OPINIONI CHE CAMBIANO
Il 14 Luglio 1867 — una Domenica ardente di sole — Don Giuseppe Sarto, senza sussiego e senza ombre di pose, si presentava davanti al suo popolo raccolto nella chiesa della grande Parrocchia.
Dopo il Vangelo della Messa solenne salì sul pulpito, e, con una parola che rifletteva l'energia e l'ampiezza del suo cuore, delineò a rapidi tocchi la missione del Parroco, terminando con questa commovente invocazione al Signore:
“Mio Dio, quale grande responsabilità è la mia nel dover rendervi conto di tutte queste anime affidate alla mia cura! Datemi il vostro aiuto e la vostra assistenza, o Signore, mentre confido ancora nella corrispondenza di voi, o Salzanesi, che siete tanto profondamente cristiani. 129
Il popolo ne fu avvinto, perché aveva già compreso che il nuovo Parroco era nato per fare il Pastore di anime, non dubitando che quel “pretino” che veniva da Tombolo, non solo avrebbe degnamente continuato la serie dei Parroci che avevano in passato onorato Salzano, ma che li avrebbe anche superati 130. E di questo dovevano ancora meglio persuadersi di lì a qualche giorno, quando il nuovo Arciprete volle conoscere tutti i suoi Parrocchiani, visitare tutte le famiglie, salutare tutti, portare a tutti la sua benedizione.
Il suo carattere franco e gioviale, l'amabilità delle sue maniere e la sua parola dolce e schietta gli conquistarono subito la stima, l'affetto e la venerazione universale.
Da quel giorno Salzano fu completamente nelle sue mani. 131
La diffidenza, con cui era stata accolta la sua nomina a Parroco, si era mutata nella più sincera ed affettuosa ammirazione.
CATECHISMO E CULTO DIVINO
Conosciuto il suo popolo e conosciuti i più urgenti bisogni della Parrocchia, Don Sarto non conobbe indugi, e, con quella calma e serenità che gli dava la piena coscienza della sua nuova missione, incominciò la sua fatica di Pastore di anime.
Tutto ardore per la salvezza delle anime, dell'altare ne fece come il suo trono, del pulpito e del confessionale i punti di riferimento di tutta la sua giornata, i luoghi dove i suoi Parrocchiani lo avrebbero sempre trovato in qualunque ora ed in qualunque momento.
All'altare pregava per essi: dal pulpito li ammaestrava con chiarezza ed energia, come se novellasse accanto al loro focolare o nei campi assolati: nel confessionale solcava a fondo, prudente e paterno, nelle loro coscienze, riconducendole — se deviate — al bene od infiammandole, quando rette e buone, ad una sempre più perfetta vita cristiana; mentre al letto degli ammalati e dei moribondi era l'angelo del conforto e della rassegnazione cristiana che leniva i dolori e sosteneva la fede con la consolante visione dei gaudi immortali 132.
Gli stava davanti una grave responsabilità, lo spingeva il bene del suo popolo, il dovere gli accresceva le forze.
I Salzanesi non tardarono ad apprezzare lo zelo e la superiorità del nuovo Parroco, ispirato unicamente da un ardentissimo amore, anche quando, accendendosi ed arroventandosi, si scagliava, senza umani riguardi, con accenti che agghiacciavano il sangue, contro i vizi e i disordini, e capirono che voleva sradicare il male, moltiplicare il bene, salvare ad ogni costo le anime 133.
Ma suo campo era il Catechismo, suo centro di azione la Dottrina Cristiana: il codice insostituibile che è alla base dell'ordine e della morale insegnata dalla Chiesa di Cristo.
Persuaso che un popolo senza il Catechismo isterilisce e muore, come senz'acqua isterilisce e muore la semente nei solchi, le insistenze e le raccomandazioni su questo punto non finivano mai.
“Vi prego e vi scongiuro di venire al Catechismo — diceva continuamente al suo popolo — e piuttosto che mancare al Catechismo mancate pure al Vespero” 134.
Che cosa importa il culto divino se non è inteso, se l'anima ignora il codice della sua fede, e, conseguentemente, della sua vita? Allora il sentimento religioso si volge in sentimentalismo e la Religione perde ogni efficacia come norma, come regola ed orientamento di costume.
Perciò, il Beato, solito a ripetere con la più viva preoccupazione che la maggior parte del male proveniva dalla mancanza della conoscenza di Dio e delle sue verità, non cessava un momento dall'invitare con accorate esortazioni i suoi Parrocchiani alla frequenza del Catechismo che egli spiegava con molta vivacità e con particolare passione.
E perché le verità della fede rimanessero più facilmente e più fortemente impresse nelle menti, nelle intuizioni della sua grande fede e negli slanci della sua grande carità per il bene delle anime, escogitò la felicissima idea di adottare il sistema del Catechismo a dialogo che egli teneva, con straordinaria abilità, con un giovane prete — Don Giuseppe Menegazzi — della vicina Noale: una novità che alla Domenica richiamava nella chiesa di Salzano non solo tutti i Parrocchiani del luogo, ma anche molta gente delle Parrocchie dei dintorni. 135
Qualche Parroco, nel vedere alla Domenica la propria chiesa deserta, non mancò di lamentarsi con il Vescovo per questo nuovo sistema di spiegare il Catechismo. Ma il Vescovo, che seguiva con vivo interesse e con più viva compiacenza lo zelo e la sorprendente attività del Parroco di Salzano, rispondeva, sorridendo: “Fate altrettanto anche voi”! 136
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E' evidente che con la formazione delle anime, per mezzo del Catechismo, doveva andare di pari passo le premure per il rinnovamento del culto divino e di quanto ad esso appartiene.
Don Sarto conosceva la grande influenza che sopra il sentimento religioso esercitano le sacre cerimonie del culto e quanto contribuisca alla devozione ed alla fede il decoro e la dignità della Casa del Signore, dove il popolo si raccoglie nella preghiera e nella lode di Dio.
Una bella chiesa, una chiesa ordinata e pulita, anche se non sontuosa ed artistica, è sempre un indice della pietà, come del clero che l'ha in custodia, così del popolo che la frequenta.
Quantunque la Parrocchiale di Salzano non potesse dirsi trascurata, il suo stato poteva, però, essere migliorato.
A questo intese alacremente il Beato fino dai primi giorni del suo ministero di Pastore di anime.
Così, per tenere sempre più unito il suo popolo alla chiesa della grande Parrocchia, volle più maestoso lo splendore delle funzioni, ordinate ed eseguite secondo lo spirito della Sacra Liturgia; il massimo onore nelle cose riguardanti più da vicino l'altare; tenuti in onore i paramenti e le suppellettili sacre; educati alla bellezza del canto sacro fanciulli, giovani ed adulti 137; richiamata a nuova vita la decadente Compagnia del SS.mo Sacramento; istituita la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù; promossa l'Adorazione delle 40 Ore; introdotto il pio esercizio del Mese di Maggio in onore di Maria SS.ma; dato incremento alla frequenza dei SS.mi Sacramenti; celebrato con solennità di cerimonie il giorno della prima Comunione dei fanciulli che egli ammetteva ad “una età notevolmente minore di quella allora in uso” 138.
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
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