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domenica 27 agosto 2023

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


Chiedere con perseveranza

 Infine, l’umiltà vi porterà ad essere perseveranti; la perseveranza è un’altra condizione per l’efficacia della preghiera.  Anche qui, Gesù è stato assai esplicito. Ricordate le parabole dell’amico importuno e del giudice iniquo nel Vangelo di San Luca? (Lc.18,1-8;  11,5-10).  E’ necessario perseverare nella preghiera senza stancarsi mai, perché se un giudice iniquo si decide a rendere giustizia a una vedova che lo importuna, quanto più il Padre celeste ascolterà i suoi che gridano a lui giorno e notte! Alle volte il Signore tarda ad ascoltarci perché vuole far crescere la nostra fede, vuole convincerci che abbiamo in tutto bisogno di lui e vuole che purifichiamo le nostre intenzioni e le nostre richieste, perché sempre l’orazione deve procedere da un cuore puro e da un animo retto.

 Nell’Apocalisse la preghiera dei Santi è paragonata ad un caso che va riempiendosi di suppliche finché non sia colmo.  Dobbiamo perseverare e attendere con pazienza che il nostro vaso di orazioni si colmi e allora la grazia di Dio traboccherà sui nostri desideri e li porterà a compimento.  C’è un “tempo di Dio” anche nell’orazione e solo la fede viva e l’umile perseveranza lo possono accelerare. “Persevera nell’orazione. - Persevera, anche se la tua fatica sembra sterile - L’orazione è sempre feconda” (Cammino n.101).


Chiedere certi di ottenere

 Infine, dobbiamo chiedere convinti che il Signore ci concederà quello che gli domandiamo.  Gesù ce lo assicura con il linguaggio più commovente e convincente:

“Chi tra voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?  O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt.7,9). Vedete?  La certezza di essere ascoltati nasce dal saperci figli di Dio.

 Fratelli cari, ecco il vero fondamento della nostra fiducia: la filiazione divina. Molti uomini se ne vanno per il mondo con la mentalità di orfani o di minorenni in attesa di una maggiore età per potersi appoggiare alle proprie forze e alle proprie risorse, o aspettando la fortuna di circostanze favorevoli sulle quali fondare le proprie sicurezze. Noi siamo chiamati a vivere con mentalità di figli, figli forti e responsabili, ai quali il Signore ha affidato la responsabilità del mondo, ma sempre figli che si appoggiano su di lui, sulla sua forza e sulla sua grazia.  Non vergognatevi di considerarvi figli piccoli, bambini che hanno nel loro padre una fiducia cieca e assoluta, che si affidano a lui anche quando non capiscono, anzi, proprio quando si trovano in mezzo a fatti che non capiscono perché sembrano assurdi e ingiusti.  Sanno invece che Dio non inganna, che non è insensibile alla nostra fiducia filiale, e che non c’è luogo più sicuro delle sue braccia forti e tenere anche quando rimprovera e punisce.

 Non possiamo dubitare di Dio e della sua fedeltà: dobbiamo imparare a rivolgerci a lui convinti che egli ci ascolta, chiedendo con la certezza viva di ottenere e insieme con la fiduciosa disposizione di abbandonarci a lui per tutto quello che Egli disporrà per noi. Se saprete abbandonarvi così, come bambini piccoli, non resterete delusi;  il Signore sopravanzerà i vostri desideri e le vostre attese e vi riempirà di sicurezza e di pace.


Il fascino della figura di Gesù

 Avviandomi ora a concludere queste riflessioni che, sia pure attraverso fogli di una lettera vogliono essere una conversazione fraterna e paterna con ciascuno di voi nella calda ospitalità delle vostre case, desidero ricordarvi ancora che l’unico mio desiderio è quello di animarvi a crescere nella vostra fede e di farvi riscoprire la figura amabilissima di Gesù Cristo, figlio di Dio e nostro Salvatore, che si è fatto per noi cammino e salvezza, perché in lui si è compiuta la nostra pace.

 Carissimi, se il Signore ci attira così poco è perché siamo ciechi, è perché voi e io, siamo così miopi che la sua figura ci appare sbiadita, evanescente, lontana; abbiamo una specie di cataratta sugli occhi dell’anima e il volto di Gesù ci appare appena visibile, come un’ombra, inespressivo, quando addirittura non deformato.  Credetemi, se purificheremo i nostri occhi, se li laveremo col collirio della contrizione e del pentimento, se ci avvicineremo a lui attraverso il sacramento della penitenza e della conversione, si aprirà il nostro sguardo e ci apparirà chiaro e luminoso il suo volto, quel volto che ha affascinato i pescatori di Galilea trasformandoli in apostoli, quel volto che ha innamorato i santi e che ora rende felici gli Angeli del cielo; succederà anche a voi quello che accadde all’apostolo San Giovanni quando, dopo la risurrezione, nella seconda pesca miracolosa, s’accorse, lui, l’apostolo-vergine, che quella figura sulle rive del lago, tra le brume del mattino, era Gesù e, preso da un sussulto gridò: “E’ il Signore!”.  Anche per voi, se aprirete il vostro cuore alla preghiera, all’umiltà e al pentimento, si scioglieranno le brume fredde dell’indifferenza, si diraderanno le nebbie del dubbio e scoprirete il Signore, vi apparirà più nitido il volto amabile di Gesù, e griderete anche voi con la fede e con l’amore del discepolo prediletto: “Sei tu, Gesù, il mio Signore!”.

Ferdinando  Rancan


giovedì 23 febbraio 2023

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


Chiedere con umiltà

 Orazione, diceva il Papa, “fervente, umile, perseverante. Dunque l’umiltà: bisogna chiedere con umiltà.  Non possiamo andare al Signore con l’arroganza di chi pretende come se avesse diritti, di chi chiede esigendo come se gli fosse dovuto. Un cuore umile si rivolge a Dio sapendo di non avere alcun titolo per essere esaudito, non meriti, non virtù, non opere buone né alcun’altra qualità che possa dare forza alla sua preghiera; di nostro abbiamo solo il peccato. Però, l’umile sa di essere figlio di Dio. E’ questo l’unico titolo che abbiamo, e ci è stato dato da Lui; perciò l’umile conta sulla bontà e sulla misericordia infinita di suo Padre, e va a lui con il Sangue divino di Gesù nelle sue mani; e confida anche nell’appoggio e sull’intercessione di Maria, madre sua. Perciò, l’umile si fa santamente audace nella preghiera, domandando al Signore le cose più grandi, più belle, le più impossibili, perchè non misura la domanda sulla propria indegnità, ma sull’infinita potenza di Dio e sulla sua paterna bontà.

 La preghiera dell’umile è allora semplice, non si affida alle molte parole, a frasi sonanti o a espressioni di effetto, come se volesse far colpo richiamando l’attenzione di Dio.  Molte volte gli basta una sola parola: “Signore, vedi?...”, e mettendosi in silenzio davanti a lui, denuda le proprie piaghe e gli mostra la propria miseria.  Ricordate il lebbroso del Vangelo?  Gli si prostra innanzi con profonda umiltà e gli mostra senza vergogna le sue piaghe: “Signore, se vuoi, puoi mondarmi!”. Vedete la semplicità e la fede!  Se accompagnerete con l’umiltà la vostra preghiera e le vostre domande al Signore, attirerete su di voi la sua bontà, sulle vostre necessità la sua benevolenza e sulle vostre miserie la sua infinita misericordia.

