giovedì 25 marzo 2021

CHIAMAMI PADRE

 


DIO, UN PADRE MISERICORDIOSO

O Padre, sempre pronto ad accogliere pubblicani e peccatori appena si dispongono a pentirsi di cuore, tu prometti vita e salvezza ad ogni uomo che desiste dal male:

il tuo Spirito ci renda docili alla tua parola, e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù.


Dio, un Padre misericordioso

 

IL DIO DELL'ANTICA ALLEANZA È UN DIO "RICCO DI MISERICORDIA"

La storia dell' antico popolo di Dio si può definire una peculiare esperienza della misericordia di Dio, a livello individuale e sociale.

Israele è il popolo dell'Alleanza.

Si è alleato con Dio, con solenni giuramenti, con tante promesse vicendevoli e sacrifici a non finire:

Ma quante infedeltà! Quanti tradimenti!

Ma Dio non si dà per vinto, e per questo suo alleato fragile e imprevedibile riserva solo:

-         comprensione,

-         compassione,

-         perdono.

È un Dio

- ricco di misericordia,

-         pieno di tenerezza e di grazia,

-         lento all'ira,

-         sempre in attesa di un pentimento e di un ritorno.

L'Antico Testamento, per esprimere la misericordia, usa diversi

termini con alcune sfumature, che si completano a vicenda.

I due principali sono:

- hesed, che significa bontà e fedeltà. Viene spesso usato unito all' altro termine we-emet, che significa grazia e fedeltà;

- rahamin, che ha una sfumatura materna, perché rehem è il grembo materno.

Indica il particolare rapporto di amore che si instaura fra la madre e il suo bambino.

È un amore gratuito, un'esigenza del cuore, che genera una gamma di sentimenti, fra i quali la tenerezza, la pazienza, l'attesa, il perdono facile e generoso.'

Nella predicazione dei Profeti, la misericordia è una speciale potenza dell'amore, che prevale sempre sul peccato e sull'infedeltà.

Per quanto grande sia il peccato, la misericordia divina lo supera infinitamente, "quanto l'Oriente dista dall'Occidente".

Sarebbe lunga e interessante l'elencazione dei numerosi testi dei Profeti e dei Salmi che parlano della misericordia, ma è forse preferibile concentrare l'attenzione su ciò che ha detto e fatto Gesù.


GESÙ RIVELA E TESTIMONIA L'INFINITA MISERICORDIA DEL PADRE

 

È ascoltando e guardando Gesù che possiamo riuscire a comprendere l'infinito amore e la sorprendente misericordia del Padre!

Si può dire che il tema della misericordia è stato al centro di tutta la sua vita terrena: una vita segnata dall' amore, dal perdono, dal dono di sé fino alla morte, per cancellare e riparare il peccato di tutta l'umanità.

Gesù è «la vera incarnazione della misericordia».2

Dice la Preghiera eucaristica quinta: «il Padre misericordioso ci ha donato il suo Figlio, come fratello e redentore.

In Lui ha manifestato il suo amore per i piccoli e per i poveri, per gli ammalati e gli esclusi.

Mai Egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli.

Con la vita e la parola, ha annunziato al mondo che Tu sei Padre e che hai cura dei tuoi figli».

Dunque: il Padre, per dimostrarci la sua infinita misericordia, ci ha fatto un incomparabile dono: il Figlio!

Gesù rende presente, quindi, fra gli uomini, il suo Padre; è anzi lo stesso Padre che, in Lui, agisce e parla, dimostrando, con la sua vita e con la sua parola, che

- Dio è Padre,

- Dio è Amore (cf. 1 Gv 4, 8.16),

- Dio è ricco di misericordia (cf. Ef 2, 4).

Anzi: Gesù fa della misericordia non solo il centro della sua predicazione, ma anche la verifica dell'autenticità della sua missione!

Infatti:

- a Nazaret, nella Sinagoga Gesù aveva detto che lo Spirito era su di lui e che lo aveva consacrato e inviato ai poveri, ai ciechi, ai prigionieri, agli oppressi ecc. (cf. Lc 4, 14-27);

- agli inviati di Giovanni Battista dice di essere il vero Messia perché sta attuando tutta questa misericordia: i ciechi vedono, gli zoppi camminano ecc. (cf. Lc 7, 22).


CON LA VITA

 

Tutta la vita pubblica di Gesù è dono di sé, è accoglienza, è cura di malati e sofferenti, è ascolto, è compatimento, è aiuto, è conforto, è gesto di amore, è, soprattutto, perdono.

Sono così numerosi i peccatori che a Lui ricorrono, da farlo definire amico dei peccatori (cf. Mt 11, 19).

Lui stesso ripetutamente dirà «non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9, 13).

E qual è, in particolare, il suo rapporto con essi?

Un atteggiamento:

- di estrema comprensione,

- di grande compassione,

- di attenta distinzione per il peccato in sé e il peccatore che lo compie.

