mercoledì 31 marzo 2021

La storia è di Dio e chi vuole condurla, dovrà essere con Dio, altrimenti è il fallimento. Viene per tutti il giorno della prova e del giudizio.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 

7 Essi replicarono: «Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la spiegazione». 

Maghi e indovini sanno di non poter esaudire la richiesta del re. Insistono perché lui riveli loro il sogno. Solo allora saranno capaci di interpretarlo.  

Essi replicarono: «Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la spiegazione». Se tu non riveli il sogno, come possiamo noi spiegarlo? 

Per maghi e indovini è giunto il momento di dimostrare la verità della loro scienza. Essi attestano di essere incapaci, non utili.  

Questo momento della prova dell’attestazione della propria verità viene per ogni uomo. Anche per i maghi d’Egitto venne questo momento. 

Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta. Tu gli dirai quanto io ti ordinerò: Aronne, tuo fratello, parlerà al faraone perché lasci partire gli Israeliti dalla sua terra. Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nella terra d’Egitto. Il faraone non vi ascolterà e io leverò la mano contro l’Egitto, e farò uscire dalla terra d’Egitto le mie schiere, il mio popolo, gli Israeliti, per mezzo di grandi castighi. Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l’Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!». 

Mosè e Aronne eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato; così fecero. Mosè aveva ottant’anni e Aronne ottantatré, quando parlarono al faraone. 

Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Quando il faraone vi chiederà di fare un prodigio a vostro sostegno, tu dirai ad Aronne: “Prendi il tuo bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!”». Mosè e Aronne si recarono dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il suo bastone davanti al faraone e ai suoi ministri ed esso divenne un serpente. A sua volta il faraone convocò i sapienti e gli incantatori, e anche i maghi dell’Egitto, con i loro sortilegi, operarono la stessa cosa. Ciascuno gettò il suo bastone e i bastoni divennero serpenti. Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni. Però il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva detto il Signore. 

Il Signore disse a Mosè: «Il cuore del faraone è irremovibile: si rifiuta di lasciar partire il popolo. Va’ dal faraone al mattino, quando uscirà verso le acque. Tu starai ad attenderlo sulla riva del Nilo, tenendo in mano il bastone che si è cambiato in serpente. Gli dirai: “Il Signore, il Dio degli Ebrei, mi ha inviato a dirti: Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto; ma tu finora non hai obbedito. Dice il Signore: Da questo fatto saprai che io sono il Signore; ecco, con il bastone che ho in mano io batto un colpo sulle acque che sono nel Nilo: esse si muteranno in sangue. I pesci che sono nel Nilo moriranno e il Nilo ne diventerà fetido, così che gli Egiziani non potranno più bere acqua dal Nilo!”». Il Signore disse a Mosè: «Di’ ad Aronne: “Prendi il tuo bastone e stendi la mano sulle acque degli Egiziani, sui loro fiumi, canali, stagni e su tutte le loro riserve di acqua; diventino sangue e ci sia sangue in tutta la terra d’Egitto, perfino nei recipienti di legno e di pietra!”». 

Mosè e Aronne eseguirono quanto aveva ordinato il Signore: Aronne alzò il bastone e percosse le acque che erano nel Nilo sotto gli occhi del faraone e dei suoi ministri. Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue. I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutta la terra d’Egitto. Ma i maghi dell’Egitto, con i loro sortilegi, operarono la stessa cosa. Il cuore del faraone si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva detto il Signore. Il faraone voltò le spalle e rientrò nella sua casa e non tenne conto neppure di questo fatto. Tutti gli Egiziani scavarono allora nei dintorni del Nilo per attingervi acqua da bere, perché non potevano bere le acque del Nilo. Trascorsero sette giorni da quando il Signore aveva colpito il Nilo. 

Il Signore disse a Mosè: «Va’ a riferire al faraone: “Dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! Se tu rifiuti di lasciarlo partire, ecco, io colpirò tutto il tuo territorio con le rane: il Nilo brulicherà di rane; esse usciranno, ti entreranno in casa, nella camera dove dormi e sul tuo letto, nella casa dei tuoi ministri e tra il tuo popolo, nei tuoi forni e nelle tue madie. Contro di te, contro il tuo popolo e contro tutti i tuoi ministri usciranno le rane”» (Es 7,1-29).  

Il Signore disse a Mosè: «Di’ ad Aronne: “Stendi la mano con il tuo bastone sui fiumi, sui canali e sugli stagni e fa’ uscire le rane sulla terra d’Egitto!”». Aronne stese la mano sulle acque d’Egitto e le rane uscirono e coprirono la terra d’Egitto. Ma i maghi, con i loro sortilegi, operarono la stessa cosa e fecero uscire le rane sulla terra d’Egitto. 

Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Pregate il Signore che allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore!». Mosè disse al faraone: «Fammi l’onore di dirmi per quando io devo pregare in favore tuo e dei tuoi ministri e del tuo popolo, per liberare dalle rane te e le tue case, in modo che ne rimangano soltanto nel Nilo». Rispose: «Per domani». Riprese: «Sia secondo la tua parola! Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio, le rane si ritireranno da te e dalle tue case, dai tuoi ministri e dal tuo popolo: ne rimarranno soltanto nel Nilo». 

Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandato contro il faraone. Il Signore operò secondo la parola di Mosè e le rane morirono nelle case, nei cortili e nei campi. Le raccolsero in tanti mucchi e la terra ne fu ammorbata. Ma il faraone vide che c’era un po’ di sollievo, si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva detto il Signore. 

Quindi il Signore disse a Mosè: «Di’ ad Aronne: “Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere del suolo: essa si muterà in zanzare in tutta la terra d’Egitto!”». Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere del suolo e ci furono zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del suolo si era mutata in zanzare in tutta la terra d’Egitto. I maghi cercarono di fare la stessa cosa con i loro sortilegi, per far uscire le zanzare, ma non riuscirono, e c’erano zanzare sugli uomini e sulle bestie. Allora i maghi dissero al faraone: «È il dito di Dio!». Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva detto il Signore. 

Il Signore disse a Mosè: «Àlzati di buon mattino e presèntati al faraone quando andrà alle acque. Gli dirai: “Così dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! Se tu non lasci partire il mio popolo, ecco, manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue case sciami di tafani: le case degli Egiziani saranno piene di tafani e anche il suolo sul quale essi si trovano. Ma in quel giorno io risparmierò la regione di Gosen, dove dimora il mio popolo: là non vi saranno tafani, perché tu sappia che io sono il Signore in mezzo al paese! Così farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno”». Così fece il Signore: sciami imponenti di tafani entrarono nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutta la terra d’Egitto; la terra era devastata a causa dei tafani. 

1Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: «Andate a sacrificare al vostro Dio, ma nel paese!». Mosè rispose: «Non è opportuno far così, perché quello che noi sacrifichiamo al Signore, nostro Dio, è abominio per gli Egiziani. Se noi facessimo, sotto i loro occhi, un sacrificio abominevole per gli Egiziani, forse non ci lapiderebbero? Andremo nel deserto, a tre giorni di cammino, e sacrificheremo al Signore, nostro Dio, secondo quanto egli ci ordinerà!». Allora il faraone replicò: «Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me». Rispose Mosè: «Ecco, mi allontanerò da te e pregherò il Signore; domani i tafani si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, impedendo al popolo di partire perché possa sacrificare al Signore!». 

Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore. Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i tafani dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo: non ne restò neppure uno. Ma il faraone si ostinò anche questa volta e non lasciò partire il popolo (Es 8,1-28).  

Essi con somma onestà dichiararono al faraone che in Mosè agiva il dito di Dio. In loro agiva il dito della loro carne. Si arresero. Non sfidarono più Mosè. 

Per ogni uomo viene il momento di attestare la sua validità. Tutta la Scrittura è rivelazione di questo momento storico e anche eterno. 

A parole tutti sono bravi, giusti, capaci, esperti. Poi viene il giorno della prova. Dio mette in mano la conduzione della sua storia. È il fallimento. 

Perché? Perché la storia di Dio si può condurre solo con Dio. Se la storia non è nostra, Dio mai lascerà la sua conduzione nelle nostre mani. 

La storia è di Dio e chi vuole condurla, dovrà essere con Dio, altrimenti è il fallimento. Viene per tutti il giorno della prova e del giudizio.  

Dinanzi a Cristo Gesù si presentano scribi, farisei, capi dei sacerdoti, anziani del popolo. Tutti falliscono la loro prova. Sono servi incapaci di discernimento. 

Tutto il mondo dei Giudei non riesce a leggere il sogno di Dio in Cristo e neanche a darne la spiegazione, nonostante Cristo lo avesse raccontato. 

Ogni pagina di Vangelo attesta il non superamento di questa prova. Ma anche oggi il Signore viene e mette alla prova quanti dicono di conoscerlo. 

Ognuno può anche desiderare, bramare, aspirare, conquistare, usurpare il governo della storia, in ogni campo, sappia che sarà la sua prova. 

Sappia che la può governare solo se Dio è con lui, altrimenti è il vuoto assoluto, l’insuccesso pieno. Dio mai dona la sapienza a chi non è con Lui. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI

Le Profezie e le Rivelazioni di Santa Brigida di Svezia

 


Le parole della Vergine Maria a sua figlia, presentando una lezione utile su come dovrebbe vivere, e descrivendo molte cose meravigliose sulla sofferenza di Cristo. 


Capitolo 10

"Io sono la Regina del Cielo, la Madre di Dio. Ti ho detto di portare una spilla sul petto. Ora ti mostrerò più pienamente come, fin dall'inizio, quando ho sentito e compreso per la prima volta che Dio esisteva, mi sono sempre, e con timore, preoccupata della mia salvezza e della mia osservanza dei suoi comandamenti. Ma quando ho imparato di più su Dio - che era il mio Creatore e il giudice di tutte le mie azioni - l'ho amato più profondamente, ed ero costantemente timoroso e vigile per non offenderlo con parole o azioni.