Ferdinando  Rancan

domenica 16 ottobre 2022

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Chiedere in unione con la Chiesa

 Il Signore ci ha poi suggerito di unirci insieme nella preghiera, di chiedere cioè unanimemente, tutti uniti, la stessa cosa, con le stesse intenzioni (Mt.18,19-20).  Penso ad esempio alle vostre famiglie: a voi genitori quando vi unite a chiedere la stessa cosa per i vostri figli e insieme con loro chiedete la stessa cosa per tutti: la vostra preghiera moltiplicherebbe la sua efficacia davanti a Dio. Quando, infatti, la vostra famiglia si unisce nella preghiera, il Signore è in mezzo a voi e prega con voi.  Penso anche a una parrocchia; se tutti pregassimo uniti chiedendo per le stesse intenzioni, come crescerebbe l’efficacia della nostra orazione!  E’ questo il significato della “Preghiera dei fedeli” che facciamo nella Santa Messa.

Infine, pensate alla Chiesa intera: tutti i cristiani uniti, come popolo e come famiglia di Dio, a chiedere al Signore le stesse cose; tutti uniti facendo nostre le intenzioni del Papa, chiedendo con forza quello che lui chiede...: un immenso clamore di petizioni si leverebbe dalla terra verso il cielo e provocherebbe la misericordia di Dio su tutta l’umanità.  E’ il “Cristo totale” che prega: Gesù in mezzo alla sua Chiesa.

 E’, questo, un modo stupendo di vivere l’unità all’interno della Chiesa, quell’unità che il Signore ha chiesto per noi: “Che siano tutti una cosa sola... consumati nell’unità” Dite spesso al Signore: “O Signore, mi unisco alla S.Messa che ti offre oggi il Papa, mi unisco alle sue intenzioni e ai suoi desideri, ti chiedo quello che lui ti chiede e per questo ti offro quest’ora di lavoro, questa piccola contrarietà, questa fatica”.  Niente commuove di più il cuore di Dio di questo mare di suppliche che può salire a Lui dalla Chiesa unanime.

 Ricordate la scena commovente narrata negli “Atti degli Apostoli”, quando Pietro fu chiuso in carcere dai Giudei: tutta la Chiesa innalzava unanime a Dio la sua preghiera per lui (At.2,42), e ricordate anche l’osservazione che fa S.Luca sulla primitiva comunità cristiana: tutti erano assidui nella preghiera, animati da uno stesso Spirito. (At.1,14).

 Concludo con le parole di Giovanni Paolo II: “C’è una enorme necessità di orazione, dell’orazione grande e incessante della Chiesa; esiste la necessità dell’orazione fervente, umile e perseverante.  L’orazione è il primo fronte dove si scontrano, nel nostro mondo, il bene e il male.  L’orazione apre il cammino al bene e serve per superare il male.  L’orazione ottiene la grazia divina e la misericordia per il mondo.  Eleva gli uomini alla dignità che ha dato loro il Figlio di Dio, quando uniti con lui ripetono: Padre nostro”. (27 agosto 1980).

Ferdinando  Rancan


domenica 31 luglio 2022

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Chiedere con fede

 La mancanza di fede è la cosa di cui il Signore si è lamentato di più con i suoi Apostoli: “Uomini di poca fede, perché dubitate?” Fratelli miei, noi facciamo un’offesa al Signore dubitando.  Non può accadere di chiedere una cosa a Dio con fede umile e sincera senza che egli ci ascolti, perché Dio non è un uomo; Egli è la bontà misericordiosa e l’Onnipotenza fedele, e non può venir meno a sé stesso. “La sua fedeltà è per sempre” (Salmo 144). Il Signore si è impegnato con noi e ci ha ripetutamente promesso che avrebbe ascoltato le nostre preghiere: “...mi invocherete, e io vi esaudirò...” (Ger.29,12); ora, Dio non può mentire ed è sufficientemente potente per compiere fino in fondo ciò che ha promesso. Passeranno il cielo e la terra, ma non cadrà una sola promessa di Dio.

 Alimentate dunque nel vostro cuore questa speranza, che dev’essere certezza piena e assoluta, perché è più vera una sola Parola di Dio che non tutte le nostre esperienze messe insieme.  Se qualche volta vi sembra di non ottenere quello che chiedete, dubitate di voi stessi, non di Dio.  Vi assicuro che il Signore accoglierà la vostra supplica e non tarderà ad esaudire la vostra preghiera, soprattutto se è accompagnata dalle lagrime dell’umiltà e della penitenza.

Ciò che rende impotente la nostra preghiera è la debolezza della nostra fede.  Se però vi accorgete che la vostra fede è debole, non scoraggiatevi.  Quello che potete fare è ricorrere, allora, all’intercessione della Madonna; aggirate, in certo senso, l’ostacolo dicendo a Dio: “Signore, io non ho fede, ma non tenerne conto, puoi ascoltarmi guardando alla fede di mia madre, Santa Maria, che mi ama e ti prega per me”.

Ferdinando  Rancan

venerdì 17 dicembre 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera di domanda

 Ed eccoci, infine, alla preghiera di petizione o di domanda.  Domandare è il gesto più spontaneo di chi è povero, e noi davanti a Dio siamo talmente poveri che abbiamo bisogno di tutto, di ciò che non abbiamo e anche di ciò che già abbiamo perchè tutto riceviamo da Lui. Egli è il Signore.  Perciò, la preghiera di domanda è un atto di umiltà con il quale ci collochiamo al nostro posto di creature e alziamo le mani verso Colui che è origine e datore di ogni dono, e insieme è un atto di fede con il quale ci mettiamo, come figli fiduciosi, nelle mani del nostro Padre celeste che ci ama e ci nutre.

 Avete qui espresse due fondamentali condizioni della preghiera di domanda: la fede e l’umiltà.  Quando esse vengono a mancare, tanta nostra preghiera rimane inefficace, col pericolo per noi di restare quasi frustrati nei nostri desideri e nelle nostre attese.  Vi rendete conto allora come mai la forma di preghiera che il Signore ci raccomanda con più insistenza nel Vangelo sia proprio la preghiera che più ci risulta spontanea e frequente: la preghiera di domanda.  “Chiedete ed otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto (...) Qualunque cosa chiederete al Padre nel nome mio, Egli ve la concederà”, “... chiedete ed otterrete, affinché la vostra gioia sia piena”,  “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, voi lo otterrete”. Questi ed altri passi del Vangelo vi ricordano quali sono le condizioni per l’efficacia delle nostre petizioni al Signore.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 3 novembre 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera di riparazione

 La lode e la gratitudine sono un dovere di giustizia verso Dio, anche se nei nostri rapporti con Lui non possiamo parlare di giustizia in senso stretto.  Ora, nella nostra vita, siamo stati ingiusti con Lui molte volte, tutte le volte che gli abbiamo negato la nostra obbedienza di creature e il nostro amore di figli;  dobbiamo perciò sentire il bisogno di tributargli un’umile e sincera riparazione.  Questa riparazione è possibile solo attraverso Gesù, nostro salvatore, che per riparare i nostri peccati è salito sulla croce offrendosi vittima al Padre.  Chi pensa che Gesù sulla croce ce l’hanno messo gli altri e che lui non c’entra e che, non avendo mai fatto nulla di male, ha le mani pulite di quel Sangue innocente, o si inganna tremendamente o è un presuntuoso bugiardo.  Questo stesso atteggiamento abbiamo noi quando non sentiamo il dovere della riparazione e della espiazione.

