giovedì 25 marzo 2021

CRISTO, VITA DELL'ANIMA

 


CRISTO MODELLO UNICO D'OGNI PERFEZIONE.  

Quando leggiamo le epistole che S. Paolo indirizzava ai cristiani del suo tempo, ci sentiamo impressionati vedendo con che insistenza egli parla di Nostro Signore Gesù Cristo.  

Egli ritorna sempre su questo soggetto, di cui è così permeato che, per lui, «Cristo è la sua vita: "Mihi vivere Christus est» (1). Così «egli si prodiga largamente per Cristo e pei suoi membri» (2).  

   Scelto ed istruito da Gesù stesso per essere l'araldo del suo mistero nel mondo intero (3), egli ne ha penetrato talmente le profondità e le grandezze, che il suo unico desiderio è di svelarlo, di far conoscere. ed amare l'adorabile persona di Cristo. Egli scrive ai Colossesi che ciò che lo riempie di gioia in mezzo alle sue tribolazioni è il pensiero che «egli ha potuto annunciare il mistero nascosto ai secoli anteriori, ma manifestato presentemente ai fedeli, poiché ad essi Dio ha voluto far conoscere le gloriose ricchezze di questo mistero che è Cristo» (1).  

   Nella sua prigione gli annunciano che altri, oltre a lui, predicano Cristo; gli uni lo fanno per spirito di contesa, per fargli opposizione; gli altri con delle buone intenzioni; ne prova egli gelosia? Tutt'altro! Purché Cristo sia predicato, che gliene importa? «Ma che? - dice - In qualunque maniera lo facciano, sia con idee nascoste, sia sinceramente, io ne godo e ne godrò» (2). Poiché egli riferisce tutta la sua scienza, tutta la sua predicazione, tutto il suo amore, tutta la sua vita a Gesù Cristo (3). Nei lavori e nelle lotte del suo apostolato, una  delle sue gioie è di pensare che egli «fa nascere», è la sua espressione, «Cristo nelle anime» (4).  

I cristiani delle prime età comprendevano la dottrina che esponeva loro il grande apostolo. Essi comprendevano che Dio ci ha dato il suo unico Figlio, Gesù Cristo, affinché fosse tutto per noi, «la nostra saggezza, la nostra giustizia, la nostra santificazione, la nostra redenzione» (5). Essi comprendevano il disegno divino: Dio ha dato a Cristo la pienezza della grazia perché trovassimo tutto in lui. Essi vivevano di questa dottrina, Christus ... vestra vita (6), e perciò la loro vita spirituale era, nello stesso tempo, così semplice e così feconda.  

   Ora, noi diciamo pure che, ai nostri tempi, il cuore di Dio non è meno amante, né il suo braccio meno potente.  

Dio è pronto a spargere su di noi delle grazie, non dico così straordinarie nel loro carattere, ma altrettanto abbondanti ed utili che sui primi cristiani. Egli non ama noi meno di essi. Noi possediamo tutti i mezzi di santificazione che essi avevano, ed abbiamo in più, per incoraggiarci, gli esempi: dei santi che hanno seguito Cristo. Ma siamo troppo spesso come il lebbroso venuto per consultare il profeta e sollecitare la propria guarigione: egli stava per perderla perché gli sembrava troppo semplice il rimedio (1).  

   Questo è il caso di parecchi che incominciano la vita spirituale. Vi sono spiriti talmente attaccati al proprio punto di vista, che sono scandalizzati dalla semplicità del disegno divino. E questo scandalo non è senza pericolo. Queste anime, che non hanno compreso il mistero di Cristo, si perdono nella molteplicità dei particolari e si affaticano spesso in un lavoro senza gioia. Perché? Perché tutto ciò, che la nostra ingegnosità umana può creare per la nostra vita interiore non serve a nulla, se non fondiamo su Cristo il nostro edificio (1) 2Re 5,1,sg. 

Nostro Signore stesso vi allude: (cfr. Lc 4,27). Naaman generalissimo delle armate di Siria, era colpito da una lebbra che lo sfigurava interamente. Avendo sentito le meraviglia che operava il profeta Eliseo a Samaria, egli andò da lui per domandare la sua guarigione. “Va a lavarti sette volte nel Giordano, gli dice Eliseo, e sarai guarito». Questa risposta irrita Naaman. «Io mi ero immaginato, dice ai suoi seguaci, che il profeta stesso si presentasse, che egli mi guarisse invocando su me Iehovah. Questo profeta crede dunque che i fiumi di Siria non valgano tutte le acque di Israele?  

Non potrei tuffarmivi per ricuperare la salute?». E, pieno di delusione e di collera, si dispone a riprendere il cammino del suo paese. Ma i suoi servitori si avvicinano a lui: «Padrone, gli dicono, e se il profeta avesse ragione? Se ti avesse domandato qualche cosa di più difficile non lo avresti fatto? Dunque, quanto più dovresti ubbidirgli allorché egli ti comanda una cosa così semplice?». Naaman si piega a questo suggerimento pieno di buon senso, va a tuffarsi sette volte nel Giordano, e, secondo la parola dell'uomo di Dio, riacquista la salute.   

   Si comprende così il cambiamento che si opera talvolta in alcune anime. Durante anni interi esse hanno vissuto come soffocate, spesso depresse, quasi mai contente, trovando sempre nuove difficoltà nella vita spirituale. Poi, un giorno, Dio ha fatto loro la grazia di comprendere che Cristo è tutto per noi, che egli è l'Alfa e l'Omega (2); che all'infuori di lui non abbiamo nulla, che in lui abbiamo tutto, che egli riassume tutto in sé. A partire da questo momento, tutto si è, per così dire, cambiato in queste anime e le loro difficoltà sono svanite come le ombre della notte davanti al sole levante. Dacché Nostro Signore, il vero sole della nostra vita (3), illumina pienamente queste anime e le feconda, esse si schiudono, salgono e portano innumerevoli frutti di santità.  

   Le prove non saranno certo assenti dalla loro vita; esse costituiscono spesso la condizione stessa del progresso interno; la collaborazione alla grazia divina resterà ugualmente attenta e generosa; tutto ciò che restringe il cuore, ferma lo slancio e porta lo scoraggiamento, è svanito.  

   L'anima vive nella luce, «si dilata» (4); la sua vita si semplifica; l'anima comprende la povertà dei mezzi, che ha creati da sé stessa, che ha rinnovato continuamente, illudendosi di puntellare con quelli il proprio edifizio spirituale; essa afferma la verità di queste parole (5). «Se voi stesso, Signore, non edificate in noi la vostra dimora, non possiamo arrivare a costruirvi una abitazione degna di voi». In Cristo e non in sé stessa cerca la sorgente della sua santità. Essa sa che questa santità è soprannaturale nel suo principio, nella  sua natura e nel suo fine e che tesori di santificazione si trovano ammassati in Gesù perché noi vi partecipiamo. Essa comprende che è ricca soltanto delle ricchezze di Cristo.  

   Queste ricchezze, secondo la parola di S. Paolo, non sono scandagliabili (1). Noi non le esauriremo mai e tutto ciò che ne diremo resterà sempre al disotto delle lodi che meritano.  

Beato Dom COLUMBA MARMION 

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