Dalla Gerarchia Cardinalizia di Carlo Bartolomeo Piazza
e dalle Rivelazioni Private della mistica
Maria Valtorta
Martirio e morte del piccolo Castulo e S. Messa di S. Paolo al Tullianum.
***
Il canto riprende: “Ho aspettato ansiosamente il Signore ed Egli a me si è rivolto ed ha ascoltato il mio grido”43.
“Il Signore è il mio Pastore, non mi mancherà nulla. Egli mi ha posto in luogo di abbondanti pascoli, m’ha condotto ad acqua ristoratrice” (S. 22).
“Fabio è spirato” dice una voce nel fondo del sotterraneo. “Preghiamo”, e tutti dicono il Pater ed un’altra preghiera che si inizia così: “Sia lode all’Altissimo che ha pietà dei suoi servi e schiude il suo Regno all’indegnità nostra senza chiedere alla
nostra debolezza altro che pazienza e buona volontà. Sia lode al Cristo che ha patito la tortura per coloro che la sua misericordia poteva conoscere troppo deboli per subirla, e non ha loro richiesto che amore e fede. Sia lode allo Spirito che ha dato i suoi fuochi per martirio ai non chiamati alla consumazione del
martirio e li fa santi della sua Santità. Così sia “ (Maran ata)
(non so se scrivo giusto).
“Fabio felice!” esclama un vegliardo. “Egli già vede Cristo!” Noi pure lo vedremo, Felice, e andremo a Lui con la doppia corona della fede e del martirio. Saremo come rinati, senza ombra di macchia, poiché i peccati della nostra passata vita
saranno lavati nel sangue nostro prima d’esser lavati nel Sangue dell’Agnello. Molto peccammo, noi che fummo per lunghi anni
pagani, ed è grande grazia che a noi venga il giubileo del
martirio a farci nuovi, degni del Regno”.
“Pace a voi, miei fratelli” tuona una voce che mi par
subito di avere già udito.
“Paolo! Paolo! Benedici!”
Molto movimento avviene fra la folla. Solo Plautina resta immobile col suo pietoso peso sul grembo.
“Pace a voi” ripete l’apostolo. E si inoltra sin nel centro dell’androne. “Eccomi a voi con Diomede e Valente per portarvi la Vita”.
“E il Pontefice?” chiedono in molti.
“Egli vi manda il suo saluto e la sua benedizione. È vivo, per ora, e in salvo nelle catacombe. Fanno buona guardia i fossores. Egli verrebbe, ma Alessandro e Caio Giulio ci hanno avvisati che egli è troppo conosciuto dai custodi. Non sempre sono 5 di guardia Rufo e gli altri cristiani. Vengo io, meno noto e
cittadino romano. Fratelli, che nuove mi date?”
“Fabio è morto”.
“Castulo ha subìto il primo martirio”.
“Sista è stata condotta ora alla tortura”.
“Lino lo hanno trasportato con Urbano e i figli di questo al
Mamertino o al Circo, non sappiamo”.
“Preghiamo per loro: vivi e morti. Che il Cristo dia a tutti la
sua Pace”.
E Paolo, con le braccia aperte a croce, prega - basso, bruttino anziché no, ma un tipo che colpisce - in mezzo al sotterraneo. È vestito, come fosse un servo lui pure, di una veste corta e scura, ed ha un piccolo mantelletto con cappuccio che per pregare si è buttato indietro. Alle sue spalle sono i due che ha nominato, vestiti come lui, ma molto più giovani.
Finita la preghiera, Paolo chiede: “Dove è Castulo?”
“In grembo a Plautina, là in fondo”.
Paolo fende la folla e si accosta al gruppo. Si curva a osserva. Benedice. Benedice il bambino e la matrona. Si direbbe che il
bambino si sia risvegliato ai gridi salutanti l’apostolo, perché
alza una manina cercando toccare Paolo, il quale gli prende
allora la mano fra le sue e parla: “Castulo, mi senti?”
“Sì” dice il piccino muovendo a fatica le labbra.
“Sii forte, Castulo. Gesù è con te”.
“Oh! perché non me l’avete dato? Ora non posso più!”
E una lacrima scende a invelenire le piaghe.
“Non piangere, Castulo. Puoi inghiottire una briciola sola?