 E’ vero che si offre riparazione soprattutto con la vita, cioè con le opere di penitenza e con le opere di misericordia.  Con la penitenza chiediamo al corpo e allo spirito, attraverso la mortificazione dei sensi e la mortificazione interiore, di espiare il male commesso seguendo le passioni disordinate come la vanità, l’accidia, la sensualità, l’intemperanza nel cibo e nei divertimenti, ecc…- da sempre nella Chiesa è stata praticata l’espiazione con digiuni, veglie e penitenze corporali che per noi, oggi, consisteranno soprattutto nelle piccole mortificazioni quotidiane -, mentre con le opere di misericordia cerchiamo di restituire a Dio, attraverso il servizio materiale e spirituale al nostro prossimo - “l’elemosina copre una moltitudine di peccati” - quello che noi gli abbiamo negato per soddisfare i nostri egoismi e le nostre comodità.  Però, è anche vero che le opere di penitenza e le opere di misericordia non hanno l’efficacia di una vera espiazione se non vengono da un cuore contrito e non esprimono un atteggiamento interiore di amore a Dio e di preghiera.

 Perciò abituatevi a rivolgere frequentemente al Signore giaculatorie e atti di riparazione; il Vangelo e la liturgia penitenziale possono suggerirvi molte di queste espressioni; “Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia”. “Signore, contro di te ho peccato, abbi pietà e misericordia di me!”, “Signore Gesù, abbi pietà di me peccatore!”...  Inoltre, pratiche pie tradizionalmente legate alla riparazione sono la “Via Crucis” e l’Ora di adorazione.  Così pure, quando vedete o sentite offendere Dio, vi verranno spontaneamente alle labbra, senza rumore di parole, le espressioni più affettuose della contrizione e della riparazione.

 Ma, come già vi ho ricordato, la preghiera di riparazione più alta ed efficace rimane sempre la S. Messa perché è il sacrificio stesso di Gesù sulla croce che ha riparato abbondantemente i peccati del mondo. Offrite e fate celebrare Sante Messe in riparazione dei vostri peccati, unendole poi alla penitenza e alle opere di misericordia, e otterrete dal Signore che non usi con noi la sola giustizia - chi potrebbe salvarsi? - ma che apra su ciascuno e su tutti gli uomini le braccia della sua misericordia.

Ferdinando  Rancan

lunedì 20 settembre 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera di ringraziamento

 La lode di Dio porta immediatamente al ringraziamento, perché fa parte della lode riconoscere che tutto è dono. Per questo, lode e ringraziamento vanno spesso insieme.   Gesù rimproverò nove dei dieci lebbrosi per non essere tornati, dopo la guarigione, a rendere gloria a Dio; e il cantico di ringraziamento più noto nella Liturgia incomincia proprio con la Lode “Te Deum laudamus!”.

 Fratelli, dobbiamo imparare a ringraziare; a farlo non per abitudine come se fosse una formalità, e non solo con le labbra, ma col cuore, profondamente convinti che tutto il bene - ed è tanto! - ci viene da Dio. Un cuore grato è un cuore gioioso. Guardatevi perciò dalla tristezza: è un brutto tarlo che consuma a vuoto le energie del cuore e lo rende incapace di gratitudine. Noi siamo così facili a lamentarci! Basta una piccola cosa che non va e subito ci dimentichiamo delle tante cose buone che il Signore ci ha dato; basta una piccola contrarietà, un malumore, una difficoltà della giornata e già non vediamo più tutto il bene che il Signore ci mette a disposizione.  Abituatevi, dunque, a rendere grazie di tutto, molte volte al giorno, delle cose buone e di quelle meno buone, perché sempre potete trasformarle in quella amabilissima Croce del Signore che è fonte di salvezza e di benedizione.  “Del resto - scrive San Paolo - sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio...” (Rom.8,28).

 Avete mai osservato quanto siamo esigenti noi in fatto di gratitudine? Come ci ferisce e ci addolora la mancata riconoscenza per il bene che abbiamo fatto? Non siate così col Signore!  Dite spesso dal fondo del cuore, con sincerità: “Ti rendo grazie, o Signore, per tutti i tuoi benefici”.  Vi assicuro che sono tanti, innumerevoli, perché sono molto più i benefici che non conosciamo che non quelli di cui ci rendiamo conto.  Siamo avvolti dall’amore di Dio e dalla sua benevolenza come una creatura nel grembo materno.

 A questa sua benevolenza dobbiamo poi rendere grazie con speciale gratitudine per quel dono commovente e immenso che Egli ci fa continuamente: il perdono dei nostri peccati.  Tutte le volte che ha messo la pace nella vostra coscienza, dicendovi con le parole del Sacerdote: “Confida, ti sono rimessi i tuoi peccati, va’ in pace”, avete sperimentato che non c’è dono più grande di questa misericordia che perdona.  Non dimenticatelo, conservatene profonda e grata memoria tutti i giorni della vostra vita.

 E infine ringraziate per i doni che vedete nei vostri fratelli.  Fuggite l’invidia e la gelosia che sempre vengono da un cuore angusto e mediocre.  Ringraziate per il bene che vedete negli altri e gioite per i doni che il Signore dispensa in tanti fratelli vostri; sappiate che in cielo la felicità di uno sarà motivo di gioia per tutti.  Se coltiverete la gratitudine verso Dio, vivrete la gratitudine anche fra di voi e sentirete il bisogno di farvi del bene gli uni gli altri, non vantando diritti o privilegi, né difendendo gelosamente le vostre comodità personali, ma trattandovi con larghezza e magnanimità per ringraziare il Padre vostro celeste che è largo e magnanimo verso tutti.

Ferdinando  Rancan

domenica 15 agosto 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera di lode

 Ed ora, prima di concludere queste riflessioni e questi suggerimenti, vorrei ricordarvi alcune forme di preghiera attraverso le quali la Chiesa ha costantemente espresso la sua pietà liturgica e che possono dare contenuto ai sentimenti più profondi dell’anima verso Dio.

 Innanzitutto la preghiera di lode. E’ la forma più pura e più elevata di preghiera perché in essa ci rendiamo conto della grandezza di Dio; una grandezza che è sapienza, potenza e bontà profuse senza limiti in tutte le sue opere, opere che si rivelano alla nostra intelligenza in tutto il loro traboccante splendore.  L’anima è presa allora dallo stupore e da un gaudio profondo, e dal suo intimo prorompe l’inno della lode e dell’esultanza che pervade tutti i suoi sentimenti verso Dio.

 Pensate che questa sarà l’unica forma di preghiera che esprimeremo in Paradiso. E’ perciò la preghiera più pura e più disinteressata perché si rivolge a Dio per il solo motivo della sua gloria, perché Egli è Dio e Signore.  La Sacra Scrittura è ricchissima di luoghi dove si canta la lode di Dio e si inneggia al suo Nome.  Moltissimi salmi hanno espressioni traboccanti di lode e tutti i personaggi che sono stati testimoni diretti della grandezza di Dio hanno proclamato la loro esperienza in un cantico di lode al Signore. Ricordate Mosè, Anna, Davide, molti Profeti, Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, il vecchio Simeone, ma soprattutto, in forma unica e stupenda, la Madonna nel suo Magnificat.

