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domenica 28 maggio 2023

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


I Principi della Città del bene.


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Secondo i più dotti interpetri, le apparizioni accidentali degli angeli sulla terra non sarebbero che il preludio di una apparizione abituale in cielo. « I reprobi, dicono essi, saranno tormentati non' solamente nella loro anima, per la conoscenza dei loro supplizi: ma altresi nei loro corpi, vedendo le figure orribili dei demoni. In essi gli occhi del corpo hanno peccato nello stesso modo che gli occhi deiranima; è dunque giusto che tanto gli uni che gli altri ricevano il loro gastigo. « Parimente, è probabile che nel cielo gli angeli prenderanno corpi magnifici aerei, a fine di rallegrare gli occhi degli eletti, e di conversare con essi a bocca a bocca. Ciò pare esatto, da un lato, per T amicizia, per f unione, per la comunicazione ’ intima, la quale esisterà tra gii Angeli ed i beati, come concittadini della stessa patria: dall* altro per la ricompensa dovuta alla mortificazione dei sensi ed alla vita angelica che i santi haimo menato quaggiù, nella speranza di godere della società degli angeli. Se fosse altrimenti, i sensi degli eletti non riceverebbero nessuna gioia dagli angeli,, ed anche ogni relazione con essi sarebbe loro impossibile. Tutto si limiterebbe ad una comunicazione mentale, ed il corpo sarebbe privato di una parte della sua ricompensa. 1 » Parlando del giudizio ultimo essi aggiungono : « Egli è credibilissimo che tutti gli angeli riappariranno in corpi splendidi ; altrimenti questa gloria del Figliuolo di Dio non sarebbe yeduta dagli empi, pei quali appunto sarà soprattutto mostrata. L’esercito potente dei cieli niente aggiungerebbe alla maestà esteriore del giudice supremo; maestà che la Scrittura prende cura di descrivere con tanta precisione. La moltitudine degli angeli essendo innumerevole, essa riempirà dunque le immense pianure dell'aria e presenterà alle nazioni radunate, il formidabile aspetto d’un’ armata schierata in battaglia. Non è meno credibile che i demoni appariranno sotto forme corporee : altrimenti non sarebbero veduti dai reprobi, e però la gloria del Nostro Signore e la confusione dei malvagi esigono che sieno visibili. 

2 Qualità degli Angeli. Dalla semplicità o incorporeità della loro natura, resulta che i principi della Città del bene sono incorruttibili. Esenti da languori e da infermità, essi non conoscono nè il bisogno di nutrimento o di riposo, nè le debolezze deirinfanzia, nè le infermità 4ella vecchiaia. Resulta ancora eh’essi sono dotati di una bellezza, di una intelligenza, di una agilità e di una forza incomprensibile all’uomo. Iddio è la bellezza perfetta e la sorgente di ogni bellezza. Quanto più un essere gli rassomiglia, tanto più è bello. I cieli sono belli, la terra è bella, perchè i cieli e la terra riflettono alcuni raggi della bellezza del Creatore. Di tutti gli esseri materiali il corpo umano è il più bello, perchè possiede in un grado più elevato la forza e la grazia, la cui felice unione forma il marchio della bellezza. L’anima è più bella del corpo, perchè è l’immagine più perfetta dell’eterna bellezza. L’angelo ,dunque essendo alla sua volta l'immagine incomparabilmente più perfetta di questa bellezza, é incomparabilmente più bello che l’anima umana. Per conseguenza quale spettacolo offre agli sguardi il Re della Città del bene, circondato da tutti questi principi, rilucenti come tanti soli, il meno bello dei quali ecclissa tutte le bellezze visibili I II giorno in cui sarà dato all’uomo di vederlo faccia a faccia, entrerà in un rapimento, indicibile anche a Paolo che ne fu testimone. Frattanto l’umanità ha l’istinto di questa suprema bellezza; imperocché, per indicare il grado più perfetto della bellezza sensibile essa dice; bello come un angelo. La bellezza degli angeli è il raggio della loro perfezione essenziale, e questa loro essenziale perfezione è l’intelligenza. 

Chi ne dirà l’estensione ? Risponde san Tommaso : « L’intelligenza angelica è deiforme, vale a dire, che l’angelo acquista la conoscenza della verità non mediante la vista delle cose sensibili, nè per via del ragionamento, ma per il semplice sguardo.1 Come sostanza esclusivamente spirituale la potenza intellettiva é in lui completa, cioè dire eh.’ essa non é mai in potenza come nell'uomo, ma sempre in atto, di maniera che l’angelo conosce attualmente tutto ciò che può conoscere naturalmente.1 » Ei lo conosce tutto intiero, nel complesso, e nei particolari, nel principio, e nelle ultime conseguenze. « Le intelligenze d’un ordine inferiore, come l’anima umana, hanno bisogno per giungere alla perfetta cognizione della verità di un certo movimento, di un certo lavoro intellettuale, col quale esse procedono dal noto all’ignoto. Questa operazione non avrebbe luogo se, dal momento che esse conoscono un principio, ne vedessero istantemente tutte le conseguenze. Tale è la prerogativa degli angeli. Tosto che sono in possesso di un principio, già conoscono tutto quel che racchiude: ecco perchè si chiamano intellettuali, e le anime umane semplicemente ragionevoli. Così non può esservi né falsità, né errore, nè inganno nell’intelligenza di nessun angelo.2 >

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Monsignor GAUME


domenica 12 febbraio 2023

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


I Principi della Città del bene.

Il Re della Città del bene non è solitario. Intorno al suo trono stanno innumerevoli legioni di principi risplendenti di bellezza che formano la sua corte.1 Ufficio, loro è di onorare il grande Monarca, vegliare alla guardia della Città e presiedere al suo governo: questi principi sono i buoni angeli. Sotto pena di lasciare nell'ombra una delle più grandi meraviglie del mondo superiore ed il roteggio più importante della sua amministrazione, noi dobbiamo farli conoscere. Perciò fa d’uopo dire la loro esistenza, natura, numero, le loro gerarchie, i loro ordini e funzioni. Esistenza degli angeli. Gli angeli sono tante creature incorporee, invisibili, incorruttibili, spirituali, dotate di intelligenza e di volontà.2 La fede del genere umano, la ragione, 1’ analogia delle leggi divine si riuniscono per stabilire sopra un fondamento incrollabile il domina dell' esistenza degli angeli. Di già abbiamo visto la lede del genere umano manifestarsi con splendore nel culto universale dei genii buoni e cattivi. La ragione dimostra facilmente che il nostro mondo visibile con la sua imperfetta natura, non ha né può avere in sé, né la ragione della sua esistenza, nè il principio delle leggi che la regolano. Bisogna cercarla in un mondo superiore, del quale non è che il reverbero.1 Corn’ é per l'albero, il cui fogliame sboccia ai nostri sguardi, cosi sono i principii di vita e di solidità, nascosti nelle profondità della terra. L'osservazione più sapiente delle leggi divine provoca quest’assioma: che non vi è salto nella natura né rottura nella catena degli esseri.2 Nello stesso tempo essa dimostra che di questa catena magnifica l’uomo non può essere l’ultimo anello. Dio è l’oceano della vita. Egli la diffonde su tutte le forme, vegetativa, animale, intellettuale. Secondo che essa è più o meno abbondante, la vita segna il grado gerarchico degli esseri. Ora essa è più abbondante via via che l’essere si avvicina più a Dio. Cosi per ricondurre a sé con gradi insensibili tutta la creazione discesa da lui, 1’ Onnipotente, la cui infinita sapienza si è divertita nella formazione dell’universo, ha tratto dal nulla parecchie specie di creature. Le une visibili e puramente materiali, come per esempio, la terra, l’acqua, le piante: altre, visibili ed invisibili a un tempo, materiali e immateriali, come gli uomini; altre infine, invisibili ed immateriali come gli angeli.

