mercoledì 27 novembre 2019

L’esorcismo al ritorno da S. Martino


Ho constatato quello che il giovane Tobia altre volte mi aveva raccontato, cioè la condizione fisica con cui ritorna da S. Martino di Schio dopo la notte di preghiera. Il primo luglio mi telefona per chiedermi benedizioni e preghiere, perché sta molto male. Tornato alle sette del mattino come bastonato dal demonio, vuole controbatterlo con l’esorcismo. Quel mattino impieghiamo 90 minuti invece dei 50 sufficienti normalmente.  
È una dura battaglia fin dalla confessione iniziale. Il demonio interviene alcune volte urlando: “Basta”! Vuole opporsi alla confessione. Iniziato l’esorcismo, durante il Rosario Tobia mi chiede di passare con le mani sulla sua schiena per liberarlo dalle bastonate; si sente tutto irrigidito, elettrizzato. Il demonio non è contento di questo, mi rimprovera, mi comanda con forza:  “Lasciami stare perché soffro molto. Togli le tue mani perché mi danno tanto fastidio, mi fanno schifo”. Non è la prima volta che il demonio mi dice questo, ma quella mattina è particolarmente arrabbiato e aggressivo.  
Le mani consacrate da Cristo hanno un influsso, un impatto forte sul demonio e sul posseduto, ma in modo diverso.  
Oltre le espressioni del demonio: “Le tue mani mi danno fastidio, mi fanno schifo”, il demonio cerca di allontanare le mie mani perché lo fanno soffrire. Quando mi vede deciso di passare le mani sulle parti del corpo dove il giovane soffre, allora sopporta quasi passivo, fa silenzio e abbassa il capo. 
Sembra assopirsi, ma non è così. Di tanto in tanto cerco di farlo parlare, lui tace ancora, ma di sotto mi fa la linguaccia. 
Quando il giovane si trova in trance, normalmente non è più lui a soffrire, ma è il demonio che soffre e si lamenta, tranne in qualche suo gesto vendicativo. Se io con preghiere e benedizioni faccio soffrire molto il demonio, lui cerca di far soffrire il giovane posseduto, anche durante la trance, e me lo dice.  
Come al solito gli rispondo:  “Sono contento che tu soffra molto, perché così deciderai di andartene all’inferno”. Il demonio riafferma:  “No, io rimango perché sono il più forte e perché devo rimanere, me l’hanno ordinato”. Mi offende con il suo dizionario fiorito: cretino, ignorante, bastardo; ed io ricambio. Non smetto certo di tenere le mani sul giovane per aiutarlo almeno a diminuire le sue sofferenze. 
Ripropongo al demonio l’esorcismo nella chiesetta di S.Martino e in episcopio con il Vescovo, ma è sempre contrario perché lui non vuole dire al Vescovo la verità su S. Martino, per i motivi che abbiamo ricordato. Torna a ripetermi le minacce già ricordate, se dovessi portarlo dal Vescovo.  
Dopo il lungo e combattuto esorcismo concludo con abbondanti unzioni con l’olio degli infermi per liberare gli arti del giovane da forme di parestesia, che sono anche la causa dei dolori. 
Il giovane sa che queste esperienze di preghiera e benedizioni di liberazione gli costano care, ma comprende che sono la strada da percorrere per vedere la fine del tunnel e ritornare libero. 
Tobia, data la sua condizione di posseduto dal demonio, ha perso quasi tutte le amicizie: gli rimane solo una coppia: si conoscono e frequentano anche loro S. Martino di Schio.  
Una sera viene invitato da un gruppo di giovani, amici di un tempo, a passare una serata insieme. Si è sentito un pesce fuor d’acqua per il loro modo di pensare e di comportarsi. Alla fine propongono di farsi uno spinello insieme: giovani che avevano quasi 40 anni, e diversi già sposati.  
Comprende che non può stare con loro e torna a casa. La sua situazione dolorosa gli ha fatto fare un cammino di vera liberazione dal peccato, ha acquisito una mentalità e una prassi di vita cristiana coerente, che preferisce di gran lunga al comportamento degli amici di un tempo, anche se più fortunati, sani fisicamente e moralmente libertini. Forse è bene ricordare che non tutti i mali vengono per nuocere.  

FRATELLO   ESORCISTA 

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