venerdì 22 novembre 2019

“LUNGI DA ME, SATANA!”



Gli disse Gesù: “Tu pensi che patire sia indegno di me; io invece ti dico che èintenzione del diavolo che io non patisca”. Dedicato a coloro che rifiutano l’economiadella croce

<< Da allora Gesù cominciò a indicare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte
e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. (Mt. 16,21- 23) “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Che è mai questo?
Egli che aveva ottenuto una rivelazione, che era stato proclamato beato, così rapidamente cadde e si ingannò, in modo da temere la passione. (…).
Egli mostrando che era tanto lontano dall’andare alla passione contro la sua volontà, rimproverò Pietro e lo chiamò Satana. Se il capo degli apostoli, prima di apprendere tutto chiaramente, fu chiamato Satana per questo suo atteggiamento, che indulgenza possono avere coloro che rifiutano l’economia della croce. Non ha detto: Satana ha parlato per mezzo di te, ma: “Lungi, da me, Satana” perché era desideri dell’Avversario che Cristo non patisse. Perciò rivela quello che egli aveva nell’animo dicendo: “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Che vuol dire: “Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini?” Egli, esaminando la questione con ragionamento umano e terreno, pensava che ciò fosse per lui obbrobrioso e sconveniente.
Cristo dunque, riprendendolo, dice: “Non è sconveniente che io patisca, ma tu lo giudichi in questo senso con mentalità carnale, perche, se avessi ascoltato le mie parole in modo conforme a Dio, libero da ragionamenti carnali, avresti compreso che soprattutto questo mi è conveniente. Tu pensi che patire sia indegno di me; io invece ti dico che è intenzione del diavolo che io non patisca”.

di san Giovanni Crisostomo

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