ALLA RICERCA DEL PARADISO PERDUTO
L’Autore è un convertito. Convertito a 53 anni. Egli, razionalista, ma non di per sé negatore, dubbioso più che negatore, dubbioso molto sulla dottrina cristiana, nel corso di una conversazione esprime i suoi dubbi e confessa anche la sua ignoranza in materia. Gli viene consigliata allora la lettura dell'Opera di Maria Valtorta, grande mistica moderna, "Il Poema dell'Uomo-Dio". 1
L'impatto con l'Opera è 'shoccante'. Prima ancora del 'Poema' l'uomo legge i ‘Quaderni’ di M. Valtorta, degno corollario al Poema.
La grande mistica, mistica e carismatica, vittima votata alla sofferenza per partecipare al processo corredentivo instaurato dal Cristo, 'vede' Gesù, 'parla' con Gesù, ne viene 'ammaestrata' con i 'dettati' che alla fine verranno 'composti' per costituire la grande opera del Poema: una sorta di 'Vangelo' vero e proprio, 'Vangelo' di vita vissuta del Cristo, vissuto dalla Valtorta in 'visione' e commentato, nelle sue parti più salienti, dal 'Cristo' stesso.
I Quaderni sono un'opera di rifinitura, rifinitura spirituale dello strumento e per chi legge. Ma l'impatto è forte: l'uomo viene messo per la prima volta di fronte al proprio ‘sé’.
Si apre un esame critico interiore che si sviluppa con il progredire dell'opera, perché' l'opera della Valtorta è stata scritta per i 'razionalisti' di quest'epoca moderna che non credono più in niente, figuriamoci in Dio.
E alla fine l'uomo si 'converte'.
Dirigente d'azienda, in un certo senso abituato all'azione, decisionista, 'decide' che quello che ha appreso non ha senso se non viene utilizzato soprattutto per aiutare gli altri, i razionalisti come lui che non hanno mai avuto la fortuna di trovare qualcuno che spiegasse loro l'essenza della Dottrina e dell'essere cristiani. Ed allora nell'uomo germoglia, quasi inconsciamente, l'idea che una versione 'ridotta' della monumentale opera della Valtorta, monumentale e quindi tale da scoraggiare il lettore, potrebbe ottenere un certo risultato nei confronti di persone non altrimenti motivate. L'idea - inizialmente - è semplicemente quella di comporre un 'collage' dei 'dettati' più significativi.
Ma rimane solo un'idea, un abbozzo di idea neanche messa bene a fuoco.
Poi la decisione. La decisione di utilizzare quanto ha appreso dalla meditazione sull'opera della mistica per comporre un libro, destinato appunto a quelli come lui, la decisione di lasciare la propria attività professionale per dedicarsi a tempo pieno a questo 'hobby', unito a quello dell'agricoltura. L' autore vive infatti in una casa di campagna.
L'idea originaria prende forma, l'abbozzo si delinea meglio, si concretizza: immaginare un piccolo lavoro, un solo volume, che narri la storia di una conversione che si snoda in una serie di dialoghi 'immaginari' fra una 'Luce' e l'uomo.
La ‘Luce’, il Maestro, utilizza per ammaestrare letture in genere - nonché i 'dettati' più significativi, ai fini di sintetizzare l'essenza della dottrina cristiana, dell'Opera della Valtorta - che quindi commenta per l'allievo, per il 'catecumeno', integrandoli con annotazioni di carattere personale.
Dialogo immaginario, frutto di fantasia?
Però ammaestramento di sogno.
Luce:
"Alla Ricerca del Paradiso perduto" è la storia, che potrebbe essere di tanti, di un uomo che, avendo Fede senza sapere di averla, la cerca nei posti sbagliati senza saper neanche con precisione cosa cercare.
La ricerca del Paradiso perduto è in realtà la ricerca affannosa, inquieta, di Dio.