Questi ultimi, non meno degli altri, sono dunque una necessità della creazione. Ascoltiamo il più grande dei filosofi: « Supposto, dice san Tommaso, il decreto della creazione, l’esistenza di queste creature incorporee è una necessità. Difatti il fine principale della creazione, è il bene. Il bene o la perfezione consiste nella rassomiglianza dell'essere creato col Creatore, dell’effetto con la causa. La rassomiglianza dell’ effetto con la causa é perfetta, allorquando l’effetto imita la causa, secondo che essa lo produce. Ora, Dio produce la creatura con intelletto e con volontà. La perfezione dell’universo esige dunque che vi siano creature intellettuali ed incorporee.1 « Di maniera che, che vi siano angeli, e che questi siano esseri personali, e non miti o allegorie, quest’ è una verità insegnata dalla rivelazione, confermata dalla ragione, e attestata dalla fede del genere umano. « Natura degli angeli. L’abbiamo già indicata; gli angeli sono incorporei, vale a dire che non hanno corpi coi quali siano essi naturalmente uniti. La ragione è che essendo tanti esseri completamente intellettuali e sussistenti per se medesimi, formae mbsistentes, come parla san Tommaso, cosi essi non hanno bisogno di corpo per essere perfetti. Se l' anima umana è unita ad un corpo, è che essa non ha la pienezza della scienza, e che è obbligata ad acquistarla per mezzo delle cose sensibili. Quanto agli angeli, essendo perfettamente intellettuali per loro natura, non hanno niente da apprendere dalle creature materiali: e il corpo loro è inutile.1 » Da ciò resulta che gli angeli non possono, come le anime umane, essere uniti essenzialmente a dei corpi, e diventare una stessa persona con loro. Essi sono per conseguenza incapaci di esercitare nessun atto della vita sensibile o vegetativa, come vedere corporeamente, sentire, mangiare e altre cose simili. 2 Dell’ aria o di un’ altra materia già esistente, essi possono però formarsi dei corpi, e dar loro una figura ed una forma accidentale. L’Arcangelo Raffaello diceva a Tobia: Quando io ero con Voi per volere di Dio, pareva che io mangiassi e bevessi, ma io facevo uso di cibi invisibili. 3 Cosi, l'apparizione degli angeli sotto una forma sensibile non è una visione immaginaria. La visione immaginaria non è che nella immaginazione di colui che la vede: essa sfugge agli altri. Ora, la Scrittura ci parla sovente degli angeli che appaiono sotto forme sensibili, e che sono visti indistintamente da tutti. Gli angeli che appariscono ad Abramo sono visti dal patriarca, da tutta la sua famiglia, da Lot e dagli abitanti di Sodoma. Cosi pure l'angelo che apparisce a Tobia è visto da lui, da sua moglie, da suo tiglio, da Sara e da tutta la famiglia di Sara. E dunque manifesto che non era quella una visione immaginaria. Era bensi una visione corporea, nella quale quegli che ne gode, vede una cosa che é esteriore a lui. Ora, l'oggetto di una simile visione, vale a dire la cosa esteriore non può essere altro che un corpo. Ma, poiché gli angeli sono incorporei e che non hanno corpi, ai quali siano naturalmente uniti, ne risulta, eh’essi rivestono, quando ne hanno bisogno, di corpi formati accidentalmente. 1 Questi corpi, composti d' aria condensata, o di un’altra materia, gli angeli non gli prendono per sè ma per noi. Tutte le loro apparizioni si riferiscono al mistero fondamentale dell'incarnazione del Verbo, e alla salute dell’uomo del quale è la indispensabile condizione. Le une lo preparano, le altre lo confermano, intanto che esse provano la esistenza del mondo superiore con le sue realtà eterne, gloriose o terribili. « Conversando familiarmente con gli uomini, dice san Tommaso, gli angeli vogliono mostrarci la verità di questa grande società degli esseri intelligenti, che noi attendiamo nel cielo. Nell*antico Testamento, le loro apparizioni aveano per scopo di preparare il genere umano all' Incarnazione del Verbo, imperocché erano tutte figura dell'apparizione del Verbo nella carne. 

Nel Nuovo, esse concorrono al compimento del mistero, sia in se medesimo, ossia nella Chiesa e negli eletti. È facile convincersene esaminando le circostanze delle apparizioni angeliche a Zaccaria, alla santa Vergine, a gan Giuseppe, a san Pietro, agli apostoli, ai martiri, ai santi in tutti i secoli.

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Monsignor GAUME

martedì 11 ottobre 2022

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


 Il Re della Città del bene.

Nei tempi nuovi chiedete ai pescatori di Galilea chi gli ha spinti ai quattro angoli del mondo a fine di spargere dappertutto, come nubi benefiche, le divine rugiade della grazia; chi ha dato loro l’ intelligenza e la forza necessarie per intraprendere le loro gravose fatiche, portare la guerra persin nel centro della Città del male, battere in breccia questa città colossale, smantellarla, minarla; e fabbricare in sua vece la città del bene? Quando occorre difendere l’opera divina, a costo di tutti i sacrifizi, chi è 1’ esortatore dei martiri ed il sostegno del loro coraggio, in faccia ai tribunali, alle torture, ai roghi ed alle fiere dell’ anfiteatro ? Il Re della Città del bene. Ciò che fu per gli Apostoli e per i martiri il divino Re, lo fu e continua ad esserlo, per i solitari, per le vergini, per i missionari, per i santi ed i fedeli, i quali in tutte le condizioni ed in tutti i paesi, ogni di intraprendono e conducono ad un fine felice 1’ opera eroica della loro santificazione e della santificazione degli altri. Contate se potete, il numero dei buoni pensieri, delle salutari risoluzioni, dei sacrifizi d’inclinazione, di gusto, d’interesse, d’ amore, di tendenze, di passioni che debbono per salvare un’anima, riempire una vita di cinquantanni; calcolatene l’estensione e vedrete, quale buono, quale instancabile e qual potente esortatore è lo Spirito Santo. Egli è Consolatore. Miei dilettissimi, sin qui io vi ho istruiti, diretti, consolati; ecco perchè vi attrista la mia prossima dipartita. Fatevi coraggio, perchè io vi manderò in mia vece un altro consolatore che dimorerà con voi, non pei* un po’ di tempo come me, ma per sempre. Egli v’istruirà, vi dirigerà, vi consolerà nelle vostre pene, ne’ vostri dubbi, nelle vostre tentazioni, ne* vostri incessanti combattimenti. Tale è il significato delle parole del Verbo incarnato annunziante lo Spirito Santo a’ suoi apostoli, alla Chiesa, a noi medesimi.1 Consolatore. Bisognava conoscer bene l’umanità per dare questo nome al Re della Città del bene. La vedete voi questa povera umanità, rovina vivente, che attraversa da sessanta secoli in qua una terra di miserie, troppo giustamente chiamata la valle delle lacrime: avvolta nelle tenebre, circondata da nemici, affranta da travagli, oppressa da dolori, rosa da cure: lasciando sul selciato della via le macchie del suo sangue, ed ai rovi i brandelli della sua carne: trascinantesi dietro una lunga catena di speranze deluse, scorgendo di lontano, come ultima prospettiva, una tomba semiaperta con misteri di decomposizione eh’e ssa non ardisce guardare; e al di là, gli abissi imprescrutabili di una doppia eternità? Fa duopo convenirne, se l'umanità ha bisogno di qualcuno, è innanzi tutto di un consolatore.