Più tardi, quando sentii che aveva dato la Legge e i comandamenti al popolo e che aveva operato miracoli così grandi attraverso di loro, presi la ferma decisione nella mia anima di non amare mai nient'altro che lui, e tutte le cose del mondo mi divennero molto amare. Quando ancora più tardi sentii che Dio stesso avrebbe redento il mondo e sarebbe nato da una Vergine, fui preso da un amore così grande per lui che non pensavo a nient'altro che a Dio e non desideravo altro che lui. Mi ritirai, per quanto potevo, dalla conversazione e dalla presenza dei genitori e degli amici, e diedi via tutti i miei averi ai poveri, e non tenni per me altro che cibo e vestiti magri. 

Nulla mi era gradito all'infuori di Dio! Ho sempre desiderato nel mio cuore di vivere fino al momento della sua nascita, e forse, meritare di diventare l'indegna serva della Madre di Dio. Ho anche promesso in cuor mio di conservare la mia verginità, se questo era accettabile per lui, e di non avere possedimenti nel mondo. Tuttavia, se Dio voleva diversamente, la mia volontà era che fosse fatta la sua volontà, non la mia; perché credevo che egli potesse fare ogni cosa e non voleva altro che ciò che era benefico e migliore per me.  Perciò gli affidai tutta la mia volontà.

Quando si avvicinò il momento della presentazione delle vergini nel tempio del Signore, anch'io ero tra loro per la devota osservanza della Legge da parte dei miei genitori. Pensai tra me e me che nulla era impossibile a Dio, e poiché sapeva che non volevo e non desideravo altro che lui, sapevo che avrebbe potuto proteggere la mia verginità, se gli fosse piaciuto. Tuttavia, in caso contrario, volevo che fosse fatta la sua volontà. Dopo aver ascoltato tutti i comandamenti nel tempio, tornai a casa, bruciando ora più che mai dell'amore di Dio, essendo infiammata ogni giorno da nuovi fuochi e desideri d'amore.

Per questo motivo, mi ritirai ancora di più da tutti, e rimasi solo giorno e notte, temendo molto, e soprattutto, che la mia bocca dicesse qualcosa, o che i miei orecchi udissero qualcosa contro la volontà del mio Dio, o che i miei occhi vedessero qualcosa di allettante o dannoso. Avevo anche paura nel silenzio, e molto preoccupato che potessi tacere su cose di cui avrei dovuto, invece, parlare.

Mentre ero così preoccupato nel mio cuore, da solo e ponendo tutta la mia speranza in Dio, mi venne un'ispirazione sulla grande potenza di Dio, e ricordai come gli angeli e ogni cosa creata lo servono, e come la sua gloria è indescrivibile e illimitata. Mentre ero così affascinato da questo pensiero, vidi tre cose meravigliose: Ho visto una stella, ma non di quelle che brillano nel cielo; ho visto una luce, ma non di quelle che brillano in questo mondo; ho sentito un profumo, ma non di erbe o di qualsiasi altra cosa di questo mondo. Era molto delizioso e veramente indescrivibile, e mi riempiva così completamente che giubilavo di gioia!

Dopo questo, sentii subito una voce - ma non da una bocca umana - e quando la sentii, rabbrividii con il grande timore che potesse essere un'illusione, o uno scherzo di uno spirito maligno. Ma poco dopo questo, un angelo di Dio apparve davanti a me; era come il più bello degli uomini, ma non nella carne come è il corpo di un uomo creato, e mi disse: "Salve, piena di grazia, il Signore è con te! 

Quando lo sentii, mi chiesi cosa volesse dire e perché fosse venuto da me con un tale saluto, perché sapevo e credevo di essere indegno di una cosa del genere - o di qualsiasi altra cosa buona! Tuttavia, sapevo anche che nulla è impossibile a Dio, se lo desidera.

Allora l'angelo parlò di nuovo: "Il bambino che nascerà in te è santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Sia fatta la sua volontà come a lui piace". Ma nemmeno allora mi considerai degno, e non chiesi all'angelo perché o quando questo sarebbe accaduto. Gli chiesi invece come poteva essere che io, una fanciulla indegna, che non conosceva nessun uomo, potessi diventare la Madre di Dio. L'angelo mi rispose (come ho appena detto): "Nulla è impossibile a Dio, perché qualsiasi cosa voglia fare sarà fatta".

Quando sentii queste parole dell'angelo, sentii il più fervente desiderio di diventare la Madre di Dio, e la mia anima parlò per amore e desiderio, dicendo: "Vedi, eccomi; sia fatta la tua volontà in me! Con queste parole, mio Figlio fu concepito nel mio grembo con una gioia indescrivibile della mia anima e di ogni mia membra! Mentre lo avevo nel mio grembo, l'ho portato senza alcun dolore, senza alcuna pesantezza o disagio. Mi sono umiliata in ogni cosa, sapendo che colui che portavo era l'Onnipotente! Quando lo diedi alla luce, fu anche senza alcun dolore o peccato, proprio come l'avevo concepito, ma con una tale esaltazione e gioia dell'anima e del corpo che i miei piedi non sentivano la terra dove erano stati a causa di questa gioia indescrivibile! Così come era entrato nelle mie membra per la gioia di tutta la mia anima, uscì dal mio corpo, lasciando la mia verginità intatta, e la mia anima e tutto il mio corpo in uno stato di gioia e giubilo indescrivibile.

Quando guardavo e contemplavo la sua bellezza, la gioia filtrava nella mia anima come gocce di rugiada e sapevo di essere indegna di un tale figlio. Ma quando consideravo i luoghi dove (come avevo imparato dalle predizioni dei profeti) i chiodi sarebbero stati trafitti attraverso le sue mani e i suoi piedi alla crocifissione, i miei occhi si riempivano di lacrime e il mio cuore era quasi straziato dal dolore.

Quando mio Figlio vide i miei occhi piangenti, si rattristò quasi mortalmente.  Tuttavia, quando consideravo il suo potere divino, mi consolavo di nuovo nel sapere che questo era ciò che voleva e che doveva accadere in questo modo, e univo tutta la mia volontà alla sua. Così la mia gioia era sempre mescolata al dolore.

Quando arrivò il momento della sofferenza di mio Figlio, i suoi nemici lo presero e lo colpirono sulla guancia e sul collo, gli sputarono addosso e lo ridicolizzarono. Poi fu condotto alla colonna del supplizio dove si tolse volontariamente le vesti e mise le mani attorno alla colonna, e i suoi nemici le legarono senza pietà. Quando stava legato alla colonna, non aveva alcuna copertura, ma stava nudo come era nato, soffrendo la vergogna della sua nudità.

Allora tutti gli amici di mio Figlio fuggirono da lui, e i suoi nemici si riunirono da tutte le direzioni e rimasero lì, flagellando il suo corpo, che era puro da ogni macchia e peccato. Io ero lì vicino e alla prima frustata caddi a terra come se fossi morto. Quando ripresi conoscenza, vidi il suo corpo frustato e flagellato così tanto che le costole erano visibili! Ciò che era ancora più terribile - quando la frusta fu estratta, la sua carne fu solcata e lacerata da essa, proprio come la terra da un aratro! Mentre mio Figlio stava lì, tutto insanguinato e ferito, così che non si poteva trovare su di lui nessun posto che fosse ancora intatto e nessun punto sano poteva essere flagellato, allora qualcuno lì presente, eccitato nello spirito, chiese: "Vuoi ucciderlo prima ancora che sia giudicato? Ed egli gli tagliò subito i legami.

Poi mio Figlio si è rimesso le vesti, e ho visto che il posto dove era stato in piedi era pieno di sangue! Osservando le impronte di mio Figlio, ho potuto vedere dove aveva camminato, perché anche lì la terra era insanguinata. Non aspettarono nemmeno che si vestisse, ma lo spinsero e lo trascinarono per farlo sbrigare. Mentre mio figlio veniva condotto via come un ladro, si asciugava il sangue dagli occhi. Quando fu condannato a morte, gli misero addosso la croce perché la portasse nel luogo della sofferenza. Quando l'ebbe portata per un po', arrivò un uomo che prese la croce per portarla al posto suo. Mentre mio Figlio andava al luogo della sofferenza, alcune persone lo colpirono sul collo, mentre altre lo colpirono in faccia. Fu picchiato così brutalmente e con forza che, anche se non vidi chi lo colpì, sentii chiaramente il suono del colpo. Quando raggiunsi il luogo della sofferenza con lui, vidi tutti gli strumenti della sua morte pronti. Quando mio figlio arrivò lì, si tolse i vestiti da solo.

I carnefici e i crocifissori si dissero: "Questi sono i nostri vestiti!  Non li riavrà perché è condannato a morte! Mentre mio Figlio era lì in piedi, nudo come era nato, un uomo si avvicinò di corsa e gli porse un panno con il quale egli coprì con gioia le sue parti intime. Allora i crudeli carnefici lo presero e lo stesero sulla croce. Per prima cosa, gli fissarono la mano destra alla trave di legno (che era fatta di fori per i chiodi), trafiggendola nel punto in cui l'osso era più solido e saldo. Poi tirarono fuori l'altra mano con una corda e la fissarono, in modo simile, alla trave.  Poi crocifissero il piede destro - con il piede sinistro sopra di esso - con due chiodi, in modo che tutti i suoi tendini e le sue vene fossero così tesi da scoppiare. Dopo aver fatto questo, gli misero in testa la corona di spine[1]. Essa incise la venerabile testa di mio Figlio così profondamente che i suoi occhi si riempirono di sangue che scorreva giù, le sue orecchie furono bloccate da esso, e la sua barba ne fu completamente impregnata. Mentre stava lì, così insanguinato e trafitto, si sentì dispiaciuto per me, perché io stavo lì vicino e piangevo.  Guardando con i suoi occhi pieni di sangue mio figlio, John, mi raccomandò alle sue cure. In quel momento sentii alcune persone dire che mio Figlio era un ladro!  Altri dicevano che era un bugiardo, e altri ancora che nessuno meritava di morire più di mio Figlio!