Gesù è sempre disponibile a perdonare e a scusare. Una sola cosa lo trattiene: "il peccato contro lo Spirito Santo" che è l'accettazione a occhi aperti della menzogna, il capire cosa sia male e volerlo fare ugualmente, la mancanza di pentimento (cf. Mt 12, 31). Al paralitico Gesù dice: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati» (Mc2, 5).

 

Il malato chiede la guarigione, e Lui gli dà la guarigione del corpo e dello spirito. E una fede grande quella del paralitico, una fede che lo salva; ma è grande l'amore del medico divino! All'adultera dice: «Neanch'io ti condanno, va' e d'ora in poi non peccare più» (Gv 8, 11).

Gesù non approva il suo peccato, ma dona il suo perdono a lei, peccatrice da tutti rifiutata.

Anche a Zaccheo, usuraio e imbroglione, Gesù perdona: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (Lc 19, 9).

Motivo di questo perdono? «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto» (Lc 19, 8).

Alla peccatrice, in casa di Simone, Gesù dice: «Ti sono perdonati i tuoi peccati... la tua fede ti ha salvata, va' in pace!» (Lc 7, 48-50).

Il perché di tanto perdono? «Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato (Lc 7, 47).

Al buon ladrone sulla croce, che grida a Gesù: «ricordati di me quando entrerai nel tuo regno», Gesù risponde con prontezza: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (Lc 23, 42-43).

La schiettezza e la fede fanno breccia nel cuore di Gesù.

Il perdono per Gesù è una festa!

Afferma: «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Le 15, 7).

Dio si rallegra della pecorella ritrovata «più che per le novanta-nove che non si erano smarrite» perché «il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli»

(Mt 18, 12-13).

 

CON LA PAROLA: "LE PARABOLE DELLA MISERICORDIA"

Quante volte Gesù si è dilungato a illustrare la misericordia e il perdono con parole, con esempi, con parabole ricavate dal comune modo di vivere dei suoi contemporanei!

Soprattutto le parabole, che vengono appunto chiamate "le parabole della misericordia".

Sono tre:

-  la pecorella smarrita e ritrovata (Le 15, 4-7);

-    la dramma perduta e ritrovata (Le 15, 8-10);

-    il figlio (o figliol prodigo) perduto e ritrovato (Le 15, 11-32).

Esse furono pronunciate davanti a un pubblico eterogeneo, composto in prevalenza da persone che "si credevano giuste", ma che in realtà erano ben lontane dall'atteggiamento di umiltà e di disponibilità richiesto per accogliere il dono della misericordia e del perdono... e dal comprendere il vero senso della parola del Salvatore!


LA PARABOLA DEL FIGLIOL PRODIGO, O DEL FIGLIO PERDUTO E RITROVATO

 

È la parabola che, pur non usando la parola "misencordia", ne esprime il contenuto in modo particolarmente limpido.

La si può dividere in tre parti:

-    il dramma del figlio che abbandona il padre (cf. Le 15, 12-19);

-    la festa e il perdono accordato dal padre al suo ritorno (cf. Le 15, 25-31);

-  il rifiuto del fratello di perdonare e accogliere il fratello (cf. ibid.).

 

1. Voglio andarmene di casa!

È il dramma di un figlio che ha la fortuna di avere una casa e un padre, e quindi ciò che di meglio si possa desiderare, ma che se ne vuole andare, forse suggestionato e traviato dagli amici.

 Vuole lasciare la sua casa, perché?

Perché vuole essere pienamente libero, senza controllo alcuno; perché vuole divertirsi senza alcun freno;

perché vuole disporre dei beni "che gli spettano" senza dover rendere conto a nessuno;

perché non può più sopportare l'ambiente di casa!

2. Il padre lo guarda angosciato, ma non lo maledice, non lo maltratta, e neppure gli impedisce con la forza di realizzare il suo folle disegno.

Soffre in silenzio e piange lacrime amare!

L'amore è tolleranza, resistenza, pazienza infinita.

Dio è tutto questo... e non per un solo figlio insensato, ma per ogni uomo che decide di voltargli le spalle.

3. Il figlio non si lascia commuovere e mette in atto la sua decisione; "parte per un paese lontano e là sperpera, le sue ricchezze, vivendo da dissoluto".

È inizialmente "felice", perché ha raggiunto il suo scopo.

Poveretto! Non sa che sta distruggendo la sua fortuna, e, soprattutto, la propria persona!

4. Scoppia il dramma.

Il denaro finisce, gli amici si dileguano, e si profila la disperazione. E avviene l'inevitabile: la fame, la solitudine, il tradimento dei compagni di baldoria, il disastro!

- Lui, l'indipendente che rifiutava il padre, è obbligato a guadagnarsi il pane;

- Lui, non abituato a "contare i soldi", deve umiliarsi a fare il garzone;

Lui, il sensuale, il gaudente, lo sprecone, vorrebbe saziarsi con il cibo per i porci, ma non gli è concesso.