 Di solito la preghiera di lode è corale perché esige la partecipazione; essa, cioè, coinvolge il coro di tutte le creature come in un concerto a distesa.  Perciò la Liturgia delle Ore, che è Liturgia di Lode, è una recita corale e viene celebrata dalla Chiesa come popolo sacerdotale. Ma vorrei che tutti noi coltivassimo anche quella preghiera personale di lode che nasce dallo stupore dell’anima quando essa viene a trovarsi a tu per tu col Signore e sperimenta la grandezza della misericordia divina riversata in lei come un fiume.

 L’incontro con Dio, quando è autentico e profondo, non rovinato dalla superbia, causa sempre stupore nella creatura che sperimenta nella sua debolezza tutta la forza del suo creatore, e si sente a lui vincolata con legami dolcissimi, ma esigenti. E’ un trasalire in cui l’anima assapora tutta la verità di quelle parole:”...perché Egli è buono, perché eterna è la sua misericordia”.  Esclamate anche voi con l’autore del Salmo: “Cantate al Signore un canto nuovo perché ha compiuto meraviglie!”(Salmo n.97).  Sentirete il bisogno di unire la vostra orazione a quella della Madonna, ancella del Signore, che nella sua umiltà trabocca di gioia davanti alle meraviglie della misericordia divina: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”.

 Fratelli miei, se vi accorgete che nella vostra preghiera ricorre assai poco la lode di Dio pensate che, forse, vi portate dentro un’anima piccola, raggomitolata nelle sue angustie personali, stretta nelle preoccupazioni dell’amor proprio, certo un’anima rigida, che non sa vibrare di stupore davanti alla grandezza di Dio.  Fatela uscire dai suoi piccoli orizzonti, che si affacci a contemplare con occhi pieni di luce le meraviglie di Dio e sciolga la sua voce unendosi al cantico di tutte le creature, del cielo e della terra, in una lode che la riempirà di gioventù e di letizia, che la condurrà a riscoprire lo splendore delle sue origini: la mirabile Sapienza, Potenza e Bontà del suo Dio.   Aiutatevi recitando spesso e con gusto l’inno: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” fermandovi con l’animo appassionato sulle parole: “noi ti adoriamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo... per la tua gloria immensa!...”. E imparerete a pregare con diversa convinzione il “Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo...!”.

Ferdinando  Rancan

venerdì 25 giugno 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


Preghiera e unità di vita

 Vi ho ricordato finora alcuni tra principali momenti di preghiera che possono entrare nella vostra giornata e che appartengono alla tradizionale pietà della Chiesa. Sono momenti che possono e devono articolarsi con tutta naturalezza nel tessuto della vostra vita quotidiana, amalgamandosi col lavoro, con la vita familiare, con i rapporti sociali, con gli impegni culturali e civili, con i momenti dello svago e dello sport.  Non permettete dunque che rimangano come dei “corpi estranei”, messi lì forzatamente, in contrasto col resto delle vostre occupazioni come se rubassero tempo e attenzione agli altri vostri doveri; finirebbero così per diventare un disturbo e un intralcio alla vostra vita quotidiana e non gioverebbero alla vostra vita di cristiani.

 Fratelli miei, possediamo un cuore solo e con questo unico cuore dobbiamo amare Dio, le persone care e le cose buone di questo mondo.  Non potete andarvene per questa terra interiormente divisi: il Signore da una parte e le vostre occupazioni dall’altra.

 Essere cristiani tutti di un pezzo significa, appunto, questo: vivere l’unità di vita. Come i punti di una circonferenza sono tra loro legati da un unico riferimento: il centro, così tutti i momenti della giornata nella vostra vita di cristiani devono avere un unico centro: Dio.  Se, invece, ci fosse in voi una doppia vita, quella del vostro rapporto con Dio e quella delle vostre occupazioni quotidiane, ciascuna indipendente e separata dall’altra, così che tra i momenti di preghiera e il lavoro e la vita familiare e tutto il resto non ci fosse continuità o almeno sintonia, ma ci fosse invece frattura o magari, dissonanza e contraddizione, allora verrebbe a mancare l’aspetto più profondo della coerenza cristiana.  Dite al Signore che volete vivere “per Lui, con Lui e in Lui” ventiquattro ore al giorno, senza per questo lasciare le vostre occupazioni ordinarie e i vostri compiti giornalieri;  in altre parole chiedetegli di diventare anime di preghiera e di contemplazione, anime che hanno messo Dio al centro nella propria vita di ogni giorno. E’ questo l’unico modo per non esser anime divise, lacerate, anime nevrotiche.

Ferdinando  Rancan

giovedì 6 maggio 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Pregare Maria, nostra Madre

 Infine voglio ricordarvi il momento mariano nella nostra vita di preghiera.

La Madonna è il sorriso materno di Dio. Dio l’ha predestinata ad essere la Madre del suo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, nostro Redentore. Perciò dove c’è Gesù, lì trovate anche Lei, sua Madre, e non potete separare il Figlio dalla Madre. Gesù poi ha voluto che Maria diventasse anche Madre nostra. Non c’è dunque vita cristiana senza di lei.

 Gli appuntamenti con la Madonna possono essere diversi e ognuno di voi ha certamente il suo modo personale di onorare la Vergine. La pietà cristiana ha inventato lungo i secoli una grande varietà e ricchezza di espressioni per cantare il suo amore alla Madonna.  Ve ne ricordo due tra le più tradizionali e diffuse nel popolo cristiano: l’Angelus e il Santo Rosario.  Sono forme complete di pietà mariana, perché sono preghiera, meditazione e contemplazione.

 L’Angelus è ricordo e meditazione del mistero della Incarnazione del Figlio di Dio che prende la nostra natura umana nel grembo verginale di Maria Santissima.  Da quel momento il tempo ha preso un’altra dimensione, quella divina, e noi al centro della giornata, a mezzogiorno, ricordiamo questo mistero rivolgendoci a Maria con le stesse parole dell’Angelo Gabriele.  E’ come riconoscere che il tempo, cioè i nostri giorni, la nostra vita, sono misurati dal tempo di Dio, che è il tempo della salvezza.  Alla Madonna piace molto questo saluto che, una volta assai diffuso nel popolo cristiano, sopravvive ora nella pietà personale di molti fedeli e negli ormai tradizionali “Angelus” domenicali del Papa con i pellegrini in Piazza San Pietro. Non dobbiamo farci riguardo di interrompere per qualche momento, a mezzogiorno, il nostro lavoro per rivolgere a santa Maria il saluto dell’Angelo accompagnandolo col nostro affetto filiale.

 Riguardo al Santo Rosario, penso sia già abbastanza noto a tutti voi; si tratta forse di capirlo più profondamente.  Non credete al solito pregiudizio della monotonia e delle facili distrazioni; due che si amano possono dirsi mille volte le stesse cose. Il Rosario è dedicare un quarto d’ora a nostra Madre dicendole cose belle e rivivendo con lei i misteri della vita di Gesù.  Per capire il Santo Rosario dobbiamo farci piccoli, lasciarci prendere per mano dalla Madonna e percorrere insieme con lei le vicende gioiose, dolorose e gloriose della vita di Cristo.