Il mio dolore fu rinnovato dall'udire tutto questo. E, come ho detto prima, quando il primo chiodo fu conficcato in lui, fui sopraffatto dal suono del primo colpo e caddi come morto con gli occhi oscurati, le mani tremanti e le gambe vacillanti. Nel mio amaro dolore e nella mia grande tristezza, non fui in grado di alzare di nuovo lo sguardo fino a quando non fu completamente inchiodato alla croce. Ma quando mi alzai, vidi mio Figlio appeso pietosamente, e io, la sua dolorosissima Madre, ero così addolorata e affranta che riuscivo a malapena a stare in piedi a causa del mio grande e amaro dolore. Quando mio Figlio vide me e i suoi amici in lacrime inconsolabili, chiamò con voce forte e addolorata suo Padre, dicendo: "Padre, perché mi hai abbandonato?" Era come se volesse dire: "Non c'è nessuno che abbia pietà di me tranne te, Padre".

Ormai i suoi occhi sembravano mezzi morti. Le sue guance erano infossate, il suo viso era triste, la sua bocca aperta e la sua lingua sanguinava. Il suo stomaco era premuto verso la schiena a causa di tutto il liquido che aveva perso. Era come se non avesse intestini. Tutto il suo corpo era pallido e languido a causa della perdita di sangue. Le sue mani e i suoi piedi erano molto rigidi, perché erano stati estesi e resi conformi alla forma della croce. La sua barba e i suoi capelli erano completamente intrisi di sangue. Quando mio Figlio stava lì così livido e pallido, solo il suo cuore era ancora vigoroso, perché era della natura migliore e più forte. Aveva preso dalla mia carne il corpo più puro e ben fatto. La sua pelle era così sottile e tenera che Il sangue sgorgava all'istante se veniva flagellato anche solo leggermente. Il suo sangue era così fresco che poteva essere visto all'interno della pelle pura. E poiché aveva la costituzione migliore, la vita contendeva la morte nel suo corpo trafitto. A volte il dolore delle membra e dei tendini trafitti saliva fino al suo cuore, che era ancora completamente vigoroso e illeso, e lo tormentava con il dolore e la sofferenza più insopportabili. A volte il dolore scendeva dal suo cuore nelle sue membra ferite e, così facendo, prolungava la sua morte amara.

Circondato da questi dolori, mio Figlio vedeva i suoi amici piangere che, con il suo aiuto, avrebbero preferito soffrire loro stessi il suo dolore o bruciare all'inferno per sempre piuttosto che vederlo torturato in questo modo. Il suo dolore per il dolore dei suoi amici superava tutte le amarezze e i dolori che aveva sopportato nel corpo e nel cuore, perché li amava così teneramente. Poi, per la grandissima sofferenza e l'angoscia del suo corpo, gridò al Padre per la sua virilità: "Padre, nelle tue mani affido il mio spirito". Quando io, la sua dolorosissima Madre, sentii la sua voce, tutto il mio corpo tremò nell'amaro dolore del mio cuore. Tutte le volte che in seguito ho pensato a questo grido, era come se fosse ancora presente e fresco nelle mie orecchie.

Quando la sua morte si avvicinò, il suo cuore scoppiò per la violenza del dolore.  Tutto il suo corpo ebbe delle convulsioni, la sua testa si sollevò un po' e poi ricadde. La sua bocca era aperta e la sua lingua era completamente insanguinata. Le sue mani si ritirarono un po' dal luogo dei fori dei chiodi, e i suoi piedi furono costretti a sopportare più del peso del suo corpo. Le sue dita e le sue braccia erano un po' distese, e la sua schiena era strettamente premuta contro la croce.

Allora alcuni mi dissero: "Tuo figlio è morto, Maria! Ma altri dissero: "È morto, ma risorgerà". Quando tutti se ne stavano andando, venne un uomo e gli conficcò la sua lancia nel fianco con tanta forza che quasi usciva dall'altra parte!  Quando la lancia fu estratta, la sua punta sembrava essere rossa di sangue. Mi sembrò allora, quando vidi il cuore del mio amato Figlio trafitto, che anche il mio cuore fosse stato trafitto!

Poi fu portato giù dalla croce e io ricevetti il suo corpo sulle mie ginocchia.  Sembrava un lebbroso ed era completamente coperto di lividi e sangue. I suoi occhi erano senza vita e pieni di sangue, la sua bocca fredda come il ghiaccio, la sua barba come un filo, il suo viso paralizzato, e le sue mani erano così rigide che non potevano essere piegate sul petto, ma solo sullo stomaco, vicino all'ombelico. Lo feci mettere sulle mie ginocchia proprio come era stato sulla croce: irrigidito in tutte le sue membra.

Dopo questo, lo misero in un panno di lino pulito e io asciugai le sue membra con il mio panno di lino e gli chiusi gli occhi e la bocca, che aveva aperto quando era morto. Poi lo deposero nella tomba. Sarei stato volentieri messo vivo nella tomba con mio Figlio, se fosse stata la sua volontà! Quando queste cose furono fatte, il buon Giovanni venne e mi portò a casa. Guarda, figlia mia, ciò che mio Figlio ha sopportato per te, e amalo con tutto il tuo cuore!

[1] Spiegazione dal Libro 7 - Capitolo 15: "Poi la corona di spine, che gli avevano tolto dal capo mentre veniva crocifisso, ora la rimisero, mettendola sul suo santissimo capo. Essa punse la sua testa imponente con tale forza che allora e là i suoi occhi si riempirono di sangue fluente e le sue orecchie furono ostruite". 


Figli miei, non temete ciò che accade quando il vostro governo cambia, ma sappiate che proprio come ho salvato il mio popolo Israele, così salverò anche voi.

 


Ti condurrò fuori

  Figli miei, non temete ciò che accade quando il vostro governo cambia, ma sappiate che proprio come ho salvato il mio popolo Israele, così salverò anche voi. Ti condurrò fuori dalla schiavitù e nella tua terra promessa.

Cammina con Me e impara da Me perché il tuo tempo sulla terra non è lungo. Non stancarti di fare del bene, perché accumuli in cielo un tesoro di cui godrai presto mentre lo fai. Tutto quello che fai a chi ha bisogno, lo fai anche a Me, e io veglio su di te.


NOTA :   Mentre il Signore ha detto questo, ho sentito che stava parlando specialmente a quelli di noi in America mentre guardiamo il nostro governo dirigersi verso il comunismo. Siamo tutti consapevoli del pregiudizio in questo paese contro i cristiani e possiamo sentire cosa sta arrivando. Il Signore ha cominciato a dirmi due decenni fa che la Bibbia e ogni libro cristiano sarebbero stati messi fuori legge in America e ora possiamo vedere il nostro paese andare in quella direzione. Il Signore ci sta assicurando con questa parola che ha già fatto un piano per noi per questo tempo.

Glynda

SAN PIO V IL PONTEFICE DELLE GRANDI BATTAGLIE

 


IL DIPLOMATICO

Altre questioni più difficili, che interessavano direttamente il papato, attirarono l'attenzione di Pio V. San Carlo Borromeo operava con grande zelo delle urgenti riforme nella sua Milano. Disturbati nella loro vita comoda, i malcontenti spuntarono da ogni parte, e, assecondati da qualche ecclesiastico, divennero arroganti contro il loro arcivescovo. 

   Avendo il cardinale dato ordine al capitano dei suoi agenti di incarcerare alcuni individui sospetti e pericolosi, scoppiò una vera sedizione; l'autorità civile, sobillata dai ribelli, fece a sua volta arrestare il capitano, gli inflisse in punizione pubblica “tre tratti corda”, e lo fece bandire da Milano. L'arcivescovo, per vendicare l'offesa recata alla sua giurisdizione, scomunicò gli ufficiali e i procuratori che si erano immischiati in quella brutta faccenda, e rimise l'affare alla Santa Sede. 

   Il duca di Albuquerque, governatore della città, s'affrettò a informare il suo sovrano Filippo Il. Quindi, nell'ottobre del 1567, spedì a Roma il senatore Gian Paolo Chiesa con l'ordine di colorire abilmente la questione, di insinuare nell'animo del Pontefice sospetti sull'assolutismo del Borromeo, e ottenere se non un biasimo formale sull' operato del cardinale, almeno una parola ufficiosa che lasciasse trapelare qualche segno di disapprovazione per l'arcivescovo, e qualche attenuante per l'autorità civile da potersi facilmente sfruttare a proprio vantaggio. 

   Pio V in questa contesa si mostrò diplomatico fine e risoluto. Senza tagliar subito netta la questione, volle, a quanto sembra, risolverla elegantemente. Accolse con grande cortesia l'inviato milanese, e lo indusse ad ammettere che l'ossequio dimostrato dall' Albuquerque verso il re di Spagna giustificava perfettamente l'ossequio che egli dimostrava nella difesa dei diritti dell'onore del Re dei re. E dopo che il Chiesa fu uscito dal Quirinale, contentissimo dell'udienza, Pio V si felicitò per mezzo di lettere col senato di Milano che contasse tra i suoi membri una persona cosi distinta, e l'assicurò che prima di pronunciare una sentenza arbitrale, la commissione dei cardinali e giuristi da lui incaricati avrebbe esaminate seriamente tutte le rimostranze fatte. 

