sabato 30 novembre 2019

DI COLORO CHE VANNO TRA I SARACENI E GLI ALTRI INFEDELI



REGOLE ED ESORTAZIONI


              1 Dice il Signore: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi. 2 Siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe».
              3 Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i Saraceni e altri infedeli, vada con il permesso del suo ministro e servo.
              4 Il ministro poi dia loro il permesso e non li ostacoli se vedrà che sono idonei ad essere mandati; infatti dovrà rendere ragione al Signore, se in queste come in altre cose avrà proceduto senza discrezione.
5 I frati poi che vanno fra gli infedeli, possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. 6 Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani.
              7 L’altro modo è che quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio.

S. Francesco d’Assisi

L'ultimo Papa canonizzato



Papa San Pio X è stato canonizzato dopo l'uscita di questo libro da Papa Pio XII;  
cfr. la di lui allocuzione che inizia con le parole "Haerent animo" del  29 maggio 1954. 


Capitolo I. UMILE PRELUDIO (2 giugno 1835 - 18 settembre 1858) 

DUE SPOSI CRISTIANI 

Dalla chiesa parrocchiale di Riese — piccolo villaggio della Diocesi di Treviso (1) — il 3 Giugno 1835 usciva, fatto cristiano, con il nome di Giuseppe — un nome bello e significativo — un pargoletto, il quale, attraverso ad eventi preparati dalla mano di Dio, doveva salire sul trono più alto della terra e cingere la Tiara dei Successori di Pietro. 
Era nato il giorno innanzi da Giovanni Battista Sarto e da Margherita Sanson: due cuori senza macchia con un passato intemerato e pieno di onore (2).  
Giovanni Battista Sarto era cursore del Comune con il misero stipendio di 50 centesimi al giorno e Margherita Sanson esercitava il mestiere di sarta che aveva appreso da fanciulla nella sua natia Vedelago (3).  
Possedevano una povera casetta, qualche magro campicello e le braccia per santificare con il lavoro la loro tranquilla povertà. Ma, in compenso, avevano una ricchezza impignorabile: una fede semplice e profonda che trasmettevano religiosamente ai loro figlioli mano mano che venivano ad allietare la loro unione stretta nel nome santo del Signore (4). 
Erano due sposi cristiani di antica tempra che sentivano la responsabilità della loro missione e ne esercitavano i doveri nella silenziosa accettazione del volere di Dio, giorno per giorno, contenti del poco, senza invidiare nulla a nessuno. 


A SCUOLA 

In questo ambiente così caldo di fede, dove mattina e sera risuonava la preghiera in comune e dove l'esempio persuasivo di Giovanni Battista Sarto e di Margherita Sanson era continua scuola di domestiche virtù, il nostro Beato crebbe sano, pieno di vita, al sicuro da ogni pericolo di deviazioni. 
Di ingegno pronto ed intuitivo, imparò presto a leggere ed a scrivere, ad assistere come chierichetto ai sacri riti della Parrocchia ed a frequentare assiduamente la spiegazione del Catechismo e della Dottrina Cristiana, distinguendosi tra tutti i suoi coetanei (5). Nello sguardo dolce e riflessivo aveva la chiarezza del suo cielo, sul volto aperto e gioviale gli rideva una luce che incantava, nell'anima fervida e serena gli fioriva il sentimento delle cose di Dio, nato in lui con la stessa vita (6). 
A queste belle doti di mente e di cuore si accoppiava in lui un carattere forte e vivace. Unico difetto: era facile allo scatto dell'ira. Ma sopra di lui vigilava la mamma con i suoi fermi rimproveri; vigilava anche il maestro della scuola, Francesco Gecherle, con l'opportuno avvertimento e con quella bacchettina di non grata memoria, di cui usava generosamente, perché considerata allora come uno dei più efficaci mezzi educativi (7). Ma, sopra tutto, vigilava lui stesso con lo sforzo continuo della sua volontà repressiva: i moti impulsivi della sua esuberante vivacità cedevano presto il posto alla ragione, conchiudendosi in un'umile scusa o in un cordiale sorriso (8). 

