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venerdì 9 febbraio 2024

SATURA DELL’ETERNO

 


Dio non mi entra

nella profondità del mio petto;

da ogni parte trabocca,

e nel mio intimo lo contengo.


Sono le sue fiamme come vulcani

che mi bruciano dentro,

facendomi scoppiare

in pienezze dell’Eterno.


Lo sento dentro di me

che mi brucia nei suoi fuochi,

che mi bacia con la sua Bocca,

che mi dà il suo pensiero.


Egli è mio ed io sono sua…,

dentro…, profondo…, segreto…!,

dove, in sacre manifestazioni d’amori,

mi svela i suoi misteri.


Parole di vita eterna

Dio mi dice senza concetti,

nella sapienza infinita

del suo essersi Detto il Verbo.


Egli mi ama…, io lo amo…

in un profondo silenzio,

senza che ci sia nulla che possa

interrompere questa melodia sacra.


Com’è dolce Dio quando bacia…!

Io, nel suo tubare, lo percepisco,

quando si avvicina gaudioso

per introdurmi nel suo seno.


Tutto come se non fosse…,

quando, nel passare l’Immenso,

si posa in fiamme incandescenti

dentro il mio segreto.


E lì, in profondità, nel profondo,

irrompiamo in sacre manifestazioni d’amore,

in un dare e ridarci

senza parole né concetti,

al di fuori delle cose di qua,

al modo del Coeterno.


Oh, com’è dolce incontrarlo…!

E com’è terribile perderlo,

per tornarlo a cercare

con nuovi frutti di incontro…!


Le mie nostalgie oggi mi opprimono

per possedere Colui che anelo,

come nel giorno felice

in cui mi introdusse nei Cieli


per cantare lì la sua vita

dentro il suo occultamento,

baciandomi con la sua Bocca

e abbracciandomi nel suo petto.


Dio è vicino a me,

in modo intimo, profondo e segreto…!,

in sapienziale insegnamento,

con bacio di intendimento,

con parole di amor puro, per chiedermi di nuovo

di consegnarmi senza riserve

ad essere la sua «Eco» in cauterizzazione.


Parola del Dio benedetto,

senza parole, sento dentro,

in amorosi amori,

in reconditi segreti.


Io lo bacio ed Egli mi bacia

fuori del modo del tempo,

nella maniera perfetta

 in cui Dio lo fa nel suo petto.


Grazie, mio Amore Infinito!,

poiché tu oggi hai intenerito

il mio petto addolorato,

con molteplice baciare di consolazione.


Grazie di tutto, mio Sposo!

Grazie di tutto, mio Padrone!

Ormai so bene che non mi dimentichi;

oggi lo comprendo di nuovo.


Com’è buono quando Dio passa…!,

e, come si fa corto il tempo!,

poiché è vita della Gloria

che ci è data su questo suolo.


21-7-1982

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

domenica 16 luglio 2023

L’ECCELLENZA DI DIO

 


Ricordai l’anno 1960: «Anima mia, non ti guardare…». Ebbi paura di me stessa…; desiderai di volare al Cielo con tutte le mie forze davanti alla meschinità e alla piccolezza del mio nulla e davanti alla sublimità di ciò che, senza intendere come né perché, stavo contemplando.

E annientata e senza volerlo esprimere, irrompevo nel mio canto di: Chi come Dio…!, che ha in sé, da sé e per sé la potenza di essersi di per sé e di starsi ad essere, per l’eccellenza infinita dell’infinita potenza del suo eccelso essere, tutto ciò che può essere, essuto, infinitamente goduto e posseduto in gaudio felicissimo e gloriosissimo di Eternità.

E sotto la luce, l’impulso, il fuoco e la verità dello Spirito Santo, vidi pure che il mio spirito stava nella verità, ricordando la frase di Gesù: «Io sono venuto per rendere testimonianza alla verità»5; e che mi trovavo introdotta nella realtà sovrabbondante della Verità infinita. Mi sentii posseduta da questa medesima Verità, la quale amorosamente e liberamente, davanti alla sapienziale sapienza di quanto stavo penetrando, mi faceva vedere ogni volta più profondamente la distanza infinita di essere che esiste tra il Creatore e la creatura, tra la sua grandezza e il nostro nulla, il suo esseersi e il nostro essere ricevuto e dipendente dalla volontà amorosa dell’Infinito Essere.

Sono stata così cosciente di questa doppia verità, che ripetevo costantemente davanti alla magnitudine di Dio in distanza infinita da tutto ciò che non è Lui:

Che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

E compresi pure, piena di paura, che, fino in fondo fondo! io non potrei dire sulla terra finché vivrò ciò che nel giorno di Pentecoste del 1975 avevo inteso…

Impotente, oltrepassata e invasa da Dio, arresa e prostrata, soggiogata ed annientata davanti alla luce di quella Pentecoste, ardendo nel fuoco dello Spirito Santo, davanti all’eccellenza di Dio, in modo riverente, adoravo…!

Piena di gaudio, come vidi grande Gesù nella sua umanità, che è distinto e distante da tutta la creazione e da tutte le altre creature, e che fu capace di adorare Dio come Egli infinitamente aveva bisogno da parte dell’uomo…! Mistero meraviglioso dell’Incarnazione, che dà a Dio nella sua creatura tutto ciò che Egli da lei attendeva…! Grandezza inimmaginabile dell’umanità sacratissima di Cristo…!

Rapita dall’eccellenza della sua adorazione, come uomo, alla sua stessa divinità, con Lui, adoravo!

E nella mia anima rimaneva inciso, come a fuoco, dalla brezza dello Spirito Santo in passo veloce che mi ha fatto conoscere, intuire e vivere qualcosa dell’eccellenza eccellentissima dell’Infinito Essere, sorpassata di gaudio e prostrata in riverente ed umile adorazione, il grido dell’Arcangelo San Michele:

«Chi come Dio…?!».

Perché, che ha a che vedere la creatura con il Creatore…?!

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

giovedì 8 dicembre 2022

L’ECCELLENZA DI DIO

 


Sentivo paura di dire ciò che stavo vedendo; comprendendo con chiarissima sicurezza che, nella partecipazione gloriosa dell’Eternità, davanti alla magnificenza di Dio e soggiogati dalla bellezza del suo volto, contemplandolo senza veli, non resta altra possibilità che adorare in un inno riverente di lode davanti all’Infinito Essere nella sua Trinità di Persone.

Per cui, tremando di venerazione riverente ed in adorazione profonda, irrompevo nel più profondo del mio cuore ripetendo nella mia canzone di Chiesa e come Eco in proclamazione degli infiniti cantici che essa ha nel suo seno, quale «torre fortificata»4, Regina e Signora, avendo come capo e corona di gloria l’Unigenito di Dio:

Ma che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

Perché, davanti alla magnitudine della conoscenza che ebbi dell’eccellenza di Dio, in quegli istanti, secondo il mio povero intendere, rimasi senza capacità, non soltanto di desiderare di essere come Dio –giacché solo quest’idea, davanti all’eccelsitudine che concepisco della sua eccellenza e magnitudine, mi farebbe essere disprezzo per me stessa, divenendo davanti al mio sguardo spirituale la creatura più povera e abominevole della creazione, in una profonda e continuata risata di beffa in disprezzo della mia mente atrofizzata–, bensì neanche di poter desiderare o appetire qualcosa che non fosse, nel mio atto di amor puro, glorificare l’Infinito per quello che Egli è in sé, da sé e per sé, e senza di me…

Essere come Dio…! Che oscurità di intendimento…!: Desiderare qualcosa contro Dio…! Cercare qualcosa che non sia adorarlo…! Volere qualcosa che Egli non voglia…!

Tanto intesi, tanto…!, che compresi che non avrei potuto esprimerlo…; ancor di più, che prudentemente non dovevo dire quanto avevo visto e udito, e che questo era un altro dei grandi segreti della mia vita…

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

domenica 4 settembre 2022

L’ECCELLENZA DI DIO

 


L’ECCELLENZA DI DIO 

Dall’altezza dell’eccellenza di Dio, guardavo tutta la creazione, che per me era, davanti al pensiero divino, così bella e così glorificatrice dello stesso Dio; e tornava ad apparire nuovamente il filo di paglia o la gocciolina di acqua persa nella immensità immensa degli innumerevoli mari che la creazione contiene…

Ma, tra la gocciolina di acqua e gli immensi mari, o la fogliolina di un albero tra i milioni e milioni di foglioline di alberi che racchiude la terra –tutte diverse tra loro per la sovrabbondanza della ricchezza ricolma ed esuberante che racchiude la creazione, come espressione in modo finito e come riflesso dello stesso Creatore–, c’era solo distanza di quantità, neppure però distanza infinita di quantità.