   Filippo II, avendo a sua volta udito l'inviato d'Albuquerque, ebbe l'impressione che l'arcivescovo di Milano fosse un ambizioso, esperto in cabale, pronto ad arrogarsi il governo della città, e che sotto il manto della divozione nascondesse ambizioni prettamente umane. Ordinò dunque al marchese Seralvio di rivendicare presso il Pontefice il libero esercizio della sua sovranità, e di passare a Milano per fare all'arcivescovo le proprie rimostranze. 

   L'abboccamento fu assai vario e piccante. Minacce, preghiere, promesse si alternarono sulle labbra dell'ambasciatore, il quale credeva di intimorire il Borromeo con la sua alterigia castigliana e la dignità che gli conferiva l'importanza della sua missione. 

   San Carlo trattò la questione a base di diritto canonico, e si guardò dignitosamente dal lasciarsi cogliere nella rete 4 . E, congedato il marchese, per mezzo dell'Ormanetto fece rimettere a Pio V una lettera che onora ugualmente i due santi, tanta rettitudine, serenità e confidenza risplendono in essa. 

   “Io non domando, gli scrisse, alcuna soddisfazione per l'oltraggio fatto alla mia persona, e prego la Santità Vostra a non darsene pensiero. Basterà che la S. V. giudichi secondo l'equità ch'è propria della Sede Apostolica, e ottenga il rispetto dovuto all'autorità del Pontefice. La mia condotta si ispira solo alla difesa dei diritti della Chiesa milanese, e protesto che non ho altra intenzione se non quella di rimettere nelle mani dei miei successori il libero esercizio della loro giurisdizione. Ma poiché V. S. conosce bene i titoli sui quali si fondano i privilegi della Chiesa, lascio alla vostra prudenza ogni decisione. Avete presso di voi, Santo Padre, degli uomini molto pii, dotti, pieni di discernimento; parecchi di essi ebbero già a trattare simili questioni al Concilio. E quello che più conta, V. S. è guidata dallo Spirito Santo. Io attendo dunque con tranquillità d'animo le vostre decisioni, alle quali intendo di sottomettermi con tutto il cuore, essendo intimamente convinto che i vostri ordini non possono essere che giustissimi, e santissime le vostre deliberazioni”. 

   Per parte sua Pio V continuava ad agire. Non contento di tener corrispondenza coll'arcivescovo, col governatore e col senato di Milano, diede ordine al suo Nunzio a Madrid di rendere nota a Filippo II la gravità della contesa, e fargli constatare il contrasto fra lo zelo che il re mostrava per la religione e l'atteggiamento preso dai suoi delegati. 

   “Voi farete presente a Sua Maestà, scrisse il cardo Alessandrino, che il S. Padre, ben lontano dal sollevare i sudditi contro il re, desidera renderli sempre più devoti all'autorità reale, ma ch'è assai più facile governare gli Stati i cui popoli vivono cristianamente e rispettano la Chiesa, che le province irreligiose e dissolute... Sua Santità è molto addolorata per questa disubbidienza ed è disposta a infliggere severe punizioni. Abbiate dunque cura di parlar a sua Maestà con l'energia che si conviene. 

   Il Papa citò infatti i colpevoli a Roma. Tuttavia, in vista delle richieste del march. Seralvio e per non disgustare il re di Spagna per questioni di procedura, ottenuta soddisfazione sui punti essenziali, temperò il suo rigore. Questa condiscendenza del Papa fu interpretata come una manovra e una tacita lezione per l'arcivescovo di Milano. Lo stesso Borromeo non poté evitare che si facesse su lui un tale sospetto. Nel 1570, ritornando sulla questione, diceva all'Ormanetto: “Io non nego di avere talvolta l'impressione che molte persone d'importanza e che guardano troppo agli umani interessi, abbiano forse influito alquanto sulle sante intenzioni e sullo zelo di Sua Santità. Né posso negare che molteplici considerazioni, riguardanti il governo generale della Chiesa, abbiano agito sul suo animo, considerazioni ch'io ignoro, né posso scoprire. Ma io penso sempre che se all'inizio del conflitto si fosse proceduto senza indugi, si sarebbe distrutta la cagione di questi avvenimenti nella sua stessa sorgente. Queste dilazioni hanno infatti dato luogo a molti di credere, e qui e in Spagna, che il S. Padre abbia avuto timore delle minacce del marchese Seralvio. Tuttavia, io non dubito affatto che Sua Santità ha fatto tutto colla sola intenzione di procurare più sicuramente la gloria di Dio e la pace della Chiesa...” (18 gennaio 1570. Bibl. dei Barn., tomo I, Del Governo). 

   Intanto gli oppositori del Borromeo coglievano tutti i pretesti per nuocergli. Una folla di invidiosi ronzava attorno alla sua riputazione, impaziente di metterla alla prova. Il Borromeo, caduto in disgrazia del re di Spagna e accusato a Milano, pareva ormai vicino a soccombere sotto i colpi di numerosi spiacevoli incidenti. Sembra che anche i canonici della Scala abbiano avuto parte in questo complotto; l'atteggiamento da loro preso favori per lo meno i progetti degli intriganti. . 

   Questo nobile Capitolo, come tanti altri in quei tempi, si faceva forte della sua esenzione dalla giurisdizione vescovile. Ma nessun arcivescovo aveva mai acconsentito a una tale emancipazione. Il Borromeo comunque avvisò i canonici che avrebbe fatta la visita pastorale alla loro collegiata. A questa nuova, lo stupore dei canonici si tramutò presto in collera; essi invocarono l'appoggio dell'Albuquerque, che si mostrò ben contento di sostenerli, fomentando il loro risentimento. Presto incominciarono le ostilità. 

   I canonici scomunicarono il vicario dell'arcivescovo, e giunsero al punto di citare lo stesso cardinale al tribunale d'un subexecutor apostolicus improvvisato. Ma San Carlo era della stessa tempra di Pio V; intervenne personalmente alla visita e si presentò alla porta della chiesa. I canonici si barricarono, appostando degli uomini armati che tiravano alcuni colpi d'archibugio. Davanti ad una simile violenza, il Borromeo lanciò l'interdetto sul Capitolo e sul giudice impostore. 

L'Albuquerque colse la palla al balzo. Con lettere piene di sdegno fece conoscere al re e al Papa i nuovi attentati dell'arcivescovo. La città si mise in rivolta; era quindi necessario agire prontamente. Solo la rimozione di questo turbolento che minacciava di sottrarre i milanesi alla giurisdizione del re poteva calmare l'effervescenza generale. 

   Pio V, avvisato del conflitto il 1° settembre 1569, impiegò dieci giorni a fare un'inchiesta. Al “delitto del figlio Gabriele de Queva, duca d'Albuquerque, governatore dello Stato di Milano”, scrisse un Breve nel quale, nonostante le formule ossequiose, dichiarava di schierarsi dalla parte di San Carlo. 

   “Ogni affronto, diceva, fatto a una sì eminente dignità della Chiesa, è fatto a noi e alla Santa Sede. Vostra Signoria desidera che noi giudichiamo il cardinale Borromeo uomo impetuoso e ostinato; ma, benché abbiamo rispetto per le vostre parole, siamo costretti dall'equità a non accettare questa vostra opinione. Ci ricordiamo benissimo dell'ammirabile condotta tenuta da cotesto degno arcivescovo, quando, sotto il pontificato di Pio IV, suo zio e nostro illustre predecessore, disbrigava meravigliosamente gli affari della Chiesa. S'egli meritasse veramente quanto voi gli rimproverate, come mai durante il tempo di un'amministrazione più importante e più difficile di quella di Milano non ha lasciato nessuna traccia dell'indole che voi gli rinfacciate? Sentiamo perciò una gran pena nel vedere un vescovo, dato manifestamente da Dio alla vostra città, così puro, così zelante, così attento nell'estirpare gli abusi, perseguitato da quelli che dovrebbero difenderlo e colmarlo di elogi, e diventar vittima di recriminazioni tanto ingiuste, non essendovi in lui ombra di alcuna mancanza”. 

   Questa lettera, che era per se stessa una punizione, non disarmò il governatore il quale, oltre ad avanzare nuove istanze presso la corte di Madrid, si lamentò amaramente con S. Pio V. Avendo appreso dai suoi corrieri che la commissione cardinalizia aveva dichiarato illegittime le pretese dei canonici della Scala e ratificato le decisioni dell'arcivescovo, perdette completamente il senso della misura, raccolse delle abbiette calunnie, lasciandosi sfuggire parole di vendetta. 

   Il Papa si mostrò alquanto commosso per il suo dolore, e si degnò rispondergli, ma con un linguaggio sostenuto e pieno di energia. Questi riguardi, usati verso Albuquerque per calmare la sua irritazione e ricondurlo a pensieri più giusti, non fanno altro che mettere meglio in rilievo le gravi rimostranze del Papa. Come avrebbe avuto ardire il governatore di mandare ad effetto le sue minacce, quando gli si facevano sentire senza ambagi le punizioni che gli sarebbero state inflitte? 