“VOGLIO FARMI PRETE”! 

Terminate le due prime classi elementari — le uniche che a quei tempi esistessero a Riese — dal Cappellano Don Luigi Grazio incominciò ad apprendere i primi elementi della lingua latina, mentre il Parroco Don Tito Fusarini — dignitosa figura di sacerdote — lo preparava al Sacramento della Cresima che ricevette il I “Settembre 1845 nell'antica cattedrale di Asolo dalle mani di Mons, Giovanni Battista Sartori-Canova, Vescovo Titolare di Mindo (9). 
Cresima e Comunione — ma, sopra tutto, la Comunione — servirono mirabilmente a sviluppare nel piccolo Giuseppe Sarto l'inclinazione che egli sentiva per lo stato sacerdotale, il quale nella sua mente prendeva ogni giorno contorni più chiari, più precisi, più definiti. 
Non confidava, forse, spesso alla madre che voleva essere prete? 
La buona Margherita che, con il suo sapiente intuito di una madre cristiana, leggeva nel cuore del suo Bepi (10), “andava orgogliosa al pensiero di avere un figliolo prete e le pareva già di vederlo sacerdote” (11). 
Ma non così Giovanni Battista Sarto. 
La famiglia cominciava a crescere, le difficoltà aumentavano, le ristrettezze divenivano sempre più angustianti. Lo stipendio dei suoi 50 centesimi al giorno, tante volte misurato e ricontato, era sempre lì inalterato ed i suoi campicelli, perché quasi ogni anno decimati dalla siccità o battuti dal flagello della gragnuola, rendevano poco. 
Prete quel suo figliolo, sul quale egli aveva già fatto i suoi calcoli per raddoppiare il suo misero stipendio per venire in aiuto della famiglia? 
Fu tentato di dire di no. Ma la sua fede, la sua Margherita e la parola persuasiva del suo Parroco vinsero presto la sua incertezza, e, chinato il capo, conchiuse: 
— Se Dio lo vuole, se lo prenda! (12) 
— Bravo, Battista! — esclamò soddisfatto Don Tito Fusarini, il quale, senza perdere tempo, avviò subito il fanciullo alle scuole ginnasiali di Castelfranco Veneto. 

***

Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.

“FIGLIO, NON DIMENTICARE LE LACRIME DI TUA MADRE!” (Siracide 7, 27)



"Mamma, perché piangi ?" 

“Chi vuole considerare mia Madre dolente sul Calvario si rivolga a Me ed Io, che vissi quelle ore terribili, volentieri darò luce e compassione per Colei che volle assistere alla mia morte. 
M’aveva seguito, come poteva, nella via che conduceva al luogo del mio martirio e quando ci potemmo vedere fu, per Lei e per Me, una trafittura immensa. L’accompagnarono fin sotto il Calvario, ma non subito poté avvicinarsi alla mia Croce. Comunque, la sua vita era più che mai dipendente dalla mia ed Ella sentiva di morire lentamente, stretta da una morsa crudele. I battiti del suo Cuore s’illanguidivano sempre più e il dolore l’aveva come impietrita. Povera mia Mamma, quanto l’ho fatta soffrire! Non volevo che mia Madre restasse lontana a vedermi; perciò feci in modo che le fosse stato possibile avvicinarsi alla mia Croce. Ero Dio, ma soffrivo come Uomo e come tale ho desiderato la vicinanza di mia Madre. Tanto più che ciò corrispondeva al mio disegno divino di renderla partecipe eccezionale della mia Passione. Così poté cooperare con Me e con Me concorrere alla salvazione del genere umano. Già era degna di essere partecipe della mia opera di redenzione, ma facendola sostare sotto la mia Croce, le ho voluto conferire il riconoscimento di questa mia scelta. 
Dunque, mia Madre si era avvicinata a Me ed Io potevo scorgerla dietro il velo di sangue che mi teneva le palpebre quasi del tutto chiuse. Pur essendo vicinissimo a morire, il mio Cuore di Figlio ebbe un palpito tutto speciale per quella povera Madre che mi aveva secondato divinamente per tutta la vita. Stavo per partire dalla terra e come potevo non salutare Colei che Mi generò, Colei che trepidò con Me e che stava offrendo veramente tutta se stessa per Me e per voi? 
Voi sapete quale fu il mio addio. Il mio addio fu una sostituzione di Me stesso con voi, tramite Giovanni. Ella comprese ed accolse, con immensa riconoscenza, in luogo del Figlio unico ed insostituibile, una moltitudine di figli che avrebbe curato e seguito con lo stesso amore che aveva avuto per Me. Maria gradì il dono perché veniva da Me, morente, e perché Giovanni sarebbe stato il ricordo vivo mio, quando dopo un po’ l’avrei lasciata. Inoltre Giovanni era anche un altro simbolo, quasi una corona alla Madre dei gigli, e ciò Maria intese subito con gratitudine. 
Addio, Mamma, addio; ma non passerà molto che ci rivedremo ed allora non sarai più mesta, come ora. Mamma, addio. Ti lascio a guardare la mia Chiesa nascente, che vorrai nutrire come un tempo nutristi Me. Addio, Madre dolorosa, addio. Vado al Padre e torno, come dissi, e Ti preparerò un trono lucente e maestoso. Oggi Mi vedi nell’umiliazione, ma presto ti estasierai per la mia gloria. Madre, addio. Il mio primo sguardo fu per te ed ora anche l’ultimo  è a te riservato. Mamma, addio...” 

