosciuto perché non sarà mai possibile scrivere tutto. Oltre a ciò, ho conosciuto nel Signore anche un'altra ragione e cioè che, quando scrissi la prima volta, spesso il materiale e l'ordine di quest'Opera mi assorbivano; inoltre le tentazioni e i timori furono così grandi e tanto eccessive le tempeste dei pensieri e delle suggestioni che mi combattevano facendomi credere temeraria nel metter mano a un'opera così sublime, che alla fine mi ridussi a bruciarla. Non credo che ciò sia avvenuto senza speciale permesso del Signore, perché in uno stato così turbolento secondo me non era possibile dare all'anima quello che era conveniente e quello che l'Altissimo voleva darle scrivendo nel mio cuore e imprimendo nel mio spirito il suo insegnamento celestiale, come mi si domanda di fare adesso e come si può ricavare dall'avvenimento seguente.

  16. Nel giorno dedicato alla purificazione di nostra Signora, dopo aver ricevuto il santissimo Sacramento, (poiché ricorreva l'anniversario della mia professione) volli celebrare questa santa festività con umiltà di cuore e rendimento di grazie all'Altissimo, che mi aveva accettato come sua sposa senza che lo meritassi. Nell'esercitare questi affetti, sentii dentro di me un mutamento efficace con abbondantissima luce che mi trasportava e mi costringeva fortemente e soavemente alla conoscenza dell'essere di Dio, della sua bontà, delle sue perfezioni e dei suoi attributi, e al disinganno della mia stessa miseria. Questi oggetti, che apparivano al mio intelletto tutti nello stesso tempo, mi causavano vari effetti. Il primo era quello di rapire tutta la mia attenzione e la mia volontà; il secondo di annichilirmi facendomi abbassare fino a terra di modo che il mio essere si disfaceva e sentivo un dolore veementissimo di contrizione per i miei gravi peccati, col fermo proposito di emendarmi e di rinunciare a quanto è del mondo, sollevandomi sopra ogni cosa terrena all'amore del Signore. In questi affetti restavo quasi esanime, il dolore maggiore era consolazione e il morire vivere. Il Signore, avendo compassione del mio deliquio, per sua sola misericordia mi disse: «Non perderti d'animo, o figlia e sposa mia, perché, per perdonarti, lavarti e purificarti dalle tue colpe, ti applicherò i miei infiniti meriti e il sangue che per te ho sparso. Fatti forza per giungere alla perfezione che desideri mediante l'imitazione della vita della mia Madre santissima. Scrivila un'altra volta, per aggiungervi quello che manca e per scolpire nel tuo cuore il suo insegnamento. Non irritare più la mia giustizia e non respingere la mia misericordia bruciando ciò che scrivi, cosicché la mia indignazione non debba toglierti la luce che, senza tuo merito, ti è stata data per conoscere e manifestare questi misteri».

  17. Subito vidi la Madre di Dio e della pietà che mi disse: «Figlia mia, ancora non hai raccolto il frutto conveniente per l'anima tua dall'albero della vita della mia storia, che hai scritto. Ancora non sei arrivata al midollo della sua sostanza, né hai raccolto a sufficienza di questa manna nascosta, né hai raggiunto l'ultimo stadio di perfezione come è necessario perché l'Onnipotente scolpisca ed imprima nell'anima tua tutte le mie virtù e le mie perfezioni. Io devo darti la qualità e l'ornamento conveniente per tutto quello che la divina destra vuole operare in te. Ho domandato che, per mia mano e intercessione, mi dia il permesso di adornarti con la grazia abbondantissima che egli mi ha comunicato e di disporre la tua anima perché tu ti rimetta a scrivere la mia vita tenendo conto non tanto della forma esteriore quanto piuttosto del contenuto, comportandoti in ciò passivamente, senza porre ostacolo a ricevere la corrente della divina grazia, che l'Onnipotente mi indirizzò, affinché passi in te quella parte che il volere divino deciderà. Tu però fa' in modo di non troncarne il corso, né di limitarla per la tua pusillanimità e imperfezione». Subito conobbi che la Madre della pietà mi rivestiva di una veste più bianca della neve e più rifulgente del sole; poi mi cinse con una ricchissima cintura e disse: «Questa è partecipata dalla mia purezza». Domandò al Signore scienza infusa per adornarmi di essa quasi come di bellissima chioma, nonché altri donativi e preziosi regali, dei quali non giungevo a conoscere il valore sebbene vedessi che erano grandi. Dopo avermi così adornata, la divina Signora mi disse: «Lavora fedelmente e diligentemente per imitarmi e per divenire mia figlia perfettissima, generata dal mio spirito e nutrita al mio petto. Ecco che io ti do la mia benedizione, affinché tu scriva per la seconda volta in mio nome, con la mia direzione e la mia assistenza».