Tra una gocciolina di acqua e l’immensità di tutti i mari non c’era distanza infinita; alla fin fine erano due creature create che, per quanto pletoriche ed esuberanti fossero, passavano, davanti all’eccellenza di Dio, nell’intuizione del mio sguardo spirituale, come a non essere ed a non avere altra distanza che essere creature che un giorno non furono, che oggi sono dipendenti dall’Infinito Essere, infinitamente distinte e distanti dalla sua sovrabbondante eccellenza, e che domani forse cesseranno di essere…

E l’eccellenza di Dio continuerà ad essere ugualmente eccellente davanti a tutte le creature che per Lui sono, che per la sua volontà si mantengono e che, dipendenti dalla sua stessa volontà, continueranno ad essere o lasceranno nuovamente di esistere…!

Come intesi che solo Dio si è…! Che distanza immensa quella dell’Infinito Essere, da tutto ciò che non è Lui…!

E durante tutta questa mattina di Pentecoste del 1975, la mia anima sommersa in preghiera, ripeteva come una melodica lode in inno di gloria davanti alla magnificenza maestosa dell’infinita potenza di Colui che si È:

Ma che ha a che vedere la creatura con il

Creatore…!

Sembra che Dio se ne compiacesse; poiché, quanto più lo ripetevo, tanto più dentro entravo, più spiccavo il mio volo, più piccolina vedevo la creazione, e più eccellente appariva davanti al mio sguardo spirituale il coeterno e trascendente Essere…

Ed anche, nella mia ascensione di fronte all’Essere, apparvero davanti al mio sguardo spirituale diversità di creature: gli Angeli ribelli…, Adamo…, Eva…

Come poterono, se conobbero qualcosa dell’eccellenza di Dio, ribellarsi contro di Lui…?! Come poterono credersi come Dio o desiderare di essere come Lui, se nel momento in cui si ribellarono ebbero qualche conoscenza simile a quella che io, nella mia limitazione, ho avuto oggi…?!

Com’è possibile che, in questa verità che io oggi vivo, si possa desiderare qualcosa che non sia essere lode di gloria davanti alla magnificenza del Coeterno Essente…?!

Quale conoscenza avevano di Lui, e fin dove arrivò la penetrazione della loro conoscenza, che furono capaci di dire a Dio: «non ti servirò»3, o di desiderare qualcosa che non fosse adorarlo…? 

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

venerdì 29 aprile 2022

L’ECCELLENZA DI DIO

 


***

Mentre continuavo a ripetere nel più segreto del mio spirito e nel più recondito del mio cuore palpitante d’amore davanti al passo dello Spirito Santo che, illuminando il mio spirito, mi rivelava la sublimità sublime e sussistente di Colui che si È di per sé e la distanza infinita che esiste tra l’Infinito e la creatura, uscita dalle mani del suo coeterno ed infinito potere: Ma che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

Intendevo, vedevo e continuavo a penetrare, in una intuizione di profondo rispetto, Gesù, come Sommo ed Eterno Sacerdote, adorante l’Infinito Essere, sorpassato di gaudio, per il fatto di essere Egli stesso in se stesso e per se stesso, come Uomo, la risposta riverente di adorazione perfetta che la Santità infinita di Colui che È merita in risposta di ridonazione amorosa delle sue creature; poiché, che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

Il Creatore si è in sé e di per sé ciò che si è, per il fatto di avere in sé la sua stessa ragion d’essere per la sua sussistenza in possesso infinito e coeterno di Divinità; mentre la creatura, per quanto sia eccellente, è, per la manifestazione splendente della magnitudine di Dio nel suo essersi eterno, venerazione che adora soggiogata e oltrepassata a distanza infinita, soddisfacendo così la capacità del suo essere come creatura davanti al Creatore; di colui che tutto ha ricevuto, davanti all’Eterno Esseersi; di colui che ebbe un principio, davanti all’Imprincipio; di colui che non è altro che la realizzazione del la volontà di Dio creatrice in manifestazione splendente dell’infinito potere del Coeterno Essente, davanti a Colui che si È di per sé.

E poco a poco, quanto più penetravo l’eccellenza di Dio, tanto più andavo comprendendo, nello stesso tempo, la grandezza così trascendente dell’umanità di Gesù, creata da Dio per non avere altra persona che quella divina, e la distanza quasi infinita che esiste rispetto alle altre creature. È stato così sublimato dalla magnificenza infinita di Dio…!, così innalzato dall’Essere Sussistente!, tanto!, che può dire come uomo: 

Io sono Dio; potendo chiamare Dio: Padre, in diritto di proprietà, essendo «Luce della sua stessa Luce e Figura della sua sostanza»2. 

Tra la sua umanità però e la sua divinità è tanta la distanza che esiste, tanta, tanta…!, che Egli stesso è in sé Colui che si È ed Egli stesso è in sé l’infinitamente adorato e l’Adoratore infinito… E nonostante tutta questa grandezza, nella misura in cui il mio spirito si addentrava nell’eccellenza di Dio, essendo innalzata fino al suo seno e fuori e al margine di ciò che è terreno, andavo lasciando tutto ciò che è creato indietro, e ripetevo nel mio cantico di suprema lode davanti all’eccellenza di Dio:

Com’è magnifico lo splendore del potere della gloria di Jahvè nel creare le sue creature e, fra queste, nell’effondersi così splendidamente su alcune di esse a lode della sua gloria, sotto la maestà del suo infinito potere! Ma, che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

E lo ripetevo e lo ripetevo…, portata da Lui a contemplarlo, per viverlo in assaporamento felicissimo di Eternità. Percependo che, quanto più ero addentrata e quanto più lo ripetevo interiormente, tanto più entravo dentro l’eccellenza di Dio e più profondamente lo dovevo ripetere; comprendendo di essere nella verità: nella verità chiara!, nella verità unica della creatura davanti al Creatore…!

E mi accadeva la stessa cosa quando guardavo la Santa Madre Chiesa, che, come Sposa di Cristo e grazie al suo Capo regale, aveva in sé la pienezza della Divinità: piena di santità e di bellezza, di freschezza e di giovinezza, capace di saturare tutti gli uomini con la pienezza delle sue Sorgenti ricevute da Dio tramite Cristo attraverso Maria e adagiate nel suo seno di Madre; ma che, a sua volta, abbracciava pure nel suo seno tanti uomini che per di più sono peccatori; poiché la Chiesa è divina ed umana nel compendio sovrabbondante e compatto della sua realtà:

Che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

sabato 30 ottobre 2021

L’ECCELLENZA DI DIO

 


***

Era tanto ciò che andavo comprendendo sotto il pensiero divino e penetrata dalla sua infinita sapienza, che, nel guardare la creazione e tutto ciò che, dentro l’ambito della pienezza e dell’esuberanza della sua grandezza era creato, non sapevo se ridere o piangere…, se tremare o morire…; poiché la mia possibilità di adorazione rimaneva così sorpassata, che neppure sapevo adorare per come ne aveva bisogno la limitazione schiacciante del mio nulla davanti al Creatore Infinito tre volte Santo, in profonda e riverente venerazione, prostrata e soggiogata dalla sua maestosa magnificenza.

Poiché, davanti alla magnitudine splendida dell’eccellenza dell’Infinito Essere, tutto passò come a non essere, tutto rimase come la pagliuzza che, in un bosco, in un giorno di terribile uragano, è portata e riportata dal vento, senza essere percepita per la piccolezza della sua realtà…

Nulla era se non l’Essere…! Nulla era necessario…! Tutto appariva insignificante davanti al mio sguardo spirituale, sorpassata sotto la luce dello splendore della gloria di Jahvè nella sua magnificenza divina, passando come a non essere…! Era tanta l’eccellenza di Dio, così immensa la grandezza del suo infinito essere nella pienezza della sua forza, così infinitamente distinto e distante da tutto ciò che Egli non era, che tutto ciò che non era Lui, davanti al mio sguardo spirituale, in pratica passava a non essere… Nulla era se non Dio!, poiché Dio si era l’unica realtà che era nella pienezza eccellente della potenza del suo infinito, consustanziale e coeterno essere divino.

Arrivò a tanto la penetrazione del mio spirito davanti all’eccellenza di Dio, che sentii paura di dire a voce alta quanto comprendevo. Poiché, guardando la contenzione compatta della creazione nella grandezza così esuberantemente ricolma e traboccante con cui lo stesso Dio la creò –riflesso dell’esuberanza della sua stessa perfezione, e che il nostro sguardo in essa scopre–, la vidi così piccolina…, tanto, tanto…!, che feci il proposito di non dire mai fino in fondo quanto avevo inteso. 

