Le tre reti ebraiche:
Massoneria - Comunismo – Stampa
La prima rete: La Massoneria
Venendo ora a considerare il tempo in cui viviamo, il giudaismo, per giungere — come si è detto — al suo obiettivo finale di piegare il mondo sotto il giogo della razza israelitica ed impadronirsi dei suoi beni, ha escogitato tre principali branche. Queste, a guisa di tre immense reti, servono: la prima per accalappiare tutta la classe delle persone più intellettuali ed influenti, ed è la Massoneria, che deve, con una serie di attività — come in seguito avremo modo di constatare — preparare il terreno: la seconda, per accalappiare tutta l’enorme massa dei proletari o lavoratori che siano, ed è il Comunismo, mezzo materiale per la pratica attuazione del programma giudaico; la terza, che però è solo un potente ausiliare, funzionante attraverso il meccanismo massonico, ed è la Stampa, la quale deve conquistare e dirigere, nella maniera voluta, l'intera opinione pubblica mondiale.
Chiaro, dunque, appare, che siamo davanti a tre spauracchi: un preciso programma giudaico, la massoneria, il comunismo.
Del programma giudaico, nelle sue grandi linee, ne abbiamo già fatto cenno, sebbene, appresso, specificheremo ancora meglio.
Parliamo, adesso, della prima rete, cioè della Massoneria Universale, che — bastano due occhi per vedere — ha in mano, si può dire, i principali governi della Terra, ed è eziandio predominante nei parlamenti, magistrature, eserciti, finanza, scuola, diplomazia, polizia, ecc... Dal che emerge, quanto essa abbia una potenza d'azione con proporzioni addirittura colossali.
Non si può affermare che la Massoneria sia stata fondata esclusivamente da Ebrei, e gli storici non si accordano sulla sua origine e sui nomi dei fondatori. Bensì è certo che il giudaismo, coll'usata sua finezza, non tardò ad incorporarsela, tanto, che oggi assistiamo al fatto evidente, come l'anno massonico nonché i suoi mesi sono uguali a quelli ebraici, e giudeo è quasi tutto il simbolismo delle Logge, dove si parla del Candelabro a sette braccia, di Salomone, di Zorobabel, di Gerusalemme, dell'Arca dell'Alleanza, delle Chiavi del Tabernacolo, delle Tavole della Legge. Le parole d'ordine e le parole sacre, usate nei gradi massonici, sono, per la maggior parte, ebree. Percorrendo i Rituali che ivi s’adoperano, si formerebbe un Dizionario di migliaia di parole o di allusioni ebraiche.
Il Dott. Martinez, nella sua opera «Le Juif, voilà l'enncmi»1,ci dà una schiacciante dimostrazione, come, all'organismo massonico, presieda una meravigliosa unità.
Tutte le Logge, superiori ed inferiori, dipendono da un Grande Oriente Nazionale, come fu sancito nel Convento universale di Losanna. nel 1879, pel Rito Scozzese antico ed accettato, e più o meno si osserva ancora dagli altri Riti. Ma poi, tutti i Grandi Orienti dipendono da un Consiglio Supremo, o dall'Oriente degli Orienti, che è l'Alta ed unica Loggia, dove è inibito l'accesso fuorché a gente israelita di sangue e di culto, o, a meglio dire, ai primi Capi d'Israele. Costoro, a loro volta, muovono e dirigono tutta la società massonica ai finali obiettivi dell'ebraismo. Non è dunque esatto il dire che la Massoneria signoreggia il mondo: poiché il vero padrone del mondo è il giudaismo, di cui quella non è che mancipio.
A riprova, come questa setta stia sotto l'alta direzione giudaica, il precitato autore ci fa conoscere, come siano stati per la più parte Giudei, i principali diffusori e fondatori delle Logge d'Europa.
Il giudeo portoghese Martinez Pasqualis fondò, nel 1754, moltissime Logge in Francia; il giudeo Stefano Morin, Ispettore Generale della massoneria, ne aprì, dopo il 1761, parecchie in Germania, arrolandovi l'eletta dei giudei, Franklin, Moises Hyes, Moises Coen, Isaac Long e il rabbino Peixotto; e, un altro giudeo — conosciuto in massoneria sotto il nome di «Piccolo Tigre» — ne stabilì o diresse non poche in Italia e in altre parti d'Europa, ed era in continua corrispondenza con quelli delle Logge del Portogallo, d'Ungheria e di Siberia e si potrebbe continuare.
Dopo di che, si può ritenere per certo e fermissimo, come tutta la compagine della Massoneria Universale sia regolata da un Sinedrio ebraico, che la comanda e dirige nella maniera più dispotica ed assoluta. Aggiungerò, che non è raro il caso di vedere presiedere ai Grandi Orienti nazionali, dei Gran Maestri di pretta nazionalità giudaica. Se la Massoneria firma lo Stato Maggiore dell'Umanità, il Comando Supremo è tenuto dall'ebraismo.
Il potere ebreo, servendosi dei politicanti, ha propagato dovunque la Massoneria ed oggi, attraverso questa setta, domina il mondo e lo conduce alla perdizione.