Sì? Ebbene, ti darò il Corpo del Signore. Poi andrò dalla tua
mamma a dirle che Castulo è un fiore del Cielo. Che devo dire
alla tua mamma?”
“Che io son felice. Che ho trovato una mamma. Che mi dà il suo latte. Che gli occhi non fanno più male. (Non è bugia dirlo,
non è vero? per consolare la mamma?). E che io ‘vedo’ il Paradiso ed il posto mio e suo meglio che se avessi questi occhi ancora vivi. Dille che il fuoco non fa male quando gli angeli sono con noi, e che non tema. Né per lei, né per me. Il
Salvatore ci darà forza”.
“Bravo Castulo! Dirò alla mamma le tue parole. Dio aiuta sempre, o fratelli. E lo vedete. Questo è un bambino. Ha l’età in
cui non si sa sopportare il dolore di un piccolo male. E voi lo
vedete e l’udite. Egli è in pace. Egli è pronto a tutto subire,
dopo aver già tanto subito, pur di andare da Colui che egli ama e che lo ama perché è uno di quelli che Egli amava: un fanciullo, ed è un eroe della Fede. Prendete coraggio da questi
piccoli, o fratelli. Torno dall’aver portato al cimitero Lucina,
figlia di Fausto e Cecilia. Non aveva che quattordici anni, e voi lo sapete se era amata dai suoi e debole di salute. Eppure fu una gigante di fronte ai tiranni. Voi lo sapete che io mi faccio passare, con questi, per fossor44 , per potere raccogliere quanti più corpi posso e deporli in suolo santo. Vivo perciò presso i
tribunali e vedo, come vivo presso i circhi e osservo. E m’è
conforto pensare che io pure nella mia ora - faccia Iddio sollecita - sarò da Lui sorretto come i santi che ci hanno preceduto. Lucina fu torturata con mille torture. Battuta, sospesa, stirata, attenagliata. E sempre guariva per opera di Dio.
E sempre resisteva a tutte le minacce. L’ultima delle torture,
avanti il supplizio, fu volta al suo spirito. Il tiranno, vedendola presa di amore per il Cristo, vergine che aveva legata se stessa al Signore Iddio nostro, volle ferirla in questo suo amore. E la condannò ad esser di un uomo. Ma uno, due, dieci che si accostarono e dieci che perirono, percossi da folgore celeste. Allora, non potendo in nessun modo spezzare e distruggere il suo giglio, il tiranno ordinò fosse legata e sospesa in modo da rimanere come seduta e poi calata precipitosamente su un cuneo pontuto che le squarciò le viscere. Credette così il barbaro di averle levato la verginità tanto amata. Ma mai tanto, come sotto quel bagno di sangue, il suo giglio fiorì più bello e
dalle viscere squarciate si espanse per esser colto dall’angelo di
Dio. Ora ella è in pace. Coraggio, fratelli. Ieri l’avevo nutrita del Pane celeste e col sapore di quel Pane ella andò all’ultimo
martirio. Ora darò anche a voi quel Pane perché domani è giorno di festa sovrumana per voi. Il Circo vi attende. E non temete. Nelle fiere e nei serpenti voi vedrete aspetti celesti poiché Dio compierà per voi questo miracolo, e le fauci e le
spire vi parranno abbracci d’amore, i ruggiti e i sibili voci celesti,
e come Castulo vedrete il Paradiso che già scende per accogliervi nella sua beatitudine”.
I cristiani, meno Plautina, sono tutti in ginocchio e cantano:
“Come il cervo anela al rivo così l’anima mia anela a Te. L’anima mia ha sete di Dio. Del Dio forte e vivente. Quando
potrò venire a Te, Signore? Perché sei triste, anima mia? Spera in Dio e ti sarà dato di lodarlo. Nel giorno Dio manda la sua grazia e nella notte ha il cantico di ringraziamento. La preghiera
a Dio è la mia vita. Dirò a Lui: ‘Tu sei la mia difesa’ (S. 41).
Venite, cantiamo giulivi al Signore; alziamo gridi di gioia al Dio nostro Salvatore. Presentiamoci a Lui con gridi di giubilo. Perché il Signore è il gran Dio. Venite, prostriamoci ed adoriamo Colui che ci ha creati. Perché Egli è il Signore Dio
nostro e noi il popolo da Lui nutrito, il gregge da Lui guidato” (S. 94).
***
A cura di Mario Ignoffo
Nessun commento:
Posta un commento