venerdì 29 maggio 2020

LA PRESENZA REALE




AMIAMO IL SANTISSIMO SACRAMENTO

Amerai il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. Deuteronomio, VI, 5.


I. - Quando sarò elevato da terra, attirerò ogni cosa a me. Dapprima fu dall'alto della croce che Nostro Signore attirò a sé tutte le anime, riscattandole. Ma è pure certo che Gesù, pronunziando queste parole, accennava al suo trono eucaristico, appiè del quale vuole attirare tutte le anime per legarle con le catene dei suo amore. Vuole mettere in noi un amore appassionato verso di lui.
Un'idea, una virtù, che non diventano amore appassionato, non produrranno nulla di grande. L'affezione di un fanciullo non è amore secondo tutta la forza della parola: esso ama per istinto e perché si sente amato, ama se stesso in coloro che gli fanno del bene.
Un domestico può dedicarsi tutto al suo servizio, ma non amerà davvero, se non si dedica ai suoi padroni per affetto e senza alcuna mira d'interesse personale.
L'amore trionfa allora, solo che è una passione della nostra vita. Si possono produrre atti isolati d'amore più o meno frequenti, ma la nostra vita non è impegnata, non è donata. Ora, finché non avremo per Gesù in Sacramento un amore appassionato, non avremo fatto nulla. Nostro Signore certo ci ama appassionatamente, ciecamente, senza punto pensare a se stesso, sacrificandosi tutto per noi: bisogna dunque ricambiarlo!

II. - Il nostro amore per essere appassionato deve subire le leggi delle passioni umane. Io parlo delle passioni ordinate, naturalmente buone, giacché le passioni in se stesse sono indifferenti: noi le rendiamo cattive volgendole al male, ma sta a noi il servircene pel bene.
Una passione che domina un uomo lo concentra. Quel tale vuol giungere a quella posizione onorevole ed elevata. Egli non lavora più ad altro fine. Ci vorranno dieci, venti anni, egli dice, non importa: ci arriverò. Fa unità, ossia fa servire ogni cosa al suo intento, lasciando tutto quel che non lo condurrebbe alla sua meta.
Un altro vuol farsi una fortuna, se ne traccia la grandezza e dice: Io giungerò a possedere tutto questo. Lavora, non guarda alla fatica, tutto gli serve: intanto, è indifferente per ogni cosa che non riguardi il suo progetto.
Un altro ancora vuol giungere ad un onorevole matrimonio. Come a Giacobbe, sette anni di servizio sono per lui poca cosa. Se fa bisogno, né ricomincerà altri sette: Avrò la mia Rachele! Tante fatiche gli sembrano molto lievi per la grandezza del suo amore. Ecco in qual maniera si riesce nel mondo. Queste passioni possono diventar cattive e troppo spesso non sono che una serie d'iniquità, ma per se stesse possono essere oneste.
Senza una passione non si giunge a nulla, la vita è senza scopo e passa inutilmente.

III. - Or bene, anche nell'ordine della eterna salute abbiamo bisogno di una passione che domini la nostra vita e le faccia produrre, per la gloria di Dio, tutti i frutti che Dio stesso né attende. Amate con passione una data virtù, una verità, un mistero: dedicate ad essi la vostra vita, consacratevi pensieri e lavoro; che altrimenti non giungerete mai a nulla, non sarete che un lavorante a cottimo, non mai un eroe!
Abbiate un amore appassionato per l'Eucaristia. Amate Gesù in Sacramento con tutto l'ardore con cui si amano gli uomini nel mondo, ma per motivi soprannaturali, ben s'intende.
A tal fine cominciate col mettere la vostra intelligenza sotto l'influenza di questa santa passione. Nutrite in voi lo spirito di fede, persuadetevi invincibilmente della verità dell'Eucaristia, della verità dell'amore di cui Nostro Signore vi dà prova. Abbiate una grande idea, quasi una contemplazione estatica della presenza e dell'amore di Gesù: in tal modo voi date al vostro amore un focolare che né alimenterà la fiamma, e sarà costante.
Un uomo di genio concepisce un capolavoro, lo abbraccia con lo sguardo dell'anima, né è rapito. Lo eseguirà con tutti i mezzi possibili, a costo di qualsivoglia sacrificio; non sarà mai né stanco, né disgustato, che il suo lavoro domina tutta la sua vita; se lo vede innanzi, non può distoglierne il pensiero. Ebbene, mirate Gesù nel Santissimo Sacramento, contemplate il suo amore, siatene penetrato e rapito. E voi esclamerete attonito: Com'è dunque possibile che Gesù mi ami al punto di darsi a me sempre, senza stancarsi mai?
La vostra mente si fissa allora su Nostro Signore, tutti i vostri pensieri si volgono a cercarlo, a studiarlo; sentite il bisogno di penetrare le ragioni del suo amore; nello stupore, nel rapimento il vostro cuore lascia sfuggire questo grido: Come mai potrò rispondere a tanto amore?
Ed ecco, l'amore va crescendo nel vostro cuore: si ama assai quello soltanto che ben si conosce. Il cuore si slancia verso il Santissimo Sacramento; che non ha pazienza d'appressarsi passo a passo. Gesù Cristo mi ama! mi ama nel suo Sacramento! Il cuore spezzerebbe, se potesse, le pareti che lo racchiudono, per unirsi più strettamente a Nostro Signore.
Vedete i Santi: l'amore li infiamma, li fa soffrire, li trasporta; è un fuoco che consuma le loro forze e finisce col farli morire.
Oh morte felice!