Pablo  Martín  Sanguiao

ATTO DI RIPARAZIONE PER IL DELITTO DELL’ABORTO



O Dio, nostro Padre, che nel tuo infinito amore per noi, vuoi che tutti gli uomini siano salvi, con la fede e l’amore della Chiesa che porta nel suo cuore di Madre il “Desiderio del Battesimo” per tutti i bambini del mondo, desidero esprimere questa sua carità, battezzando nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo tutti i bambini che oggi saranno uccisi nel grembo delle loro madri con l’aborto. 
   Con questo atto di fede e di carità intendo con tutta la Chiesa: 1- Offrire, per le mani immacolate di Maria Ss.ma, con il sangue di Gesù, quello di tutti i bambini uccisi con l’aborto, implorando per il sacrificio della loro vita, pietà e misericordia per l’umanità. 2 – Riparare il grave delitto dell’aborto che, mentre sopprime la vita del concepito, lo priva della grazia del Battesimo. 3 – Pregare per la conversione di tutti gli operatori  e collaboratori dell’aborto, orribile delitto “che, sottoscrive la condanna dell’uomo, della donna, del medico, dello Stato”. (Giovanni Paolo II). 4 – Pregare per la conversione di quanti, con i potenti mezzi della comunicazione sociale, sostengono, giustificano e difendono questo gravissimo peccato, disconoscendo l’insegnamento di Cristo e il Magistero della Chiesa. 5 – E infine, per invocare misericordia su quanti, ingannati e sedotti da questi mezzi potenti, si allontanano dall’amore di Dio Padre.     
    Si reciti il Credo, il Padre Nostro e l’Ave Maria.

Beata Elisabetta della Trinità



 Dopo la Comunione, possediamo tutto il cielo nella nostra anima, eccetto la visione.

Chi è don Luigi Villa?