Degno di questo nome veramente regio, il Re della Città del bene, è il consolatore per eccellenza : Consolator optimc. La sua sovranità non ha altro scopo che di rasciugare le lacrime dei suoi sudditi, o di trasformarle in perle d’immortalità. Consolatore potente; le sue consolazioni non sono vane parole che si frangono alla superfìcie del cuore, ma sollievi efficaci, e intime gioie. Ccfiisolatore universale; non un patimento del corpo, non uu dolore dell’ anima, non un rovescio di fortuna, non un dubbio, non una perplessità, non un fallo, pei quali non abbia un rimedio, una luce, una speranza. Che l’uomo, il p opolo, il secolo il quale non ha nessuna faccenda da trattare dinanzi al tribunale della giustizia e della misericordia divina; che non ha bisogno nè di lumi per conoscere il bene, nè coraggio per intraprenderlo, nè perseveranza per compierlo, nè consolazione nelle sue pene, insomma, che il niente orgoglioso che ha la pretensione di bastare a sè medesimo, o di trovare in braccia di carne un appoggio sufficiente per la sua debolezza, disprezza, oblia l’Avvocato divino, l’Esortatore soprannaturale, il Consolatore supremo: noi non ci abbiamo niente da dirgli. Una profonda pietà, delle preghiere e delle lacrime, questo è tutto ciò che resta a dargli. Quanto all’uomo, al popolo, al secolo che ha la coscienza de’ suoi bisogni, trova nel fondo dell’anima sua mille motivi ogni giorno più pressanti, di invocare lo Spirito Santo, e di vivere sotto le sue leggi. Tale è, secondo i nomi principali che gli danno questo carattere, il Re della Città del bene. Se a tanti titoli che gli sono proprii, si aggiungono quelli ch'egli divide col Padre e col Figliuolo, ci apparirà come il più grande, il più magnifico, il più sapiente, il migliore di tutti i monarchi; la sua città, come il regno più glorioso, il più libero, il più felice che l’uomo possa sognare ; .i suoi sudditi, come una famiglia di fratelli, come un’assemblea di dei, incominciati dalla grazia e in via di divenire tanti dei consumati nella gloria. Se un simile spettacolo vi lascia la forza di parlare, sarà per dire col profeta: Città del mio Dio, quanto siete bella! beati coloro che vi abitano.1

Monsignor GAUME

domenica 31 luglio 2022

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


 Il Re della Città del bene.

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« Che cosa voglio io dire con ciò ? Domanda sant’Agostino. Può lo Spirito Santo gemere, lui che gode  della felicità suprema col Padre e col Figliuolo? No certo.  Lo Spirito Santo non piange in se stesso e nella beata  Trinità ; ma geme in nói, imperocché egli c’ insegna a  gemere. Insinuandoci alle orecchie del cuore che noi siamo  viandanti nella valle delle lacrime; c’insegna a sospi­rare per la patria eterna, e questo desiderio produce i  nostri gemiti. Colui che sta bene, o piuttosto che crede  di star bene in questa terra d’esilio, colui che s’ine­bria della gioia dei sensi, e che nuotando nell’ abbon­danza dei beni temporali, si pasce di una vana felicità,  costui non fa sentire se non che la voce del corvo ;  poiché la voce del corvo è schiamazzante e non gemente. « Al contrario, colui che sente il peso della vita, e  che si vede ancora separato da Dio e privo della bea­titudine infinita che ci ha promessa, che possiede in speranza, ma che non possederà in realtà se non il di  in cui il Signore verrà splendente della sua gloria,  dopo essere venuto nell’ umiltà ; colui che conosce ciò  piange ; e finché egli piange per questo, piange con  profitto : poiché è lo Spirito Santo che gli insegna a  piangere e ad imitare la colomba. Infatti piangono molti,  -allorquando sono essi colpiti da alcune avversità, o in  preda ai dolori dell infermità, o sotto i catenacci di una  prigione, o nelle catene della schiavitù, o nell' onde semiaperte per inghiottirli, o nei lacci tesi dai loro ne­mici : ma essi non gemono di quel gemito della colomba;  non è, né l'amore di Dio che gli fa gemere, né lo Spi­rito Santo che geme per essi. Perciò quando essi sono  liberati dai loro mali, gli sentite esultare ad alta voce: il  che dimostra che essi sono corvi e non colombe.1 » Egli è Esortatore. Tutto il bene, degno di questo nome,  che si compie sin dal principio del mondo, che tuttora si compie, che si compirà sino alla consumazione dei  secoli, è dovuto al Figliuolo dello Spirito Santo, ai citta­dini della Città del bene. Chi dà loro la volontà di farlo?  il loro Re. Senza il di lui aiuto nessuno può neppure  pronunziare in modo utile per il cielo il nome del Re­dentore. 8 Abele offre generosamente al Signore i suoi  più pingui agnelli. Io vedo il sacrificio: dov’ è l’anima  che lo ispira? chi ne è l'esortatore? Il Re della Città  del bene.

Noè affronta per cento anni le beffe dei suoi contemporanei e costruisce a po' alla volta l’arca che deve salvare la specie umana. Io vedo il coraggio del pa­triarca e vedo la nave; ma qual’ è il sostegno dell* uno  e rispiratore dell’altro? Il Re della Città del bene. Io  vedo Abramo che lega sull’ ara l’unico suo figlio Isacco,  e sta alzando la mano per immolarlo; chi é l’esortatore  e la guida dell' eroico padre dei credenti ? Il Re della  Città del bene. Io vedo nella serie degli antichi secoli  i patriarchi, i re, ed i guerrieri d'Israello compiere  mille atti splendidi, trionfare di mille difficoltà, affron­tare senza timore dolori senza numero; quale fu l’anima  di queste grandi anime? chi fu il loro esortatore? Il  Re della Città del bene.

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Monsignor GAUME

giovedì 16 dicembre 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO



 Il Re della Città del bene.

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Sotto qual titolo possiamo noi invocare lo Spirito Santo  che sia in rapporto co'nostrì bisogni, quanto quello di dito  di Dio ? Potenza, bontà, istrumento di miracoli, Spirito  Santo, dito di Dio, mescolatevi attivamente nelle nostre  faccende e di quelle del mondo attuale. Giudicate la  vostra propria causa, riparate, alzate i bastioni della  vostra città : dissipate gli eserciti che l'assalgono, fate  tacere i bestemmiatori che l'oltraggiano e voi con essi. Che lo splendore delle vostre opere confonda i vostri  nemici, apra gli occhi ai ciechi, risvegli gli indifferenti,  ammollisca gli induriti, forzi i moderni maghi a con­fessarsi vinti, affinchè il campo delle anime, reso. ai ministri della verità, riceva finalmente la cultura che  sola può surrogare, con frutti di vita, i frutti di morte  il cui odore infetto va a provocare sino al cielo terri­bili catastrofi. 0 Dito divino, scolpite profondamente nel nostro cuore la legge reale della Città del bene, la fede  potente, l'immutabile speranza, l'immortale carità; date  a ciascuno di noi  l'armatura impenetrabile, della quale  abbisognamo per respingere i dardi infiammati di un  nemico più che mai audace.

Egli si chiama Paracleto : Paraclehts. Attraente  al pari degli altri, questo nome vuol dire, avvocato, esortatore, consolatore. Che nomi per un Re !1 Ancor­ ché lo Spirito del bene non ne avesse altri, questi non  basterebbero per chiamare sotto le sue leggi tutti i  popoli, tutte le tribù, tutti i membri della disgraziata  famiglia umana?

Come avvocato egli difende : ma che difende egli ?  La causa a cui fanno capo tutte le cause, tutti i pro­ cessi, la causa delle anime, la causa dei popoli, la causa  della Chiesa e del mondo, la causa dalla quale dipende  l' eterna felicità o 1' infelicità eterna. Dove la difende  egli ? Ei la difende al duplice tribunale della giustizia  e della misericordia. Della giustizia all’ oggetto di pie­garla e disarmarla; della misericordia-a fine di ot­tenerne larghe effusioni di grazie, di forze, di lumi, di  aiuti d’ ogni genere, sia per preservare i cittadini della  sua città dagli assalti del nemico, ossia per guarirli dalle  loro ferite. Tribunali della giustizia e della misericordia  divina, corti sovrane, dinanzi alle quali non v’ è alcuno,  re o suddito, popolo o particolare, che ogni giorno, ad  ogni ora non abbia una causa attualmente pendente. Come difende egli ? Come sa difendere l' amore. Tutta  la sua eloquenza è nei suoi sospiri. Lo Spirito Santo, scrive l' Apostolo, aiuta la nostra infermità, imperoc­ché noi non sappiamo, nè ciò che dobbiamo doman­dare, nè come dobbiamo domandarlo ; ma lo stesso Spirito domanda per noi con gemiti ineffabili. Com’è  dunque profonda, gran Dio! la mia miseria, la miseria  dell' uman genere ! Privo di tutto e mendicante in questa  valle di lacrime, io non conosco i miei veri bisogni;  appena gli suppongo, e gli sento ancor meno. Se io gli  vedo, ignoro il modo' di chiederne il sollievo. Quale  necessità maggiore d’avere un abile maestro che m’in­ segni a mendicare ; caritatevole che mendica per me ;  onnipotente che mendica con successo. Il Re della città  del bene in persona mi rende questo caritatevole uffi­cio; ei lo rende a tutti. Si, è di fede: lo Spirito Santo  prega per me, e per me si fa mendicante.

