martedì 23 marzo 2021

L'ultimo Papa canonizzato

 


OPINIONI CHE CAMBIANO 

Il 14 Luglio 1867 — una Domenica ardente di sole — Don Giuseppe Sarto,  senza sussiego e senza ombre di pose, si presentava davanti al suo popolo  raccolto nella chiesa della grande Parrocchia. 

Dopo il Vangelo della Messa solenne salì sul pulpito, e, con una parola che  rifletteva l'energia e l'ampiezza del suo cuore, delineò a rapidi tocchi la  missione del Parroco, terminando con questa commovente invocazione al  Signore:  

 “Mio Dio, quale grande responsabilità è la mia nel dover rendervi conto di  tutte queste anime affidate alla mia cura! Datemi il vostro aiuto e la vostra  assistenza, o Signore, mentre confido ancora nella corrispondenza di voi, o  Salzanesi, che siete tanto profondamente cristiani. 129 

Il popolo ne fu avvinto, perché aveva già compreso che il nuovo Parroco era  nato per fare il Pastore di anime, non dubitando che quel “pretino” che veniva da Tombolo, non solo avrebbe degnamente continuato la serie dei  Parroci che avevano in passato onorato Salzano, ma che li avrebbe anche  superati 130. E di questo dovevano ancora meglio persuadersi di lì a qualche  giorno, quando il nuovo Arciprete volle conoscere tutti i suoi Parrocchiani,  visitare tutte le famiglie, salutare tutti, portare a tutti la sua benedizione. 

Il suo carattere franco e gioviale, l'amabilità delle sue maniere e la sua parola dolce e schietta gli conquistarono subito la stima, l'affetto e la venerazione  universale. 

Da quel giorno Salzano fu completamente nelle sue mani. 131 

La diffidenza, con cui era stata accolta la sua nomina a Parroco, si era mutata  nella più sincera ed affettuosa ammirazione. 


CATECHISMO E CULTO DIVINO 

Conosciuto il suo popolo e conosciuti i più urgenti bisogni della Parrocchia,  Don Sarto non conobbe indugi, e, con quella calma e serenità che gli dava la  piena coscienza della sua nuova missione, incominciò la sua fatica di Pastore  di anime. 

Tutto ardore per la salvezza delle anime, dell'altare ne fece come il suo trono,  del pulpito e del confessionale i punti di riferimento di tutta la sua giornata, i  luoghi dove i suoi Parrocchiani lo avrebbero sempre trovato in qualunque ora  ed in qualunque momento. 

All'altare pregava per essi: dal pulpito li ammaestrava con chiarezza ed  energia, come se novellasse accanto al loro focolare o nei campi assolati: nel  confessionale solcava a fondo, prudente e paterno, nelle loro coscienze, riconducendole — se deviate — al bene od infiammandole, quando rette e  buone, ad una sempre più perfetta vita cristiana; mentre al letto degli  ammalati e dei moribondi era l'angelo del conforto e della rassegnazione  cristiana che leniva i dolori e sosteneva la fede con la consolante visione dei  gaudi immortali 132. 

Gli stava davanti una grave responsabilità, lo spingeva il bene del suo popolo,  il dovere gli accresceva le forze. 

I Salzanesi non tardarono ad apprezzare lo zelo e la superiorità del nuovo  Parroco, ispirato unicamente da un ardentissimo amore, anche quando,  accendendosi ed arroventandosi, si scagliava, senza umani riguardi, con  accenti che agghiacciavano il sangue, contro i vizi e i disordini, e capirono  che voleva sradicare il male, moltiplicare il bene, salvare ad ogni costo le  anime 133. 

Ma suo campo era il Catechismo, suo centro di azione la Dottrina Cristiana: il  codice insostituibile che è alla base dell'ordine e della morale insegnata dalla  Chiesa di Cristo. 

Persuaso che un popolo senza il Catechismo isterilisce e muore, come  senz'acqua isterilisce e muore la semente nei solchi, le insistenze e le raccomandazioni su questo punto non finivano mai. 

 “Vi prego e vi scongiuro di venire al Catechismo — diceva continuamente al  suo popolo — e piuttosto che mancare al Catechismo mancate pure al  Vespero” 134. 

Che cosa importa il culto divino se non è inteso, se l'anima ignora il codice  della sua fede, e, conseguentemente, della sua vita? Allora il sentimento  religioso si volge in sentimentalismo e la Religione perde ogni efficacia come  norma, come regola ed orientamento di costume. 

Perciò, il Beato, solito a ripetere con la più viva preoccupazione che la  maggior parte del male proveniva dalla mancanza della conoscenza di Dio e  delle sue verità, non cessava un momento dall'invitare con accorate  esortazioni i suoi Parrocchiani alla frequenza del Catechismo che egli  spiegava con molta vivacità e con particolare passione. 

E perché le verità della fede rimanessero più facilmente e più fortemente  impresse nelle menti, nelle intuizioni della sua grande fede e negli slanci  della sua grande carità per il bene delle anime, escogitò la felicissima idea di  adottare il sistema del Catechismo a dialogo che egli teneva, con straordinaria  abilità, con un giovane prete — Don Giuseppe Menegazzi — della vicina  Noale: una novità che alla Domenica richiamava nella chiesa di Salzano non  solo tutti i Parrocchiani del luogo, ma anche molta gente delle Parrocchie dei  dintorni. 135 

Qualche Parroco, nel vedere alla Domenica la propria chiesa deserta, non  mancò di lamentarsi con il Vescovo per questo nuovo sistema di spiegare il  Catechismo. Ma il Vescovo, che seguiva con vivo interesse e con più viva compiacenza lo zelo e la sorprendente attività del Parroco di Salzano,  rispondeva, sorridendo: “Fate altrettanto anche voi”! 136 

*** 

E' evidente che con la formazione delle anime, per mezzo del Catechismo,  doveva andare di pari passo le premure per il rinnovamento del culto divino e  di quanto ad esso appartiene. 

Don Sarto conosceva la grande influenza che sopra il sentimento religioso  esercitano le sacre cerimonie del culto e quanto contribuisca alla devozione  ed alla fede il decoro e la dignità della Casa del Signore, dove il popolo si  raccoglie nella preghiera e nella lode di Dio. 

Una bella chiesa, una chiesa ordinata e pulita, anche se non sontuosa ed  artistica, è sempre un indice della pietà, come del clero che l'ha in custodia, così del popolo che la frequenta. 

Quantunque la Parrocchiale di Salzano non potesse dirsi trascurata, il suo  stato poteva, però, essere migliorato. 

A questo intese alacremente il Beato fino dai primi giorni del suo ministero  di Pastore di anime. 

Così, per tenere sempre più unito il suo popolo alla chiesa della grande  Parrocchia, volle più maestoso lo splendore delle funzioni, ordinate ed  eseguite secondo lo spirito della Sacra Liturgia; il massimo onore nelle cose  riguardanti più da vicino l'altare; tenuti in onore i paramenti e le suppellettili  sacre; educati alla bellezza del canto sacro fanciulli, giovani ed adulti 137;  richiamata a nuova vita la decadente Compagnia del SS.mo Sacramento;  istituita la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù; promossa l'Adorazione  delle 40 Ore; introdotto il pio esercizio del Mese di Maggio in onore di Maria  SS.ma; dato incremento alla frequenza dei SS.mi Sacramenti; celebrato con  solennità di cerimonie il giorno della prima Comunione dei fanciulli che egli  ammetteva ad “una età notevolmente minore di quella allora in uso” 138. 

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c. 

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