 Sforzatevi dunque di pregare il Santo Rosario facendovi semplici come i piccoli; il risultato sarà di innamorarvi di Cristo, e a poco a poco i misteri della sua vita resteranno come ricordi vivi e attuali dentro la vostra anima.  Usate la fantasia, l’immaginazione, il cuore.  Se necessario adoperate i “tempi morti”: i viaggi, i momenti di attesa...; e qualche volta, ad esempio nel sabato o nelle vigilie delle feste mariane, recitatelo in famiglia; vi assicuro che la Madonna non mancherà di benedire le vostre case.

Cercate, dunque, di alimentare dentro il vostro cuore una tenera devozione verso la Madonna, e non dimenticate che: “A Gesù si va e si “ritorna” sempre per Maria”.

(Cammino n.495). Perciò affidatevi a lei come figli, vogliatele bene, invocatela frequentemente, onorate le sue immagini e salutatela tutte le sere con l’Ave Maria prima di mettervi a letto, perché conservi casta la vostra giovinezza e pulito il vostro amore coniugale.

Ferdinando  Rancan

venerdì 12 marzo 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera più grande: la Santa Messa

 E veniamo al momento più intenso e culminante della nostra preghiera: la santa Messa.  Vi ho già ricordato che l’Eucarestia è la più alta e sublime preghiera che mai sia stata fatta sulla terra, perché è lo stesso sacrificio compiuto da Gesù sulla croce.  La Chiesa è scaturita ed è cresciuta sempre intorno all’Eucaristia e lo stesso avviene per la vita spirituale di ogni cristiano.  Perciò la Santa Messa è chiamata dal Concilio Vaticano II: “Fonte e apice di tutta la vita cristiana”.   Vorrei che questa espressione fosse anche per voi non solo un richiamo a tutta la meravigliosa dottrina teologica intorno alla Santa Eucaristia e alla Santa Messa, ma vorrei che fosse anche un’esperienza gustosamente vissuta nella vostra vita di discepoli del Signore.

 Fare della Santa Messa il centro della vita spirituale vuol dire portare a Dio, attraverso il sacrificio del suo figlio Gesù, consegnandola nelle sue mani trafitte, tutta la vostra giornata: il lavoro, la fatica, le gioie, gli affetti, le preoccupazioni e anche le vostre debolezze e, insieme, nutrendovi del Corpo dolcissimo di Cristo che diventa cibo e viatico per il vostro cammino, identificarvi con lui facendovi testimoni del suo amore nel mondo, e significa anche prendere la croce del Signore e piantarla in mezzo a tutte le attività umane.   Perciò, quando qualcuno mi dice che ha la fede, che crede con tutta convinzione nel Signore ma non frequenta o frequenta solo raramente la Santa Messa, devo rispondergli che la sua fede è ben poca cosa, che è ben lontana da quella fede che trova nell’Eucaristia non solo il suo mistero più alto - misterium fidei - ma anche la sua consumata perfezione nell’amore: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv. 6,56).

 Fratelli miei, desiderate la Messa, amate la Messa, vivete la Messa.  Esiste un comandamento del Signore che ci ordina di santificare il suo giorno ed esiste un precetto grave della Chiesa che indica nell’incontro di ciascuno e di tutti con l’Eucaristia il modo insostituibile di santificare la domenica e le altre feste indicate dalla Chiesa.  Ebbene, invitandovi caldamente a compiere con sincerità e umiltà questo atto di obbedienza a Dio e alla Chiesa, vi esorto anche: ”Non fate le cose soltanto quando vi sono comandate, non limitatevi strettamente al precetto, liberate l’amore dentro il vostro cuore, lasciate agire la fede viva e forte che accende il desiderio della santità e di una vita generosamente cristiana;  il Signore viene verso di voi con l’abbondanza del suo amore e dei suoi doni, non rispondete come gli invitati della parabola lasciando cadere l’invito, non chiudetevi dentro l’indifferenza o l’insensibilità che trovano facili scuse per sottrarsi all’amore.  Se voi conoscete solo la misura indicata dall’obbligo, come potete capire il Signore che conosce la misura dell’amore?

 Nelle nostre chiese vi vengono offerte tutti giorni sante messe nelle ore più comode e più accessibili: al mattino per le persone che possono disporre del mattino, come le madri di famiglia, gli anziani...; al pomeriggio per le persone che possono disporre del pomeriggio;  alla sera per coloro che, terminato il lavoro, sulla strada di casa possono godere di questo incontro con il Signore e portare a lui le fatiche della loro giornata.   Fratelli miei, un giorno il Signore ci chiederà conto di tante possibilità che egli vi ha offerto e di cui, forse, abbiamo profittato così poco.

 Cercate infine di partecipare alla Santa Messa con le migliori disposizioni interiori: raccoglimento, l’umiltà, la contrizione;  combattete la fretta fermandovi per qualche minuto di ringraziamento e lottate contro le distrazioni penetrando con la fede il rito che seguite con i sensi.  Pensate alla fortuna enorme che abbiamo - è un dono stupendo della sua misericordia - di poter raggiungere, oggi, il Signore Gesù nel mistero pasquale della sua passione, morte e risurrezione, e vedere così compiersi in noi la sua salvezza.  L’Eucaristia, annullando tanti secoli e tanta distanza, ci rende il Signore così vicino da poterlo toccare e mangiare, da potergli dire le cose più intime come se sentissimo il battito del suo cuore divino.

 Che il Signore vi aiuti a capire tutto questo; vi dia purezza di fede e generosità di amore, perché non avvenga che Egli debba aspettare inutilmente sul suo altare i vostri appuntamenti mancati.

Ferdinando  Rancan

sabato 9 gennaio 2021

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Pregare con la Parola di Dio.

Un altro momento di preghiera è offerto dall’incontro con la Parola di Dio.  C’è un incontro comunitario, ufficiale, che è quello della Liturgia, come avviene nella prima parte della Santa Messa che è detta appunto “Liturgia della Parola”.  Ma quello che qui voglio ricordarvi è l’incontro personale con la Parola di Dio nella lettura quotidiana del Vangelo.

 Penso che tutti conserviate nelle vostre case una Bibbia o almeno il Nuovo Testamento.  Tenetelo a portata di mano, nel soggiorno o nella vostra camera, e dedicate ogni giorno alcuni minuti alla lettura di qualche pagina del Vangelo. Fatelo in maniera ordinata, cominciando dall’inizio, e soprattutto raccoglietevi, prima della lettura, per un istante alla presenza del Signore: il Vangelo infatti non è soltanto un libro da leggere, è soprattutto una Persona viva che vi parla.  E’ Gesù, ed è lui che dovete conoscere e ascoltare.  Spesso sentirete il desiderio di chiedergli: “Signore, cosa volevi insegnarci quando dicevi queste cose e queste parabole ai tuoi discepoli o alle folle, e quando compivi questi gesti e questi miracoli?”.  E immaginerete di essere anche voi presenti a quella scena, mescolati tra la gente o vicino a Pietro, a Filippo, a Giovanni, a Giacomo: anche voi sorreggete il paralitico per portarlo al Signore, anche voi distribuite i pani alle folle, o vi unite ai pastori che vanno a contemplare il bambino nella grotta...

 Fratelli miei, questo comportamento non è infantile, adatto, al massimo, ai vostri bambini che vivono di fantasia;  è invece una realtà stupenda perché Gesù è vivo, oggi, adesso;  la sua parola e la sua vita sono attuali e dobbiamo entrarci dentro con l’intelligenza e col cuore se vogliamo innamorarci veramente di Gesù Cristo.  Vi rendete conto che la vita di Gesù deve ripetersi in qualche modo nella vita di ciascuno di noi e che siamo chiamati a renderlo presente in tutti gli ambienti in cui viviamo?  Con le parole del santo Josemaria Escrivà ripeto a ciascuno di voi: “Come vorrei che il tuo comportamento e la tua conversazione fossero tali che tutti, nel vederti o nel sentirti parlare, potessero dire: “Ecco un uomo che legge la vita di Gesù Cristo!” (Cammino n.29).