   Pio V scrisse il giorno 8 ottobre 1569: 

   “Per una specie di paterno mutismo, suggeritoci dal nostro affetto verso la S. V., passiamo sotto silenzio ciò che nelle ultime vostre lettere ci sembra offrire minor materia a discussioni, perché la salvezza della vostra anima e il rispetto che abbiamo per la giustizia devono essere la regola di quanto scriviamo. Se non conoscessimo molto bene il card. Borromeo, saremmo vivamente impressionati dalle cattive informazioni che voi allegate, a proposito dei suoi costumi, delle sue mire e del suo modo di procedere. Ma la stima personale che abbiamo di lui, confermata da relazioni esatte su quanto egli pensa, sulla sua condotta, sui suoi famigliari e sulla sua amministrazione, ci, inclina a credere che il nemico del genere umano, giudicando funeste ai suoi progetti le buone relazioni tra la S. V. e il cardinale, faccia di tutto per far perdere la stima a un prelato così santo... Voi dite che per assicurare la giurisdizione regale siete costretto a farlo allontanare dalla città e dallo Stato. Quantunque noi non abbiamo difficoltà a rispondere alle vostre minacce secondo giustizia, vi avvertiamo tuttavia, per pura benevolenza, che riflettiate bene a quanto volete fare, per non dover pentirvi troppo tardi di esservi messo in un imbarazzo che potrebbe recarvi del danno. Per il cardinale noi non abbiamo alcuna apprensione. Qual gloria maggiore per lui che essere bandito, per aver difesa la libertà e i diritti della Chiesa? Quand'anche dovesse suggellare col sangue i suoi interdetti, non dovrebbe considerarsi come un essere privilegiato da Dio? È dunque vostro interesse evitare qualsiasi misura imprudente, poiché mentre procurereste al cardinale una gloria imperitura, attirereste sul vostro capo il biasimo del mondo cristiano, e coprireste il vostro nome d'una macchia indelebile”. 

   Questa contesa tra autorità locali, gonfiata a bella posta, tini di provocare un conflitto tra la Spagna e la Santa Sede. Pio V, desiderando di evitarlo, avverti il suo nunzio di mettere in guardia Filippo II da falsi rapporti; quindi spedì a Madrid come ambasciatori straordinari Vincenzo Giustiniani, generale dei domenicani e Acquaviva referendario della Signatura. I due inviati riuscirono a dissipare le prevenzioni del re, ottennero che questi disapprovasse il modo di agire dell'Albuquerque e facesse buon viso alle ragioni di San Carlo. 

   Ma siccome l'affronto era stato pubblico, e le violenze del governatore e dei canonici continuavano a tenere in subbuglio la città, il Papa volle una riparazione solenne. I magistrati, complici della temeraria impresa, furono costretti a chiedere perdono davanti al popolo, e i canonici della Scala dovettero fare ammenda onorevole all'arcivescovo, accompagnandolo processionalmente fino alla loro collegiata, ove gli prestarono omaggio di obbedienza. 

   Si comprende come il Borromeo, sensibile a questi atti del Santo Padre e alle lodi tributate al suo zelo abbia voluto rendergli questa testimonianza: “nelle perturbazioni provocate contro il mio ministero ho ricevuto dal S. Padre degli aiuti che non avrei osato sperare neppure da Pio IV, mio zio” 5 . 

Card. GIORGIO GRENTE

Sì, Gesù, noi vogliamo seguirti, facendo quanto ci insegni.

 


COLLOQUI EUCARISTICI


A - "Sì, Gesù, noi vogliamo seguirti, facendo quanto ci insegni. Oggi però è tanto difficile difendersi dal mondo e affrontarlo efficacemente, perché ogni giorno ci presenta nuove idee errate in maniera subdola, che ci confondono e quasi ci inducono a dargli ragione...

È più facile stare in guardia da un'eresia chiaramente pronunciata, che da certe idee presentate come parte della cultura moderna, che creano stati d'animo contrari alla fede senza che nemmeno uno se ne accorga."

 

R - "È la nuova arte del Maligno che sa adattare ai tempi la sua azione malefica, e intensifica la sua battaglia con le arti più subdole.

Ma non temete: egli non ha vinto le guerre anche se possiede le armi più affinate da mettere in campo.

Ora ha scatenato il vento del modernismo e della malata contestazione e dissacrazione, della negazione di tutte le verità di fede e alimenta i suoi errori con dottrine che la gente non conosce, e appunto per questo ne assimila gli elementi più comodi, più conformi al proprio modo di vivere umano, quindi più deleteri.

Ognuno si fa una religione e una morale su misura dei propri istinti e dei propri gusti, non curandosi della realtà oggettiva della Rivelazione e della Redenzione, non curandosi della sublime realtà della mia Chiesa che Io vi ho dato quale sacramento di salvezza, depositando in essa l'unica mia rivelazione destinata a salvarvi.

Si è fatto credere che ciò che più vale è esistere, è lo stare bene.

Questo ha portato a mettere in evidenza il fatto dell'esistere per se stesso, non del suo fine, non dei suoi modi. Ha esaltato il possedere, l'edonismo, e ha provocato il decadimento dei valori che erano sostenuti dall'idea del bene, del buono, dell'eterno.

Così sono emersi i fatti più penosi: l'angoscia e il nichilismo, che hanno partorito il pessimismo.

Niente più speranza, niente più visione di una vita futura che esalta, che premia, che incorona la vita terrena.

Questo perché l'uomo sarebbe azionato da due princìpi: il principio del sesso e il principio della morte, uno più macabro dell'altro.

Accettando questi princìpi si è arrivati al disprezzo di tutto e di tutti e si è contenti se si può arrivare a denigrare chiunque abbia fatto qualcosa di buono: l'autorità, i grandi nomi della storia.

Non avete più stima l'uno dell'altro per il gusto recondito di trovare in ognuno il bassofondo melmoso, senza misericordia per nessuno.

Allora anche i miei santi che sono in mezzo a voi non li riconoscete, perché il vostro occhio malato non vede la luce, il bello, la bontà, ma solo le tenebre.

Avete dimenticato che Io vi avevo detto: "Non giudicate per non essere giudicati, perché con la misura con cui giudicate sarete misurati" (Mt. 7-1,3)

Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? (…) Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello" (Mt. 7 - 3, 6)

Voi, invece, non vi amate, ma vi adirate l'uno contro l'altro, vi emarginate a vicenda e la discordia turba i vostri giorni e le vostre notti, e la pace non trova posto nelle famiglie e nel mondo.

Se avete l'abitudine mentale di sottovalutare i vostri fratelli, di attribuire ad essi sempre un'intenzione cattiva, di andare a rimescolare sempre il peggio nella loro vita, correggetevi, perché con questo piombo osceno nell'anima non vi innalzate verso l'amore, verso la bontà di cui quell'abitudine mentale è la negazione."

 

Dottor Citro: «O sono ignoranti o ordini superiori volevano i morti» – Video

 


Il dottor Massimo Citro ha rilasciato un’intervista in cui elenca tutte le informazioni che le istituzioni hanno nascosto ai cittadini. 

Massimo Citro è un medico chirurgo e ricercatore scientifico. Ha una specializzazione in Psicoterapia ed è il direttore dell’istituto di ricerca IDRAS.

Tra le sue ricerche più significative troviamo il Trasferimento Farmacologico Frequenziale (TFF). È una metodica che permette di somministrare le proprietà farmacologiche di molte sostanze attraverso un circuito elettronico.

In una sua recente intervista, il dottor Citro non ha edulcorato i termini e ha iniziato il suo intervento dichiarando: «Questo secondo me è un colpo di Stato mondiale».

Il dottore ha affermato che l’infezione da SARS-CoV-2 è stata completamente stravolta dalla propaganda continua di istituzioni e giornali.

Per lo psicoterapeuta le informazioni che il Ministero avrebbe dovuto passare agli italiani sono del tutto diverse da quelle che hanno generato paura, come i bollettini giornalieri della Protezione Civile.

Il dottor Citro ha spiegato che in realtà avrebbero dovuto dire che questo virus, quasi 90 volte su 100, genera una banalissima sindrome influenzale o addirittura dei casi asintomatici.

Affermazione sostenuta anche dal candidato Nobel Stefano Scoglio che, già ad aprile, affermava che fosse una banale influenza.

Dottor Citro: «Hanno fatto credere che fosse peggio delle peste»

La problematica si estendeva quindi solo al 10% dei contagiati in cui l’infezione produceva una reazione immunologica che poteva portare a complicanze estremamente gravi se non mortali.

Tra le complicanze il medico elenca: la polmonite interstiziale bilaterale, l’attacco del virus al sistema immunitario, ai reni e al sistema cardiovascolare e soprattutto la CID (coagulazione intravasale disseminata). In un terzo dei casi ha colpito l’apparato digerente con sintomi non gravi e solo raramente ha avuto effetti a livello neurologico.

«Il punto è che lo Stato ha fatto credere alla gente che fosse qualcosa peggio della peste del Manzoni. Quello che ha vissuto la gente è il terrore che li ha portati a pensare che infettarsi fosse sempre rischioso o mortale», ha affermato il dottor Citro.

Secondo il medico avrebbero dovuto semplicemente allertare dell’esistenza di questo virus, spiegando che nella maggior parte dei casi sarebbe risultata come una semplice influenza, mentre in percentuali minori potevano verificarsi complicanze.

«Quello che il ministero della Salute avrebbe dovuto fare è insegnare ai cittadini come evitare le complicanze. Invece sono riusciti solo a dire di lavarsi le mani».

Ha lanciato una frecciatina al presidente del Consiglio Conte e al suo Comitato tecnico scientifico che dovrebbe essere composto dai migliori scienziati e medici. Allora perché non hanno mai detto niente su come prevenire questa infezione?

Quello che avrebbero dovuto spiegare le istituzioni

Il dottor Citro ha spiegato che le complicanze si manifestano a causa di un organismo intossicato e che quindi era fondamentale suggerire una dieta equilibrata e l’assunzione di vitamina C, vitamina D3 e zinco.

Per quanto riguarda la prima, conosciamo il suo potere di contrastare le infezioni e la sua azione sul sistema immunitario.

Il dottor Citro si è poi soffermato sulla vitamina D. È noto che le complicanze siano dovute in parte a una tempesta di citochine creata dal nostro sistema immunitario, specialmente in soggetti intossicati.

Il medico, rifacendosi alla letteratura, ha spiegato che quelle che hanno creato più danni sono quattro: l’interleuchina 1 e 6 tipiche dell’infiammazione, l’interleuchina 17 che contribuisce a creare malattie autoimmuni e il TNF-α che è responsabile della febbre e della ipercoagulazione.

