domenica 31 maggio 2020

LA’ DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO



La preghiera nelle nostre case

Permettete, ora, che vi ricordi l’esercizio della presenza di Dio dentro le vostre case.  Ogni abitazione cristiana dovrebbe essere un luogo in cui si onora Dio, si rispetta la sua legge divina e si vive il comandamento evangelico dell’amore fraterno.  A voi, cari sposi cristiani, a voi genitori, spetta il primo posto in questo esempio di condotta cristiana.  Esiste tutto un codice di virtù domestiche fatto di mille piccoli dettagli che sono altrettante occasioni per vivere la presenza di Dio.
 Così, vi mettete davanti a lui quando dovete prendere una decisione, piccola o grande, che interessi tutta la famiglia; quando dovete intervenire nella condotta dei vostri figli; quando una preoccupazione sembra togliervi la pace o quando cercate di nascondere dietro un sorriso la stanchezza di un lavoro stressante.  Innalzerete a lui il vostro cuore per dirgli grazie davanti a tante cose buone che vi circondano in casa, per offrirgli i mille piccoli fastidi della giornata, per chiedergli perdono delle impazienze con cui rispondete alle contrarietà della vita familiare;  e ancora: una piccola immagine accanto al telefono può aiutarvi a risparmiare tempo e a non farlo perdere agli altri, a non offendere nella conversazione il prossimo e a ricordarvi di rispondere prontamente al Signore quando vi chiama a un piccolo servizio o a un gesto di carità fraterna. Sforzatevi, insomma, di trovare in tutto l’occasione per rivolgervi a Dio, per conservare con lui una familiarità semplice e abituale.
  Infine, pur evitando di dare all’ambiente e all’arredamento domestico un tono da sacrestia, cercate di trattare con amore e con fede le immagini sacre che avete nelle vostre case;  guardatevi da quella specie di tradimento che consiste nel trasformare in semplici “pezzi da arredamento” immagini che dovrebbero essere un affettuoso richiamo al colloquio con Dio e con la Vergine santa. Senza dire del gesto che sa di sacrilego oltre che di cattivo gusto, di usare il Crocifisso come pendaglio puramente ornamentale e spesso addirittura con l’aria superstiziosa di chi porta un amuleto contro la cattiva sorte o per difendersi dalla “sfortuna”.

Ferdinando  Rancan

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