Incontri con Padre Pio

In quegli anni, don Villa continuò la sua attività di predicatore e conferenziere. 
Nel 1956, tenne una serie di conferenze ai laureati di Bari, dove, dopo un pranzo a base di pesce, ebbe un’intossicazione a causa delle vongole nella pasta-asciutta. 
Informato il suo amico don Berniche era cappellano militare all’aeroporto di Bari, don Villa fu prelevato da alcuni avieri, che lo portarono nel reparto infermeria dell’aeroporto, dove fu curato dal Colonnello medico, rimanendovi fino a guarigione.
Prima di lasciare Bari, don Berni volle che don Luigi lo accompagnasse a San Giovanni Rotondo. Arrivati sul posto, don Berni gli chiese di aspettarlo, mentre andava all’albergo “Santa Maria”, per prenotare il pranzo.
Don Villa, allora, andò a pregare nella chiesetta del Convento. 
La chiesa era vuota e lui si inginocchiò in uno dei banchi. Ad un tratto, percepì una presenza e si girò; al suo fianco, vi era un uomo giovanile, straordinariamente bello, che gli chiese: «Lei vuole incontrare Padre Pio?».
«No!», rispose don Villa, ma l’altro insistette: «Vada, vada pure, Padre Pio la sta aspettando!».
Don Villa si rivolse verso la persona che gli aveva appena parlato, ma, al suo fianco, non vi era più nessuno. La persona che aveva pronunciato quelle parole era scomparsa!
Allora, entrò nel convento e salì fino al luogo della cella di Padre Pio; sentì un profumo intenso di fiori e lo comunicò ad un frate che stava passando, il quale disse: «Buon segno, buon segno!», dicendogli, poi, che Padre Pio sarebbe presto tornato in cella. 
Durante l’attesa, don Villa scrisse su un suo taccuino 12 domande che intendeva porre al frate. Dopo poco, egli vide aprirsi la porta che era in fondo alla scala della sacrestia. Appena entrato, Padre Pio lo guardò (era in fondo allo stretto corridoio, ad una ventina di metri) e disse: «Che fa, qui, padre Villa?», poi, si incamminò fino alla sua stanzetta, N° 5, dove entrò con i due medici che l’avevano seguito. Ma dopo pochi minuti, usciti i medici, Padre Pio chiamò don Luigi e lo fece entrare nella sua cella. Qui, rispose alle sue 12 domande e gli parlò per oltre una mezz’ora, dandogli un incarico: dedicare tutta la sua vita per difendere Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria, soprattutto quella ecclesiastica.
Don Villa rimase perplesso, e disse: «Ma io non sono preparato per un tale impegno; inoltre dovrei essere protetto da un Vescovo. Padre Pio lo interruppe e gli disse: «Va dal Vescovo di Chieti e Lui ti dirà il da farsi».
Due giorni dopo, don Villa partì da Bari e si recò da mons. Giambattista Bosio. Il Vescovo gli chiese: «Perché sei qui?». Don Luigi rispose: «Perché Padre Pio mi ha detto di venire da Lei» e gli chiarì i motivi. 
Alla fine, mons. Bosio gli disse: «Questo è impossibile, perché un Vescovo ha autorità solo nella sua diocesi, e il tuo programma è ben più ampio! Comunque, poiché questo te lo ha detto Padre Pio, che io non ho mai né visto né conosciuto, io andrò a Roma per una chiarificazione».
Infatti, Mons. Bosio si recò dal Segretario di Stato, il cardinale Domenico Tardini per parlargli dell’incarico che don Villa aveva ricevuto da Padre Pio. Il Cardinale si dimostrò subito contrario, dicendo che un tale compito era riservato solo ai vertici della Chiesa, e non a un semplice sacerdote. Tuttavia, per aver udito che tale progetto partiva da Padre Pio, disse che ne avrebbe parlato al Santo Padre.
E così fece. 
Quando mons. Bosio tornò dal cardinale Tardini, questi gli riferì che Pio XII aveva approvato l’incarico affidato da Padre Pio a don Villa, ponendo, però, due condizioni: don Luigi doveva laurearsi in teologia dogmatica; inoltre, doveva essere affidato alla direzione del card. Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Ufficio, del card. Pietro Parente e del card. Pietro Palazzini.
Questi Cardinali dovevano guidarlo e metterlo al corrente di tanti segreti della Chiesa, pertinenti a questo suo mandato papale.
Mons. Bosio trasmise a don Villa le “condizioni” di Pio XII, ma, da parte sua, ne aggiunse un’altra: «Io accetto l’incarico di essere il tuo Vescovo, ma ti dico: non avere mai nulla a che fare con Montini!»!
Colpito dalla durezza di queste parole, don Villa chiese: «Ma chi è Montini?».
Mons. Bosio rispose: «Ti faccio un esempio: io sono da questa parte del tavolo e tu dall’altra. Da questa parte, c’è mons. Giambattista Montini; dall’altra parte, il resto dell’umanità!».
Da notare che le famiglie Montini e Bosio erano entrambe residenti a Concesio (vicino a Brescia). Quindi, la famiglia Bosio conosceva bene Montini!
Dopo questo, mons. Bosio, con decreto del 6 maggio 1957, segretamente incardinò don Villa, nella diocesi di Chieti.