Il dottor Citro ha spiegato che l’antagonista principale dell’interleuchina 17 è la vitamina D, mentre della citochina TNF-α è la melatonina.

Inoltre, parlando dello zinco ha affermato: «È fondamentale perché riesce a bloccare la RNA-polimerasi che è l’enzima che permette al virus di moltiplicarsi dentro la cellula».

Ha ribadito che queste cose sono tutte conosciute, come l’importanza dell’idrossiclorochina che riuscirebbe a prevenire e a bloccare le complicanze gravi in quasi tutti i casi.

«O sono ignoranti e quindi li paghiamo per niente, oppure lo volevano fare. Non loro, [il Comitato Tecnico Scientifico, n.d.r.] che sono delle pedine che non contano nulla, ma ordini superiori che volevano i morti».

Massimo Citro sul caso dell’idrossiclorochina

Come ha affermato anche il dottor Giuseppe Di Bella in una recente intervista, il caso dell’idrossiclorochina ha suscitato un po’ di scompiglio nell’ambiente medico scientifico.

Anche il dottor Citro ha evidenziato lo scivolone della rivista The Lancet, seguito poi dall’OMS e dalla nostra italiana AIFA. Questo fatto ha messo in luce come è semplice manipolare i dati di un farmaco che funziona bene: «La gente non deve curarsi perché il numero di morti doveva essere alto».

Per il medico lo studio che affossava il farmaco antimalarico pubblicato sulla celebre rivista avrebbe mostrato che l’industria farmaceutica non sponsorizza la prevenzione delle malattie perché ci preferirebbe malati.

Degli studi avrebbero confermato infatti che il virus crea maggiori danni sulla catena beta delle emoglobine e il caso vuole che l’idrossiclorochina agisse proprio sull’emoglobina.

«Dobbiamo dirlo noi a giugno o avrebbe dovuto dirlo il Comitato tecnico scientifico mesi fa? Secondo me questo dovrebbe essere denunciato alla magistratura con l’accusa di strage». 

Cercando i responsabili, il dottor Citro incolpa le élite che avrebbero fatto la guerra a tutto quello che poteva aiutare le persone.

Ha anche criticato l’evolversi delle notizie, sempre in ritardo, come un modo per aumentare il più possibile il numero di contagiati. «I governi fanno propaganda terroristica per fare in modo che la gente si ammali. Tutto l’insieme è una tragica beffa. Abbiamo permesso alle élite di prendere sempre più potere e in modo sempre più sfacciato».

Per il dottor Citro il clima di terrore creato intorno a questo virus fa parte di una strategia vincente che ha per scopo quello di spaventare le persone che adesso implorano il vaccino. Foto: YouTube

https://www.youtube.com/watch?v=Rf5-t-XZUOE

Oltre Tv

RINGRAZIAMENTO A DIO PADRE PER LA SALVEZZA DEL GENERE UMANO

 


L'uomo purtroppo, è attaccato dall'angelo più bello che si è ribellato a Dio, solo chi avrà la forza e la Fede si salverà,

 


Trevignano Romano 30 marzo 2021


Messaggio di Gesù
Amati figli non temete, perché anche Io sono stato perseguitato prima di voi e vi prego non dite che Io ero Figlio di Dio in quanto potevo sopportare tutta la sofferenza, non è così, ho provato nella mia carne come nel mio cuore tutto il dolore e il buio del mondo perché fui incarnato per questo. Affidate tutto a me, unica àncora di salvezza, vi prenderò per mano e allevierò le vostre sofferenze caricandole sulle mie spalle e portandole con me verso il calvario. Vi chiedo con estremo amore di non abbandonare Me e la mia Santa Madre, che con molta umiltà, ancora sta in mezzo a voi, la vostra sofferenza sarà premiata. Vi chiedo di aiutare i vostri fratelli, affinché non cadano nella perdizione, e se solo uno dei vostri fratelli si salverà, sarà festa nei cieli. Io non vi lascio, guardate la croce e tutto quello che ella comporta, abbiate pietà del vostro Gesù che vi capisce e che tanto soffre. L'uomo purtroppo, è attaccato dall'angelo più bello che si è ribellato a Dio, solo chi avrà la forza e la Fede si salverà, questo messaggio è per te Gisella e per tutti i miei fratelli scelti per opera mia, non lasciate che il male possa offuscare le vostre menti. Io sono con voi e vi Benedico nel nome del Padre nel mio nome e dello Spirito Santo, Amen.

 


Esistono rifugi fisici?

 

La grande tempesta come un uragano che si sta diffondendo in tutta l'umanità non cesserà finché non avrà compiuto la sua fine: la purificazione del mondo. In quanto tale, proprio come ai tempi di Noè, Dio sta provvedendo un arca per il suo popolo per salvaguardarli e preservare un "rimanente". Poiché la società si sta rapidamente spostando di ora in ora verso un medico e apartheid liturgico - con i vaccinati divisi dai non vaccinati - la questione dei rifugi “fisici” sta diventando sempre più prevalente. Il rifugio del “Cuore Immacolato” è solo una grazia spirituale, o ci sono veri e propri rifugi dove Dio preserverà il Suo popolo nelle tribolazioni imminenti? 


Il rifugio dell'Immacolata

Sebbene ci sia un vasto corpo di rivelazioni private da diverse fonti approvate e credibili, quella più frequentemente citata proviene da Fatima, in Portogallo. 

Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio. —Nostra Signora di Fatima, 13 giugno 1917, La rivelazione dei due cuori nei tempi moderni, www.ewtn.com

Nei messaggi al compianto p. Stefano Gobbi che portano il imprimatur, La Madonna fa eco a questo provvedimento divino che Dio ha dato per questi tempi:

Il mio cuore immacolato: è il tuo più sicuro rifugio e i mezzi di salvezza a cui, in questo momento, Dio dà la Chiesa e all'umanità ... Chi non entra in questo rifugio sarà portato via dalla Grande Tempesta che è già iniziata arrabbiarsi.  -Nostra Signora a p. Stefano Gobbi, 8 dicembre 1975, n. 88, 154 del Libro blu

È rifugio che la tua Mamma celeste ha preparato per te. Qui sarai al sicuro da ogni pericolo e, al momento della Tempesta, troverai la tua pace. -Ibid. n. 177

Nel mio articolo Il rifugio per i nostri tempiSpiego più dettagliatamente la teologia dietro come e perché il cuore della Madonna è un tale rifugio - anzi, a spirituale rifugio. Non si può minimizzare l'importanza di questa grazia in questi tempi, non più di quanto Noè potrebbe evitare l'arca.

Mia madre è l'Arca di Noè ... -Gesù a Elisabetta Kindelmann, La fiamma dell'amore, p. 109; imprimatur dall'Arcivescovo Charles Chaput

Lo scopo di questa Grande Tempesta non è solo quello di purificare la terra per adempiere alle antiche Scritture di a imminente Era di Pace, ma soprattutto per salvare le anime che altrimenti andrebbe in perdizione senza i venti castigatori di questa tempesta (vedi Misericordia nel caos). 

 

Anche un rifugio fisico?

Ma alcuni hanno respinto qualsiasi idea di rifugi fisici come una sorta di versione cattolica del "rapimento"; una versione battezzata dell'autoconservazione. Tuttavia, Peter Bannister MTh., MPhil., Che io considero uno dei massimi esperti al mondo oggi sulla rivelazione privata, spiega:

… Ci sono ampi precedenti biblici per indicare una dimensione fisica al concetto di rifugio. Va naturalmente sottolineato che la preparazione fisica ha poco o nessun valore se non deve essere accompagnata da un atto di fiducia radicale e continua nella Divina Provvidenza, ma ciò non implica affatto che gli avvertimenti profetici del cielo non possano insistere anche sull'azione pratica in il regno materiale. Si potrebbe sostenere che vedere questo come in qualche modo intrinsecamente "non spirituale" significa stabilire una falsa dicotomia tra lo spirituale e il materiale che per alcuni aspetti è più vicino allo gnosticismo che alla fede incarnata della tradizione cristiana. Oppure, per usare un eufemismo, dimenticare che siamo esseri umani in carne e ossa piuttosto che angeli! “Parte 2 di una risposta a p. L'articolo di Joseph Iannuzzi su p. Michel Rodrigue – On Refuges "

Per non dimenticare, Gesù era particolarmente investito della cura dei bisogni fisici dei Suoi seguaci e nei modi più miracolosi.[1] Tuttavia, stava attento ad avvertirlo preoccupazione con bisogni fisici era un segno di una mancanza di fede:

Poiché i pagani cercano tutte queste cose; e il vostro Padre celeste sa che avete bisogno di tutti loro. Ma cercate prima il suo regno e la sua giustizia, e tutte queste cose saranno anche vostre. (Matt 6: 32-33)

Allo stesso modo, anche la preoccupazione per i rifugi sicuri e i rifugi fisici può potenzialmente segnalare una fede sbagliata. Se salvare anime non è la nostra priorità, allora deve esserlo, anche a costo della nostra vita. 

Chi cerca di preservare la propria vita la perderà, ma chi la perde la salverà. (Luca 17: 33)

Ma niente di tutto questo sminuisce la realtà della provvidenza di Dio manifestata a volte nella protezione fisica del Suo popolo. "L'arca di Noè", dice Bannister, "costituisce un esempio paradigmatico di come la Parola di Dio a volte comporti forme molto pratiche di obbedienza (Gen. 6:22)". 