Dio conduce dolcemente l'errante a "toccare con mano" la sua povertà e lo fa con infinita pazienza, rispettando i tempi e la libertà di ciascuno.

 

5. Incominciano i ripensamenti e i pentimenti.

"Ma come posso continuare a vivere così? Non ho più mezzi per tirare avanti e non ho più alcuna dignità per presentarmi a nessuno!... Com'era bella la mia casa! Come mi sentivo amato, rispettato, servito!... Quanta nostalgia, quanto rimpianto!".

E affiora un pensiero di speranza, anzi una certezza: "tutti mi hanno abbandonato, tutti mi possono abbandonare... ma mio padre no! Non è possibile che lui mi abbia dimenticato! Non è possibile che lui non mi aspetti ancora!... Io l'ho tradito e abbandonato, ma lui non può tradirmi e abbandonarmi! Non è possibile... perché lui è mio padre!"

 

L'amore di Dio, creativo e inesauribile, aiuta a riflettere e a prendere decisioni fino ad allora impensabili!

6. Decide di tornare a casa!

La decisione avviene dopo molti ripensamenti ed è determinata dalla nostalgia di casa e dalla certezza di ritrovarvi un padre buono, accondiscendente, comprensivo oltre ogni limite.

È umiliante ripercorrere quella strada che ha conosciuto la sua fuga! Mille timori lo assalgono: mio padre riconoscerà in questa larva di uomo suo figlio? Mi accoglierà, mi aprirà la porta (almeno quella di servizio!)? Mi perdonerà?

Eccolo: è già sulla porta! Lo attende l'esperienza di un perdono che non avrebbe mai potuto immaginare!

Il perdono, nel cuore del Padre celeste, è presente fin dall'inizio di ogni traviamento, ma non può raggiungere il figlio se questi non decide, in piena libertà, di ritornare a casa!

 

7. Il padre lo attende con impazienza.

Il padre non ha mai perduto la speranza! Era sicuro che le tristi esperienze della lontananza lo avrebbero maturato! E "commosso gli corre incontro e lo bacia". Nulla si frappone a questo abbraccio tanto atteso! Nulla di più bello di questo bacio tanto amorevole!

Dio è sempre in attesa del peccatore. Conta i passi del suo ritorno.

E quando arriva, non si comporta come un papà offeso e ferito, desideroso di rivalsa, e non è vendicativo, perché ama soltanto.

Il peccato ha già in sé la sua punizione; perché infierire ancora? Il padre bacia il figlio: il bacio è il segno del perdono pieno, soprattutto se scambiato in silenzio, senza disturbare l'intima e traboccante effusione del cuore!

 

8. Il figlio si confessa: "Padre, ho peccato contro il Cielo e contro dite...". Mette Dio prima del Padre! Ha già capito che il tradimento nei confronti del padre è una cosa orribile davanti a Dio! Non si sente degno davanti al Padre celeste e a quello terreno.

 

9. Il padre lo perdona senza esitazione e senza attese.

Non vuol perdere tempo! Vuole fare festa! Vuole rivestire il figlio degli abiti belli, degli abiti festivi. Vuole gli abiti della Pasqua, quello delle nozze. Vuole una festa bella, ricca, con la presenza di tutti i componenti della famiglia. Occorre che tutto sia come prima, figlio come prima, erede come prima, responsabile come prima.

È un padre impazzito per la felicità, come il protagonista della Parabola parallela del pastore che ha ritrovato la pecora smarrita. È pazzo di gioia perché "ci sarà più festa in cielo per un peccatore pentito che per novantanove giusti".

 

10. Incominciano a far festa.

È una festa grande, anche se rattristata dal rifiuto del fratello maggiore.

La festa è tanto più sentita quanto meno immaginata prima: chi poteva pensarla?

È la festa della vita: il figlio era morto ed è tornato in vita.

È la festa del grande ritorno: era perduto ed è stato ritrovato. Era morto, dato per morto da tutti.

Ma non per il cuore del Padre, che non si dava pace per lui e lo inseguiva ostinatamente, con coraggio e con fiducia.

Dio, nonostante tutto, è il Padre insostituibile e l'amico fedele.

Nella parabola del Padre è celebrata la vittoria dell'amore misericordioso. La vittoria di un Padre che è anche Madre, perché, ovviamente, quella figura è onnicomprensiva di un infinito amore paterno e materno insieme.5

Scrive il Card. Biffi: «il Padre è l'unico che resta alla fine. Prima vogliamo provare tutto, ci rivolgiamo a tutti, tentando di sfuggirgli in qualche modo; poi cadiamo fra le sue braccia... Lo lasciamo per ultimo, perché possediamo la certezza di ritrovarlo, quando ogni altra speranza sarà andata in fumo».6

DON NOVELLO PEDERZINI

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