Monsignor GAUME

venerdì 29 ottobre 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

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Come i diti procedono dalla mano e dal braccio senza essere staccati, cosi lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figliuolo, ai quali resta unito inseparabilmente.1 In tutte le lingue il braccio, la mano e i diti significano la potenza e l’azione, di cui sono gli istrumenti necessari. Di qui, il nome di dito di Dio, adoperato cosi sovente dalla Scrittura per notare l’azione onnipotente di Dio sulle creature, materiali o spirituali. Benché in Dio la forza attrice sia unica, essa è però molteplice e multiforme nelle sue opere. Di qui ancora, là Scrittura che parla di tanto in tanto dei diti e del dito di Dio. Cosi il Profeta Isaia ci rappresenta l’onnipotente che solleva il globo con tre diti. 2 Davidde dice al Signore che i cieli sono Vopera dei suoi diti.3 Mosè annunzia che le Tavole della legge sono scritte col dito di Dio; ed i maghi di Faraone, impotenti a con iraffare certi miracoli operati da Aaron e dal suo fratello esclamano : Il dito di Dio è qui. 1 Qual nome poteva meglio di questo convenire allo Spirito Santo? Noi lo domandiamo all'uomo medesimo. Non fa egli ogni cosa colle sue dita? Se il genere umano non ne avesse avute, nessuna delle opere maravigliose delle quali è ricoperta la faccia del globo, esisterebbe. Se oggi cessa d' averne, domani tutti questi monumenti non saranno che rovine: lui stesso morrà. Così dunque co' suoi diti o con quelli dello Spirito Santo, Iddio opera tutte le sue maraviglie, poiché tutte sono opera dell'amore. Le dita delle nostre mani non servono soltanto a creare, servono pure a pigliare, a dividere, e a distribuire. La loro lunghezza e la loro forza disuguale, gli costituiscono in una mutua dipendendenza e formano la bellezza della mano. Così è per mezzo dello Spirito Santo che Iddio somministra e distribuisce a ciascuna creatura i doni che gli riserba; e ciò in proporzioni ineguali; ad una più, all'altra meno, secondo le regole della sua infallibile sapienza. Disuguaglianza necessaria donde resulta la mutua subordinazione degli esseri tra loro, la base di ogni ordine, il principio di ogni armonia nel cielo e sulla terra. A malgrado la moltiplicità del loro numero, la diversità delle loro forme, la varietà dei loro movimenti, le dita inseparabilmente unite tra di loro, obbediscono allo stesso impulso. I doni e le opere dello Spirito Santo, comecché sieno varii, procedono dallo stesso principio. Considerate i cieli e la terra; interrogate l’une dopo le altre le innumerevoli creature eh' essi racchiudono; stelle o soli, monti o valli, cedri o viole, tutte vi diranno: È un solo e medesimo Spirito che ci ha fatte: Haec autem omnia operatur unus atque idem Spiritus. Alzate i vostri sguardi sopra una creazione più magnifica; contemplate gli ordini e le gerarchie di beltà e di disuguale potenza del mondo angelico: esse vi diranno ancora; Questo è un solo e medesimo Spirito che ci ha fatte: Haec autem omnia operatur unus atque idem Spiritus. Abbassate il vostro sguardo sul cielo della terra, la Chiesa, madre e modello di tutte le società incivilite. Donde vengono a lei i doni interni ed esterni, i quali per la loro brillante varietà formano la sua potenza e la sua gloria ? Una voce risponde : « Vi è diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito; diversità di operazioni, ma non vi ha che uno stesso Dio che opera tutto in tutti. Uno possiede -il dono di parlare con sapienza, e altro con scienza. Un altro il dono della fede ; un altro il dono di guarigione ; un altro il dono dei miracoli ; un altro, il dono di profezia ; un altro il dono di parlare diverse lingue ; un altro il dono d’interpretarle. Ora questo è un solo medesimo Spirito che opera tutte queste cose : Haec autem omnia operatur unus atque idem Spiritus. 1 » Lavorando ciascuno nella sua sfera tutte le nostre dita tendono allo stesso fine, cioè alla perfezione dell’opera da loro intrapresa. Come tutte le dita di Dio, così tutte le meraviglie dello Spirito Santo tendono ad un fine unico : realizzare nella Città del bene la più perfetta concordia, la più completa unità che si possa concepire, l' unità stessa del corpo umano e la concordia delle sue membra. Come il nostro corpo che è uno, è composto di parecchie membra, e tutte le membra del corpo sebbene numerose non sono tutte che un corpo solo ; parimente nella Città del bene, che è il regno dello Spirito Santo e il corpo del Verbo incarnato. Come tutte le membra del corpo lavorano le une per altre, e che nessuna può soffrire senza che soffrano tutte le altre, nè ricevere onore senza che tutte le altre non se ne rallegrino ; cosi accade fra i membri della grande Città, della quale lo Spirito d’amore è l' artefice, il re, l' anima, ed il vincolo.1 Che ideale magnifico 1 e quest’ ideale imperfettamente realizzato sulla terra, lo sarà completamente nell’ eternità.

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domenica 12 settembre 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

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O uomo, chiunque tu sia, niente e polvere; se tu consideri la tua nudità, la tua impotenza, la tua triplice nullità di spirito, di cuore e di corpo, quale amore irresistibile non dee destare in te questo titolo adorabile di dono, sotto il quale il Re della Città del bene si rappresenta al tuo pensiero 1 Quale energica volontà di vivere sotto le sue leggi! Tu non hai nulla e tu hai bisogno di tutto; lo Spirito Santo è il dono che racchiude tutti i doni: dono della fede che illumina; dono della speranza che consola, dono della carità che deifica; dono delFumiltà, della pazienza, della santità, dono della conversione e della perseveranza; dono di tutti i beni dell’anima e del corpo. In nome dei tuoi bisogni, dei tuoi pericoli, e delle tue pene; in nome dei bisogni, dei pericoli e delle pene dei tuoi parenti, de’tuoi amici, della società e della Chiesa, sii il suddito fedele del Renella* Città del bene. Invoca con tutta la vivacità della tua fede lo Spirito Dio, dono e donatore, che desidera Egli stesso ardentemente di comunicarsi a te. In lui solo tu troverai tutti i beni, unum bonum in quo sunt omnia bona. Fuori di lui tutti i mali: indigenza per il tuo cuore; vanità per il tuo spirito, malessere per la tua vita, terrori per la tua morte, supplizi per l’eternità. Egli si chiama u n z io n e, unctio. Fra un numero grande di mirabili significati, unzione vuol dire sapienza e luce. Siccome esso è l’amore per essenza, cosi il Re della Città del bene è la stessa sapienza, la luce senz’ombra, la luce eterna, il sole senza ecclisse. Egli partecipa la sua pienezza ai suoi sudditi, e inonda il suo impero. Partecipandone i suoi sudditi diventano tutto ciò clie vi ha di più grande tra gli uomini: come Re, Sacerdoti, Profeti. Come Re: invece d’essere dominati, dominano; invece d’essere servi della materia, delle creature, dei sensi, delle passioni degli angeli ribelli, essi gli tengono incatenati ai loro piedi. Nè le promesse, nè le minaccie, nè i rovesci, né le infermità, nè le tentazioni fanno cadere la corona dal loro capo, né lo scettro dalle loro mani. La loro autorità diretta dall’eterna sapienza, ha per carattere l’equità, la dolcezza, la forza.1 Come Sacerdoti: essi si servono del loro dominio sulle creature e sopra sè medesimi, per fare di tutto ciò che è creato, di tutto ciò che posseggono, di tutto quel che essi sono, un grande olocausto a Dio, da cui tutto è disceso e a cui tutto dee ritornare. Come Reai sacerdote, come popolo amato fra tutti i popoli, dovunque regnano i figli della città del bene, si fa la luce, r ordine si stabilisce, la civiltà si sviluppa, le nazioni prospere procedono tranquillamente nella loro via. Ne volete la prova? interrogate la storia, e date un’occhiata al mappamondo. Come Profeti; le loro parole e le opere loro, più eloquenti delle loro parole, fanno irradiare sulla terra la luce divina da cui sono inondati. Esse proclamano in-- cessantemente le eterne leggi dell'ordine, l’esistenza del mondo futuro, il gran giorno della giustizia e la duplice dimora di felicità o d’infelicità senza fine oltre la tomba. « Di più, esclama un Padre della Chiesa, ciò che l’occhio umano può appena scorgere attraverso folte nubi, ciò che tutti i sapienti pagani non fanno altro che intravedere, i cittadini ' della Città del bene lo vedono chiaramente. Il loro corpo è sulla terra, la loro anima legge nei cieli: essi vedono come Isaia, il Signore assiso sopra un trono eterno. Come Ezechielo, veggono colui che riposa sopra i Cherubini. Come Daniele, vedono i milioni di angeli che lo circondano. Un omiciattolo, eariguus homo, vede con un solo sguardo il principio e la fine del mondo, la metà dei tempi, la sucessione degli imperi. Egli sa ciò che non ha mai imparato; imperocché in esso è il principio di ogni luce. Con tutto che rimanga uomo, ei riceve dal Re della Città del bene una scienza potente che va sino a scuoprirgli le segrete azioni altrui. « Pietro in persona non era con Anania e Safira allorquando essi vendevano il loro campo: ma vi era per mezzo dello Spirito Santo. Perchè, dice egli, Satana ha tentato il vostro cuore sino al punto da farvi mentire allo Spirito Santo ? Non v’era nè accusatore, né testimonio. Come dunque lo sapeva egli ? Non eravate voi liberi, soggiunge, di tenere il vostro campo, e quel che avete venduto non vi appartenevaì Perchè dunque avete voi formato questo cattivo disegno ? Cosi quest’uomo ignorante possedeva per la .grazia dello Spirito Santo, una scienza che tutti i sapienti della Grecia non conobbero mai. Non trovate voi la stessa scienza in Eliseo? Assente, egli vede Giezi ricevere i doni di Naaman, ed al suo ritorno egli gli dice: Che forse il mio spirito viaggiava con tei poiché il mio corpo era qui; ma lo spirito che Iddio m i ha dato conosce ciò che accade lontano. Vedete come il Re della Città del bene illumina quando vuole, i suoi sudditi, toglie loro l’ignoranza e gli arricchisce di scienza.1 »