Poiché forse alcune menti distorte e alcuni cuori rachitici, non avendo intravisto mai l’eccellenza eccellente dell’Infinito Essere, avrebbero potuto pensare che io disprezzassi in qualcosa quelle creature che, dentro la creazione, sono l’espressione più meravigliosa in manifestazione della potenza coeterna e infinitamente trascendente di Colui che si È.

E davanti alla conoscenza di questa realtà, sono stata come nuovamente introdotta ancora più profondamente nell’eccellenza di Dio. 

E da lì, soggiogata e piena di sorpresa e amore, vidi la magnificenza maestosa dell’umanità di Cristo. E la contemplai così immensamente grande, tanto!, che è più ricca essa sola di tutta la creazione; compendio compatto di tutta essa, giacché «in Lui, per mezzo di Lui e per Lui furono fatte e create tutte le cose»1, come manifestazione splendente e soggiogante della sua stessa perfezione; e così capace nella sua umanità, che questa non ha altra Persona che quella divina, potendo dire Cristo attraverso la sua voce umana, per la pienezza del mistero che in sé racchiude: Io sono Dio…!

E nonostante tutto ciò, davanti alla distanza che esiste tra la creatura e il Creatore, tra ciò che è divino e ciò che è umano, tra Colui che È di per sé e ciò che tutto ha ricevuto da Lui, dovetti gridare nel più profondo e recondito del mio spirito, sorpassata e oltrepassata davanti alla trascendenza trascendente di Colui che si È la sua stessa ragione di essere, essuta e posseduta nella pienezza sussistente e infinitamente sufficiente della sua divinità:

Ma che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!

E lodavo Gesù, l’Unigenito di Dio Incarnato che, per l’unione della sua natura divina e la sua natura umana nella persona del Verbo, è tanto Dio quanto uomo e tanto uomo quanto Dio. E che nella sua umanità adora, prostrato in riverente venerazione, l’Altezza infinita della sua Persona divina; essendo l’adorazione perfetta, compiuta e infinitamente glorificatrice e riparatrice della creatura davanti al Creatore: davanti all’eccellenza sussistente della sua stessa Deità.

E così, trascesa e oltrepassata d’amore, inebriata dal nettare della Divinità, e oltrepassata di gaudio nello Spirito Santo, sotto la brezza della sua soavità e l’aleggiare del suo passo divino sulla mia povera, piccolina e tremante anima, apparve Maria, Regina e Madre dell’amore bello, con la grandezza inimmaginabile della sua Maternità divina.

E la vidi così grande…!, così elevata…!, così sublimata…!, così innalzata…!, al di sopra di tutte le altre creature…!, degli Angeli del Cielo! perché era la Madre di Dio, Regina dell’Universo, Vergine, Madre e Signora…!; ed Ella era dopo Gesù, come pura creatura, la più grande espressione dell’Infinito.

***

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

domenica 19 settembre 2021

L’ECCELLENZA DI DIO

 


Sotto la vicinanza dello Spirito Santo e l’impeto del suo fuoco, si percepiscono come miriadi e miriadi di battaglioni di essere nel tubare amoroso e infinito del passo di Dio che, in potenza di Immenso, si avvicina con la brezza del suo volo alla creatura che, in prostrazione riverente, aspetta adorante e amorosa l’Infinito Essere, affinché si lanci a possederla e ad inebriarla con il tubare silenzioso e sacrosanto del suo passo e con l’assaporamento del nettare della sua divinità;

e così la creatura, dalla limitazione e bassezza del suo nulla, sia possesso totale e incondizionato di Colui che la creò nel suo infinito pensiero solo ed esclusivamente per introdurla nella sua camera nuziale a vivere bevendo, nella partecipazione felicissima della sua infinita e coeterna perfezione;

e lì, dentro, nel recondito dell’Essere, lo contempli oltrepassata in sapienza amorosa sotto gli astri brillanti, incandescenti e sapienziali della fede, pieni di penetrativa luminosità, guardandolo con la sua Vista, cantandolo con la sua stessa Parola e ardendo nell’amore letificante dello Spirito Santo; che, nel tubare sostanziale e sacrosanto del suo passo di fuoco, la invita a riceverlo davanti alla vicinanza silenziosa e sacra della brezza del suo volo.

Davanti a questo, la settimana precedente alla Pentecoste ho percepito la vicinanza dell’Infinito che mi inondava, tenendomi come in tensione in un preludio saporoso dell’impeto dello Spirito Santo che, avvicinandosi nel suo passare, mi faceva presentire la sua venuta. Per cui, senza saper dire come è stato, mano a mano che passavano i giorni, sentivo che lo Spirito Santo si avvicinava nella potenza della sua effusione, per una forza misteriosa che mi teneva sotto torchio, riempiendo il mio spirito in possesso penetrativo e fruitivo di sapienza amorosa ricolma di speranza, nella mia ricerca instancabile che corre in volo veloce incontro all’Amore Infinito.

E, arrivato il giorno di Pentecoste, per il quale lo Spirito Santo mi stava preparando in soggiogazione amorosa di attesa insaziabile del suo possesso, al mettermi in contatto con Dio, iniziai a percepire vicinanza dell’Eterno…, lontananza di tutto ciò che è creato…, necessità del Dio vivo…, contatto con i suoi misteri…, profondità nel suo seno e assaporamento penetrativo nell’immensità infinita dell’eccellenza di Dio…

E successivamente, nella misura in cui la mia anima, innalzata come in un volo, era addentrata in contemplazione amorosa, lentamente e silenziosamente attratta dalla melodica compagnia del passo di fuoco in brezza sacra dello Spirito Santo; davanti all’eccelsitudine dell’eccellenza eccellentemente immensa dell’Eterno Essente, mi sentivo allontanare da tutte le cose di qua; comprendendo in un modo profondo, segreto e trascendente la distanza infinitamente distinta e distante che esiste tra la creatura e il Creatore, tra il Tutto e il nulla, tra l’Infinito e ciò che è creato.

E in una penetrazione profonda, immersa nei fulgori dei suoi Occhi, sotto i candenti e brillanti astri della sua infinita sapienza, sorpresi Dio così grande…!, così distinto e così distante da tutto ciò che non è Lui…!, in una eccelsitudine di eccellenza così sovrabbondante e infinitamente divina…!, che tutto ciò che è creato, davanti alla mia esperienza, passò come a non essere… Compresi che nulla è; che nulla è al di fuori dell’Essere, essuto e posseduto in se stesso e da se stesso nella sua intercomunicazione di vita familiare e trinitaria, senza principio e senza fine, senza frontiere e senza tramonto.

Per cui, dalla concavità profonda e intima del midollo del mio spirito, ripetevo senza parole: Che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!! Solo Dio si è nel suo esseersi infinito di maestà sovrana…!

E sentendomi ogni volta più penetrata e sprofondata, piena dell’assaporamento dell’Infinito e Sussistente Essere, esclamavo:

Cos’è una creatura che è stata tirata fuori dal non essere, che un tempo non era e che adesso, soltanto per un volere della volontà di Dio, è…? Che cosa può essere una creatura, per quanto sia eccellente, che ebbe un principio dipendente dall’Infinito Essere nella signoria eter na del suo consustanziale esseersi; il quale solo con il soffio della sua bocca dà l’essere, e solo con il soffio della sua bocca lo può spazzar via dalla faccia della terra e far sì che tutta la creazione cessi di esistere…?

Che distanza compresi che esisteva tra Colui che si È di per sé e ciò che non è altro che una manifestazione reale che è stata ed è per il volere dell’Eterno Esseersi…! 

E piena di amore e di sorpresa, oltrepassata e sublimata e sprofondata ogni volta di più davanti a ciò che stavo comprendendo della realtà eccelsa dell’Infinito Essente che si è e si effonde verso fuori in volontà creatrice, ripetevo senza parole nel recondito del mio cuore:

Ma che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!! E, come e quando potrò spiegare l’eccellenza eccellentissima di ciò che Dio si è di per sé, della signoria della sua realtà…?! 

MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA

giovedì 9 settembre 2021

IL MISTERO DELLA FEDE

 


Oggi ribollono nella mia mente molte idee in una grande necessità di parlare della vita di nostro Padre. La mia anima ha la missione di dire con un linguaggio semplice ciò che è la grande ricchezza della Chiesa. Per questo, volendo manifestare ciò che è la vita di fede, non posso farlo senza prima addentrarmi nel mistero della nostra Famiglia Divina, in quella vita che è attività infinita in felicità piena, in perfezione eterna, in pienezza divina ed in comunicazione trinitaria.

