giovedì 28 ottobre 2021

Il Dogma dell'Inferno - Manifestazioni dell'Inferno.

 


Manifestazioni dell'Inferno. 


   Come dicevamo, il dogma dell'Inferno appoggiasi all'infallibile parola di Dio, il quale peraltro, in  aiuto della nostra fede, permette misericordiosamente che di quando in quando si appalesi questa  verità in maniera sensibile. E di vero, siffatte manifestazioni sono più frequenti che non si pensa; e  quando vengano con sufficienti testimonianze accertate, si debbono ammettere come ogni altro fatto  della storia. 

    Eccovi uno di tali fatti, provato giuridicamente nel processo della canonizzazione di san  Francesco di Girolamo, e deposto con giuramento da gran numero di testimoni oculari  

   L'anno 1707 predicava il Santo, secondo l'usato, per le contrade di Napoli, parlando dell'Inferno e  dei castighi terribili che attendono i peccatori ostinati. Abitava lì vicino una donna di mala vita, la  quale importunata da quella voce che destava in cuore i rimorsi, cercò di sopraffarla con ischerni e  gridi, accompagnati dal suono di romorosi strumenti. E com'ella stavasi sfrontatamente alla finestra,  il Santo le gridò su: Badate, figliuola, che se voi resistete alla grazia, il Signore prima di otto giorni  vi punirà! Ma la infelice seguitò anche peggio. Trascorsi gli otto giorni, il Servo di Dio tornò a  predicare di rimpetto alla medesima casa, che questa volta era in silenzio, a finestre chiuse; e gli  uditori costernati gli si fanno incontro dicendo: Caterina, tal era di nome la mala femmina, è morta  subitaneamente poche ore sono. È morta! rispose il Santo; ebbene, or ella ci dirà che abbia  guadagnato a beffarsi dell'Inferno. Su, andiamo ad interrogarla. - Le quali parole, scolpite con  accento da ispirato misero tutti in aspettazione di un miracolo. Ed egli, seguito da gran folla, sale di  presente al camera mortuaria; dove fatta breve preghiera, scopre la faccia della estinta, chiedendo a  gran voce: Catterina, di' ove ora tu sei! A tale domanda, la morta solleva il capo aprendo le truci  pupille, si ricolora in volto, contrae i lineamenti in aspetto di orribile disperazione e con lugubre  voce risponde: All'Inferno, sono all'Inferno! E ripiomba cadavere. - Io fui presente a tale spettacolo,  depone uno dei testimonii nei processi, ma non potrò mai spiegare l’impressione da esso prodotta in  me e negli astanti; né quella che provo tuttora, ogni qualvolta passo davanti a quella casa e riguardo  a quella finestra, parendomi udire risonar tuttavia da quella sinistra dimora il grido lugubre: 

All'Inferno, sono all'Inferno! 

    Radbodo re dei Frisoni, del quale si parla nella storia ecclesiastica al secolo ottavo, avea detto a  san Vulfrando di non temere l'Inferno, e di volervi essere coi re suoi antenati ed altri illustri  personaggi, aggiungendo: Del resto, potrò sempre ricevere il battesimo più tardi. Signore, gli  rispose il Santo, non trascurate la grazia offertavi, mentre quel Dio che offre perdono al peccatore,  non gli promette il domani. - Il re non diede ascolto e differì la conversione; ma un anno appresso,  saputo l'arrivo di san Villibrordo, gli andò un messo pregandolo di venire in corte a battezzarlo.  Troppo tardi, rispose il Santo all'inviato, il vostro signore, dopo la vostra partenza, è morto. Ha  sfidato il fuoco eterno, e vi è caduto. Questa notte appunto l'ho io visto carico di ardenti catene in  fondo all'abisso. 

    Ecco un'altra testimonianza di oltre tomba. Afferma la Storia che trovandosi san Francesco  Saverio in Cangoscima nel Giappone, vi operò gran numero di miracoli, tra i quali il risorgimento di  una illustre donzella, morta nel fiore degli anni, lasciando in estrema desolazione il genitore, che per  essere idolatra non potea riceverne conforto alcuno da' suoi. Prima però dei funerali, venuti a  visitarlo due, neofiti lo consigliarono a cercare soccorso dal Servo di Dio; domandandogli con  fiducia la vita della estinta figliuola. Così persuaso il pagano non essere niente impossibile al bonzo  di Europa, cominciò a sperare contro tutte le umane apparenze; laonde condottosi al Santo, gli si  gitta lagrimoso appiedi, supplicandolo di restituirgli viva l'unica figlia testè perduta, il che  tornerebbe un rendere al padre medesimo la vita. S'impietosì a tanta fede e cordoglio il buon Santo,  si ritrasse a pregare col compagno Fernandez, e poco appresso tornato: Andate, disse al desolato  genitore, la figliuola vostra è viva. L'idolatra che sperava dovesse il Saverio venire da lui ed  invocare il nome del Dio dei cristiani sul cadavere della defunta, ebbe la risposta per una beffa, e se  ne dipartiva malcontento; ma fatti alcuni passi, ecco un suo domestico gli corre incontro, gridando  con trasporti di gioia che la figliuola era viva; e ben tosto gli venne innanzi lei stessa. La quale dopo i primi abbracciamenti raccontò, come appena spirata due orribili demoni aveano ghermita l'anima  sua per gittarla in un abisso di fuoco; ma due uomini di aspetto venerando e modesto l'aveano loro  strappata di mano, rendendola al corpo, non sapea dirne il come. Il padre bene intese chi fossero i  due uomini, e di presente menò la figliuola dal Santo a ringraziarlo di tanto favore. Questa, subito  visto il Saverio ed il compagno, esclamò; Ecco i miei due liberatori! e nello stesso punto la figlia ed  il Padre domandarono il battesimo. 