Dico alla perdizione, perché non è più un mistero come, da quelle sfere direttive si persegua, fra gli altri fini, quello di spezzare tutti i legami sociali e distruggere tutto l'ordine civile, svellere dalle fondamenta ogni istituzione religiosa, e rovesciare tutti i troni di Europa 2.
I nostri rivoluzionari altro non sono che delle marionette messe in moto dai Giudei.
Di che avvedutosi un gran massone italiano, restò sì stomacato che volse tosto le spalle al Grand'Oriente, come egli stesso ebbe a ripetere al suo amico Dc Camillc, dicendogli: «Ho abbandonato la Massoneria, perché mi sono persuaso che noi non eravamo se non l’istrumento dei Giudei; i quali ci spingevano alla distruzione del cristianesimo.
In una circolare della setta del 1819 s'ingiunge, ai propri affiliati, di attuare determinate norme d'ipocrisia o doppio gioco che, si può pensare, non siano state ai giorni nostri abrogate e si estendano ai campi più svariati. Essa dice:
«Voi dovete avere l'apparenza di essere semplici come colombe, ma prudenti come il serpente. I vostri padri, i vostri figli, le vostre stesse mogli devono sempre ignorare il segreto che voi portate nel vostro seno e, se vi piace, per meglio ingannare l'occhio inquisitoriale, di andare spesso a confessarvi... Presentatevi con tutte le apparenze di uomo grave e morale.
Una volta stabilita la vostra riputazione nei collegi, nei ginnasi, nelle università e nei seminari, una volta che voi avrete procacciata la confidenza dei professori e degli studenti, fate...» 4.
Purtroppo, delle mene giudaiche, la quasi totalità degli odierni massoni non ebrei, non si accorge né punto né poco.
Essi sono convinti che la Massoneria sia qualcosa di simile ad una società di mutuo soccorso, propugnante principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, in cui trovano ogni massimo vantaggio personale. Non arrivano a percepire né tanto meno ad intendere, quanto invece diventino servi sciocchi nelle mani dei figli d'Israele che, in parole prcss’a poco simili, dicon loro: Voi che godete una qualche influenza economica, politica, intellettuale, entrate nella nostra setta! Noi vi daremo la possibilità di consolidare la vostra posizione sociale, di godere protezione ovunque e di assurgere fino ai più elevati posti di comando.
In contraccambio, voi dovete giurare fedeltà assoluta ed obbedienza cieca, di attuare, con tutte le vostre forze, quell'azione e quella linea di condotta che sia conforme alle direttive che la stessa setta crederà opportuno darvi, però, sotto il più terreo vincolo del segreto!
C'è da domandarsi: ma perché il segreto? sussistono «ragioni di Stato»? Non v’è ragione di avere paura della luce di chi opera in perfetta onestà.
Uno dei giuramenti massonici più stretti e più ripetuti è il seguente:
«Prometto e giuro di non palesare giammai i segreti della Libera Muratoria; di non far conoscere ad alcuno ciò che mi verrà svelato, sotto pena di aver tagliata la gola, strappato il cuore e la lingua, le viscere lacere, fatto il mio corpo cadavere in pezzi, indi bruciato e ridotto in polvere, questa sparsa al vento per esecrata memoria ed infamia eterna». (Dall'opuscolo «Massoni e massoneria» di Giovanni Caprile. Ediz. «La Civiltà Cattolica»).
Oggi siamo al punto che esistono ambienti burocratici nei quali, è noto, non si può fare carriera, se non si dà il nome alla massoneria.
Ma, della dipendenza della massoneria dagli Ebrei, sarebbe bene che i signori massoni se ne rendessero un esattissimo conto, affinché — vagliata la cosa — si sappiano regolare secondo il dettame della propria coscienza.
Sarebbe inoltre bene si rendessero conto come, i gesti teatrali che si fanno recitare in loggia, durante le iniziazioni pel conferimento di cordoni e titoli, altro non sono che prette ridicolezze, valevoli solo ad affascinare individui di particolare debolezza ed incoscienza.
Considerino, costoro, quanto sia indegna cosa farsi schiavi, per un piatto di lenticchie, dell'ingordo giudeo, alla cui tirannide settariamente obbediscono, sacrificandogli coscienza, onore, sentimenti religiosi, ricordi domestici e tutto che, nell'ordine morale della vita, ha di più nobile e dolce l'uomo.
Che se poi, alcuni di loro, avessero piena contezza di essere dei servitori ai loschi fini d'Israele, e ciò, esclusivamente per personale tornaconto, in questo caso, non potrebbero esimersi di essere, della cattiveria ebraica, colpevoli complici.
(1) Savine. pp. 190.194.
(2) Cfr. riv. «La Civiltà Cattolica» 1890. serie XIV, vol. 7, p. 408.
(3) Lettre de E. De Camille, au journal «Le Monde» 1870.
(4) Cfr. riv. «La Civiltà Cattolica»1884, serie XII, v. VI, p. 403.
“Vermijon”
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