Egli si chiama: d it o d i d io , digitus Dei. Questo nome di una incomparabile ricchezza indica a un tempo la successione del Re della Città del bene, e la sua infinita potenza, come pure la diversità dei suoi doni e delle sue operazioni nell’eterna- unità dell’amore. Ogni volta che l’uomo, come immagine di Dio, studierà sopra sé medesimo, accerterà la giustizia di questo nome divino.

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Monsignor GAUME

domenica 8 agosto 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

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Egli si chiama Dono. Tale è il nome proprio, il vero nome del Re della Città del bene. Chi ne dirà le incomprensibili'ricchezze? Il dono é quello che si dà senza intenzione di ricambio; il che importa l'idea di donazione gratuita. Ora, la ragione di una donazione gratuita è l amore: noi non diamo gratuitamente una cosa a qualcuno, se non perchè gli vogliamo del bene: cosicché la prima cosa che noi gli diamo, è il nostro amore. Donde ne segue manifestamente, che l'amore è il primo dono, poiché è per lui che noi diamo gratuitamente tutto il resto. 

Ne segue altresi che lo Spirito Santo essendo- lo stesso amore, è il primo di tutti i doni, la sorgente di tutti, il dono per eccellenza. A nessun altro conviene come a lui questo nome adorabile, e talmente gli conviene che è il suo nome personale. Non si creda del resto che questo nome implichi nello Spirito Santo una inferiorità qualunque rispetto al Padre ed al Figlio; il pensarlo sarebbe una eresia, il dirlo una bestemmia. Esso indica soltanto la relazione d'origine dello Spirito Santo nei suoi rapporti col Padre ed il Figlio che ce lo donano. Ma questo dono è lo stesso Spirito Santo, e il dono è pari al donatore, eterno, infinito, onnipotente, Dio insomma come lui.1 

« Quando dunque, dice sant'Agostino, noi intendiamo chiamare lo Spirito Santo dono di Dio, dobbiamo ricordarci che questa espressione rassomiglia a quell’ altra della Scrittura, Nostro Corpo di carne. Alla guisa stessa che il corpo di carne non é altro che la carne, così il dono dello Spirito Santo è lo stesso Spirito Santo. Esso è dono di Dio solamente in quanto ci é dato ; ma perchè il Padre ed il Figlio lo danno, ed egli stesso si dà, non é punto ad essi inferiore; poiché è donato, come dono di un Dio, ed egli medesimo si dà come Dio. 

« Nessuno infatti può dire, che non sia padrone di sé medesimo e perfettamente indipendente, poiché trovasi scritto di lui: Lo Spirito spira dove vuole. L’apostolo aggiunge: Tutte queste cose,, è il solo e medesimo Spirito che le fa, distribuendo i suoi favori a ciascuno come egli l'intende. In tutto questo non bisogna dunque vedere nè inferiorità in colui che viene donato, nè superiorità in quelli che donano; ma l’ineffabile concordia del donato e dei donatori.1 » 

Cosi, amore donato, amore infinito, amoré vivente, amore principio, amore Dio: tale è lo Spirito Santo. Ora, la proprietà dell’ amore è di tendere all’ unione; e la proprietà dell’ amore infinito è di tendere all’unione infinita. L’ unione infinita è l’unità. Fare, secondo il voto del Verbo incarnato, che tutti gli uomini siano uno, un tra loro, uno con Dio, di una verità simile a quella delle tre persone dell’ augusta Trinità; procurare con questa unità universale, la pace, la felicità, la deificazione universale; ecco l’unico pensiero del Re della Città del bene, lo scopo supremo al quale si riferiscono tutte le leggi, tutti i moti del suo governo.

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Monsignor GAUME

martedì 22 giugno 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

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Re della Città del bene, perchè ne ha formato la base viva ; lo Spirito Santo l’é altresì, perché ne é l’anima e la vita. Circolando egli in tutte le parti di questo gran  corpo, come il sangue circola nelle nostre vene e la  luce ne iraria, così la sua carità lo ispira, la sua sapienza  lo governa, la sua beltà lo abbellisce, la sua potenza lo  protegge.1 All* oggetto di conoscere la natura e il modo  delle sue comunicazioni divine, in altri termini il go­verno del Re della Città del bene, accostiamoci con ri­spetto misto ad amore al trono ove é assiso, e vediamo  qual’ é in se stesso questo divino Re. Il conoscerlo è  tutto quel che vi è di più alto a farci desiderare di  vivere sotto il suo impero.

Conoscere un essere, vuol dire sapere il suo nome ;  chi ci dirà i nomi propri del Re della Città del Rene ?  Egli solo; imperocché l’essere infinito può solo nomi­ narsi. Ora egli si chiama : Spirito Santo, Dono, Unzione,  Dito di Dio, Paracleto. Che la più vasta intelligenza  creata prenda queste parole divine nel loro più alto  significato, e si ricordi che, a malgrado di tutti gli sforzi,  rimarrà sempre infinitamente al disotto delle sublimi  realtà eh’ essi esprimono. Tal è il suo dovere, studiando  l' Ineffabile.

Egli si chiama Spirito Santo , Spiritus Sanctus.

Spirito. Le altre due persone divine, il Padre, ed il  Figliuolo, sono altresì degli Spiriti e Spiriti Santi. Tutti  gli Angeli del cielo e tutte le anime beate lo sono del  pari. Perchè dunque attribuire ad un solo il nome co­mune a parecchi ? « È vero, risponde san Tommaso, la  Trinità nella sua natura e nelle sue persone, è Spirito  Santo. Con tutto ciò, siccome la prima persona ha un nome  proprio, che è quello di Padre ; e la seconda quello di Figlio, si è lasciato alla terza il nome di Spirito Santo,  per distinguerla dalle due altre e per fare intendere la  natura delle sue operazioni.