   Nella vita del venerabile Bernardo Colnago, morto gesuita in Catania l'anno 1611, si legge che per  mantenersi ognor viva in cuore la memoria della morte, sì efficace a condurre una santa vita, si  tenea dinanzi nella sua cameretta un teschio collocato su picciola base. Or una volta gli cadde in  pensiero, come quello poteva essere stato di un'anima già ribelle a Dio, ed allora oggetto della  collera di lui. Pregò adunque il Giudice supremo d'illuminarlo intorno a tale dubbio, facendo  tremare il cranio, se lo spirito che avealo avvivato bruciava nell'Inferno. Non avea compiuto la  breve preghiera, e quello si agitò con orribile tremito, segno evidente che era cranio di un riprovato.  - Questo santo Religioso godette di straordinarii favori celesti, fra' quali di conoscere i secreti delle  coscienze, e talvolta i decreti della Giustizia divina. Un giorno il Signore gli rivelò la perdita eterna  di un giovinastro, che formava la desolazione del proprio parentado, L'infelice; dopo essersi  abbandonato ad ogni disordine, venne ucciso da un suo nemico. La madre, compresa per così trista  fine da gravi timori sulla eterna salute del figliuolo, prega il Colnago di farle sapere dove si trovasse  quell'anima; ed egli, malgrado le più vive istanze, non rispose parola, mostrando col suo silenzio di  non aver nulla di consolante a dire. Ma poi ad un amico, che gli chiedea, perché non avesse risposto  a quell'afflitta madre, disse apertamente di non averla voluta affliggere di vantaggio, mentre il  disonesto giovane era dannato, come il Signore glielo avea nell'orazione dato a vedere, sotto un  aspetto schifoso e spaventevole. 

   Il 1 agosto 1645, morì nel collegio di Evora in odore di santità il fratello Antonio Pereira, la cui  vita è delle più straordinarie che si leggano negli annali della Compagnia di Gesù. Nel 1599, cinque  anni dopo il suo ingresso nel noviziato, fu colto da mortale malattia nell'isola di San Michele, una  delle Azori, e pochi momenti appresso ricevuti gli ultimi sacramenti, sotto gli occhi dell'intera  comunità presente alle sue agonie, parve rendesse l'anima, riducendosi a freddo cadavere. Solo un  leggerissimo palpito di cuore, appena sensibile, impedì che si pensasse tosto a seppellirlo, e così fu  lasciato disteso sul suo letticciuolo per tre giorni. Quand'ecco al quarto, mentre i segni di  putrefazione apparivano evidenti, egli di tratto apre gli occhi, respira e parla. Allora il padre Luigi  Piyneiro suo superiore gli ordina per ubbidienza di raccontare ciò che gli avvenisse dopo gli ultimi  tratti dell'agonia, ed eccone in breve la relazione da lui scritta poscia di propria mano. 

«Primieramente io vidi dal letto di morte il mio padre sant'Ignazio in compagnia di alcuni nostri  Padri del cielo, il quale venia a visitare i suoi figliuoli ammalati, cercandovi coloro che a lui  sembrassero degni di essere offerti da sé e dai compagni a nostro Signore. Quando egli mi venne  vicino, io credetti un momento che mi menerebbe seco, ed il mio cuore balzò di allegrezza; ma di  presente egli mi palesò in che dovessi correggermi prima di conseguire un sì gran bene». Allora  tuttavia l'anima del Fratello, per arcana disposizione di Provvidenza, se ne spiccò  momentaneamente dal corpo, e subito alla vista di un branco di orribili demonii si riempì di  spavento. Ma nel tempo istesso l'angelo suo Custode e santo Antonio di Padova suo protettore,  discesi dal cielo, misero in fuga i nemici, che le si precipitavano sopra, e la invitarono a venire con  loro a veder e gustare per brev'ora un saggio delle gioie e dei dolori della eternità. «Essi dunque,  seguita egli, mi condussero verso un luogo di delizie, dove mi mostrarono una corona di gloria  incomparabile, ma da me non ancora meritata: poi sull'orlo del pozzo di abisso io vidi le maledette  anime piombare nel fuoco eterno, alla maniera del grano gettato sotto una macina girante senza  posa; la voragine infernale era come una divampante fornace, dove per intervalli rimanea la fiamma  come soffocata sotto l'ammasso delle legna precipitatevi, delle quali alimentandosi si rilevava poi  con violenza maggiore».  Condotto quindi il Pereira al tribunale del Giudice divino, si udì  condannato al fuoco del Purgatorio, e niuna cosa di quaggiù, assicura egli, varrebbe di farci  comprendere ciò che là si patisce, né l'angoscia prodotta dalla brama prolungata di godere Iddio e la beatissima sua presenza. Pertanto, dappoichè per ordine di Dio fu egli tornato in vita, né i nuovi  dolori del male, continuato per sei interi mesi e vinto solo colla cura del ferro e del fuoco, né le  terribili penitenze di quarantasei anni appresso, non bastarono a calmare la sua sete di patimenti e di  espiazione; perciocché «Tutto questo, diceva egli, era un niente verso quello che la giustizia e la  misericordia infinita del Signore mi ha fatto, non solamente vedere, ma sentire». Finalmente come a  sigillo autentico di tante meraviglie, il Fratello svelò al Superiore i particolari disegni della  Provvidenza sul ristabilimento del regno di Portogallo, come un mezzo secolo dopo avvenne  precisamente secondo la predizione. Ma si può francamente aggiungere che la pruova più sicura di  tutti questi prodigi si è la stupenda santità verso la quale il Pereira non cessò mai pure un giorno di  sollevarsi. 

del R. P. SCHOUPPES S.J. 

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