Don Luigi, allora, si iscrisse all’Università di Friburgo (CH) dove si “licenziò” in Sacra Teologia, nel luglio del 1963, laureandosi, poi, all’Università Lateranense, a Roma, il 28 aprile 1971.
Nella seconda metà del 1963, don Villa ebbe il secondo incontro con Padre Pio.
Non appena lo vide, Padre Pio gli disse: «È un bel po’ di tempo che ti stavo aspettando!», e si lamentò della lentezza con la quale don Luigi procedeva nell’incarico affidatogli. 
Alla fine dell’incontro, Padre Pio abbracciò don Villa e gli disse: «Coraggio, coraggio, coraggio! perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria» aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa». (Paolo VI!)

a cura dell’Ing. Franco Adessa

AVVISI DALL'ALTRO MONDO SULLA CHIESA DEL NOSTRO TEMPO



Bonaventura Meyer


12 Gennaio 1976 

E = Esorcisti 
V = Veroba, demonio angelico dal Coro delle Potenze 


Preoccupazione della Madre di Dio per gli uomini 


E: Ti ordiniamo Veroba nel nome... devi dire la verità, esattamente quello che dice la Madre di Dio! 

V: Perfino i buoni lottano contro i buoni. Una volta non era così. Una volta i buoni stavano uniti. La confusione è ora già incominciata e tende verso il vertice. Ma sarà ancora peggio. 

E: Continua a parlare nel nome...! 

V: Attualmente gli uomini tutto ad un tratto non consultano più così sovente la Sacra Scrittura. É vero che viene interpretata dappertutto diversamente, anzi alterata e combinata altrimenti e trasmessa così come pare e piace a chiunque. Soltanto l’autentica, l’antica, la buona Sacra Scrittura tradizionale dovrebbe essere difesa. Ogni altra cosa è combinazione ed è avvelenata, come si potrebbe dire. 

E: Continua a dire la verità. Parla nel nome della SS. Trinità, di tutti i S. Angeli ed Arcangeli e nel nome dell’Immacolata Concezione! 

V: L’Alta Donna vuole salvare tutti quelli che può salvare. É vero che non si possono salvare in massa le anime giacché il mondo è così corrotto. Ma Essa vuole, ciò malgrado, cercare di fare ancora tutto quello che può. Lei ama i suoi figli, Lei li ama di più di quello che molti avrebbero meritato. 

E: Continua a dire la verità nel nome...! 

V: Se venissimo amati ancora soltanto per una decima parte di un tale amore (geme terribilmente). LEI ama i suoi figli, come soltanto una madre può amarli. Per ciò devono tenersi a disposizione molti buoni, anche laici: tutti devono pregare, ma devono anche soffrire per la salvezza di altre anime, che altrimenti andrebbero perdute o sarebbero ancora di più portate sulla cattiva strada. La confusione è ben terribile e diventerà ancora peggiore. Ma voi dovete compiere tutto quello che vuole Lei! 

E: Che cosa vuole la Madre di Dio, parla nel nome...! 

V: Che voi persistiate su questo via e non deviate un centimetro, anche se il diavolo venisse sui trampoli. 

E: Dì la verità, ciò che devi dire per ordine della Madre di Dio come pure nel nome della SS. Trinità! 

V: Potete consolarvi col Papa che soffre ancora più di voi. Egli vorrebbe da lungo tempo che tutto trovi una fine. Ma deve malgrado ciò continuare a pregare e soffrire. Voi dovete appoggiarlo in ciò. Anche i laici devono prestare il loro aiuto. Proprio adesso ci vuole una migliore comprensione contro ogni altro giudizio. Perché ognuno erede di avere il migliore concetto, anche se è falso. 

E: Continua a dire la verità, Veroba, quello che la Madre di Dio ti ha ordinato! 
Non ti è permesso di mentire! 