 Dio, nella sua vita infinita, è eternamente felice in comunicazione di focolare. Egli ha in sé tutto ciò di cui potrebbe aver bisogno, in una signoria tale ed in una ricchezza così inesplicabile, che tutto quello che è, Egli se lo è di per sé. Nessuno gli dà, né gli aumenta nulla, poiché in sé, nella sua pienezza di perfezione, perché abbia tutto, ha perfino la potenza infinita di essersi, Colui che Si È di per sé ed in questo consiste pure la regalità infinita, il potere assoluto. Poiché non è neanche che Dio abbia perfezioni in infinità di maniere e di sfumature -questo in lui sarebbe povertà- bensì che Dio si è di per sé tutte le perfezioni, attributi e ricchezze che, in infinità, lo rendono eternamente beato. Dio vive la sua vita per sé e, in un disegno della sua sapienza eterna, vuole che questa stessa vita sia vissuta da noi. Dio vuole vivere la sua vita con noi e che noi viviamo la nostra vita con Lui. Allora tira fuori dalla sua potenza infinita una maniera di dirci, in un detto che è operare, la sua vita in un idillio di amore. E, o mistero incomprensibile, che l’uomo non è mai potuto arrivare a sospettare e che solamente l’Onnipotente poteva realizzare!: Dio si fa Uomo e l’uomo diviene figlio di Dio; Dio stesso, in canzone divina ed umana, ci scandisce, in Maria ed attraverso di Lei, la sua vita infinita. Il parlare di Dio è operare. Egli attua sempre ciò che dice; per questo, volendoci dire la sua vita, la opera tra di noi. Ed allora quella vita di ricchezza infinita, di pienezza eterna e di comunicazione trinitaria, che è vissuta nell’intimità delle tre divine Persone, quando è comunicata a noi, diviene nostra in un modo altrettanto sorprendente. Tanto, che Dio sceglie un Popolo al quale la dirà, attuandola in esso. Questo Popolo glorioso è la Nuova Gerusalemme sulla terra, è la Chiesa.

Nella Chiesa, pertanto, c’è Dio, vivendo la sua vita per sé e per noi e dicendosi la sua vita per sé per mezzo del suo Verbo, e per noi, per mezzo del suo Verbo Incarnato. Nella Chiesa sono perpetuati, in un dire che è operare e che pertanto è realtà continuata, il mistero di Dio, quello di Cristo, con il suo vivere profondo di fronte allo stesso Dio, con la sua missione di comunicarci la sua vita e con la sua tragedia perché non ricevuta, e il mistero di Maria. Il mistero della Chiesa è così semplice come lo stesso Dio. Poiché sebbene Dio sia la Pienezza infinita di perfezioni interminabili, per la sua stessa perfezione di essere, non ha bisogno di tempo per tenere tutto terminato. Per questo Egli è pure l’Infinita Semplicità, perché in un atto di vita è realizzata e abbracciata tutta la sua infinita potenza di essere; giacché, se Dio, per essersi, avesse bisogno del tempo, avverrebbe perché la sua capacità di essere non sarebbe così ricca da abbracciare, nel suo atto infinito, tutta la sua realtà. Il tempo è l’accomodamento alla nostra mancanza di capacità di abbracciare una cosa in un istante, ed allora bisogna realizzarla per parti, a causa della nostra incapacità di possesso. Dio non è così, bensì, in uno sguardo di signoria infinita, tiene se stesso totalmente abbracciato. E così la Trinità è un atto di Sapienza Saputa in Amore così perfettamente, che l’attività infinita di questo Atto trinitario è essere tre Persone.

 Il Padre è la Sapienza che così sapientemente si sa ed in tale perfezione, che ciò che Egli si sa, saputo, è il suo Figlio; in una sapienza così eternamente amorosa nella comunicazione di entrambi, che li fa rompere in un amore così mutuo, che è la terza Persona nella vita della Trinità, Amore personificato come frutto della sapienza del Padre e del Figlio.

 Che vita di felicità vive nostro Padre Dio...! E che vita quella che c’è nel seno della Chiesa, tanto sconosciuta dalla maggioranza dei suoi figli...! Dio stesso, in comunicazione, è la vita della Chiesa. Per questo la Chiesa sta scoppiando in divinità; per questo la Chiesa è il volto di Dio sulla terra, poiché è lei che ci dice la stessa vita di Dio in conversazione divina ed umana, durante tutti i tempi, in un detto che è operare questo stesso detto nelle nostre anime attraverso la sua liturgia. E la Chiesa non solo ha in sé tutta la vita di Dio per darcela, né con questo si esauriscono la sua ricchezza e la sua missione; infatti ha pure Cristo con tutto il suo mistero, vita, passione, morte e risurrezione, essendo lei stessa che ci perpetua, durante tutti i tempi, i misteri della vita di Gesù. Oh, se io potessi dire che cos’è la nostra Chiesa santa...! Se io potessi esprimere la pienezza in cui riposa...! Se io potessi scandire, anche se imperfettamente, come in lei si trovano tutti i misteri del nostro cristianesimo...!

 Dio volle comunicarsi a noi e per questo Cristo visse sulla terra trentatré anni. Questo però era poco per il suo amore infinito. Allora la sua sapienza amorosa, amandoci, ci amò sino alla fine e rimase con noi sino alla consumazione dei tempi nel seno della Chiesa. Cristo è in essa tenendo con sé il Padre e lo Spirito Santo. E rimanendo con noi Cristo, non rimase in un modo inattivo, ma realizzando continuamente la sua vita, morte e risurrezione.

 Ed è la Chiesa che, per mezzo della sua liturgia, dei sacramenti, ci unisce a Cristo, ci perpetua il suo vivere. È la Chiesa che ci dà la missione dello stesso Cristo di comunicare la vita di Dio a tutti gli uomini, che ci mette in contatto con le tre divine Persone per farci vivere della loro vita, che ci mette nel mistero dell’Incarnazione, e pertanto in Maria, perpetuandoci pure la maternità della Vergine, nella quale e per mezzo della quale ci venne data la vita divina. Ed è la Chiesa che ci porterà un giorno con Cristo glorioso all’Eternità. E tutto questo perché la Chiesa, nel suo Capo, è Cristo, che, con espressione umana, ci fa vivere della divinità.

Molte volte domandiamo: Che cos’è la vita di fede? È tutto il deposito infinito che Cristo ha comunicato e perpetuato come vita, nel seno della Chiesa. La vita di fede non è una cosa fredda, né una cosa di studio scientifico; è tutta la pletorica ricchezza dell’Infinito, detta a noi in un idillio di amore. Tutto ciò che la Chiesa ci dice e ci manifesta, continuando la canzone del Verbo, è il tesoro della nostra vita di fede. La fede è colei che ci mette in contatto con Dio, poiché è colei che ci scandisce i ricchissimi misteri del nostro cristianesimo. A volte pensiamo che la fede è credere freddamente a ciò che non si vede. E la nostra vita di fede è, piuttosto, ricevere tutto ciò che il Verbo, attraverso Maria, ci comunica nel seno della Chiesa. Vivere di fede è vivere di Dio, di Cristo, di Maria; è tuffarsi nella vita delle tre divine Persone; è ricevere il messaggio del Verbo Incarnato; è trovare riparo nella maternità di Maria; è ascoltare, ricevere ed aderire a tutto ciò che ci dice la Chiesa nella sua comunicazione dei misteri divini. Quel che accade è che, come alla teologia è stata data una fisionomia fredda e schematica, così la nostra vita di fede è stata ridotta a dei concetti freddi e martellanti che, non convertendosi in vita per noi attraverso la nostra carità ed unione con Dio, ci risultano oscuri e quasi impossibili da assimilare. Dio è sapienza e amore. Cristo è venuto a comunicarci nel seno della Chiesa la sua sapienza amorosa; e la Chiesa ci dà i misteri eterni, in sapienza -che è sapere nel senso di assaporare- e, pertanto, nell’amore. Per questo, chi vuole ricevere la ricchezza infinita della Chiesa in concetti freddi e schematici, non si trova nella disposizione di sapere i misteri della nostra fede, che sono e si comunicano nell’amore; infatti questi sono la vita di sapienza e di amore che Dio si è e che vuole vivere con noi nella Chiesa. Siccome il detto di Dio opera ciò che dice, il Verbo che è la Parola infinita nel seno della Trinità, vuole dirci la sua vita nell’amore dello Spirito Santo. Per questo fonda la Chiesa. Questo e non altro è il tesoro della nostra fede. Il Padre, conoscendo se stesso, rompe in Parola di fuoco. Questa Parola è il suo Verbo, suo Figlio, Colui che dice tutto ciò che c’è nel seno della Trinità, giacché è l’Espressione della realtà eterna. Ma questo Detto o questa Parola che dice il Padre, solamente è pronunciata nell’amore dello Spirito Santo. Perciò, chi vuole ascoltare la Parola divina freddamente e senza amore, non riceve il Verbo, poiché il Verbo si comunica ed è detto solo nell’amore nel seno della Trinità e nelle anime che si aprono all’azione santificatrice dello stesso Spirito Santo.