 Inoltre nelle famiglie cristiane di un tempo, oltre al Vangelo, i nostri vecchi leggevano frequentemente le vite dei santi.  Oggi è una consuetudine ormai scaduta anche perché non esiste più una letteratura agiografica consona alla nostra sensibilità e alla mentalità moderna.  Ed è un male perché i santi sono nostri fratelli che hanno incarnato in modo eroico, sia pure in modelli e circostanze che non sempre possiamo imitare, il Vangelo e la vita di Cristo, così da essere per noi stimolo e incoraggiamento. Chi può dimenticare figure colossali come S.Agostino, S.Francesco d’Assisi, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa d’Avila e altre, stupendamente umane e moderne, come S.Tommaso Moro, S.Pio X, e tante altre meno note ma ugualmente splendide per l’esempio e per la santità di vita?  Potreste, comunque, leggere i loro scritti e le loro opere che possono farvi da guida utile e soprattutto sicura, non inquinata, nel vostro cammino spirituale.

Ferdinando  Rancan

giovedì 5 novembre 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


L' orazione mentale

Un terzo momento di preghiera - senza dubbio tra i più importanti - è il momento dell’orazione mentale.  I maestri della vita spirituale intendono per orazione mentale quella particolare forma di preghiera che si esprime in un colloquio interiore, non solo della “mente” ma del cuore, e perciò intimo e affettuoso con Dio, fondato sul senso vivo della nostra filiazione divina e sull’amicizia personale con Gesù, Maestro e Signore. Parlarvi dell’orazione mentale è una delle cose più urgenti e più consolanti nella vita cristiana, e non bastano certamente le poche righe di una lettera.  Ma quand’anche vi scrivessi un intero trattato - che del resto molti santi e maestri di vita interiore hanno già scritto e ai quali vi rimando – esso resterebbe lettera morta e non susciterebbe un solo movimento del vostro cuore senza la vostra personale esperienza.

 Per capire l’orazione mentale bisogna decidersi a dedicarvi ogni giorno un po’ di tempo.  Vincete, se necessario, la pigrizia, la malavoglia, o l’idea che l’orazione sia una cosa riservata ai preti e alle monache;  è una cosa per uomini e donne del mondo, come voi, che vivete nel lavoro e nelle vicende della vita quotidiana accanto a tanti uomini vostri fratelli con i quali condividete problemi, ansie e nobili aspirazioni umane, realtà che per mezzo della vostra orazione possono diventare cose divine.  Penso particolarmente ai giovani che hanno l’animo ancora aperto, capace di freschezza e di donazione, che hanno il cuore assetato e disponibile all’amicizia forte e sincera, i quali troveranno in questo rapporto personale e intimo con Cristo orizzonti insospettati per la loro generosità di propositi e di decisioni.

 Scegliete il luogo più adatto.  Gesù stesso ci suggerisce: “Quando preghi, entri in camera tua e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto...” (Mt.6,6).  Così l’intimità della vostra casa può diventare il luogo dell’intimità con Dio, anche se il luogo privilegiato per l’orazione rimane sempre la chiesa, davanti a un tabernacolo ben visibile e adorno.  Non lasciate in abbandono i tabernacoli delle nostre chiese, dove il Signore continua la sua presenza sacramentale a pochi metri dalle vostre case, dalle vostre piazze, dai vostri uffici e negozi.

 Riservate, poi, all’orazione mentale un tempo vivo della giornata; non la sera quando il sonno comincia ad appesantire la vostra mente e si fa sentire nelle membra tutta la stanchezza del giorno.  Ricorrete anche all’aiuto di un buon libro di lettura spirituale che offra un sano e ricco nutrimento alla vostra anima, illumini di luce più profonda la vostra mente sulle verità della fede e sia stimolo per conoscere meglio voi stessi e ciò che Dio si aspetta nella vostra vita spirituale.

 Infine, non lasciatevi dominare dagli ostacoli esterni: il disordine della giornata, le molte cose da fare, non tutte importanti, con le quali troppo facilmente vi scusate di non avere tempo; lo spirito mondano che vi fa credere l’orazione un inutile bigottismo e, non ultime, le assurde insinuazioni di certi cristiani “impegnati” i quali vi diranno che perdete tempo, che lo rubate ai vostri doveri verso il prossimo, che vi ripiegate in un egoistico intimismo, mentre è urgente “darsi da fare”.  Respingete ogni tentazione e siate perseveranti nonostante tutto.

Vi metterete così su un sentiero che è quello dell’umiltà, della fede e della croce del Signore, un cammino che ha come meta la piena identificazione con Cristo, la santificazione della vita quotidiana in un servizio autenticamente efficace per il regno di Dio,. a vantaggio di tutti i fratelli.  Come in tutte le cose, i primi passi di questo cammino possono costarvi, ma se sarete perseveranti, vincendo le difficoltà, il Signore vi darà luce e grazia, e raggiungerete una crescente intimità con lui, perché il cammino dell’orazione altro non è che l’inoltrarsi della vita intima di Dio. Arriverete così a stabilire con lui un’interiorità tutta nuova e capirete cosa significa quel: “Gustate e vedete come è buono il Signore, beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal.33).

Ferdinando  Rancan

venerdì 18 settembre 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO

 


La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera della sera

Il momento mattutino di preghiera richiama l’altro momento, quello serale. Chiudere la giornata con alcuni istanti di preghiera è ancora la consuetudine che maggiormente resiste nel popolo cristiano.  Approfittatene, e cercate che non diventi una cosa di pura abitudine; reagite al sonno e alla stanchezza, mettetevi davanti al Signore per fare con lui un breve rendiconto della vostra giornata: “Signore, che ne pensi tu della mia vita di oggi?...” e subito verranno alla vostra mente le molte cose buone che il Signore vi ha dato, accanto a quelle che, invece, voi avete trascurato o trascinato per malavoglia o con poco amore, e a quelle non buone che sono venute dalla vostra debolezza e dai vostri cedimenti.  Vi salirà al cuore un umile atto di contrizione e di amore, e un proposito sincero di lottare più generosamente il giorno dopo.  Terminerete poi raccomandando il vostro riposo alla Vergine, nostra madre, e agli Angeli che custodiscono la vostra casa.

 La fedeltà a questo incontro serale con il Signore e l’efficacia del vostro esame di coscienza dipendono da come passate le ultime ore della vostra giornata.  Se sciupate le ore serali in cose oziose o egoistiche, in occupazioni vuote o alienanti - penso alla stupidità di tanta televisione! - o, peggio, vi lasciate andare a cose che offendono Dio, mancherete al vostro appuntamento col Signore o, se ci sarà, la vostra preghiera resterà superficiale, affrettata, ridotta a qualche formula recitata con le labbra ma non col cuore.

Santificate dunque le ore serali dedicandovi alla vita familiare, a incontri di amicizia con intento gioioso e positivo, a riunioni formative, a eventuali compiti o responsabilità sociali o civili.  Allora la preghiera serale sarà la gioiosa conclusione delle vostre fatiche e santificherete il tempo notturno entrando nel riposo con l’anima serena e con la pace di Dio nel vostro cuore.

