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martedì 28 ottobre 2025

LA PEDAGOGIA DELLO SPIRITO SANTO

 


LE GRANDI LEGGI

DELLA PEDAGOGIA DIVINA


"Cercatemi e vivrete".

(Amos 5,4) "Mi troverete, quando mi cercherete con tutto il vostro cuore. Allora sarò trovato da voi"(Ger 29,13-14)


Orientamento fondamentale della vita cristiana


Non c'è altra prospettiva per la vita cristiana fervorosa se non la ricerca ardente di Dio. Solo in lui si può trovare la soddisfazione di tutti i desideri, la pace che si sperimenta solo nella sua compagnia e quel riposo dello spirito, esclusivo di coloro che pongono Dio al centro delle loro affezioni. "Egli ha la primazia in tutte le cose", su tutte le cose (Col 1,18). A maggior ragione si applica a Dio ciò che S. Paolo formula su Cristo.

La presenza e l'amore di Dio devono invadere completamente le nostre vite. Egli non è solo uno; deve essere l'unico. Dobbiamo arrivare al punto di dire, senza ipocrisia, con vera umiltà: "Signore, sei stato più forte di me e hai potuto di più" (Ger 20,7). Sarà degna di lui solo l'omaggio di un orientamento incondizionato verso di lui, traducendosi in obbedienza spontanea alla sua volontà.

Chi ha ricevuto da Dio la grazia di comprendere tutto ciò, possiede tutto, è stato colmato di beni. Nulla ritarderà di più la sua ascesa a Dio; subisce l'attrazione che fa gravitare tutti gli esseri attorno a Dio. E se l'anima tenta di allontanarsi da lui per comportarsi secondo i propri impulsi e prospettive limitate, Dio lascia sfuggire quel lamento, un tempo formulato contro il popolo di Israele: "Mi hanno abbandonato, io che sono fonte di acqua viva, e hanno scavato per sé cisterne, cisterne rotte, che non possono trattenere le acque" (Ger 2,13).

Tutta la pedagogia divina si ordina in funzione di questo fine eminente: fare tornare a Dio gli esseri creati per amarlo e per consegnarsi senza riserve al suo amore. Avrà necessariamente sfumature, a seconda degli individui sui quali si propone di agire. Terrà conto di elementi così differenziati di ogni personalità: carenze, rifiuti, resistenze, così come assensi momentanei. Dio opera in esseri dotati di libertà; ha come linea di condotta rispettarla sempre, poiché non vuole un amore forzato, o da mercenario. Vuole un cuore che si consegna nella spontaneità del dono senza restrizioni.

Nonostante le direzioni così diverse della grazia nelle anime, è, tuttavia, possibile distinguere e mettere in evidenza alcune leggi maggiori della pedagogia divina, orientate dal carattere imperioso del fine proposto, che riassumiamo in parole che dicono tutto: ricerca ardente di Dio.

San Benedetto, nella sua Regola, ha avuto una geniale intuizione di questa esigenza, la cui mancanza condanna al fallimento, fin dall'inizio, qualsiasi formazione spirituale. Cosa richiede egli dal novizio che si presenta alla porta del monastero, chiedendo ammissione? Che abbia una cultura umana che lo metta subito in evidenza e dia speranze ben fondate di un'azione efficace? Che abbia fama, relazioni sociali, beni? Che importa tutto ciò se non è soddisfatta la condizione fondamentale? "Si abbia tutta la sollecitudine nel sapere se il novizio cerca veramente Dio, se è zelante per l'opera di Dio". Non è, in primo luogo, questione di talenti, di possibilità multiple (anche se non siano trascurabili e, sotto certi aspetti, siano persino necessarie); è questione di amore.

San Benedetto, perciò, si affretta ad aggiungere: "fategli conoscere le cose dure e aspre per le quali si arriva a Dio".

L. J. CALLENS, O.P.