Anima-Chiesa, chiunque tu sia, apriti a ciò  che ti dice il Verbo nel seno della Chiesa. Per mezzo della tua vita di fede, ricevi i suoi insegnamenti con amore, affinché divengano vita in te. E non dimenticare che la fede non è un insegnamento oscuro e freddo, ma la stessa luce di Dio che, accesa nelle fiamme dello Spirito Santo, ti vuole comunicare la sua vita realizzandola in te, mediante i semplici insegnamenti della Chiesa. Non dimenticare neanche che la vita di Dio è molto diversa da ciò che tu pensi, da ciò che tu comprendi, da ciò che tu conosci... I tuoi concetti umani non servono davanti alla fede, e per questo a volte ti sembra che questa sia oscura, non perché in sé lo sia, ma perché tu sei cieco. Spiega a un cieco come è il sole; e finché non scomparirà la sua cecità, egli vedrà tutto nero. Il mezzo per vivere nella luce è farsi piccolo, poiché solo ai piccoli sono manifestati i segreti del Padre. Devi pure ascoltare il Signore in lunghi tempi di intimità, affinché l’amore si vada impossessando della tua anima e così la sapienza del divino, che si dice solo nell’amore, divenga vita in te. Immersa nel tuo mistero, ho imparato a sapere la Sapienza Eterna del tuo divino intendere. Ti ho visto rompere in vita, in così elevato sapere, che Tu ti sei, per esserti, nel tuo sommo conoscere, Contemplazione infinita, che, dal tanto esserti essere, rompi in Parola eterna di esplicativo intendere.

Parola che, in sommo gaudio ed in eterna perfezione, scandisce il tuo mistero in divina Esplicazione. Ed anche, senza sapere come, vidi come sorge l’Amore da quella Sapienza che rompeva in Espressione. Continuando a contemplarti, mi addentrai nell’Incarnazione, scoprendo che Dio stesso era Uomo ed era Dio. Oh, che sorpresa così profonda...! Addentrata in contemplazione, sorpresi maternità di vergineo splendore. Vidi che Maria era Madre dell’Eterna Esplicazione, e dal tanto esser Madre, sorse dall’Incarnazione resa Madre della Chiesa, a cui consegnava, in dono, Dio stesso nella sua Parola che canta a noi la sua Canzone. Man mano che mi addentravo nella mia vita di preghiera, andavo sapendo il segreto che nella Chiesa Dio operava: Egli stesso in essa si era, dandosi a Lei in possesso col suo mistero, la sua vita, la sua tragedia e la sua missione. La Chiesa ricapitolava, nella sua eterna perfezione, tutto il mistero divino che si è per noi donazione. E così potei comprendere, nei miei tempi di preghiera, come la vita di fede era il mostrarcisi di Dio nel suo mistero infinito, nella luce del suo fulgore, nella sua donazione all’uomo in consumazione di amore, ricapitolando nella Chiesa il suo essersi eterno in Canzone, il suo essersi vita  infinita, facendo dell’uomo Dio.

 Oh, quanto godetti quel giorno in cui io seppi, senza sapere, il mistero della Chiesa nella profondità del suo essere...!

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia 

sabato 24 luglio 2021

ETERNITÀ

 


L’ETERNITÀ È DOMANI... ORA!

2.208. La vita è una corsa vertiginosa lanciata verso il domani dell’eternità, dove l’Amore infinito ci attende per introdurci a vivere nel recondito profondo del suo essersi Sapienza Canora d’Amore nella luce infinita del suo eterno splendore. (25-1-75) 

2.209. Domani, non oltre!, con Dio per sempre... Che dolce incontro…! E«lì» guardandolo nella sua Vista, cantandolo nella sua Bocca e amandolo nel suo Fuoco... Si compì il tempo ed è giunta la fine, è iniziata l’eternità...! A faccia a faccia con Dio, adorando l’Essere nel suo essere e nelle sue Persone per essere chi è e come lo è; in un atto d’amore puro che gode nel gaudio essenziale di Dio, per sempre...! E questo sarà domani! (9-7-75)

2.210. Oh, che profondo gaudio quello del nostro cuore davanti alla speranza della nostra fede ricolma della promessa di un domani pieno di divinità...! E «lì», in quel punto-punto del generare divino, contempleremo con lo sguardo del Padre tutta la sua infinita perfezione, pur senza abbracciarla, prorompendo con il Verbo in canzone delle sue infinite perfezioni... E, dal tanto contemplare con il Padre e dal tanto prorompere con il Verbo in canzone di sapienza, bruceremo nell’amore infinito dello Spirito Santo per sempre! Anima cara, domani saremo con Dio, che gaudio...!, a faccia a faccia, così, senza niente o nessuno che ce lo possa togliere. (25-1-75) 

2.211. L’eternità non è un sogno, è una realtà che io vivrò domani, dimorando nella Trinità. (15-1-67) 

2.212. Domani, non oltre, saremo con Dio per sempre, nell’abbraccio del Padre, nella luce dei suoi occhi, nella Parola della sua bocca e nel bacio del suo Amore... Domani e per sempre! (13-2-75) 

2.213. L’eternità è domani, e lì saremo per sempre con Dio, nella sua luce con la Chiesa trionfante senza il suo velo di lutto, innalzata in alto e sostenuta dal braccio amoroso di Colui che È, ricolma e avvolta di divinità. Cosa saranno allora le nostre pene passate, i nostri apparenti fallimenti, la beffa rabbrividente di coloro che ci opprimevano...? Come brillerà la verità, ora occulta dalla densa nube che avvolge la Chiesa! (11-3-75) 

2.214. Domani sarò con Dio per sempre nell’eternità; oggi devo patire la sua assenza. Domani lo avrò in possesso; oggi lo ho nei desideri. Oh, che giorno quello di domani nell’eternità! (7-4-67) 

2.215. Su, sogniamo oggi ad occhi aperti con la speranza che ci dà la nostra fede, piena d’amore. L’eternità non è un sogno, no; è un idillio di amore che vivremo domani. È così dolce la speranza della nostra fede nell’amore...! (10-11-75) 

2.216. Il cielo non è un sogno, è la realtà del mio domani in luce chiara e, benché sembri lontana, è già! (5-10-66) 

2.217. O Eternità amata, anche se tu ti occulti, io so che alla fine verrai per portarmi da te nella tua luce; e, anche se ora tardi, quando ti afferrerò, allora non ti perderò più; e questo sarà già!; domani, non oltre!, subito e per sempre! (23-1-65)

Trinidad de la Santa Madre Iglesia

domenica 27 giugno 2021

RALLEGRIAMOCI NEL FATTO CHE DIO SIA QUELLO CHE È

 


L’Eternità è l’atto di amore puro, vissuto da Dio nella intercomunicazione eterna delle tre divine Persone.

Dio ha il suo gaudio infinito nel possesso perfetto di essersi Egli stesso in sé ciò che si è in un atto beatissimo e trinitario. Se per essere felice avesse bisogno di qualcosa fuori di sé, o potesse godere essenzialmente di qualche cosa che non fosse Lui nell’essersi di per sé, non sarebbe l’Infinita Perfezione.

L’Eternità ha il centro del suo gaudio e la pienezza della sua beatitudine nel fatto che Dio sia ciò che è e come lo è. Poiché così come Dio, per perfezione della sua natura, non può gioire es­senzialmente in nessuna cosa al di fuori di Sé, così l’anima, nel trovarsi nella partecipazione dello stesso Infinito, rimane aderita a Lui nel suo modo di vedere, nel suo modo di sentire, nel suo modo di godere. Dio le dà il suo Sguardo perché lo guardi, la sua Espressione perché lo canti, e il suo Amore perché lo ami.

Allora, avendo l’uomo per partecipazione ciò che Dio ha per natura, gode partecipativamente di ciò di cui Dio gode per il suo essere e vive, in partecipazione, ciò che Dio vive per sussistenza eterna. Infatti, essendo innalzato alla grande categoria di entrare nella comunicazione dell’Infinito e a prendere parte della sua vita, l’uomo rimane sublimato così al di sopra delle sue appetizioni, dei suoi desideri e del suo amore, che perde il suo proprio modo di amare, di esprimere e di godere, passando a vivere e a godere di ciò che Dio si è e di ciò di cui Dio gode, essendo questo il gaudio essenziale della creatura creata dall’Infinito per possederlo.

E siccome Dio essenzialmente non può godere se non di ciò che Egli è per la perfezione infinita che racchiude in sé, pur avendo capacità infinita anche di godere infinitamente, l’uomo, messo di fronte a Dio, vedendolo nella sua regalità infinita, contemplandolo traboccante di perfezione e di felicità e sapendolo, con il possesso della stessa sapienza eterna e con il modo divino di sapere ciò che Dio nel suo modo personale si è, soggiogato, rapito, attratto irresistibilmente come da una calamita, rimane colmo e saturo nell’inebriamento infinito che la contemplazione della perfezione eterna gli produce.