Ferdinando  Rancan

martedì 18 agosto 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


La preghiera del mattino

Permettetemi, dunque, di richiamarvi alcuni di questi “momenti di preghiera”. Già li conoscete perché fanno parte dei normali mezzi della vita cristiana, e per averli voi stessi praticati molte volte.
Il primo momento è, ovviamente, quello del mattino.  Ogni inizio di giornata è come un appuntamento col Signore che deve trovarci pronti, decisi a servirlo nelle occupazioni e nei doveri che ci attendono nella giornata secondo il nostro stato: in famiglia, in ufficio, in fabbrica, a scuola, nel negozio...  Alzatevi, se occorre, un po’ prima del necessario, per trovare quell’istante di calma per raccogliervi alla presenza di Dio e offrire a lui un nuovo giorno della vostra vita.  Non basta un segno di croce - anche se, fatto adagio e con fede, è una bellissima preghiera - ; prendetevi qualche istante per rivolgervi a Dio e dirgli: “Signore, tutto quello che oggi mi passerà tra le mani è per te; fa’ che non ci sia nulla che ti offende nei miei pensieri, nelle mie opere e nei miei sentimenti; accompagnami con la tua grazia e con la tua presenza perché io possa darti gloria e lasciare una traccia di bene ovunque passerò...”.  Ditegli questo e altre cose, senza ipocrisia, in modo che ci sia nelle vostre parole quello che vi sforzate di mettere nelle vostre azioni.

Ferdinando  Rancan

mercoledì 24 giugno 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


I "momenti" della preghiera

Ma torniamo di nuovo all’esempio di Gesù.  Egli, che sempre era unito al Padre in tutte le circostanze della giornata, aveva tuttavia dei momenti nei quali, lasciata ogni cosa, si raccoglieva in intima preghiera dedicandosi esclusivamente al colloquio personale col Padre.  Ebbene, il Signore si aspetta anche da noi questi “momenti” di preghiera durante il giorno.  Potete pensarli come appuntamenti che egli stesso vi dà. Del resto, non è pensabile un amore vero senza appuntamenti, senza incontri nei quali una persona effonde i suoi sentimenti più profondi e la sua confidenza più intima. Così ci sono momenti che sono veri appuntamenti col Signore: in essi egli ci parla e ci ascolta, noi gli apriamo il nostro cuore ed egli ci offre la sua grazia e la sua amicizia.
 Convincetevi che senza questi appuntamenti quotidiani con Dio la nostra anima si addormenta, il nostro cuore, che ha bisogno di amore, cerca altri cammini che non portano a Dio; finiremo incagliati in sabbie mobili che ben conosciamo per averle altre volte incontrate in compagnia dei nostri egoismi, della nostra sensualità e della nostra vanità.
Dovranno essere appuntamenti precisi e su orario, perché non possiamo trattare il Signore con superficialità, lasciando i nostri incontri con lui in balìa del capriccio e dell’improvvisazione, delle nostre voglie o non-voglie, della inconsistenza delle nostre emozioni o della labilità dei nostri stati d’animo.  Non è con le sole buone intenzioni che si cammina nella vita cristiana, occorrono propositi concreti e decisi che si possono controllare e verificare, soprattutto al momento della nostra confessione e dell’esame di coscienza.

Ferdinando  Rancan

domenica 31 maggio 2020

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La preghiera nelle nostre case

Permettete, ora, che vi ricordi l’esercizio della presenza di Dio dentro le vostre case.  Ogni abitazione cristiana dovrebbe essere un luogo in cui si onora Dio, si rispetta la sua legge divina e si vive il comandamento evangelico dell’amore fraterno.  A voi, cari sposi cristiani, a voi genitori, spetta il primo posto in questo esempio di condotta cristiana.  Esiste tutto un codice di virtù domestiche fatto di mille piccoli dettagli che sono altrettante occasioni per vivere la presenza di Dio.
 Così, vi mettete davanti a lui quando dovete prendere una decisione, piccola o grande, che interessi tutta la famiglia; quando dovete intervenire nella condotta dei vostri figli; quando una preoccupazione sembra togliervi la pace o quando cercate di nascondere dietro un sorriso la stanchezza di un lavoro stressante.  Innalzerete a lui il vostro cuore per dirgli grazie davanti a tante cose buone che vi circondano in casa, per offrirgli i mille piccoli fastidi della giornata, per chiedergli perdono delle impazienze con cui rispondete alle contrarietà della vita familiare;  e ancora: una piccola immagine accanto al telefono può aiutarvi a risparmiare tempo e a non farlo perdere agli altri, a non offendere nella conversazione il prossimo e a ricordarvi di rispondere prontamente al Signore quando vi chiama a un piccolo servizio o a un gesto di carità fraterna. Sforzatevi, insomma, di trovare in tutto l’occasione per rivolgervi a Dio, per conservare con lui una familiarità semplice e abituale.
  Infine, pur evitando di dare all’ambiente e all’arredamento domestico un tono da sacrestia, cercate di trattare con amore e con fede le immagini sacre che avete nelle vostre case;  guardatevi da quella specie di tradimento che consiste nel trasformare in semplici “pezzi da arredamento” immagini che dovrebbero essere un affettuoso richiamo al colloquio con Dio e con la Vergine santa. Senza dire del gesto che sa di sacrilego oltre che di cattivo gusto, di usare il Crocifisso come pendaglio puramente ornamentale e spesso addirittura con l’aria superstiziosa di chi porta un amuleto contro la cattiva sorte o per difendersi dalla “sfortuna”.

Ferdinando  Rancan

giovedì 14 maggio 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Possiamo pregare dovunque

Questa abitudine alla presenza di Dio, questa familiarità semplice e intensa con lui non si improvvisa.  Ci si arriva, con la grazia di Dio, dopo un lungo esercizio.  Perciò non disdegnate di ricorrere, se necessario, a una rete di accorgimenti sensibili che vi richiamino immediatamente al pensiero di Dio: passate accanto a una chiesa? - quante ne trovate sul vostro cammino nel centro della nostra città! - e subito vi viene alle labbra un saluto a colui che lì, dentro un tabernacolo, vi attende e vi ama;  oppure passate davanti a un luogo in cui sapete che si offende Dio, e magari lo sentite e lo vedete offeso per le strade dove camminate?, immediatamente vi esce dal cuore un atto di amore e di riparazione;  aspettate un autobus o fate la fila davanti a un ufficio o dentro un negozio?, ecco che la vostra impazienza può trasformarsi in preghiera che fa nascere un sorriso di buon umore al posto del cruccio o della irritazione.  E come dimenticare le dolci immagini della Madonna dipinte sui muri di molte case?   Forse già le conoscete e tante volte, passando, avete rivolto uno sguardo affettuoso a colei che segue con occhio materno tanta gente che cammina per le nostre strade, forse dimentica di Dio o che porta nascoste nel cuore preoccupazioni e sofferenze.
 Sono davvero innumerevoli richiami che possono aiutarvi ad innalzare il cuore a Dio durante la giornata;  perfino il saio disadorno di un frate o la tonaca di un prete - orami così poco usuali per le strade della nostre città secolarizzate - se per qualcuno sono motivo di disagio o di fastidio, possono essere per molti un “segno”, e a voi che avete fede, possono suscitare nel cuore un’invocazione: “Signore, che i tuoi preti siano buoni e fedeli!”.
 Possiamo pregare dovunque e in molti modi: con le parole o senza parole quando ci mettiamo in silenzio davanti al Signore alla maniera del contadino di Ars che stava in chiesa senza dire una parola, e al Santo Curato che gli chiedeva che cosa stesse facendo rispondeva: “Lui mi guarda e io lo guardo”; possiamo pregare con i sospiri che sono il linguaggio del cuore e rivelano i desideri e le profonde aspirazioni dell’anima; possiamo pregare con le lagrime quando le lasciamo cadere come silenziose parole di gioia e di dolore nelle mani di Dio che le raccoglie e le conserva; possiamo far diventare preghiera la fatica, la paura, i contrattempi, le umiliazioni, i successi, le cose che ci mancano e quelle che abbiamo in abbondanza…Non c’è nulla che possa impedirci di pregare perchè tutto può diventare occasione di incontro con Dio, o motivo per innalzare a lui il nostro cuore..

