PRIMA PARTE
Sorella Maria Josefa Menéndez
Religiosa della Società del Sacro Cuore di Gesù
(Manifestazioni degli infiniti tesori della misericordia del Sacro Cuore di Gesù).
La vita interiore della Sorella Josefa rimase nascosta, come già detto, agli occhi degli altri, eccetto che ai suoi guide spirituali e alle Superiori religiose, che si sarebbero occupate di manifestarla più tardi al mondo. Già nella sua morte sembrava che il Cuore di Gesù sollevasse un lembo del velo per "rivelare alle anime i ferventi inviti del suo Amore" attraverso l'impressione soprannaturale di pace celestiale che irradiava dalla sua cella. Il Sacro Cuore di Gesù preparò la sua Serva con grandi sofferenze e tentazioni per ricevere le rivelazioni, che lei ci ha lasciato solamente obbligata dalla santa Obbedienza. Il demonio la tentò con assalti violenti contro la sua vocazione. "La stessa morte non mi farà soffrire di più", disse lei. Più tardi vennero altre sofferenze orrende. Ma il Sacro Cuore e la Santissima Vergine venivano a sostenere il suo coraggio. Alcune volte interveniva anche Santa Maddalena Sofia.
Il 5 giugno 1920 ricevette una grazia mistica. In quel giorno, dopo un assalto più formidabile dell'inferno, Josefa, in ginocchio con tutte le sue Sorelle nell'Adorazione della notte, si sentì improvvisamente invasa da quello che chiama ingenuamente "un sonno molto dolce", e si svegliò nella piaga del Cuore divino. "Non posso spiegare cosa sia successo", racconta lei. "Gesù! Non Ti chiedo nient'altro se non di amarti e di essere fedele alla mia vocazione". Alla luce che la inondava, vedeva i peccati del mondo e offriva la sua vita per consolare il Cuore ferito di Gesù. La consumava il desiderio veemente di unirsi a Lui, e nessun sacrificio le sembrava troppo grande per rimanere fedele alla sua vocazione. La notte era scomparsa sotto questa chiarezza divina e si era allontanata la desolazione di fronte a questa felicità insondabile. "È stato il mio Dio a operare questo", continua Josefa nelle sue note scritte per obbedienza. "Sono confusa per tanta bontà! Volevo amarlo fino alla follia! Solo gli chiedo due cose: Amore e riconoscenza per il suo Cuore divino. Più che mai, ora conosco la mia debolezza, ma anche più che mai spero di avere forza e coraggio. Non avevo mai riposato in questa divina Piaga! ... ma ora comprendo un po' dove devo rifugiarmi nei momenti di tribolazione: è un luogo di riposo e di molto Amore".
Il 29 giugno, dopo molte apparizioni di questo Cuore che sembrava sommerso in un incendio, il Divino Maestro si mostrava a lei con uno splendore abbagliante. "Poco prima dell'innalzamento della Santa Ostia, scrive lei, i miei occhi, questi poveri occhi!... videro l'unico Desiderato della mia anima, il mio Signore e il mio Dio! Il suo Cuore era avvolto da una fiamma ardente: egli sorrideva un po'. Egli stesso mi avvicinò alla sua Divina Piaga e, mentre mi sentivo annichilita alla presenza di tanta bellezza e di tanta luce, mi disse queste parole con voce molto dolce e allo stesso tempo molto grave: 'Così come Io mi immolo come Vittima d'Amore, così voglio che tu sia mia Vittima: l'amore non rifiuta nulla.' Il Sacro Cuore si era aperto per non chiudersi mai più. Le tentazioni e le sofferenze continuarono. Josefa sopportò quindi combattimenti, umiliazioni, dolori in confronto ai quali le nostre tribolazioni umane non sono che mere ombre. Queste interventi diaboliche, di violenza inaudita, sembrano non aver avuto altro scopo se non quello di strapparla alla sua vocazione e rovinare così il piano di Amore e di Misericordia, di cui Dio la faceva strumento. Tentazioni, ossessioni, persecuzioni sensibili, lotte corpo a corpo, vero martirio i cui segni i suoi membri portarono nella tomba... quanto questo è rapidamente detto e scritto! Ma quanto eroismo nascosto in quella lotta di giorni e di notti la cui violenza fu solo sospettata, e nella quale l'anima generosa di Josefa difendeva a tale prezzo la sua vocazione e la sua fedeltà! Ma la attendevano prove ancora più grandi. Dio permise che lei conoscesse misteriosi contatti con l'inferno stesso. Discese in questo abisso di fuoco, vi trascorse ore che le sembrarono secoli, ebbe lì la visione chiara della perdizione delle anime e sperimentò il dolore dei dolori: quello di non poter più amare! Con queste espiazioni comprava senza dubbio la salvezza di molte anime, e Satana, credendo di trionfare sulla sua vittima, concludeva in lei il piano divinamente concepito dall'Amore. Josefa rimaneva schiacciata dal peso di ciò che vedeva e udiva: 'Tutte le sofferenze del mondo non sono nulla, scriveva lei, quando possono impedire a un'anima di cadere all'inferno. Ciò che vedo mi dà grande coraggio per soffrire. Comprendo il prezzo dei minimi sacrifici: Gesù li raccoglie e se ne serve per liberare molte anime da tali tormenti.'"
Padre Antônio Paulo Ciríaco Fernandes, S.J.

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