Non è forse un caso che la metafora dell '“Arca” ricorra così spesso nelle profezie contemporanee che parlano di rifugi, proprio perché unisce un potente simbolismo (non ultimo come indicare il Cuore Immacolato di Nostra Madre come l'Arca dei nostri tempi ) con una esemplificazione materiale. E se l'idea di conservare gli alimenti in preparazione per i tempi di crisi è disapprovata da alcuni, più avanti nel libro della Genesi vediamo come Giuseppe salva notoriamente la nazione d'Egitto - e si riconcilia con la sua stessa famiglia - facendo proprio questo. È il suo dono profetico, che gli consente di interpretare il sogno del faraone di sette vacche buone e sette vacche magre come predire una carestia in Egitto, che lo porta a immagazzinare "enormi quantità" di grano (Gen. 41:49) in tutto il paese. Questa preoccupazione per la fornitura materiale inoltre non è limitata all'Antico Testamento; negli Atti degli Apostoli una simile previsione di carestia nell'impero romano è data dal profeta Agabo, al quale i discepoli rispondono fornendo aiuto ai credenti in Giudea (Atti 11: 27-30). —Peter Bannister, ibid

In 1 Maccabei capitolo 2, Mattatia guida il popolo a rifugi segreti sulle montagne: “Quindi lui ei suoi figli fuggirono sulle montagne, lasciando in città tutti i loro averi. A quel tempo molti che cercavano la rettitudine e la giustizia andarono nel deserto per stabilirsi lì, loro ei loro figli, le loro mogli e i loro animali, perché le disgrazie premevano così duramente su di loro ... [essi] erano andati in rifugi segreti nel deserto. " Il Libro degli Atti descrive anche le prime comunità cristiane (che per molti versi assomigliano a ciò che molti mistici descrivono come i rifugi), parlando anche dei fedeli che si rifugiano fuori Gerusalemme quando scoppiò una grande persecuzione (cfr At 8: 1) . E infine, c'è il riferimento alla protezione di Dio sulla "donna" di Apocalisse 12:

Questa Donna rappresenta Maria, la Madre del Redentore, ma allo stesso tempo rappresenta tutta la Chiesa, il Popolo di Dio di tutti i tempi, la Chiesa che in ogni momento, con grande dolore, dà nuovamente alla luce Cristo. - PAPA BENEDETTO XVI, Castel Gandolfo, Italia, 23 agosto 2006; Zenit

San Giovanni vede in visione che "La donna fuggì nel deserto in un luogo preparato per lei da Dio, dove avrebbe potuto essere assistita per 1,260 giorni".[2] San Francesco di Sales si riferisce specificamente a questo passaggio quando parla di futuri rifugi fisici al tempo di a rivoluzione globale:

La rivolta [rivoluzione] e la separazione devono venire ... il sacrificio cesserà e ... il Figlio dell'uomo difficilmente troverà la fede sulla terra ... Tutti questi passaggi sono compresi dell'afflizione che l'Anticristo causerà nella Chiesa ... Ma la Chiesa ... non fallirà , e sarà nutrita e preservata tra i deserti e le solitudini in cui si ritirerà, come dice la Scrittura, (Apoc. Cap. 12). —St. Francesco di Sales, La missione della Chiesa, cap. X, n. 5

In particolare, in contraddizione con coloro che insistono sul fatto che i rifugi fisici non si trovano nella Sacra Tradizione, è la profezia del Padre Lattanzio della Chiesa primitiva riguardo a questa rivoluzione senza legge che segna la venuta dell'Anticristo:

Quello sarà il tempo in cui la giustizia sarà scacciata e l'innocenza sarà odiata; in cui i malvagi preda del bene come nemici; né la legge, né l'ordine, né la disciplina militare devono essere preservati ... tutte le cose devono essere confuse e mescolate insieme contro il diritto e contro le leggi della natura. Così la terra sarà devastata, come da una comune rapina. Quando queste cose accadranno, i giusti e i seguaci della verità si separeranno dai malvagi e fuggiranno solitudini. -Lactantius, I Divini Istituti, Libro VII, cap. 17

 

Rifugi fisici nella rivelazione privata

Nelle rivelazioni a p. Stefano Gobbi, la Madonna spiega chiaramente la protezione che il suo Cuore Immacolato fornirà ai Fedeli:

In questi tempi, dovete affrettarvi a rifugiarvi nel rifugio del mio ImCuore maculato, perché gravi minacce di male incombono su di te. Questi sono prima di tutto i mali di un ordine spirituale, che possono danneggiare la vita soprannaturale delle vostre anime ... Ci sono mali di un ordine fisico, come infermità, disastri, incidenti, siccità, terremoti e malattie incurabili che si stanno diffondendo ... sono mali di un ordine sociale… Per essere protetti da tutti questi mali, vi invito a mettervi al riparo nel rifugio sicuro del mio Cuore Immacolato. —7 giugno 1986, n. 326, Libro blu

Secondo le rivelazioni approvate alla Serva di Dio Luisa Piccarreta, Gesù disse:

La giustizia divina impone castighi, ma né questi né [di Dio] nemici si avvicinano a quelle anime che vivono nella Divina Volontà ... Sappi che avrò riguardo per le anime che vivono nella mia Volontà, e per i luoghi dove queste anime risiedono ... Metto le anime che vivono completamente nella mia Volontà sulla terra, nella stessa condizione dei beati [in Cielo]. Perciò vivi nella mia Volontà e non temere nulla. - Gesù a Luisa, volume 11, 18 maggio 1915

Nella prefazione al 24 ore della passione dettato a Luisa, sant'Annibale ricorda la promessa di protezione di Cristo a coloro che pregano le Ore, affermando:

Se a causa di una sola anima che compie queste ore, Gesù risparmierebbe una città di castighi e darebbe grazia a tante anime quante sono le parole di queste ore dolorose, quante grazie potrebbe aspettarsi una comunità [o qualsiasi gruppo di individui] ricevere? -Libro di preghiere della Divina Volontà, P. 293

Poi c'è la veggente americana Jennifer (di cui conosciamo il cognome, ma per rispetto del desiderio del marito di preservare la privacy della famiglia). È stata incoraggiata da figure all'interno del Vaticano a diffondere le sue locuzioni udibili dopo che sono state tradotte in polacco dal compianto p. Seraphim Michalenko (vice-postulatore della causa di beatificazione di Santa Faustina) e presentato a Giovanni Paolo II. Molti di questi messaggi parlano di “luoghi” di rifugio.

Il tempo sta arrivando presto, si sta rapidamente avvicinando, perché i miei luoghi di rifugio sono in fase di preparazione per mano dei miei fedeli. Popolo mio, i miei angeli verranno e ti guideranno verso il tuo
 luoghi di rifugio dove sarai al riparo dalle tempeste e dalle forze dell'anticristo e di questo governo mondiale ... Preparati, popolo mio, perché quando i miei angeli verranno, non vorrai voltare le spalle. Ti verrà data un'opportunità quando arriverà quest'ora di confidare in Me e nella mia Volontà per te, perché è per questo che ti ho detto di iniziare a prestare attenzione ora. Inizia a prepararti oggi, perché [in] quelli che sembrano essere giorni di calma, l'oscurità permane. —Gesù a Jennifer, 14 luglio 2004; wordsfromjesus.com

Simile a come il Signore guidò gli israeliti nel deserto con una colonna di nuvola di giorno e una colonna di fuoco di notte, mistico canadese P. Michel Rodrigue dice:

… Vedrai una fiammella davanti a te, se sarai chiamato ad andare in un rifugio. Questo sarà il tuo angelo custode che ti mostrerà questa fiamma. E il tuo angelo custode ti consiglierà e ti guiderà. Davanti ai tuoi occhi vedrai una fiamma che ti guiderà dove andare. Segui questa fiamma d'amore. Ti condurrà al rifugio dal Padre. Se la tua casa è un rifugio, ti guiderà attraverso questa fiamma attraverso la tua casa. Se devi trasferirti in un altro luogo, ti guiderà lungo la strada che conduce lì. Spetterà al Padre decidere se il tuo rifugio sarà permanente o temporaneo prima di trasferirti in uno più grande. —Fr. Michel Rodrigue, Fondatore e Superiore Generale di La Fraternità Apostolica di San Benedetto Giuseppe Labre (fondata nel 2012); "Il tempo dei rifugi"
 
Oltraggioso? No, se credi alla Sacra Scrittura:
 
Vedi, mando un angelo prima di te,
per proteggerti lungo la strada e portarti nel luogo che ho preparato.
Sii attento a lui e obbediscigli. Non ribellarti a lui,
perché non perdonerà il tuo peccato. La mia autorità è dentro di lui.
Se gli obbedisci e fai tutto quello che ti dico,
Sarò un nemico dei tuoi nemici
e un nemico per i tuoi nemici.
(Exodus 23: 20-22)
 

Nella letteratura mistica francese dal 1750, ci sono state almeno tre famose predizioni profetiche convergenti secondo cui la Francia occidentale sarà (relativamente) protetta rispetto ad altre parti del paese durante un periodo di castigo. Le profezie dell'abate Souffrant (1755-1828), p. Constant Louis Marie Pel (1878-1966) e Marie-Julie Jahenny (1850-1941) concordano tutti a questo riguardo; nel caso di Marie-Julie, è l'intera regione della Bretagna ad essere designata come rifugio nelle parole attribuite alla Vergine durante l'estasi di Marie-Julie il 25 marzo 1878:

Sono venuto in questa terra di Bretagna perché vi trovo cuori generosi […] Il mio rifugio sarà anche per quei miei figli che amo e che non vivono tutti sulla sua terra. Sarà un rifugio di pace in mezzo alle pestilenze, un rifugio molto forte e potente che niente potrà distruggere. Gli uccelli in fuga dalla tempesta si rifugeranno in Bretagna. La terra della Bretagna è in mio potere. Mio figlio mi ha detto: "Madre mia, ti do il potere completo sulla Bretagna". Questo rifugio appartiene a me e anche alla mia buona madre Sant'Anna (un importante luogo di pellegrinaggio francese, Sant'Anna d'Auray, si trova in Bretagna).