L'uomo è un uomo dei nostri tempi, moderatamente colto, normalmente colto. Egli ha però approfondito quei settori dello scibile razionalista che cercano di dare una risposta ai problemi di questa esistenza, e dell'altra. E allora (lui crede) la curiosità (ma in realtà è l'anelito interiore) lo spinge allo studio della psicanalisi (per cercare di comprendere se inconscio, subconscio o anima siano la stessa cosa o qualcosa di simile), delle tecniche di meditazione e concentrazione del "training autogeno" (per capire se, rivolgendo l'attenzione verso la propria interiorità, egli riesca a scoprire qualcosa di trascendentale che possa chiamarsi anima), allo studio dei fenomeni spiritici, studio in chiave parapsicologica (per capire se questi siano la rivelazione di un mondo spirituale che esiste, o frutto di macchinazioni truffaldine, o fenomeni di tipo ESP-extrasensoriale ma non attribuibili al mondo dello Spirito ), allo studio della "dottrina" spiritistica elaborata nell'opera di Allan Kardec, padre dello spiritismo moderno (per raffrontarla con le dottrine sulla reincarnazione di tipo orientale), allo studio di quei filosofi - come Pitagora - che avevano elaborato dottrine in questa direzione, allo studio delle religioni e delle filosofie orientali (per analizzare come queste abbiano affrontato il problema di Dio e dell'anima), infine allo studio dell'evoluzionismo darwiniano (per comprendere se l'uomo possa o meno essere il prodotto di una evoluzione da forme di vita inferiore) e, per terminare, a quello della fisica moderna (per comprendere quale risposta essa possa dare al problema dell'origine dell'universo).
Come si vede questa è una ricerca culturale penosa, ammantata sotto il pretesto della curiosità intellettuale, ma che è volta alla ricerca disperata del senso della vita: Dio.
Dio, questo sconosciuto, a troppi ‘Dio ignoto’, come per i Greci che però almeno gli elevavano un altare.
Dio, questo sconosciuto, anche se tutta la natura, tutta la Creazione grida di Lui.
I 'dolori' non sono estranei a questa ricerca, sono i dolori che accompagnano la vita di ogni uomo, che lo mettono di fronte al problema della Morte e quindi dell'esistenza o meno dell'altra vita.
Ma alla fine la ricerca ha termine.
La ricerca sui problemi della vita, la ricerca sulle risposte in merito a Dio, alla sua esistenza, ai suoi fini creativi, allo scopo della esistenza dell'uomo, si conclude alla fine proprio nella dottrina cristiana che, adeguatamente approfondita in chiave razionalista, ha dimostrato di saper dare anche all'uomo moderno la risposta ai problemi che si poneva anche l'uomo antico.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, chi è Dio, perché ha creato l'uomo, perché esistono l'odio, l'ingiustizia, il dolore. Quale è il senso della nostra vita, quale quello della nostra morte.
In queste domande e nelle relative risposte si sviluppa la piccola ‘opera’ dove, alla ricerca appunto del 'Paradiso perduto', l'uomo immagina di ‘sognare’.
Egli sogna di partire per il Tibet, come molti fanno, per andare a cercare nelle foreste e sui monti, in un monastero tibetano, le risposte spirituali ai quesiti che la convulsa vita moderna non lascia neanche porre.
Durante il percorso, durante la sosta in una caverna, durante il sonno , una 'Luce' appare in sogno e parla all'uomo.
Luce : Chi sei?!
Uomo : Uno che cerca la Verità.
Luce : Perché rifiuti la mia?
Uomo : Perché non sa darmi risposte che convincano la mia ragione.
Luce : Ma conosci tu veramente la mia dottrina?
Uomo : Veramente no, ma quel poco che so non mi ha mai convinto... (incerto)
Luce : E se Io ti convincessi, mi seguiresti e ti presteresti a convincere quelli come te?
Uomo : Sì!
Luce : Bene. Da adesso tu sarai il Catecumeno ed Io sarò il tuo Maestro.
Il sogno si dipana e, attraverso i "dialoghi" fra la Luce ed il catecumeno, inizia la spiegazione del Progetto creativo di Dio, che "dimostra" se stesso, la verità della propria Dottrina, spiegata in termini semplici e razionali, le risposte ai problemi esistenziali della vita.
E attraverso i "dialoghi" l'uomo si converte, prima in termini intellettuali e poi spirituali, perché la conversione intellettuale passa attraverso la conversione del proprio "Io naturale", con i suoi istinti: conversione dolorosa, giornaliera, fatta di battaglie e sconfitte, dove non si è veramente mai vincitori perché anche dopo una vittoria vi è ancora un'altra prova, ma dove alla fine, martiri del proprio "Io", si perviene alla scoperta del Paradiso perduto
Guido Landolina
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