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Era tanto ciò che andavo comprendendo sotto il pensiero divino e penetrata dalla sua infinita sapienza, che, nel guardare la creazione e tutto ciò che, dentro l’ambito della pienezza e dell’esuberanza della sua grandezza era creato, non sapevo se ridere o piangere…, se tremare o morire…; poiché la mia possibilità di adorazione rimaneva così sorpassata, che neppure sapevo adorare per come ne aveva bisogno la limitazione schiacciante del mio nulla davanti al Creatore Infinito tre volte Santo, in profonda e riverente venerazione, prostrata e soggiogata dalla sua maestosa magnificenza.
Poiché, davanti alla magnitudine splendida dell’eccellenza dell’Infinito Essere, tutto passò come a non essere, tutto rimase come la pagliuzza che, in un bosco, in un giorno di terribile uragano, è portata e riportata dal vento, senza essere percepita per la piccolezza della sua realtà…
Nulla era se non l’Essere…! Nulla era necessario…! Tutto appariva insignificante davanti al mio sguardo spirituale, sorpassata sotto la luce dello splendore della gloria di Jahvè nella sua magnificenza divina, passando come a non essere…! Era tanta l’eccellenza di Dio, così immensa la grandezza del suo infinito essere nella pienezza della sua forza, così infinitamente distinto e distante da tutto ciò che Egli non era, che tutto ciò che non era Lui, davanti al mio sguardo spirituale, in pratica passava a non essere… Nulla era se non Dio!, poiché Dio si era l’unica realtà che era nella pienezza eccellente della potenza del suo infinito, consustanziale e coeterno essere divino.
Arrivò a tanto la penetrazione del mio spirito davanti all’eccellenza di Dio, che sentii paura di dire a voce alta quanto comprendevo. Poiché, guardando la contenzione compatta della creazione nella grandezza così esuberantemente ricolma e traboccante con cui lo stesso Dio la creò –riflesso dell’esuberanza della sua stessa perfezione, e che il nostro sguardo in essa scopre–, la vidi così piccolina…, tanto, tanto…!, che feci il proposito di non dire mai fino in fondo quanto avevo inteso.
Poiché forse alcune menti distorte e alcuni cuori rachitici, non avendo intravisto mai l’eccellenza eccellente dell’Infinito Essere, avrebbero potuto pensare che io disprezzassi in qualcosa quelle creature che, dentro la creazione, sono l’espressione più meravigliosa in manifestazione della potenza coeterna e infinitamente trascendente di Colui che si È.
E davanti alla conoscenza di questa realtà, sono stata come nuovamente introdotta ancora più profondamente nell’eccellenza di Dio.
E da lì, soggiogata e piena di sorpresa e amore, vidi la magnificenza maestosa dell’umanità di Cristo. E la contemplai così immensamente grande, tanto!, che è più ricca essa sola di tutta la creazione; compendio compatto di tutta essa, giacché «in Lui, per mezzo di Lui e per Lui furono fatte e create tutte le cose»1, come manifestazione splendente e soggiogante della sua stessa perfezione; e così capace nella sua umanità, che questa non ha altra Persona che quella divina, potendo dire Cristo attraverso la sua voce umana, per la pienezza del mistero che in sé racchiude: Io sono Dio…!
E nonostante tutto ciò, davanti alla distanza che esiste tra la creatura e il Creatore, tra ciò che è divino e ciò che è umano, tra Colui che È di per sé e ciò che tutto ha ricevuto da Lui, dovetti gridare nel più profondo e recondito del mio spirito, sorpassata e oltrepassata davanti alla trascendenza trascendente di Colui che si È la sua stessa ragione di essere, essuta e posseduta nella pienezza sussistente e infinitamente sufficiente della sua divinità:
Ma che ha a che vedere la creatura con il Creatore…!
E lodavo Gesù, l’Unigenito di Dio Incarnato che, per l’unione della sua natura divina e la sua natura umana nella persona del Verbo, è tanto Dio quanto uomo e tanto uomo quanto Dio. E che nella sua umanità adora, prostrato in riverente venerazione, l’Altezza infinita della sua Persona divina; essendo l’adorazione perfetta, compiuta e infinitamente glorificatrice e riparatrice della creatura davanti al Creatore: davanti all’eccellenza sussistente della sua stessa Deità.
E così, trascesa e oltrepassata d’amore, inebriata dal nettare della Divinità, e oltrepassata di gaudio nello Spirito Santo, sotto la brezza della sua soavità e l’aleggiare del suo passo divino sulla mia povera, piccolina e tremante anima, apparve Maria, Regina e Madre dell’amore bello, con la grandezza inimmaginabile della sua Maternità divina.
E la vidi così grande…!, così elevata…!, così sublimata…!, così innalzata…!, al di sopra di tutte le altre creature…!, degli Angeli del Cielo! perché era la Madre di Dio, Regina dell’Universo, Vergine, Madre e Signora…!; ed Ella era dopo Gesù, come pura creatura, la più grande espressione dell’Infinito.
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Madre Trinidad de la Santa Madre Iglesia
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