Beata Elisabetta Canori Mora (1774-1825) il cui diario spirituale è stato recentemente pubblicato dalla stessa casa editrice vaticana, Libreria Editrice Vaticana, racconta una visione di tale provvidenza. Qui è San Pietro che provvede al Residuo nella forma allegorica di intriganti “alberi” simbolici:

 In quel momento ho visto spuntare quattro alberi verdi, ricoperti di fiori e frutti molto preziosi. Gli alberi misteriosi avevano la forma di una croce; erano circondati da una luce molto splendente, che […] andava ad aprire tutte le porte dei monasteri di suore e religiosi. Per un sentimento interiore ho capito che il santo apostolo aveva stabilito quei quattro alberi misteriosi per dare rifugio al piccolo gregge di Gesù Cristo, per liberare i buoni cristiani dal terribile castigo che sconvolgerà il mondo intero.

E poi ci sono i messaggi al veggente Agustín del Divino Corazón:
 
Voglio che siate raccolti in piccole comunità, rifugiandovi nelle Camere dei nostri Sacri Cuori e condividendo i vostri beni, i vostri interessi, le vostre preghiere, imitando i primi cristiani. —Our Lady to Agustín, 9 novembre 2007

Consacratevi al mio Cuore Immacolato e abbandonatevi completamente a me: io vi avvolgerò nel mio Santo Mantello [...] Sarò il vostro rifugio, un rifugio in cui contemplerete gli eventi profetizzati che presto si realizzeranno: un rifugio in cui non avrai paura dei miei avvertimenti mariani in questi ultimi tempi. […] Un rifugio in cui non sarai notato quando l'Uomo dell'iniquità [cioè l'Anticristo] farà la sua comparsa in tutto il mondo. Un rifugio che ti terrà nascosto dai perfidi attacchi di Satana. —Ibid. 27 gennaio 2010

Questa sensazione di essere sospesi nella grazia protettiva è stata chiarita anche a p. Stefano, ancora una volta, superando la presunzione che il Cuore Immacolato offra solo rifugio spirituale:

… Il mio Cuore è ancora un rifugio che ti protegge da tutti questi eventi che si susseguono. Rimarrai sereno, non ti lascerai turbare, non avrai paura. Vedrai tutte queste cose come da lontano, senza lasciarti minimamente influenzare da esse. 'Ma come?' mi chiedi. Vivrai nel tempo, eppure sarai, per così dire, fuori dal tempo…. Rimani dunque sempre in questo mio rifugio! -Ai sacerdoti, amati figli della Madonna, messaggio a p. Stefano Gobbi, n. 33

A questo proposito, si potrebbe semplicemente dire che, ovunque si trovino, se sono nei Cuori di Cristo e di Maria, sono "in rifugio".
 
Il rifugio, prima di tutto, sei tu. Prima che sia un luogo, è una persona, una persona che vive con lo Spirito Santo, in uno stato di grazia. Un rifugio inizia con la persona che ha impegnato la sua anima, il suo corpo, il suo essere, la sua moralità, secondo la Parola del Signore, gli insegnamenti della Chiesa e la legge dei Dieci Comandamenti. —Fr. Michel Rodrigue, "Il tempo dei rifugi"
 
Eppure, la ricchezza delle rivelazioni private suggerisce che ci sono "luoghi" designati riservati almeno ad alcuni dei Fedeli. E questo ha senso solo:
 
È necessario quello sussiste un piccolo gregge, non importa quanto piccolo possa essere. —POPA PAOLO VI, Il segreto Paolo VI, Jean Guitton, pag. 152-153, Riferimento (7), pag. ix.
 
Ecco la veggente costaricana, Luz de María de Bonilla:

Verrà il tempo in cui dovrai riunirti in piccole comunità, e tu lo sai. Con il Mio Amore presente dentro di te, trasforma il tuo carattere, impara a non ferire ea perdonare i tuoi fratelli e sorelle, affinché in questi momenti difficili tu possa essere coloro che portano il Mio Consolazione e il Mio Amore ai tuoi fratelli e sorelle. —Gesù a Luz de María, 10 ottobre 2018

Man mano che diventa sempre più chiaro che molti saranno esclusi dalla partecipazione alla società senza un "passaporto vaccinale", forse questi messaggi anticipano l'inevitabile:

Nelle famiglie, nelle comunità, per quanto vi sarà possibile, preparate dei rifugi che si chiameranno Rifugi dei Sacri Cuori. In questi luoghi procurati il ​​cibo e tutto il necessario per chi verrà. Non essere egoista. Proteggi i tuoi fratelli e sorelle con l'amore della Parola Divina nella Sacra Scrittura, osservando i precetti della Legge Divina; in questo modo potrai sopportare l'adempimento del [profetico] rivelazioni con maggiore forza se sei nella fede. -Mary a Luz de María de Bonilla, 26 agosto 2019

Facendo eco anche ai messaggi di p. Michel che ci saranno luoghi di rifugio temporanei prima di quelli "permanenti", Gesù dice a Luz de María:

Radunatevi in ​​gruppi, sia in famiglie, gruppi di preghiera o solide amicizie, e preparatevi a preparare luoghi dove potrete stare insieme in tempi di grave persecuzione o guerra. Raccogli gli oggetti necessari per poterli rimanere fino a quando i miei angeli non te lo diranno [altrimenti]. Questi rifugi saranno protetti dalle invasioni. Ricorda che l'unità dà forza: se una persona si indebolisce nella Fede, un'altra la solleverà. Se uno è malato, un altro fratello o sorella lo assisterà, in unità. - 12 gennaio 2020

Il tempo sta arrivando presto, si sta rapidamente avvicinando perché i miei luoghi di rifugio sono in fase di preparazione per mano dei miei fedeli. Popolo mio, i miei angeli verranno e ti guideranno nei tuoi luoghi di rifugio dove sarai al riparo dalle tempeste e dalle forze dell'anticristo e di questo governo mondiale. - Gesù a Jennifer, 14 luglio 2004

Infine, la veggente italiana Gisella Cardia ha ricevuto i seguenti messaggi che si applicano soprattutto a coloro che si sentono spinti a preparare tali "solitudini":

Figli miei, preparate rifugi sicuri, perché verrà il tempo in cui non potrete nemmeno fidarvi dei miei figli sacerdoti. Questo periodo di apostasia vi porterà in una grande confusione e tribolazione, ma voi, figli miei, siate sempre legati alla parola di Dio, non lasciatevi prendere dal modernismo! —Maria a Gisella Cardia, 17 settembre 2019)

Preparare rifugi sicuri per i tempi a venire; la persecuzione è in corso, fate sempre attenzione. Figli miei, vi chiedo forza e coraggio; prega per i morti che ci sono e ci saranno, le epidemie continueranno finché i miei figli non vedranno la luce di Dio nei loro cuori. La Croce presto illuminerà il cielo e sarà l'ultimo atto di misericordia. Presto, molto presto tutto avverrà velocemente, tanto che crederai che non puoi più sopportare tutto questo dolore, ma affida tutto al tuo Salvatore, perché è pronto a rinnovare tutto, e la tua vita sarà un ricettacolo di gioia e amore.  -Maria a Gisella Cardia, 21 aprile 2020

Naturalmente, si considerano questi messaggi in uno spirito di preghiera, saggezza e prudenza e, se possibile, sotto la direzione spirituale.

Preparate rifugi sicuri, preparate le vostre case come piccole chiese e io sarò lì con voi. Una rivolta è vicina, dentro e fuori la Chiesa. -Maria a Gisella Cardia, 19 maggio 2020

Figli miei, vi chiedo di fare riserve di cibo per almeno tre mesi. Ti avevo già detto che la libertà che ti è stata concessa sarebbe un'illusione: sarai costretto ancora una volta a rimanere nelle tue case, ma questa volta sarà peggio perché la guerra civile è vicina. […] Figli miei, non accumulate soldi perché verrà un giorno in cui non potrete acquistare nulla. La carestia sarà grave e l'economia sta per essere distrutta. Pregate e aumentate i cenacoli di preghiera, consacrate le vostre case e preparate gli altari al loro interno. —Maria a Gisella Cardia, 18 agosto 2020

Questi terribili avvertimenti concordano con il nostro Sequenza temporale, che spiega anche questi "dolori del lavoro" di guerra, collasso economico e sociale, persecuzione e, infine, l'Avvertimento, che ha lasciato il posto ai castighi finali che includono l'Anticristo. 

Detto questo, forse la rivelazione privata più importante su quale dovrebbe essere la nostra mentalità è stata data di nuovo a Pedro Regis del Brasile:

Sii del Signore: questo è il mio desiderio - cerca il paradiso: questo è il tuo obiettivo. Aprite i vostri cuori e vivete rivolti verso il Paradiso. —Our Lady, 25 marzo 2021; "Cerca il paradiso"

Cerca prima il Regno di Dio, disse Gesù. Quando si fa questo con tutto il cuore, l'anima e la forza, improvvisamente il piano di questo mondo inizia a scomparire e l'attaccamento non solo ai propri beni, ma anche ai propri. life comincia a essere reciso. In questo modo la Divina Volontà, qualunque cosa porti: vita, morte, salute, malattia, oscurità, martirio ... diventa il cibo dell'anima. L'autoconservazione, quindi, non è nemmeno un pensiero, ma solo la gloria di Dio e le anime che salvano.

È qui che i nostri occhi devono essere fissati: in una parola, su Gesù

..lasciaci liberarci di ogni fardello e peccato che ci si aggrappa
e perseverare nel correre la corsa che ci attende
tenendo gli occhi fissi su Gesù,
il leader e il perfezionatore della fede.

(Eb 12: 1-2)

Mark Mallett