martedì 26 maggio 2020

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Una vocazione tardiva (1805-1809).  
Giovanni Maria Vianney a vent'anni.  

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Ad Ecully senza dubbio l'abate Balley si unì da lungi alle preghiere del suo caro Vianney, ed al ritorno lo ricevette a braccia aperte. Da quest'epoca il nostro giovane fece discreti progressi, non sentì più lo scoraggiamento e la noia 22, ma trovò invece il suo lavoro piacevole e fruttuoso, e con immenso conforto vide aprirsi davanti a sé la via del Sacerdozio. Anche l'abate Balley da quel momento guardò all'avvenire senza soverchio timore, coltivando la più dolce speranza di potere assistere un giorno all'altare il suo antico allievo. Intanto questo scolaro era giunto all'età della coscrizione, facendo parte della classe del 1807, che era stata chiamata prima del tempo. Nel novembre 1806, dopo la sanguinosa campagna di Jena, Napoleone I, sebbene vincitore, aveva dovuto prelevare fra le giovani reclute ottantamila uomini. Avrebbe dovuto esservi chiamato anche Giovanni Maria, ma ne fu dispensato perché aveva incominciato i suoi studi per essere prete di Lione. Il Cardinal Fesch, che in quel tempo godeva ancora del favore dell'Imperatore, aveva ottenuto che tutti gli studenti ecclesiastici della sua archidiocesi, inscritti sulla lista officiale, fossero esenti dal servizio militare, come quelli già iniziati negli ordini sacri 23. Per questo il Curato di Ecully ottenne dall'abate Groboz, suo antico compagno di apostolato al tempo della rivoluzione e divenuto poi segretario del Cardinale, che lo studente Vianney fosse iscritto fra gli aspiranti al Sacerdozio 24.  

Durante la Quaresima del 1807 Giovanni Maria, in età di quasi ventun anni, ricevette ad Ecully il Sacramento. della Cresima 25 dalle mani del Cardinal Fesch, pastore zelante 26, ma sovraccarico di lavoro. La sua Diocesi, che comprendeva tre dipartimenti, il Rhòne, l'Ain e la Loire, non aveva potuto essere da lui visitata che una sola volta, nel 1803. La seconda visita, annunciata da una lettera pastorale del 22 gennaio 1807, era quindi un avvenimento straordinario.  

L'inverno era rigido, ma, non ostante le intemperie, - dice una relazione di quel tempo - Monsignore, dopo di avere visitato le parrocchie di Lione, percorse anche quelle dei sobborghi e delle vicinanze della città. In questo modo la parrocchia di Ecully fu una delle prime ad accogliere il coraggioso prelato. 

Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Arcivescovo di Lione - dice ancora la stessa relazione - continua la sua visita pastorale ... In un luogo nel quale ci siamo recati distribuì ancora la Comunione alle ore tre e mezzo del pomeriggio e continuò la cerimonia della Cresima fino alle ore cinque. Gli uomini che si comunicarono non erano in minore numero che le donne ed in tutti si leggeva l'espressione della fede e del raccoglimento.  

Faceva molto freddo e nevicava. Gli abitanti di varie parrocchie camminarono tre o quattro ore per recarsi al capoluogo dove si amministrava la Cresima, e, siccome la chiesa era piccola, la maggior parte attendeva al di fuori, esposta al freddo ed alla neve, senza lamentarsi.  

Molti, fra i giovani specialmente, facevano una lega di cammino per assistere al passaggio del Cardinale e quando, da lontano, scorgevano le vetture, si inginocchiavano, attendendo la benedizione. Si fecero ogni giorno circa duemila Comunioni e si amministrò la Cresima a circa tremila persone 27.   

Merita di essere ricordato il modo pratico ed interessante col quale il Cardinal Fesch amministrava i sacramenti della Cresima e della Eucarestia. Aveva fatto fondere un vaso di argento dorato, in forma oblunga, che poteva contenere più di tremila ostie, e da quello riempiva il ciborio col quale distribuiva la Comunione. Comunicandi e cresimandi venivano disposti in due file in mezzo alla navata e la loro affluenza fu tale che qualche volta oltrepassavano il porticato arrivando fin sulla piazza 28. Terminata la Messa, il Cardinale segnava col crisma le masse dei fedeli. Nel 1807 il numero dei confirmandi non fu minore di trentamila, e fra essi Sii vedevano giovani, uomini adulti, vecchi rivoluzionari, ritornati alla religione dei padri.  

Giovanni Maria Vianney ricevette la Cresima contemporaneamente a sua sorella Margherita, che aveva allora venti anni. A noi, che già conosciamo la sua pietà delicata, è facile, immaginarlo raccolto ed assorto in Dio, occupato coi suoi compagni di studio presso l'abate Balley, aiutando nei preparativi della festa. Per questo suo compito sarebbe stato cresimato tra i primi e nella chiesa stessa. La porpora che vestiva lo zio dell'Imperatore e che attirava tanti sguardi, non turbò il suo raccoglimento più che la novità di una tale cerimonia od il mormorio inevitabile che si elevava nella folla. L'Arcivescovo si fermò davanti a lui, lesse uri nome sul biglietto che gli si presentò, ed ungendolo col sacro crisma pronunciò le parole sacramentali: Giovanni Maria Battista, io ti segno col segno della Croce e ti confermo col crisma della salute, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il giovane Vianney aveva appunto scelto il santo Precursore per suo patrono di Cresima e d'ora in avanti si firmerà qualche volta Giovanni Maria Battista e qualche volta Giovanni Battista Maria, ritenendo per tutta la sua vita questo secondo patrono come uno dei suoi Santi preferiti.  

Lo Spirito di Dio, secondo un'espressione favorita dal nostro Santo, «poté riposarsi in quest'anima giusta come una bella colomba nel suo nido» 29 ed «alimentandone i buoni desideri» preparare le meraviglie di grazia che un giorno porterebbero questo giovane alla gloria degli altari. Per due anni di poi Giovanni Maria Battista godette nell'intimo della sua anima una pace indescrivibile.  

 Una notizia giunta d'improvviso scosse questa tranquillità. Nell'autunno del 1809 un agente di gendarmeria portò da Lione alla masseria di Dardilly un foglio di via, col nome di Giovanni Maria Vianney. 

Canonico FRANCESCO TROCHU

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