IV. - Che se non giungiamo tutti fin là, tutti possiamo amare appassionatamente Gesù e lasciarci dominare da questo amore.
Non amate voi qualche persona? O madri, non avete voi un amore appassionato per i vostri figli? Spose, forse che non amate appassionatamente i vostri sposi? E voi, figli, non sentite tutta la dolcezza dell'affetto verso i vostri genitori? Or bene, applicate questo vostro amore a Gesù. Non vi sono due amori, ma uno solo. Egli non vi domanda di avere due cuori, uno per Lui e l'altro per quelli che amate su questa terra.
O madri, amate dunque il Santissimo Sacramento col vostro cuore di madre, amatelo come un figlio! Spose, amatelo come vostro sposo! Figli, amatelo come vostro padre!
Abbiamo una sola potenza di amare, ma capace di abbracciare oggetti diversi, con motivi diversi. Certuni amano alla follia i parenti, gli amici, e non sanno amare il Signore. Ma quel che facciamo per la creatura è quello stesso che dobbiamo fare per Dio: con questa differenza soltanto, che Iddio va amato senza misura e sempre più.

V. - Un'anima, che ama a questo modo, non ha più che una vita e una potenza, Gesù in Sacramento.
Egli è là, ed essa vive di questo pensiero. Egli è là! Tra Gesù e l'anima vi è allora corrispondenza, unione di vita.
Perché non vi giungeremmo?
Noi risaliamo diciannove secoli indietro per cercare gli esempi di virtù nella vita mortale di Nostro Signore. Ma Egli potrebbe dirci un giorno: Mi avete amato nel presepio, perché mi trovaste dolce e amabile; mi avete amato sul Calvario, perché ho cancellato i vostri peccati; perché dunque non mi avete amato nel Santissimo Sacramento, ove sempre ero con voi? Vi bastava venire, io ero là, poco lungi da voi.
Nel giudizio, non saranno tanto i nostri peccati che ci spaventeranno: ci furono perdonati per sempre; ma nostro Signore ci rinfaccerà il suo amore: Mi avete amato meno delle creature. Non avete fatto di me la felicità della vostra vita. Non mi avete amato abbastanza per vivere di me.
Ma noi potremmo dire: Siamo dunque obbligati ad amare così? Lo so che non è scritto il precetto di amare in tal modo, e ve n'è bisogno? Nulla lo dice, tutto però lo grida: la legge è nel nostro cuore.
Mi spaventa il pensiero che tanti cristiani si occupano volentieri e sul serio dei vari misteri, della vita, passione e morte di Nostro Signore, si danno al culto di qualche santo, ma dimenticano Gesù in Sacramento. Ma perché, ditemi, perché? Ah, perché non si può riguardare attentamente il Santissimo Sacramento senza sentirsi costretti a dire: Bisogna che io lo ami, che vada a visitarlo: non posso lasciarlo solo, mi ama troppo!
Gli altri misteri sono fatti storici che non vanno dritti al cuore: sono oggetto soprattutto di ammirazione: qui bisogna darsi, rimanere e vivere in Nostro Signore.
L'Eucaristia è la più nobile aspirazione del nostro cuore; amiamola dunque di un amore appassionato. Si dice: tutto questo è esagerazione. Ma l'amore è esagerazione. Esagerare è superare la legge; l'amore deve esagerare.
Non è forse esagerazione l'amore che Gesù ci dimostra restando con noi in tanta umiliazione? Chi vuole attenersi a quello cui è assolutamente obbligato, non ama. Ama colui che sente in sé la passione dell'amore.
Voi avrete la passione dell'Eucaristia quando Gesù in Sacramento sarà il vostro pensiero abituale, quando la vostra felicità sarà di venite ai suoi piedi, il vostro desiderio costante quello di fare il suo beneplacito. Orsù, entriamo in Nostro Signore! Amiamolo un po' per lui stesso; sappiamo dimenticarci e darci a questo buon Salvatore. Immoliamoci dunque un poco!
Vedete questi ceri, questa lampada che si consumano senza lasciar nulla, e nulla riservare per sé. Perché non saremmo per Gesù un olocausto, di cui non resti niente?
No, non viviamo più noi stessi; solo viva in noi Gesù Sacramentato! Egli ci ama tanto!

di San Pietro Giuliano Eymard

Nessun commento:

Posta un commento