« Questo nome la distingue ; poiché designa la persona  divina che procede mediante 1’ amore. Indica la natura  delle sue operazioni, imperocché nelle cose corporee, la  parola Spirito significa un certo impulso. Di qui deriva che  noi chiamiamo spirito, l’alito e il vento. Ora, proprietà  dell’ amore è di spingere la volontà di colui che ama  verso l' oggetto amato, e la santità si attribuisce alle  cose che tendono a Dio. È dunque con grande proprietà  di linguaggio che si chiama Spìrito Santo la terza  persona della Trinità, la quale procède mediante l’amore,  amore pel quale noi amiamo Dio. 1 »

È vero ancora che gli angeli e le anime beatificate sono tanti spiriti santi; ma essendo semplici creature,  non sono santi che per grazia, mentre lo Spirito Santo  è santo per natura e la stessa santità. È dunque arci-giustissimo che lo si chiami per eccellenza lo Spirito  Santo. Come quello del Padre e del Figlio, il nome dello  Spirito Santo viene, non dagli uomini, ma da Dio mede­simo. Di questa conoscenza siamo debitori alla Scrittura  che lo ripete più di trecento volte, tanto nell’antico che  nel nuovo Testamento.

Santo. Santo vuol dire puro, privo di composizione. *  Il Re della Città del bene è appellato santo perchè è l’ès­sere propriamente detto ; 1’ essere puro da ogni miscu­glio e la sorgente di ogni purità. Quel che è 1’ Oceano  alla pioggia che feconda la terra, e alle rugiade che la  rinfrescano, cosi è lo Spirito Santo alla santità ed anche più. Non é solamente il serbatoio inesauribile, ma ne è  il principio eterno ed eternalmente fecondo.

Ora, è verità d’ordine morale come d’ordine mate­ riale, che la cagione del male, e per conseguenza della  vergogna e del dolore, è il miscuglio, il dualismo o per  dire la vera parola 1' impurità. Comunicandosi alle  creature che cosa fa lo Spirito di santità ? Elimina gli  elementi eterogenei che le disonorano e le fanno sof­frire. Quanto più questa comunicazione è abbondante,  tanto più le creature si semplicizzano; e quanto più si  semplicizzano, tanto più si perfezionano; imperocché più  che mài esse si accostano alla loro purità nativa ed  alla purità ineffabile del loro Creatore e del loro mo­dello. Ma a misura che esse si perfezionano, tanto più  diventano belle e felici. Da queste nozioni fondate sul1’ essenza stessa delle cose, risulta che la santità è il  principio unico della bellezza e della felicità. Poiché il  Re della Città del bene essendo la santità medesima,  possiamo giudicare se è glorioso, e se è dolce il vivere  sotto le sue leggi.

Le creature materiali medesime ci rivelano qual­ cuna delle ricchezze racchiuse in questo nome mi­sterioso dello Spirito Santo. Si può dire che fra tutti  gli elementi, l'alito e il vento è il più necessario. Per  esso vive tutto ciò che respira. Esso è il più forte ; noi  lo abbiamo visto sradicare in meno di sette minuti, cento  mila piedi di alberi secolari sopra una estensione di  tre leghe.1

Ogni giorno i naviganti lo vedono mettere a nudo gli  abissi del mare, sollevando fino alle nubi la pesante  massa delle loro acque. Esso è il più carezzevole: chi  non ha invocato con ardore la sua azione benefica in mezzo dei cocenti calori della state e non l’ha sentita  con delizia? Esso è il più indipendente, il più utile, il  più misterioso. Il vento è il principio sempre attivo che  purifica le nostre citta, le nostre campagne e le nostre  abitazioni; nessuno lo può incatenare. Egli è il veicolo  della parola, e mediante essa il legame necessario della  società.

Ih un ordine più elevato, vale a dire più reale, lo  Spirito Santo è tutto ciò. Egli è vita, è forza, è dolcezza  è purificatore, è il legame universale. In lui tutto è uno;  e sebbene abiti il cielo, la terra ed il purgatorio, l' im­mensa Citta della quale è re, non forma che uno stesso  corpo, obbedendo allo stesso impulso. Da ciò viene che  san Cipriano lo chiama l'anima del mondo: « Questo  divino Spirito, dice il glorioso martire, anima di tutto  ciò che è, riempie talmente gli esseri della sua abbon­danza che le creature inintelligenti come le creature in­telligenti ricevono ciascuna nel suo genere, e resistenza  ed i mezzi d’ agire conforme alla loro natura. Non è  che egli sia lui stesso sostanzialmente l’anima di ciascuna di esse; ma come distributore magnifico della sua pie­nezza egli comunica a ciascuna creatura e le fa proprie  le sue divine influenze: simile al sole che dà il calore e  la vita a tutta la natura, senza diminuzione nè esauri­mento. 1 »

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Monsignor GAUME

martedì 6 aprile 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

Lo Spirito Santo, Re della Città del bene : Perchè ? — Risposta della teologia— Nomi diversi del Re della Città del bene : Spirito Santo, Dono, Unzione, Dito di Dio, Paracleto *— Spiegazione particolareggiata di ciascuno di questi nomi. 

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Re della Città del bene, perchè ne ha formato la base viva ; lo Spirito Santo l’é altresì, perché ne é l’anima e la vita. Circolando egli in tutte le parti di questo gran corpo, come il sangue circola nelle nostre vene e la luce nell'aria, così la sua carità lo ispira, la sua sapienza lo governa, la sua beltà lo abbellisce, la sua potenza lo protegge.1 All* oggetto di conoscere la natura e il modo delle sue comunicazioni divine, in altri termini il governo del Re della Città del bene, accostiamoci con rispetto misto ad amore al trono ove é assiso, e vediamo qual’ é in se stesso questo divino Re. Il conoscerlo è tutto quel che vi è di più alto a farci desiderare di vivere sotto il suo impero. Conoscere un essere, vuol dire sapere il suo nome ; chi ci dirà i nomi propri del Re della Città del Rene ? Egli solo; imperocché l’essere infinito può solo nominarsi. Ora egli si chiama : Spirito Santo, Dono, Unzione, Dito di Dio, Paracleto. Che la più vasta intelligenza creata prenda queste parole divine nel loro più alto significato, e si ricordi che, a malgrado di tutti gli sforzi, rimarrà sempre infinitamente al disotto delle sublimi realtà eh’ essi esprimono. Tal è il suo dovere, studiando l' Ineffabile. Egli si chiama Spirito Santo, Spiritus Sanctus. Spirito. Le altre due persone divine, il Padre, ed il Figliuolo, sono altresì degli Spiriti e Spiriti Santi. Tutti gli Angeli del cielo e tutte le anime beate lo sono del pari. Perchè dunque attribuire ad un solo il nome comune a parecchi ? « È vero, risponde san Tommaso, la Trinità nella sua natura e nelle sue persone, è Spirito Santo. Contuttociò, siccome la prima persona ha un nome proprio, che è quello di Padre ; e la seconda quello di Figlio, si è lasciato alla terza il nome di Spirito Santo, per distinguerla dalle due altre e per fare intendere la natura delle sue operazioni. « Questo nome la distingue ; poiché designa la persona divina che procede mediante 1’ amore. Indica la natura delle sue operazioni, imperocché nelle cose corporee, la parola Spirito significa un certo impulso. Di qui deriva che noi chiamiamo spirito, l’alito e il vento. Ora, proprietà dell’ amore è di spingere la volontà di colui che ama verso l'oggetto amato, e la santità si attribuisce alle cose che tendono a Dio. È dunque con grande proprietà di linguaggio che si chiama Spìrito Santo la terza persona della Trinità, la quale procède mediante l’amore, amore pel quale noi amiamo Dio. 1 » È vero ancora che gli angeli e le anime beatificate sono tanti spiriti santi; ma essendo semplici creature, non sono santi che per grazia, mentre lo Spirito Santo è santo per natura e la stessa santità. È dunque arcigiustissimo che lo si chiami per eccellenza lo Spirito Santo. Come quello del Padre e del Figlio, il nome dello Spirito Santo viene, non dagli uomini, ma da Dio medesimo. Di questa conoscenza siamo debitori alla Scrittura che lo ripete più di trecento volte, tanto nell’antico che nel nuovo Testamento. Santo. Santo vuol dire puro, privo di composizione. * Il Re della Città del bene è appellato santo perchè è l’èssere propriamente detto ; 1’ essere puro da ogni miscuglio e la sorgente di ogni purità. Quel che è 1’ Oceano alla pioggia che feconda la terra, e alle rugiade che la rinfrescano, cosi è lo Spirito Santo alla santità ed anche più. Non é solamente il serbatoio inesauribile, ma ne è il principio eterno ed eternalmente fecondo.