Ferdinando  Rancan

giovedì 30 aprile 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera rimedio alla solitudine

Ora potete capire perché chi non prega è un uomo solo.  Di una solitudine profonda che egli sperimenta nel luogo più intimo della propria anima, in quella parte di noi così personale che non può essere partecipata a nessuno, nemmeno alle persone più care o agli amici più intimi.  Lì, dove nessuno ci raggiunge, il nostro io si trova solo con sé stesso e con l’unica Presenza possibile, quella di Colui che tiene il nostro essere nelle sue mani perché lo ha creato e lo conduce con amore.
 Quando non c’è preghiera, questa presenza è silenzio, e il cuore si riempie di solitudine.  La solitudine, a volte pesante, di chi rimane solo con le sue paure, con i suoi timori, con le sue oscurità, le sue inquietudini o, peggio, con le sue miserie e con i suoi peccati.  Allora, un uomo potrà anche avere molti impegni che lo assorbono, molti interessi che lo appassionano, molte persone che affollano la sua giornata al punto da apparire sicuro e realizzato, e potrà - forse - guardare alla preghiera come ad un infantilismo ridicolo.  Non credetegli!  Tutto quel chiasso non è che un alibi, che può apparire convincente perché giustificato da contenuti umani anche buoni e apprezzabili, ma che rimane inevitabilmente un alibi; nasconde la paura di guardarsi dentro e di affrontare sé stesso, la paura di precipitare in un silenzio interiore che è molto simile al vuoto.
 Si è detto che l’uomo è un essere “dialogico” perché ha bisogno di comunicare; anzi, è proprio comunicando che egli può cogliere sé stesso come soggetto nella sua identità di persona.  Comunque sia, non c’è dubbio che il vero dialogo che rivela l’uomo a sé stesso e che rende possibile ogni altro dialogo è quello che l’uomo può stabilire con il suo Creatore.  Quando manca il colloquio con Dio, ogni altra comunicazione si corrompe perché diventa un soliloquio dell’io che si confronta, si misura, si inquieta, cerca spettatori o complici, per cadere poi nel bozzolo dei propri discorsi interiori come dentro una tomba.  Spesso prende la strada di un soliloquio triste che finisce nel monologo della disperazione.
Badate, non sto facendo analisi psicologiche, cerco solo di aiutarvi a comprendere l’invito dell’apostolo Giacomo: “Qualcuno di voi è preso dalla tristezza? Preghi!” (Gc.5,13).  Non c’è tristezza più pesante della solitudine del cuore quando si è perduto l’abito della preghiera, perché non c’è compagnia più triste di quella che uno fa a sé stesso quando si è allontanato da Dio; ha infatti perduto l’unica presenza che può strapparlo alla solitudine interiore e al peso della sua miseria
 Avete mai osservato come il monaco che abita nella cella o nel deserto non vive mai solo, proprio perché lo accompagna una Presenza che non solo gli riempie la vita, ma anche lo unisce profondamente a tutti gli uomini?  Ebbene, dobbiamo imparare a non vivere soli nel rumore delle nostre città, a non perdere mai la presenza di Dio; dobbiamo sforzarci di vivere “sempre accompagnati” (Escrivà), sapendo che il Signore, quando la nostra anima è in grazia, abita il centro del nostro cuore.  Perciò, in tutte le strade e in tutti gli ambienti di questo mondo, quelli puliti e onesti dove un cristiano e un uomo di onore può vivere, lì è sempre possibile vivere la presenza di Dio avere con lui un colloquio assiduo e intenso. Perciò, ripeteva il Beato Escrivà insegnandolo a migliaia di anime: “La nostra cella è la strada”.

Ferdinando  Rancan

giovedì 9 aprile 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera e la Messa nella vita del cristiano


Nostalgia di Dio e preghiera

Quando, dunque, vi esorto ad essere uomini spirituali, in definitiva vi chiedo di essere uomini di orazione, che sanno parlare con Dio e frequentarlo, perché lo conoscono, comprendono i suoi disegni di amore verso gli uomini e sanno mettere questi disegni nella propria vita.
 Mi ha sempre impressionato profondamente un passo del profeta Isaia che contiene un rimprovero carico di dolore rivolto da Dio al suo popolo: “Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende” (Is.1,3). Fratelli miei, sono gli animali che non pregano, perché non conoscono Dio, “non comprendono”.  A noi sono stati dati intelletto e libertà e con essi possiamo aprirci a Dio con amore, e soprattutto ci è stato dato uno spirito di figli nel quale gridiamo “Abbà, Padre!”.  Non possiamo ignorare o dimenticare questa altissima dignità nostra che ci colloca - soli tra tutti gli esseri del creato visibile - davanti a Dio, capaci di conoscerlo, ascoltarlo, amarlo e servirlo.
 Non sentite dentro di voi l’anelito urgente di superare i limiti della materia, di salire oltre le angustie del corpo, di uscire dalle maglie di una mera psicologia meccanicistica e aprirvi alla vita dello spirito, a tutte le sue esigenze e a tutto il bisogno di trascendenza che esso contiene e che non si appaga se non nell’incontro con Dio? Non mortificate le nobili aspirazioni della vostra anima, non tenetela prigioniera di assillanti preoccupazioni terrene, o di sorde pesantezze del corpo.  Dio vi chiede di reagire con forza al tentativo diabolico di quanti vogliono farvi credere che l’uomo è una bestia, che siamo poveri animali destinati a chiudere in un sepolcro ogni nostro destino.
 Il nobile desiderio di una vita più alta che abbiamo nel cuore e la nostalgia di Dio - forse inconscia ma insonne - che si nasconde in noi non sono un inganno, non vengono dalla paura o dal bisogno di dare un senso a ciò che non lo ha; sono invece il segno inconfondibile che possediamo il germe di una dignità più alta e ci portiamo dentro il sigillo di Dio.  Vi ricordo una delle espressioni più intense di Giovanni Paolo II: “La preghiera rivela tutta la grandezza dell’uomo”. Perché?  Perché la preghiera rivela la nostra capacità di conoscere Dio, di parlargli e di innalzarci fino a lui.  Chi non prega conduce facilmente un’esistenza incollata alla terra e, prima o poi, finirà col vivere una vita animale.  Non lasciate cadere nel fango questa grandezza che avete ricevuto e che aspira a realizzarsi nella piena comunione con Dio.

Ferdinando  Rancan