V: Se LEI non fosse in cielo... e se le passasse la voglia... ne avrebbe ben presto abbastanza... ma lei ha pazienza. Ha una pazienza smisurata, più di tutti gli uomini insieme... avrebbe... potrebbe... se potessimo ancora averla con noi (geme terribilmente)! Noi dell’inferno però siamo liquidati. Ora non possiamo più far nient’altro che testimoniare per voi. Che miseria, che dobbiamo ancora testimoniare quello che non vorremmo! 

E: Continua a dire la verità! Devi dirlo nel nome della Madre di Dio, Veroba, devi dire la verità! 

V: Presto Gesù Cristo non sarà più presente nemmeno in tutte le messe. Già adesso questo non è più dappertutto il caso. Ci sono già molti sacerdoti, che non credono più alla presenza reale di Cristo alla consacrazione. É tremendo; ciò non rende più grazie o poche soltanto. Se tutti coloro che si chiamano sacerdoti dicessero in modo corretto la santa messa - la tridentina - allora il mondo sarebbe cambiato d'un colpo. Ma purtroppo non è così. Abbiamo dovuto ricorrere ai cardinali, poi ai vescovi e sacerdoti ed infine ai laici. Un cardinale, vescovo o sacerdote vale sempre ancora mille volte di più di un laico, almeno per noi. 

E: Continua a parlare, Veroba, per ordine della Madre di Dio…! 

V: Se l'alta Donna potesse piangere ancora è vero che lo fa ancora in visioni - se lo potesse ancora in cielo, allora tutta la terra sarebbe bagnata dalle sue lacrime. Lei ha ancora misericordia di questi miseri vermi, ha ancora misericordia e li richiama a ritornare o cerca di ritenerli. Ma gli uomini non ne hanno nessuna voglia, vanno ciecamente nella trappola di queste marionette, che sono soltanto l’insegna nostra e la nostra pubblicità. Ma non ci si crede. 
Questo è a nostro grande vantaggio che non si crede più! 

E: Continua a dire la verità, Veroba, nel nome della Madre di Dio che soffre tanto in cielo, e nel nome dei Santo Padre, Papa Paolo VI! 

V: Perfino Giuda con il suo tradimento orribile non era così malvagio come molti dei sacerdoti dei nostri giorni. Giuda non l'ha fatto tanto di nascosto. 
Egli sentiva che Gesù sapeva della sua colpa. Dopo l'ha confessato e ha buttato i trenta denari nel tempio. Poi disse «Io ho tradito sangue innocente». Lo fa questo ancora un sacerdote dei nostri giorni? Gli odierni sono molto più scellerati. Nessuno di loro confesserebbe, cosa ha fatto di falso. Ma questa è una contaminazione. Essi sono contaminati fino al midollo e ognuno aiuta ancora l’altro, tanto che tutto può essere e rimanere velato. Ma quanto tempo ancora? Quando la cosa si svelerà, noi non avremo più il vantaggio, ma la Chiesa. Quel che la Chiesa ha difeso fino ad oggi, non può più semplicemente mandare a monte dopo centinaia di anni e buttar via come una vecchia scarpa usata o un vecchio vestito, sul quale possono essere cucite delle pezze di ricambio! 

E: Continua a dire la verità nel nome della SS. Trinità! 

V: È triste per l’Alta Donna e per il cielo che ora tanti buoni che Lei ama molto e che starebbero in unione col cielo, siano paralizzati. Molti non sanno più che cosa fare in questa confusione; e si presenta lentamente il pericolo che in seguito si smarriscano. Per questo devo dire io, Veroba: Voi dovete pregare molto di più lo Spirito Santo! Non si può mai pregare troppo lo Spirito Santo. 

E: Dì la verità! Devi dirlo nel nome della Madre di Dio, Veroba, devi dire la verità! 

V: Questo non avrei voluto dirlo! Non voglio più dir niente. 

E: Adesso devi dire quello che tu devi parlare per ordine della Madre di Dio, nel nome della SS. Trinità...! 

