Apparizioni a Ghiaie
***
Il ruolo del Cortesi
La Signorina Sidlauskaitè ha avuto occasione di esaminare il soggetto dopo molti mesi e ha potuto controllare il giudizio di normalità.
Nel suo volume Ella si chiede che cosa è "normale". Se non si vuole giocare con le parole per fini di non buona dialettica, diciamo che un fanciullo è normale quando non presenta una deviazione di sviluppo, né un arresto, né alcuna anomalia nelle singole funzioni o nel loro giuoco complesso tali che si debba porre diagnosi di una fra le molti sindromi psicopatologiche che si incontrano nel periodo infanto-puberale. Naturalmente nei limiti dell'età del soggetto. Anzi, poiché taluno parla, in alcuni casi, di subnormalità (espressione per noi erronea), escludiamo che nel nostro caso si possa parlare di subnormalità. Siamo sempre disposti a riesaminare la bambina insieme con altri, o psicologi o psichiatri, che conoscano però la tecnica moderna degli esami dei soggetti nell'età evolutiva, per determinare se noi siamo incorsi in errore e quale.
Dico che siamo disposti a fare questo esame con chi conosca la tecnica. Il che, permetta, non ci sembra il caso suo.
1) Ella cita una serie di reattivi e non si capisce bene se Ella li abbia usati. Ora, come già Le ho scritto in risposta ad una Sua lettera, Ella fa a questo proposito delle affermazioni che lasciano noi dubbiosi. Lo Zimmermann, che Ella cita, è un fabbricante di Lipsia che ha messo in commercio i reattivi di Binet e Simon modificati da Bobertag. Ebbinghaus e Ranschburg non hanno mai ideato reattivi mentali. Dubitando di me, ho scritto al mio buon amico Ranschburg se ne aveva ideato che io non conoscessi; mi ha risposto (poco prima di entrare nel campo di concentramento, perché ebreo) che non ne ha mai ideati. David è un nome ignoto agli psicologi. E via dicendo.
2) Ella attribuisce notevole attività psicosensoriale alla Adelaide Roncalli; la espressione si presta ad equivoci. Sarebbe bene Ella spiegasse che cosa vuol dire. Comunque se Ella intendeva riferirsi alla attività rappresentativa, si deve dire che è piuttosto scarsa; molte bambine, anche normali, la presentano molto più vivace; se Ella intendeva dire capacità di concentrare i poteri attentivi, si deve dire altrettanto; ed altrettanto si deve dire per l'attività dei singoli recettori sensoriali. È da escludersi uno sviluppo superiore alla norma della attività fantastica. La espressione "pseudologia" che Ella usa fa ritenere che Ella pensi ad una forma isterica; la pseudologia è infatti un sintomo dell'isterismo. Siffatta forma è da escludersi.
3) Ella dimostra di non avere conoscenza nel suo scritto delle caratteristiche della fanciullezza, tanto è vero che le sembra anormale o elevato ciò che è proprio dell'età dei 7 anni. Ciò non stupisce: l'esaminare fanciulli non è stato, che io sappia, il suo campo di studio.
Passando ad altro punto della sua memoria osservo che Ella ci accusa di non aver esaminato la Adelaide Roncalli in rapporto alle sue "visioni". Ma se noi lo avessimo fatto avremmo commesso un grossolano errore metodologico. Io anzi ho raccomandato caldamente alla Signorina Sidlauskaitè di non porre mai domande alla Adelaide Roncalli aventi riferimento a "visioni" o a fatti simili. Noi abbiamo voluto, e dovuto dare un puro giudizio tecnico, oggettivo sulla vita psichica della Adelaide Roncalli nel momento in cui fu sottoposta al nostro esame.
È necessario poi che io Le ricordi un complesso di fatti che meritano di essere presi in considerazione e che debbono essere tenuti presenti.
La bambina nel periodo delle "visioni" è stata certamente sottoposta ad uno shock psichico, o almeno fu collocata in situazioni che certamente hanno avuto influenza sulla sua vita. Tanto che io raccomandai a Lei, e ritengo che Ella lo ricordi, che la bambina venisse collocata in ambiente sano, che non le si parlasse più delle "visioni" e si facesse in modo che essa le dimenticasse o non desse loro importanza. Avvenne invece il contrario. La bambina fu insistentemente interrogata: fu trattata da adulti come fosse una adulta; fu vezzeggiata all'inverosimile. Quando non vi fosse altra testimonianza, vale quello che ho visto io stesso con i miei occhi; ossia il modo nel quale Ella la trattava, la prendeva in braccio, la coccolava, le parlava ecc. Anche gli interrogatori, dei quali Ella riferisce nel Suo volume, sono fatti in modo da provocare la ben nota reazione di difesa. Io non so se l'Adelaide Roncalli ha imparato o no a mentire: data l'età lo escludo: ammetto invece che un ambiente artificiale (il comportamento degli uomini) può dare ragione delle manifestazioni e delle risposte dell'Adelaide Roncalli. Dico cioè che il trattamento, fatto per troppo lungo tempo alla bambina, da parte di chi era entusiasta, di chi nutriva speranze, di chi era diffidente, ecc., fu il peggiore che si poteva fare: quindi si è avuta certamente una deformazione o una deviazione del carattere, ovvero, forse, una esagerazione di ciò che già esisteva; quindi è facile capire come la bambina si sia difesa con risposte oggettivamente bugiarde.
***
Nessun commento:
Posta un commento