E, o sorpresa!, arriva ad operarsi un grande miracolo: la creatura, con la sua mente piccolina e abituata a godere delle cose create, davanti alla contemplazione del Sommo Bene, in possesso di saturazione totale, rimane, nello stesso istante in cui entra nell’Eternità, convertita in un atto di amore puro che ha la pienezza e la felicità del suo gaudio nel fatto che Dio sia ciò che è di per sé.

Questo è così sublime e così difficile da spiegare alla nostra mente abituata a vivere per sé, a godere solo di ciò che personalmente le procura gioia, che coloro i quali, offuscati, non capiscono la pienezza di perfezione dell’Eterno Essente, paragonando l’Essere nel suo modo di agire o di essere con il nostro essere, molte volte, senza volere, lo profanano e lo bestemmiano, considerando Dio pedestremente.

Com’è buono Dio, com’è grande, com’è felice e com’è infinito! Com’è immenso nel suo eterno potere, per sé e per me…! È tanto ciò che ci si dà, tanto!, che ci si dà in ciò che è, in ciò che ha, in ciò che vive.

E, al darcisi, per perfezione del suo essersi, l’uomo, completamente soggiogato, e rapito dalla Bellezza Infinita, rompe in un gaudio di partecipazione eterna, senza che gli rimanga capacità di godere o volere qualcosa che non sia quella Perfezione che in modo travolgente lo soggioga e che in modo delirante lo innamora.

Dio è così grande e così infinito come buono, come amore, come comunicazione. E quanto più grande lo vediamo, più grande sarà il nostro gaudio, il gaudio che ci produrrà la contemplazione del fatto che Dio è ciò che è di per sé.

Un secondo gaudio avremo nell’Eternità, che sarà gioire nel fatto che Dio sta nella nostra anima posseduto e possedendola.

Ma persino questo stesso gaudio ha due parti. La prima appartiene al gaudio essenziale e consiste nel gioire nel fatto che Dio sta essendosi ciò che è nell’anima, non perché stia nell’anima, bensì perché Egli se lo è possedendoci secondo la sua volontà.

E la seconda parte… Ma c’è una seconda parte nel gaudio dei beati? Può forse l’uomo, contemplando Dio, voltarsi a gioire in qualcosa di proprio? È così povero Dio che non può riempirci totalmente?

No! Il fatto è che la nostra mente è tanto piccolina, che se io qui sulla terra, parlando del possesso dell’Infinito, non indico un gaudio nel quale l’uomo sia il primo attore, il suo pensiero egoista e abituato a vivere per sé e dei sensi corporali, intendendo tutto a modo umano, sembra rimanere nel vuoto, non comprendendo con il suo sguardo rachitico che ci sia qualcosa più grande di lui e che possa gioire con tale perfezione nel gaudio altrui, da arrivare a dimenticarsi totalmente di sé. Né tanto meno può intravedere che ci sia qualcosa di così sublime capace di non lasciargli capacità per guardare se stesso: non per la piccolezza dell’uomo bensì per la grandezza di Dio; non per la piccolezza della capacità dell’essere creato dall’Infinito, bensì per l’immensità trascendente dell’Eterno Essere.

Se la mia eternità nel cielo consistesse nel gaudio che avrò e nel godimento che io sperimenterò perché io sono o perché io ho, non potrei arrivare ad essere Dio per partecipazione, che ha la sua ragione nell’essere e nel godere di ciò che Egli è per perfezione del suo essere.

L’Eternità è entrare nella vita infinita non per esserla con Dio, poiché questo solo appartiene a Lui, bensì per possederla nella sua compagnia; così ciò che in Dio è essere o essersi da sé, in me è possederlo, goderlo, saperlo…

Dio è Sguardo infinito, Contemplazione eterna, in una fecondità così ricca, così piena, che rompe a generare in uno scoppio di Sapienza così espressivo, che l’Esplicazione infinita di questa eterna Sapienza è persona.

E questa Persona, Parola eterna, è così infinita, è tanta Esplicazione, che è tutta l’infinita perfezione in sillabazione eterna. E questa perfezione di Sapienza infinita rompente in Esplicazione, tra il Padre e il Figlio, è di un’adesione così perfetta e di un’intercomunicazione così infinita, che fa sorgere, in gaudio perfetto di sapienza eterna, l’amore infinito in Persona Amore, lo Spirito Santo.

E Dio, che si è così e ha il suo gaudio nel suo modo di essere trinitario e personale, per l’unità del suo essere, ci dà tutto ciò che è, non affinché noi lo siamo, perché questo è ciò che fa che Dio si sia quello che è ed è intrinsecamente suo, bensì affinché lo possediamo e, facendoci una cosa con Lui, lo godiamo.

Ed allora Dio ci dà il suo Sguardo affinché con questo lo guardiamo, affinché con questo lo intendiamo, affinché con questo possediamo il suo modo, il suo stile, la sua interpretazione, e il suo godimento divenga il nostro godimento, il nostro gaudio, la nostra vita.

E ci dà la sua Parola affinché con Lui godiamo scandendo la sua infinita perfezione; e ci si dà a sua volta lo stesso Spirito Santo, e così lo amiamo come Egli si ama.

Ma Dio è così meraviglioso, così eterno, così beato, così buono, così donatore, che, quando si dà, lo fa come è; e rende, colui che si dà, come se stesso per partecipazione.

Ed allora l’uomo, creatura a distanza infinita dell’Essere, è capace, per un’effusione dell’Amore Infinito, di dimenticarsi di sé totalmente e, arrivando a essere Dio per partecipazione, di vivere e di godere di ciò che Dio vive e gode.

Ora vedo che, quando la mia anima si sente chiamata a gioire nel fatto che Dio è Dio, a godere del suo godimento ed a rallegrarsi nel suo gaudio, la misura in cui questo si realizza in me è la misura della mia partecipazione e del mio possesso di Dio. Vedo che l’uomo, quanto più si avvicina a Dio e quanto più Dio lo attrae a Sé e lo tiene in Sé, tanto più si rende capace di adempiere il suo fine, che è gioire in ciò che Dio si è.

Oggi la mia anima vuol essere un inno di lode alla gloria di Dio, per l’attrazione che in me noto a gioire sempre nel fatto che Egli è felice, a cercare sempre e solo che Lui sia contento, a procurare che tutti coloro che mi circondano siano riposo per Dio. E di questo voglio essere riconoscente, non perché Dio stia nella mia anima, ma perché Dio abbia dove poter riporre il suo riposo e manifestare la sua gloria nell’esilio; perché ci siano esseri creati che, pur sotto la luce della fede, diano a Dio il riposo di potersi Egli stesso comunicare loro così profondamente che siano capaci di gioire, nella notte della vita e dietro veli, nel fatto che Egli è ciò che è.

Quando procuriamo che gli uomini gioiscano nel fatto che Dio sia ciò che è, stiamo dando loro la massima felicità, facendo adempiere loro il proprio fine, e stiamo dando a Dio la parte che gli corrisponde fra gli uomini; stiamo facendo della terra il paradiso di Dio e stiamo rendendo l’uomo beato sulla terra, perfino attraverso i veli della fede e nella notte dell’incomprensione.

Dio è felice…! Questo è il mio gaudio, questa è la mia beatitudine terrena, e questo è il piano di Dio compiuto sulla terra in relazione all’uomo.

Che gioia che Dio sia felice…! Quando la mia anima sente questo, il mio esilio è la mia beatitudine, anche se tra veli.

Grazie, Signore, perché questo sentire -Tu ben lo sai- è la respirazione del mio essere (…). Grazie, Signore; grazie, Signore; grazie, Signore…! Grazie per il tuo modo di essere e di attuare, eterno, perfetto e felice!

Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia

venerdì 11 giugno 2021

ETERNITÀ

 


CON DIO PER SEMPRE!