V: LEI lascia dire: «Non scoraggiatevi! anche se dei giusti sono ingannati sul conto vostro». Gesù ha predetto: «Verrà il tempo quando ognuno che vi ucciderà crederà di rendere un servigio a Dio», Questo tempo l’abbiamo ora. 
Soltanto che non venite subito uccisi, molti sì, ma non voi. Voi dovete sopportare certe persecuzioni. Ma diventerà ancora peggio. Non durerà dieci anni. Ma noi stessi non lo sappiamo precisamente. Sappiano solo che è vicino. 
Perfino Cristo ha detto; «Voi non sapete né il giorno né l’ora quando arriverà il Figlio dell'Uomo». Ciò vale anche per i castighi di Dio, non soltanto per la fine del mondo. Lo intende anche per i castighi di Dio ed anche per la morte di ogni singolo uomo. L’Avvertimento è incluso dentro il castigo. Esso non sarà leggero. Con l'Avvertimento incominciano i castighi di Dio; questo è già la prima parte. 

E: Dì la verità, Veroba, quello che devi dire e soltanto la verità! 

V: Non durerà più dieci anni. Secondo i nostri calcoli sarebbe ben possibile che l’Avvenimento... Come già detto, noi nell’inferno non lo sappiamo (ringhia terribilmente). I numerosi oranti sono colpevoli che il cielo trattiene ancora i suoi castighi. In fondo è paradosso di pregare ancora. La confusione diventa ancora più grande per il ritardo dell’Avvertimento e del castigo di Dio. Ma voi dovete pregare ugualmente. LEI lo vuole perché con ciò vengono salvate ancora tante anime (urla terribilmente). 

Sanctum Rosarium de Beata Virgine Maria



Misteria Lucis 


I. Baptisma Domini nostri Jesu Christi apud Iordanem 
Tunc venit Iesus a Galilaea in Iordanem ad Ioannem, ut baptizaretur ab 
eo. Ioannes autem prohibebat eum dicens: "Ego a te debeo baptizari, et tu 
venis ad me?". Respondens autem Iesus dixit ei: "Sine modo, sic enim 
decet nos implere omnem iustitiam". Tunc dimittit eum. Baptizatus 
autem Iesus, confestim ascendit de aqua; et ecce aperti sunt ei caeli, et 
vidit Spiritum Dei descendentem sicut columbam et venientem super se. 
Et ecce vox de caelis dicens: "Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi 
complacui". (Mt 3,13-17)

Pater..., Ave..., Gloria...

Domine Iesu, dimitte nobis debita nostra,
salva nos ab igne inferiori,
perduc in caelum omnes animas,
praesertim eas,
quae misericordiae tuae maxime indigent.

O Maria concepta sine peccato
ora pro nobis qui ad Te confucimus
Ora quoque omnes qui ad te non confugiunt,
praecipue aversos a Sancta Ecclesia
et omnes qui tibi se commiserunt.


II. Nuptiae Cananeses 
Et die tertio nuptiae factae sunt in Cana Galilaeae, et erat mater Iesu ibi; 
vocatus est autem et Iesus et discipuli eius ad nuptias. Et deficiente vino, 
dicit mater Iesu ad eum: "Vinum non habent". Et dicit ei Iesus: "Quid mihi 
et tibi, mulier? Nondum venit hora mea". Dicit mater eius ministris: 
"Quodcumque dixerit vobis, facite". Erant autem ibi lapideae hydriae sex 
positae secundum purificationem Iudaeorum, capientes singulae metretas 
binas vel ternas. Dicit eis Iesus: "Implete hydrias aqua". Et impleverunt 
eas usque ad summum. Et dicit eis: "Haurite nunc et ferte architriclino". 
Illi autem tulerunt. Ut autem gustavit architriclinus aquam vinum factam 
et non sciebat unde esset, ministri autem sciebant, qui haurierant aquam, 
vocat sponsum architriclinus et dicit ei: "Omnis homo primum bonum 
vinum ponit et, cum inebriati fuerint, id quod deterius est; tu servasti 
bonum vinum usque adhuc". Hoc fecit initium signorum Iesus in Cana 
Galilaeae et manifestavit gloriam suam, et crediderunt in eum discipuli 
eius. (Io 2,1-11)

Pater..., Ave..., Gloria...