  18. Per maggior chiarezza, tutta questa Vita santissima si raccoglie in tre parti. La prima parte sarà su ciò che riguarda i primi quindici anni della Regina del cielo, dalla sua immacolata concezione fino a che nel suo grembo verginale prese carne mortale il Verbo eterno, e ciò che in questi anni l'Altissimo operò in lei. La seconda parte comprenderà il mistero dell'incarnazione, tutta la vita di nostro Signore Gesù Cristo, la sua passione e morte e l'ascensione al cielo, che fu il tempo in cui la divina Regina visse col suo Figlio santissimo, e quanto ella fece in questo lasso di tempo. La terza parte riguarderà il resto della vita di questa Madre della grazia, da quando rimase sola nel mondo senza Cristo nostro redentore fino all'ora del suo felicissimo transito, della sua assunzione in cielo e coronazione come imperatrice del cielo per vivere eternamente come figlia del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo. Distribuisco queste tre parti in otto libri, affinché riescano più maneggevoli e siano incessantemente oggetto della mia mente, stimolo della mia volontà e mia meditazione giorno e notte.

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di Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


martedì 13 aprile 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO



INTRODUZIONE ALLA VITA DELLA REGINA DEL CIELO

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13. Confidando dunque in questa grande virtù dell'obbedienza, mi decisi in nome dell'Altissimo e della Regina mia signora a non resistere più oltre. Chiamo grande questa virtù, non solo perché essa offre in olocausto e sacrificio a Dio la parte più nobile della creatura - intelletto, ragione e volontà - ma anche perché nessun'altra virtù assicura il buon successo quanto l'obbedienza, poiché la creatura non opera di sua iniziativa, ma come strumento di chi la governa e comanda. Essa diede ad Abramo la forza di superare la violenza dell'amore e la legge naturale nei confronti di Isacco. Se essa fu potente per questo e perché il sole e i cieli trattenessero il loro velocissimo corso, ben può esserlo perché si muova la terra. Infatti se Uzzà si fosse lasciato guidare dall'obbedienza, forse nel toccare l'arca non sarebbe stato castigato come audace e temerario. Vedo bene che io, assai più indegna, stendo la mano per toccare non l'arca morta, figura dell'antica legge, ma l'Arca viva del Nuovo Testamento, in cui fu racchiusa la manna della Divinità e la sorgente della grazia e della sua santa legge. Ma se io taccio, ormai temo, e con ragione, di disobbedire a tanti precetti, e potrò dire con Isaia: Ohimé! Io sono perduto perché tacqui! Per questo, mia Regina e signora, sarà meglio che nella mia viltà risplenda la vostra benignissima pietà e misericordia e il favore della vostra mano liberale; sarà meglio che voi me ne facciate dono per obbedire ai vostri comandi piuttosto che suscitare la vostra indignazione. Per tutto ciò, o Madre purissima, sarà opera degna della vostra clemenza sollevare me misera da terra e servirvi di un soggetto debole e inadeguato come strumento per opere così difficili. Con ciò magnificherete la vostra grazia nonché i favori che il vostro Figlio santissimo comunicò. Non lascerete spazio alla fallace presunzione per supporre che quest'Opera sia fatta con perizia umana o prudenza terrena, o forza ed autorità di disputa, ma che piuttosto voi risvegliate di nuovo i cuori dei fedeli e li attiriate a voi, fonte di pietà e di misericordia, con la virtù della divina grazia. Parlate, dunque, o signora, la vostra serva ascolta, e con l'ardente volontà di obbedirvi, come devo. Ma i miei desideri come potranno mai raggiungere e pareggiare il mio debito? Già mi sarà impossibile una degna retribuzione, ma se fosse possibile, oh quanto la bramerei! Suvvia parlate, o Regina potente e grande, adempite le vostre promesse e parole, manifestandomi le grazie e le prerogative vostre, affinché la vostra grandezza sia ancor più conosciuta ed esaltata da tutte le nazioni e le generazioni. Parlate, o Signora, la vostra serva ascolta; parlate e glorificate l'Altissimo per le opere potenti e meravigliose che la sua destra ha operato nella vostra profondissima umiltà. Scorrano dalle sue mani, che sono anelli d'oro, piene di giacinti, nelle vostre, e da queste ai vostri devoti e ai vostri servi, affinché gli angeli lo benedicano, i giusti lo magnifichino, i peccatori lo cerchino e tutti abbiano un esempio di somma santità e purezza. Ma soprattutto affinché con la grazia del vostro santissimo Figlio, io stessa abbia questo specchio e questa regola efficace a cui possa conformare la mia vita, poiché questo deve essere il primo scopo della mia sollecitudine nello scrivere la vostra. Quante volte me l'ha detto l'Altezza vostra, compiacendosi così di offrirmi un esempio e uno specchio vivente e senza macchia, in cui io, specchiandomi, possa adornare la mia anima in modo da essere vera figlia vostra e sposa del vostro santissimo Figlio!