O Eternità!, nella profondità segreta del tuo abissale silenzio, si percepisce l’assaporamento infinito della tua Parola sostanziale nella sua esplicazione sonora di mistero eterno. (18-12-60)

Eternità, Eternità...! Dove non ci saranno più né attese né torture di morte, dove il giorno sarà eterno e senza fine, nella compagnia intima e familiare di nostro Padre Dio... (14-1-67)

Un giorno andremo all’Eternità per sempre... Che dolce speranza! Per sempre... a faccia  a faccia con Dio nella pienezza dell’amore puro! Sogno di amore, in traboccamento di conquista...! (8-1-75)

L’eternità, per l’anima che ama e cerca veramente Dio, è la sazietà del suo amore in possesso completo del suo Amato. (11-5-61)

Quando apparirà Dio nella sua luce infinita e ti dirà: «Chiesa, vieni a me», allora, come colui che si sveglia da un duro incubo, potrai dire: «Sono nell’eternità e questo è per sempre»! . (14-1-67)

Amore, nel giorno beato e felice dell’eterno albeggiare nella luce gloriosa, che intimo abbraccio ci daremo! (28-6-61)

Se l’incontro con Dio nell’esilio riempie l’anima fino al midollo dell’essere, cosa sarà il totale e definitivo incontro, nella luce eterna del chiaro giorno? (24-7-70)

Quando finirà la notte e albeggerà il giorno eterno, allora potremo dire: «Non sogniamo, siamo nell’eternità!». (14-1-67)

L’eternità è il felice incontro con le divine Persone nella loro comunicazione trinitaria. (31-1-67) 

Arriverà un giorno in cui non ci sarà più notte, nel quale l’«Imprincipio» adempirà il tuo fine, e questo sarà il giorno dell’eternità. (14-1-67) 

Nell’eternità, per vivere di Dio siamo fuori del tempo, viviamo in un altro modo distinto e distante da qui, nell’eterno albeggiare del Sole senza ombre, nel Principio senza principio. In... Dio per sempre, per sempre! (17-4-67)

Si compì il tempo! È giunta la fine...! Dio sempre a guardarmi e sempre guardato da me nella luce: questa è l’eternità... (14-1-67)

L’eternità è il giorno interminabile di preghiera saporosa vissuta nella compagnia della Famiglia Divina in piena luce. (31-1-67) 

MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA

domenica 9 maggio 2021

MARIA È UN PORTENTO DELLA GRAZIA

 


Scritto di MADRE TRINIDAD DE LA SANTA MADRE IGLESIA,

del 13 dicembre 1974,


O maestà sovrana dell’Immenso Potere…! Realtà sovrabbondante di esuberante pienezza…! Pienezza infinita in possesso dell’Essere…! Magnitudine soggiogante dell’eterna Emanazione, che, in alito di vita, sorge dal seno fecondo del fecondo Padre in incontenibile Parola di esplicativa perfezione…!

Come potrà la lingua umana dire qualcosa dell’Infinito Essere nel suo essere, nel modo coeterno di essersi quanto è e nel possesso abbracciato della sua sovrabbondanti perfezione…?

O pienezze incontenibili di inesauribili sorgenti in fluenti infinite di Divinità…! O tasteggiare di inediti concerti, in melodie di dolci conversazioni dentro la profondità coeterna dell’Immenso Potere…! O potere potente, che ti fa avere in te, mio Infinito Essere, la potenza potenziale di poterti essere tutto, per la forza potente del tuo inesauribile potere…!

Io ho bisogno di decifrare, in qualche modo, qualcosa di ciò che tengo iscritto nel mio povero intendimento in relazione a Colui che Si È, nel suo essere e nel suo operare sull’anima di Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione. Ma come esprimere l’Essere per mezzo di modi e maniere che non sono adattabili al modo infinito dell’Essersi nel suo essere? E non solo all’Essere nel suo essersi, ma, neppure, nel suo attuare verso fuori in effusione di misericordia e di amore…!

L’operare di Dio è tanto perfetto quanto Lui stesso; per cui la manifestazione del suo splendore fa trascendere l’anima che l’assapora fino allo stesso petto dell’Altissimo, dove beve a fiotti nei getti sapienziali della sua inesausta sapienza; sapienza che, nella donazione splendente del suo potere, si dice agli uomini, attraverso Nostra Signora, con cuore di Madre e amore di Spirito Santo.

Maria è un portento del potere di Dio.

La Vergine è intrinsecamente «Nostra Signora della Incarnazione»,

poiché per l’Incarnazione Dio la creò, facendo di Lei un prodigio della grazia in manifestazione raggiante dell’Onnipotente.

 Quando l’Essere Infinito determinò, in un’effusione di misericordia, di darsi all’uomo, in quello stesso istante senza tempo dell’Eternità, concepì Maria, nella sua sapienza eterna, per la realizzazione del mistero dell’Incarnazione, incorporandola alla donazione del suo amore in manifestazione della splendidezza della sua gloria.

Tutte le creature sono, nel pensiero di Dio, realizzazione del suo piano dentro il concerto armonioso della creazione; essendo ciascuna di esse una nota vibrante che, unita a tutte le altre, esprime, in qualche modo, il Concerto sonoro delle eterne perfezioni che Dio si è di per sé, nella sua unica e semplicissima perfezione; perfezione che è cantata dal Verbo in infinità per infinità di melodie di essere.

Che concerto, quello dell’Eternità, di inedite canzoni in una sola Voce, uscita dal seno generatore del Padre, con il tubare amorosamente consustanziale dello Spirito Santo in bacio d’Amore…! E Maria è, in tutto il suo essere, la creazione-Madre, che esprime, in sillabare silenzioso, il concerto infinito di Dio nell’idillio amoroso del suo essere eterno nei confronti dell’uomo.

Oh, se la mia anima potesse oggi prorompere in espressione con il Verbo, e plasmare in qualche modo la ricchezza ineffabile dell’anima di Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione…! Se io potessi essere Verbo, fosse pure per un istante, ed esprimessi, nel mio dire, il pensiero del Padre che si riversa in donazione su Nostra Signora, in comunicazione di tutti i suoi infiniti attributi…! Se io potessi decifrare il tubare amoroso dello Spirito Santo in ricreazione di Sposo sulla Vergine Bianca…!

Ma non so! E la mia lingua profana il mistero silente che, in adorazione, intuisco e penetro presso il Sancta Sanctorum della verginità di Maria, nell’istante-istante in cui si realizza in Lei, per Lei e attraverso di Lei, la donazione infinita dell’Infinito Essere, in misericordia sull’uomo.

Tutti gli attributi divini Dio se li è in sé, da sé e per sé; ma ce n’è uno nella perfezione dell’Essere Increato, che, pur essendoselo Dio in sé e da sé, non lo è per sé, ed è l’attributo della misericordia; giacché questo attributo è l’effusione del Potere Infinito in manifestazione amorosa sulla miseria.

Dio non può essere per sé misericordia, perché la misericordia implica effusione di amore sulla miseria; per cui la misericordia sorse nel seno dell’Eterno Essersi il giorno in cui la creatura, creata per possederlo, gli disse: «Non ti servirò»1. Ed ormai Dio si è Misericordia, perché l’Amore Infinito si diede all’uomo nello splendore magnifico del suo traboccamento.

Ed è per Maria e in Maria che la Misericordia, in bacio d’amore, prende la creatura sprofondata nella sua miseria, per introdurla nel suo petto e baciarla con l’amore infinito dello Spirito Santo.

Felice colpa che fece sì che Dio si desse così magnificamente verso fuori, da effondersi sull’uomo in un nuovo attributo a manifestazione della sua gloria, nel traboccamento delle tre divine Persone con cuore compassionevole di Padre!

E Maria, che è il mezzo attraverso il quale la Misericordia divina ci si dà, può essere in qualche modo chiamata: Manifestazione di questa stessa Misericordia e donazione di essa con cuore di Madre e amore di Spirito Santo.

La mia anima, abituata a vivere i misteri di Dio in sapienza saporosa di profonda penetrazione, in amore incandescente di Spirito Santo, si sente oggi come impossibilitata ad esprimere, senza profanarla con le mie rudi e rozze parole, la delicatezza sacra del portento che è Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione.

Sembra che il tubare misterioso dello Spirito Santo, e il bacio sapienziale della sua bocca in penetrazione di sapienza che avvolge la Vergine, non mi lasci dire con parole create il concerto infinito di amore e di effusione con cui Dio si operò, con la finezza del suo passo, nell’anima di Maria.

È tanta la necessità di adorare, di serbare il silenzio e di contemplare attonita, che, rapita dal rispetto, ho paura di esprimere l’inesprimibile, davanti a ciò che concepisco dell’effusione delle tre divine Persone, nel momento dell’Incarnazione, che avvolgono con la brezza del loro passo quel mistero ineffabile di sovrabbondante verginità che prorompe in Maternità divina.

Lo Spirito Santo sta avvolgendo Maria con le tenerezze d’amore dello Sposo più innamorato, nella comunicazione di tutti i suoi infiniti attributi. La sta amando…, la sta ingioiellando…, la sta abbellendo…, tanto, tanto, tanto…! che si sta plasmando in Lei in bacio d’amore e ricreazione di Sposo. Così segretamente…! così meravigliosamente…! che, in questo istante-istante prefissato da Dio da tutta l’Eternità, lo stesso Spirito Santo sta per baciare Nostra Signora tutta Vergine così divinamente con un bacio di fecondità, da farla prorompere in Maternità divina. Così divina…! che il Verbo del Padre, l’Unigenito consustanziale dell’Increato, sta per chiamare la creatura in pieno diritto: Madre mia…!, con la stessa pienezza con cui la Vergine Bianca sta per chiamare: Figlio mio…! l’Unigenito del Padre, Incarnato.