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Monsignor GAUME

giovedì 11 marzo 2021

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Il Re della Città del bene.

Lo Spirito Santo, Re della Città del bene : Perchè ? — Risposta della teologia— Nomi diversi del Re della Città del bene : Spirito Santo, Dono, Unzione, Dito di Dio, Paracleto *— Spiegazione particolareggiata di ciascuno di questi nomi. 


L'ordine visibile non è che il riflesso dell'ordine invisibile. Nei governi della terra l'ordine si compone essenzialmente di una autorità suprema e di autorità subalterne, incaricate di eseguire la volontà della prima. Non può concepirsi veruna società senza questi due elementi. Cosi avviene del pari della città del bene e della città del male. Sì nell’una, come nell’altra il governo si compone di un re e di ministri, di potenza disuguale, soggetti ai suoi ordini. Ora, come l’abbiamo indicato, il Re della Città del bene è lo Spirito Santo. Perché si attribuisce allo Spirito Santo e non al Figliuolo o al Padre, la gloriosa monarchia della città del bene? La Teologia cattolica risponde: «Quantunque tutte le opere esteriori della Santa Trinità, opera ad exfra, sieno comuni alle tre persone, pur tuttavia, per appropriazione la lingua divina attribuisce allo Spirito Santo le opere, in cui l'amor di Dio si manifesta con uno splendore più marcato. Cosi la potenza è attribuita al Padre, la sapienza al Figliuolo, la bontà allo Spirito Santo.

Con tutto ciò in queste tre persone, la potenza, la sapienza e la bontà è una e indivisibile: come è una e indivisibile, la divinità, l'essenza e la natura. 1 » Essendo la città del bene la creazione più magnifica dell’amor di Dio, a giusto titolo la monarchia viene attribuita allo Spirito Santo, amore consustanziale del Figliuolo e del Padre. Il fondamento, o come parla la Scrittura, la pietra angolare di questa città è il Verbo incarnato. Ora dunque, l'incarnazione del Verbo è l'opera dello Spirito Santo. Con la sua ordinaria profondità, l'angelo della scuola mostra l'esattezza di questo linguaggio, dicendo: « Il concepimento del corpo di Gesù Cristo è senza dubbio l'opera di tutta la Trinità. Nondimeno, essa è attribuita allo Spirito Santo, e ciò per tre ragioni. La prima perchè ciò conviene alla causa dell'Incarnazione, considerata dal lato di Dio. Difatti lo 'Spirito Santo è l’amor del Padre e del Figliuolo. Ora è un effetto del Più immenso amore di Dio che il Verbo si sia rivestito di carne nel seno di una vergine. Quindi la parola di san Giovanni: Iddio ha amato il mondo sino al punto di dargli l'unico suo figliuolo. « La seconda, perchè ciò conviene alla causa dell'Incarnazione, considerala dal lato dell umana natura. Con ciò si capisce perchè la natura umana è stata presa dal Verbo e unita alla sua persona divina senza alcun merito da parte sua; ma unicamente per un affetto della grazia che è attribuita allo Spirito Santo secondo la parola dell'apostolo : Le grazie sono diverse ma vengono dallo stesso Spirito. « La terza, perché conviene ciò all'intento dell' Incarnazione. Difatti il fine dell'incarnazione era che l'uomo che stava per essere concepito fosse santo e Figlio di Dio. Ora la santità e la figliolanza divina sono attribuite allo Spirito Santo. Prima di tutto è da lui che gli uomini divengono figli di Dio, come l’insegna l'apostolo san Paolo ai Galati: Perche voi siete figli di Dio, . Iddio ha inviato lo Spirito del suo Figlio nei vostri cuori gridando: Salve, o Padre. Dipoi egli è lo Spirito di santificazione, come lo stesso apostolo lo scrive ai Romani. Perciò nella stessa guisa che è mediante lo Spirito Santo che gli altri uomini sono santificati spiritualmente, a fine di essere i figli adottivi di Dio; così il Cristo, l'uomo per eccellenza, il novello Adamo, è stato concepito nella santità mediante lo Spirito Santo, a fine d’essere il figlio naturale di Dio.

« Tale é l’insegnamento dell’apostolo, il quale parlando di nostro Signore dice: Chi è stato predestinato Figliuolo di Dio in potenza, aggiungendovi subito: Secondo lo Spirito santificante; vale a dire, perché è stato concepito dallo Spirito Santo. Finalmente l’Arcangelo, annunziando l’effetto di questa promessa, cioè: lo Spirito Santo sopravverrà in te, conclude: perchè l' essere santo che da te nascerà sarà chiamato il Figliuolo di Dio. 1 »

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Monsignor GAUME

domenica 20 dicembre 2020

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO

 


Domma che ha cagionato la divisione del mondo soprannaturale. 

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Venendo agli adulti nati nell'antico paganesimo Egiziani, Assirii, Persi, Greci, Romani, Galli, tutti avevano per sottrarsi all'impero di Satana, la conoscenza essenziale della legge primitiva; la grazia per adempirla o per pentirsi d'averla violata; finalmente il battesimo dì desiderio; il che basta alla salute. Ascoltiamo ancora san Tommaso. Pigliando l'esempio il più decisivo, quello di un selvaggio nato in mezzo alle foreste, e che non ha mai sentito parlare del battesimo, il gran dottore insegna una dottrina seguita da tutta la scuola. Egli dice che: « Se al momento in cui si sveglia la sua ragione, questo selvaggio si volge verso un fine onesto, Iddio gli concede la grazia, e il peccato originale vien cancellato. Se egli non persevera, gli rimane il rimorso, di modo che nell'una e nell'altra ipotesi, questo povero selvaggio, l'ultimo degli esseri umani, non sarà dannato altro che per sua colpa.1 » Tali erano generalmente i mezzi di salute dati ai pagani prima della venuta del Redentore. L'incarnazione, mistero d’infinita misericordia, ha forse reso peggiore la condizione degli infedeli d’oggi di, -posti nelle stesse condizioni di quelli antichi? Chi oserebbe pretenderlo? Da queste spiegazioni derivano rigorosamente ì seguenti corollari. 

Se la maggior parte degli abitanti del globo non hanno mai appartenuto all'impero visibile dello Spirito Santo, o come parla la Teologia, al corpo della Chiesa; nessuno può provare che un solo vi sia stato, o vi sia ancora, nell’impossibilità assoluta di appartenere all'impero invisibile dello Spirito -Santo, che appellasi l'anima della Chiesa, il che basta per essere salvo. La ragione ne è, che se noi conosciamo i mezzi esteriori pei quali Iddio applica agli uomini i meriti del Redentore, gli innumerevoli mezzi interiori ci sfuggono; e noi dobbiamo dire con Giobbe: « Benché voi gli nascondiate nell'intimo del vostro cuore, io so però che voi vi ricordate di tutto ciò che respira. » 

Se, a malgrado questa deduzione, la moltitudine dei sudditi di Satana rimane cosi considerevole, bisogna imputarlo, non a Dio, ma al libero arbitrio dell’uomo. Ora nessuno può provare che Iddio abbia dovuto creare l’uomo impeccabile, o che la maggior parte degli uomini abbiano la volontà seria di salvarsi. 

È bene stabilito che la prescienza di Dio non offende in nulla la liberta dell’uomo, e che Dio non è per niente nel male che l’uomo si è fatto vendendosi al demonio; tanto meno il padre del prodigo nelle vergogne e nelle miserie del suo figlio ribelle. Iddio non é intervenuto se non che per prevenire il male, per contenerlo e per ripararlo. Se il libero arbitrio dell* uomo non vi mettesse ostacoli, la stessa riparazione sorpasserebbe la rovina in profondità ed in estensione. 

Iddio vuole la salute di tutti gli uomini, niunoeccettuato. La salute, è il godimento eterno di Dio mediante la visione beatifica. Iddio lo vuole di una volontà seria, poiché egli riserba eterni supplizi a coloro che non l'avranno raggiunta. Egli ha dunque procurato a tutti gli uomini in tutti i tempi, i mezzi di salvarsi, cosicché nessuno sarà dannato se non per propria colpa. 