14. Questa è tutta la mia pretesa e volontà. Perciò io scriverò non già come maestra ma come discepola, non per insegnare ma per apprendere, poiché so bene, come prescritto, che le donne nella Chiesa devono tacere e ascoltare i maestri. Tuttavia, come strumento della Regina del cielo, manifesterò ciò che sua Maestà si compiacerà d'insegnarmi e di comandarmi, perché tutte le anime sono capaci di ricevere lo Spirito che il suo santissimo Figlio ha promesso d'inviare su ogni genere di persone senza eccezione; e altresì tutti sono capaci di manifestarlo nel modo conveniente a seconda di come lo ricevono, quando la potestà superiore lo ordina con cristiana provvidenza, come giudico che abbiano fatto i miei superiori. L'errore in me è possibile, in quanto donna ignorante, ma non nell'obbedire, né sarà volontario; così mi rimetto e mi assoggetto a chi mi guida e alla correzione della santa Chiesa cattolica, ai cui ministri ricorrerò sempre in qualunque difficoltà. Intendo che il mio superiore, maestro e confessore sia testimone e censore di questi insegnamenti che pur ricevo e che sia altresì giudice vigilante e severo di come li metto in pratica, o se vengo meno all'adempimento di essi e degli altri miei obblighi, misurati in ragione di questo beneficio.

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Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


sabato 30 gennaio 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


INTRODUZIONE ALLA VITA DELLA REGINA DEL CIELO

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9. In quell'occasione i miei santi angeli e signori mi diedero queste motivazioni e indicazioni e molte altre volte il principe san Michele mi manifestò il medesimo volere e comando dell'Altissimo. Di conseguenza, per le luci, i favori e gli insegnamenti continui di questo grande principe, ho conosciuto molti misteri imperscrutabili e magnifici del Signore e della Regina del cielo. Questo santo arcangelo, infatti, fu uno di quelli che in vita la scortavano ed assistevano con gli altri che da ogni ordine e gerarchia erano stati designati alla sua custodia, come a suo tempo dirò. Inoltre, essendo nello stesso tempo patrono e protettore universale della santa Chiesa, fu anche testimone speciale e ministro fedelissimo dei misteri dell’incarnazione e della redenzione. Così appunto molte volte ho appreso da questo santo arcangelo, dalla cui protezione nei miei travagli e combattimenti ho ricevuto singolari benefici, avendomi anche promesso di assistermi e ammaestrarmi in quest'Opera.