Domine Iesu, dimitte nobis debita nostra,
salva nos ab igne inferiori,
perduc in caelum omnes animas,
praesertim eas,
quae misericordiae tuae maxime indigent.

O Maria concepta sine peccato
ora pro nobis qui ad Te confucimus
Ora quoque omnes qui ad te non confugiunt,
praecipue aversos a Sancta Ecclesia
et omnes qui tibi se commiserunt.


III. Regni Deo proclamatio 
Factum est autem in diebus illis exiit edictum a Caesare Augusto, ut 
describeretur universus orbis. Haec descriptio prima facta est praeside 
Syriae Quirino. Et ibant omnes, ut profiterentur, singuli in suam 
civitatem. Ascendit autem et Ioseph a Galilaea de civitate Nazareth in 
Iudaeam in civitatem David, quae vocatur Bethlehem, eo quod esset de 
domo et familia David, ut profiteretur cum Maria desponsata sibi, uxore 
praegnante. Factum est autem cum essent ibi, impleti sunt dies, ut 
pareret, et peperit filium suum primogenitum; et pannis eum involvit et 
reclinavit eum in praesepio, quia non erat eis locus in deversorio. (Mc 
1,14-15)

Pater..., Ave..., Gloria...

Domine Iesu, dimitte nobis debita nostra,
salva nos ab igne inferiori,
perduc in caelum omnes animas,
praesertim eas,
quae misericordiae tuae maxime indigent.

O Maria concepta sine peccato
ora pro nobis qui ad Te confucimus
Ora quoque omnes qui ad te non confugiunt,
praecipue aversos a Sancta Ecclesia
et omnes qui tibi se commiserunt.


IV. Trasfiguratio 
Factum est autem post haec verba fere dies octo, et assumpsit Petrum et 
Ioannem et Iacobum et ascendit in montem, ut oraret. Et facta est, dum 
oraret, species vultus eius altera, et vestitus eius albus, refulgens. Et ecce 
duo viri loquebantur cum illo, et erant Moyses et Elias, qui visi in gloria 
dicebant exodum eius, quem completurus erat in Ierusalem. Petrus vero 
et qui cum illo gravati erant somno; et evigilantes viderunt gloriam eius et 
duos viros, qui stabant cum illo. Et factum est cum discederent ab illo, ait 
Petrus ad Iesum: "Praeceptor, bonum est nos hic esse; et faciamus tria 
tabernacula: unum tibi et unum Moysi et unum Eliae", nesciens quid 
diceret. Haec autem illo loquente, facta est nubes et obumbravit eos; et 
timuerunt intrantibus illis in nubem. Et vox facta est de nube dicens: "Hic 
est Filius meus electus; ipsum audite". (Lc 9,28-35)

Pater..., Ave..., Gloria...

Domine Iesu, dimitte nobis debita nostra,
salva nos ab igne inferiori,
perduc in caelum omnes animas,
praesertim eas,
quae misericordiae tuae maxime indigent.

O Maria concepta sine peccato
ora pro nobis qui ad Te confucimus
Ora quoque omnes qui ad te non confugiunt,
praecipue aversos a Sancta Ecclesia
et omnes qui tibi se commiserunt.


V. Istitutio Eucaristiae 
Et manducantibus illis, accepit panem et benedicens fregit et dedit eis et 
ait: "Sumite: hoc est corpus meum". Et accepto calice, gratias agens dedit 
eis, et biberunt ex illo omnes. Et ait illis: "Hic est sanguis meus novi 
testamenti, qui pro multis effunditur". (Mc 14,22-24)

Pater..., Ave..., Gloria...

Domine Iesu, dimitte nobis debita nostra,
salva nos ab igne inferiori,
perduc in caelum omnes animas,
praesertim eas,
quae misericordiae tuae maxime indigent.

O Maria concepta sine peccato
ora pro nobis qui ad Te confucimus
Ora quoque omnes qui ad te non confugiunt,
praecipue aversos a Sancta Ecclesia
et omnes qui tibi se commiserunt.