O mistero di traboccante misericordia…! Splendidezza di Dio che si manifesta sulla creatura…! Infinita sapienza sapienziale del pensiero di Dio, che è capace di realizzare l’irrealizzabile, per il potere della sua gloria, in manifestazione di misericordia…!

O sapienza del Padre, che, avvolgendo l’anima di Nostra Signora, la saturasti in modo così sovrabbondante della tua infinita sapienza, tanto…! che, nella misura in cui fu Madre del tuo Unigenito Figlio, in quella stessa misura Tu la penetrasti della tua luce, nell’effusione della tua paternità, per chiamarla: Figlia mia…! E così come il Figlio chiamò Maria: Madre mia!, dall’istante dell’Incarnazione Dio operò in Lei un portento di grazia così meraviglioso, tanto, tanto!, così sovrabbondante, che, in quella stessa misura, benché in modo diverso, Maria fu Figlia del Padre e Sposa dello Spirito Santo.

Poiché, se fu Madre del Verbo Infinito Incarnato, lo fu perché lo Sposo divino, baciando la sua verginità, la rese così feconda, da farla erompere in Maternità divina. Ma, se il Bacio dello Spirito Santo diede a Nostra Signora dell’Incarnazione una tale fecondità che la rese Madre di Dio, fu perché l’infinita sapienza del Padre, in un traboccamento del suo amore eterno, la possedette tanto, tanto!, in penetrazione intuitiva di assaporamento amoroso, che le diede il suo stesso Sguardo, e glielo diede nella misura in cui il Verbo, per la sua filiazione, fu Figlio di Maria e nella misura in cui lo Spirito Santo, per il suo Bacio amoroso, la fecondò rendendola Madre dello stesso Dio Incarnato.

Le tre divine Persone, quando si manifestano verso fuori, operano sempre insieme, ciascuna secondo il suo modo personale, ma nella donazione amorosa della loro unica ed eterna volontà.

La volontà del Padre è espressa dal Verbo, mediante l’amore dello Spirito Santo, nel seno tutto bianco della Vergine, che erompe in Madre mediante il mistero dell’Incarnazione.

Maria è un portento della grazia, così inimmaginabile per la nostra mente, che solo nell’Eternità saremo capaci di esprimere la sua ricchezza incalcolabile, aderendo alla canzone del Verbo, per l’impulso dello Spirito Santo e nella chiarezza della luce del Padre.

La lingua dell’uomo non potrà mai arrivare neanche a balbettare le ricchezze insospettate della Madre di Dio, poiché non è dato alla creatura sulla terra di poterle comprendere nella magnificenza splendente della loro pienezza.

La Maternità divina di Maria è tanto grande quanto grande è il suo sposalizio con lo Spirito Santo, Sposo della sua feconda verginità e quanto grande è la sua filiazione in relazione al Padre, nella penetrazione fruitiva della sua infinita sapienza.

E come lo Spirito Santo, al baciarla nel tubare del suo amore, nella carezza della sua brezza, nell’abbraccio del suo potere e nella fecondità del suo bacio, la rese amore del suo infinito amore, in partecipazione della sua carità in donazione di Sposo, così il Verbo, chiamandola: Madre!, la rese tanto Parola, tanto!, che la Vergine, come espressione della realtà che era e che viveva per il potere della grazia che su di Lei si era effusa, poté chiamare Dio: Figlio mio! E il Padre Eterno si dava a Lei in tale pienezza di sapienza e con tale esperienza dei misteri divini, che, immersa nella profondità di Dio, intuiva in modo traboccante ciò che l’Essere si è in sé.

E questo fu così abbondantemente comunicato a Nostra Signora, che, come a figlia molto amata e prediletta, lo stesso Padre diede come eredità, durante tutta la sua vita, la penetrazione saporosissima, in godimento di intimità e gaudio, del mistero del suo essere e del suo operare.

Adorante davanti al mistero dell’Incarnazione e all’attuazione delle tre divine Persone che si effondono su Maria, ciascuna nel suo modo personale, e davanti all’insieme armonico di questa effusione che fa sì che Lei possa chiamare il Verbo «Figlio mio!», allo stesso tempo in cui chiama «Padre!» Dio e «Sposo mio!» lo Spirito Santo, la mia anima, trascesa e annientata, chiede al Padre che mi penetri della sua sapienza per sapere, nella misura dell’assaporamento della mia piccolezza, qualcosa del trascendente mistero dell’Incarnazione. E chiede allo Spirito Santo che, unendomi a Lui, mi lasci baciare con il suo amore infinito quell’istante-istante in cui il Verbo del Padre prorompe nel seno di Maria come Parola, in un’espressione tanto affettuosa, tanto reale, tanto dolce e tanto misericordiosa nei confronti dell’uomo, che le dice: Madre mia…!

O Verbo infinito!, lasciami dire, nella tua Parola e con te «Madre mia!» a Maria; e lasciami chiamare Dio «Padre Eterno, Padre mio!». Lascia che, con Maria, io possa chiamare il mio Sposo infinito «mio Spirito Santo». E che così, dal seno di Maria e tramite Lei, annientata sotto la piccolezza della mia miseria –giacché mi è stato dato di contemplare, in penetrazione adorante, il mistero dell’Incarnazione– possa rispondere con Lei all’Infinita Santità che si effonde su mia Madre Immacolata in Trinità di Persone sotto l’attuazione personale di ciascuna di esse.

Silenzio…! Ché lo Spirito Santo sta baciando l’anima di Nostra Signora tutta Vergine, così divinamente… così fecondamente…, che la sta facendo erompere in Maternità divina.

Silenzio…! Ché lo Spirito Santo, spinto dalla volontà del Padre, nel momento prefissato nel suo piano eterno per realizzare l’Incarnazione, sta aprendo il seno dello stesso Padre, nell’impulso del suo amore, per prendere il Verbo e metterlo nel seno di Nostra Signora.

Silenzio…! Ché il Verbo sta prorompendo in Parola, in una maniera tanto meravigliosa, tanto…!, che, come Parola Infinita del Padre e in manifestazione della sua volontà amorosa sull’uo¬mo, per l’impulso dello Spirito Santo, sta per pronunciarsi nell’effusione infinita dell’eterna misericordia di Dio così trascendentalmente, che romperà a chiamare la creatura, in diritto di proprietà: Madre mia…!

E come sovrabbondanza di questa stessa Parola che il Verbo sta pronunciando nel seno di Maria, la Signora –per la volontà del Padre, il Bacio infinito dello Spirito Santo e la Parola del Verbo, in manifestazione del volere di Dio– rimarrà costituita: Madre universale di tutti gli uomini.

Maria, perché sei Madre di Dio Figlio, Figlia di Dio Padre e Sposa dello Spirito Santo, nella misura senza misura che il portento della grazia operò in Te, io oggi, con pieno diritto, ti chiamo pure: Madre mia!

Io te lo voglio dire nella mia misura, unendomi al Verbo con il massimo affetto di cui sarò capace perché sappia a te di tenerezza di filiazione nell’impulso e nell’amore dello Spirito Santo; adempiendo così, nella mia vita, la volontà del Padre, che, al crearmi, mi concepì già come figlia tua per darsi a me, attraverso la tua Maternità divina, con la sfumatura, con il modo e lo stile che vuole mettere nei tuoi figli.

Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione, dammi il Padre con cuore di Madre, addentrami nella sua sapienza e penetrami con la sua luce; con quella dalla quale Tu eri così meravigliosamente posseduta, che ti faceva sapere, in molteplice sapere di penetrazione fruitiva, il mistero di Dio in sé e nell’effusione della sua misericordia verso di noi!

Maria, Vergine Bianca dell’Incarnazione, anche se non ho potuto dirti né esprimerti nella compattezza sapienziale che ho del tuo mistero, fa’ che ti sappia chiamare almeno con il Verbo: Madre mia! con la tenerezza, l’affetto e l’amore con cui la mia anima arde nelle fiamme incandescenti dello Spirito Santo, compiendo la volontà del Padre che, illuminando la mia mente, mi rese capace di assaporare in modo sconfinato il mistero di misericordia e di amore che, attraverso di Te e per Te, Egli volle effondere sull’uomo con cuore di Madre, canzone di Verbo e amore di Spirito Santo.

Maria è un portento della grazia, conosciuto, goduto, fruito e assaporato solo dall’anima-Chiesa che, trascendendo le cose di quaggiù, è portata dallo Spirito Santo al recondito profondo del seno immacolato di Nostra Signora tutta Bianca dell’Incarnazione.