  10. Oltre a tali insegnamenti e ad altri che non occorre riferire, ma che dirò in seguito, il Signore in persona mi ha molte volte comandato e rivelato il suo volere senza altri intermediari con le parole che adesso dirò. Un giorno, dunque, festa della Presentazione di Maria santissima al tempio, sua Maestà mi disse: «Sposa mia, nella mia Chiesa militante tanti misteri che riguardano mia Madre e i santi sono conosciuti, ma molti sono ancora nascosti, soprattutto quelli interiori e segreti, che ora voglio manifestare. Voglio che tu li scriva così come ne sarai ammaestrata, specialmente quelli di Maria purissima. Io te li svelerò e mostrerò, dopo averli tenuti nascosti finora per gli imperscrutabili giudizi della mia sapienza, poiché secondo la mia provvidenza non era ancora il tempo opportuno. Adesso però lo è ed è anche mia volontà che tu li scriva. Obbedisci, o anima».

  11. Tutte queste cose che ho narrato, ed altre ancora che potrei riferire, non sarebbero state sufficienti a farmi decidere per una cosa così ardua ed estranea alla mia condizione se non vi si fosse aggiunta l'obbedienza ai miei superiori, che hanno guidato la mia anima e m'insegnano il cammino  della verità. Infatti i miei dubbi e timori non sono tali da lasciarmi tranquilla in una materia così difficile, mentre in altre più facili non faccio poco a calmarmi con l'obbedienza. In quanto donna ignorante mi sono sempre rivolta ad essa come a punto di riferimento per la mia anima, sapendo che è doveroso non scrivere cosa alcuna, per quanto sembri alta e fuor di sospetto, se non con l'approvazione dei maestri e dei ministri della santa Chiesa. Così ho sempre procurato di fare in ogni cosa riguardante la direzione della mia anima e tanto più in questa impresa di scrivere la Vita della Regina del cielo. Mi sono adoperata moltissimo affinché i miei superiori non si occupassero delle mie relazioni, dissimulando quanto potevo alcune cose, chiedendo con lacrime al Signore che desse loro luce per non sbagliare e desiderando molte volte che sfuggisse loro di mente questo affare, e che mi preservassero dall'errore e dall'inganno.

  12. Confesso altresì che il demonio, approfittando della mia naturale timidezza, fece grandi sforzi per impedirmi quest'Opera. Cercava maniere per atterrirmi ed affliggermi e, se lo zelo e la perseveranza invincibile dei miei superiori non avessero animato la mia pusillanimità, senza dubbio mi avrebbe indotto a desistere. Intanto ciò dava tempo al Signore, alla Vergine purissima e agli angeli santi di rinnovarmi la luce, i segni e le meraviglie. Tuttavia temporeggiai o, per meglio dire, opposi resistenza ancora molti anni all'obbedienza di tutti - come in seguito dirò - senza mai osare metter seriamente mano a una cosa tanto superiore alle mie forze. E non credo che ciò sia avvenuto senza particolare provvidenza di sua Maestà, perché nel corso di questo tempo sono passata per tanti eventi e, potrei dire, per misteri e travagli tanto straordinari e svariati, che non avrei potuto con essi godere di quella quiete e serenità di spirito che è indispensabile per poter ricevere questa luce e questa rivelazione. Infatti non in qualunque stato, per quanto elevato e benefico, l'apice dell'anima può essere capace di ricevere un influsso così sublime e delicato! A questa si aggiungeva un'altra ragione: che nella lunga dilazione potessi meglio informarmi e rassicurarmi mediante la nuova luce che si va guadagnando col tempo e mediante la prudenza che si acquista nella molteplice esperienza e che, insistendo il Signore, i santi angeli e i miei superiori nelle loro richieste, dinanzi a così reiterate esortazioni all'obbedienza, io mi acquietassi, sicura di non sbagliare, vincessi la mia timidezza, la mia viltà e perplessità e sperassi dal Signore quello che disperavo dalla mia debolezza.

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di Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione


lunedì 4 gennaio 2021

MISTICA CITTA’ DI DIO

 


INTRODUZIONE ALLA VITA DELLA REGINA DEL CIELO


Le ragioni per cui è stata scritta ed altre avvertenze relative.


