venerdì 26 dicembre 2025

“Quando un cuore non è vuoto, o lo rifiuto, né posso incominciare il lavorio che ho disegnato di fare nel fondo dell’anima”...

 


FIAT  Luglio, 15 – 1926


Ricordo che, da ragazza, avevo quasi una smania di volermi far suora, e siccome andavo dalle suore a scuola 19, io sentivo un affetto un po’ spinto per loro, ma però volevo loro bene, perché volevo essere come una di loro; ma nel mio interno mi sentivo rimproverare di questo affetto, e mentre promettevo di non amare altro che Gesù, ricadevo di nuovo, e Gesù ritornava a darmi amari rimproveri 20. Unico affetto, ricordo, che ho sentito in vita mia in modo speciale, ché poi non mi sono sentita più amore verso nessuno. Che tirannia è un affetto naturale e forse anche innocente, al povero [20] cuore umano! Lo ricordo con terrore; i rimproveri interni mi mettevano in croce; mi sembrava che il mio affetto teneva in croce Gesù, e Gesù per ricambio metteva in croce me, e perciò non godevo la vera pace, perché è la natura dell’amore umano guerreggiare un povero cuore. Avere pace ed amare persone con modo speciale, non esiste nel mondo, e se esiste significa non avere coscienza, ancorché fosse con fine santo o indifferente. 

Ma il benedetto Gesù la fece subito finire, ed ecco come. Una mattina pregai la mamma che mi mandasse a far visita alla Superiora e l’ottenni con stento e sacrificio. Mentre andai domandai che mi facessero uscire la Superiora, e dopo mi fu risposto che stava occupata e non poteva uscire; io [21] restai come ferita nel sentire ciò. Andai in chiesa e sfogai la mia pena con Gesù, e Lui prese occasione da ciò per farmela finire. Mi parlò del suo Amore e dell’incostanza dell’amore delle creature, e come voleva che assolutamente la finissi, dicendomi che “quando un cuore non è vuoto, o lo rifiuto, né posso incominciare il lavorio che ho disegnato di fare nel fondo dell’anima”... Ma chi può dire tutto ciò che mi disse nel mio interno? Ricordo che la finii e il mio cuore restò impavido, senza sapere amare più nessuno 21. 

Onde pregavo sempre Gesù che mi facesse giungere a farmi suora, e spesso glielo domandavo quando me lo sentivo nel mio interno, se doveva giungere a compimento la mia vocazione religiosa; e Gesù mi assicurava dicendomi: “Sì, ti contenterò; [22] vedrai che sarai suora”. Io restavo tutta contenta nel sentirmi assicurare da Gesù e per ottenere il consenso cercavo di disporre la famiglia, la quale era contraria, specie la mamma; giungeva fino a piangere e mi diceva che mi avrebbe contentata se avessi voluto farmi suora di clausura, ma delle suore attive non me l’avrebbe fatta mai vincere 22. Io però, a dire il vero, volevo farmi suora attiva, perché quelle che conoscevo erano state le mie maestre 23, ma sopravvenne la mia lunga malattia 24 e mise termine alla mia vocazione; e molte volte mi lamentavo con Gesù e gli dicevo: “Eppure mi dicevate la bugia, mi davi la burla, promettendomi che dovevo giungere a farmi suora”.  

E Gesù molte volte mi ha assicurato che mi diceva la verità, dicendomi: “o non so né ingannare né burlare. La chiamata che o [23] facevo a te era più speciale: chi mai col farsi suora, anche nelle religioni 25 più strette, non può camminare, non [può] prendere aria, non [può] godere nulla? E quante volte nelle religioni fanno entrare il piccolo mondo e si divertono magnificamente? Ed o resto come da parte. Ah, figlia mia, quando o chiamo ad uno stato, so o come realizzare la mia chiamata; il luogo è per Me indifferente 26, l’abito religioso per Me dice nulla, quando nella sostanza dell’anima è quello che dovrebbe essere se fosse entrata in religione; e perciò ti dico che sei e sarai la vera monacella del Cuore mio”.


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