Il sapere poi come in certi casi particolari questi mezzi di salute sono applicabili e applicati, quest’è l'incognita del problema. Ora, in domma come in geometria, sciolta o no, l'incognita esiste nondimeno. Una cosa resta dunque matematicamente certa: ed è, che a malgrado delle misteriose tenebre in cui egli ravvolge i secreti della sua misericordia, Iddio, essendo la potenza, la sapienza e la infinita bontà, non farà torto a nessuno. Tale è il soave guanciale su cui dormono in -pace, e la fede del cristiano e la ragione dell'uomo, capace di legare due idee: In pace in idipsum dormiam et requiescam. Dinanzi a questi schiarimenti, per quanto incompleti possano essere, sparisce la difficoltà che abbiamo da risolvere; e con essa l'inquietudine che poteva porre negli spiriti. Niente impedisce dunque di continuare il nostro cammino, e di passare allo studio profondo delle due Città.

Monsignor GAUME

domenica 1 novembre 2020

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO



Domma che ha cagionato la divisione del mondo soprannaturale. 

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Ascoltiamo adesso Suarez, per la cui bocca, dice Bossuet, parla tutta la scuola: « Bisogna tenere per molto probabile l'opinione che crede, che il peccato originale commesso da Lucifero, sia stato il desiderio dell'unione ipostatica: ciò che l’ha reso sin da principio il nemico mortale di Gesù Cristo. Ho detto che questa opinione è molto verosimile, e continuo a dirlo. Abbiamo dimostrato che tutti gli angeli, nello stato di prova, aveano avuto rivelazione del mistero dell'unione ipostatica che dovea compiersi nella natura umana. È dunque credibilissimo che Lucifero abbia trovato in ciò occasione del suo peccato e della sua caduta.1 » Una delle glorie teologiche del concilio di Trento, Catharin, sostiene altamente la stessa opinione, e con altri commentatori spiega egli così il testo di san Paolo : E allorquando lo introdusse di nuovo nel mondo, egli disse: che tutti gli angeli l'adorino.2 Perchè questa parola di nuovo, una seconda volta « Perchè il Padre eterno avea già introdotto una prima volta il suo Figliuolo nel mondo, allorché, sin dal principio, egli lo propose all’adorazione degli angeli e rivelò loro il mistero dell' incarnazione. Lo introdusse una seconda volta, allorquando lo mandò sulla terra per incarnarsi effettivamente. Ora, a questa prima introduzione e rivelazione, Lucifero ed i suoi angeli rifiutarono a Gesù Cristo di adorarlo ed obbedirlo. Tale fu il loro peccato. « Difatti, secondo la dottrina comune dei Padri, il demonio ha peccato per invidia contro l'uomo, ed è più probabile ch’egli abbia peccato prima che l’uomo fosse creato. Ora, non bisogna credere che gli angeli abbiano invidiato la perfezione naturale dell’uomo, in tanto che creata ad imagine e similitudine di Dio. In questa supposizione, ogni angelo avrebbe avuto la stessa ragione, ed anche una più forte, quella d’ingelosire gli altri angeli. È dunque più verosimile che il demonio abbia peccato per l’invidia della dignità con cui ha visto innalzare la umana natura nel mistero dell' incarnazione.1 » Nel capitolo seguente verranno nuove autorità a confermare l’opinione dell’illustre teologo.

Monsignor GAUME

domenica 6 settembre 2020

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO



« Dopo il peccato, il mistero dell' Incarnazione fu creduto con una fede esplicita, non solamente quanto all' Incarnazione del Verbo, ma ancora quanto alla passione ed alla resurrezione, che doveano liberare l'uomo dal peccato e dalla morte. Altrimenti gli uomini non avrebbero anticipatamente figurata la passione di Gesù Cristo mediante sacrifìci, tanto innanzi che dopo Mosè. I più istruiti conoscevano perfettamente il significato di questi sacrifizi. Gli altri credendo questi sacrifizi istituiti dallo stesso Dio, aveano per mezzo loro una conoscenza velata del futuro Redentore. Questa conoscenza più oscura nei remoti tempi, divenne più chiara via via che il Messia si avvicinava.

 « Se si tratta dei pagani, la rivelazione del mistero dell' Incarnazione fu fatta ad un gran numero. Testimone fra gli altri, Giobbe, che dice: Io so che il mio Redentore è vivo. Testimone la Sibilla citata da sant'Agostino. Testimone quell’ antica tomba romana, scoperta sotto il regno di Costantino e dell'Imperatrice Irene, in cui trovossi un uomo che aveva una lamina d'oro sul petto con questa iscrizione: Cristo nascerà da una vergine, ed io credo in lui. 0 sole, tu mi rivedrai sotto il regno di Costantino e $ Irene. Se vi ebbero di quelli che furono salvati senza questa rivelazione, non lo furono però senza la fede del mediatore. Certo, essi non ebbero la fede esplicita, ma ebbero quella implicita nella divina Provvidenza, credendo che Dio fosse il liberatore degli uomini, con mezzi ad esso noti e manifesti a coloro, che il di lui spirito avea degnato ammaestrarne.1 » 

Trovasi inoltre in tutte le epoche e sotto tutti i climi, l’uso dei sacrifizi, delle purificazioni, delle adorazioni, delle preghiere conservate presso i popoli pagani come presso gli Ebrei. Chi potrebbe affermare che ognuno di questi atti, manifestazione di una fede qualunque, non avesse in ogni circostanza una relazione più o meno compresa, tra l’espiazione del peccato in generale e il peccato originale in particolare? Non trovasi egli scritto del centurione Cornelio tuttora pagano, che le di lui preghiere e le sue elemosine erano accette a Dio?  Parlando ai pagani del tempo suo, sepolti nella più rozza idolatria, Tertulliano non dice ad essi: « Nella prosperità voi fissate i vostri sguardi al Campidoglio, ma nell’avversità, voi gli alzate al cielo, dove sapete che risiede il vero Dio? » Sarebb’egli pure di una necessità invariabilmente assoluta, che il fanciullo fosse nato per trar benefìcio dalla fede dei suoi genitori? « È vero, risponde un gran teologo, che in nessun luogo si legge che tali sacrifizi siano stati-offerti o ricevuti per i bambini tuttora nel seno materno. Cosi in virtù di un ordine provvidenziale, legalmente stabilito, nessun bambino prima di nascere, non ha mai ottenuto con sacrifizi esteriori, la remissione del peccato originale. Parecchi hanno ricevuto questa grazia per uno special privilegio, come Geremia e san Giovan Batista. Tuttavia non dobbiamo disapprovare nè le preghiere, nè i voti, nè le buone opere esterne dei genitori, per i loro figli nati o da nascere, e che si trovano in pericolo di morte. Imperocché Iddio non ha incatenato la sua onnipotenza ai sacramenti. 

« Possono essi dunque pregare, affinchè egli si degni nell’infinita sua misericordia condurli al battesimo, o rimetter loro il peccalo originale. Allora Iddio che è infinitamente buono, potrà salvarli. Ciò sarà non in virtù di una legge, ma unicamente per grazia. Perciò, senza una rivelazione, non bisogna affermare eh’ essi sieno salvi, e il corpo loro non deve essere sepolto in terreno sacro,1 » Fin dove si estendeva e fin dove si estende ancora questa possibilità della salute per gli infanti sopraccitati, come per gli altri, mediante le preghiere, le opere buone, i sacrifizi, la fede, insomma, de’genitori tuttora idolatri? Chi può ancora qui rispondere? Tutti questi dubbi e altri pure che possono, senza offendere l'insegnamento cattolico, essere risoluti nel senso della misericordia, permettono di diminuire, forse infinitamente più che non si creda, il numero dei soggetti, e soprattutto delle vittime eterne dello Spirito maligno. Se ella ne avesse bisogno, questo solo basterebbe per giustificare, agli occhi di ogni uomo imparziale, l'infinita sapienza, e l'infinita bontà dell'eterno amatore delle anime, specialmente di quelle dei bambini.1

Monsignor GAUME