8.      Parlando di tale questione con i principi e gli angeli santi che l'Onnipotente mi aveva assegnati perché mi indirizzassero in quest'Opera sulla vita della nostra Regina e manifestando loro il turbamento e l'afflizione del mio cuore, quasi balbuziente e muta per un'impresa così ardua, mi risposero più volte che era questa la volontà dell'Altissimo. In particolare, un giorno in cui mi opposi molto presentando la mia difficoltà, la mia impossibilità e i grandi timori, mi dissero: «Con ragione, o anitria, ti avvilisci e ti turbi, dubiti e ti opponi in una cosa nella quale noi angeli ci comportiamo allo stesso modo ritenendoci inadeguati a rivelare le cose alte e magnifiche che il braccio dell'Onnipotente operò nella Madre della pietà e regina nostra. Peraltro, o carissima, considera attentamente che il cielo e la terra passeranno e tutto ciò che esiste scomparirà prima che venga meno la parola dell'Altissimo. Ora, molte volte l'ha impegnata con le sue creature; e per la sua Chiesa si trova nelle sacre Scritture che l'obbediente canterà vittoria sui suoi nemici, e non verrà ripreso per aver ubbidito. Anzi, quando creò il primo uomo e gli comandò di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, fin da allora stabilì questa virtù dell'obbedienza, confermandola con solenne giuramento per rassicurare ancor più l'uomo, cosa che il Signore è solito fare, come già con Abramo quando gli promise con certezza di giuramento che il Messia sarebbe disceso dalla sua stirpe. E così fece quando creò il primo uomo assicurandogli che l'ubbidiente non avrebbe sbagliato. Egli ripeté tale giuramento quando ordinò che il suo Figlio morisse e garantì agli uomini che chiunque avesse obbedito a questo secondo Adamo, imitandolo nell'obbedienza con cui restaurò ciò che il primo aveva perso per la sua disobbedienza, sarebbe vissuto in eterno e il nemico non avrebbe avuto parte nelle sue opere. Considera attentamente, o Maria, che l'obbedienza ha origine da Dio come causa prima e principale e anche noi angeli obbediamo al potere della sua destra divina e alla sua rettissima volontà; infatti non possiamo opporci ad essa, né la ignoriamo, vedendo l'essere immutabile dell'Altissimo faccia a faccia e conoscendo che essa è santa, pura e vera, rettissima e giusta. Ora, questa certezza che noi angeli abbiamo per mezzo della visione beatifica, l'avete rispettivamente anche voi mortali in ragione dello stato di viatori in cui siete, in forza di quella parola che lo stesso Signore disse dei prelati e dei superiori: «Chi ascolta voi ascolta me, chi obbedisce a voi obbedisce a me». E, dato che si obbedisce per Dio - che è la causa principale e superiore - spetta alla sua provvidenza onnipotente far sì che gli obbedienti non falliscano qualora ciò che viene loro comandato non sia materia di colpa. Per questo il Signore assicura con giuramento che cesserà di esistere - il che è impossibile a Dio - piuttosto che venire meno alla sua parola. Infatti, come i figli discendono dai genitori e tutti i viventi da Adamo, moltiplicati nella posterità della sua natura, così i superiori procedono da Dio come da supremo Signore, per il quale ad essi tutti obbediscono: gli uomini a quelli terreni e gli angeli a quelli di gerarchia superiore; e gli uni e gli altri a Dio. Tuttavia ricordati, o anima, che ti hanno ordinato tutti ciò che tu temi di fare; e se, volendo tu obbedire, ciò non fosse conveniente, l'Altissimo farebbe, con la tua penna, quello che già fece con l'obbediente Abramo quando, stando già per sacrificare suo figlio, comandò a uno di noi suoi spiriti di trattenerne il braccio e il coltello. Ora invece non ci comanda affatto di trattenere la tua penna, ma al contrario di portarla con volo leggero, ascoltando sua divina Maestà, dirigendoti, illuminando il tuo intelletto e prestandoti aiuto».

 Suor Maria di Gesù

Abbadessa del Monastero dell’Immacolata di Agreda dell’Ordine dell’Immacolata Concezione