Dio creava la necessità della Volontà Divina nella creatura: la creatura non poteva vivere senza di Essa. (Volume 35 - Aprile 4, 1938)
[…] “Il mio amore fu tanto nella creazione dell’uomo, che davo la mia Volontà come sua vita primaria e di assoluta necessità, tanto che senza di Essa non poteva produrre nulla di bene. […] Creavo la stretta necessità della mia Volontà nella creatura. Creavo l’anima, come l’acqua alla terra, che dovea scorrere più che acqua nella terra del suo corpo; creavo la mia Volontà in essa, come sole, luce e calore che dovea vivificarla, fecondarla, abbellirla, ma con tale rara bellezza da rapirci continuamente ad amarla. E, come l’agricoltore si occupa di gettare il seme nella terra per farla produrre, così la mia Volontà prendeva l’impegno di gettare nella creatura tanti semi divini, per i quali doveano sorgere tanti soli, uno più bello dell’altro, che doveano produrre fioriture e frutti celesti che doveano servire come cibo suo, delle creature e del suo stesso Creatore, perché il nostro cibo, la nostra vita, è la nostra Volontà. Vedi dunque la necessità dell’unione degli atti che, come semi, [la mia Volontà] forma nella creatura? Questa [unione degli atti] forma la crescenza della mia Volontà in essa, comunica la virtù delle nostre Qualità divine e ne forma tali prodigi di grazia, di bellezza, che Noi stessi l’amiamo tanto da renderci non solo inseparabili, ma operanti continuamente in essa; perché sappiamo che, se amiamo ama, se operiamo opera, né sa far nulla senza di Noi, perché mancando la nostra unione si ridurrebbe nell’inutilità, come la terra senza acqua, senza sole e senza semi. Perciò Noi, amandola assai, facciamo tutto in essa. Vedi in che punto doloroso, nocivo e quasi orribile si mette la creatura senza della nostra Volontà?”
Poi ha soggiunto con un accento più doloroso e commovente: “Figlia mia, come Ci duole il non veder vivere la creatura nella nostra Volontà! Essa col non vivere in Essa Ci vuole rintanarci nella nostra Patria Celeste, non vuole che viviamo insieme sulla terra. Con ciò la nostra Volontà le è di peso; sfugge dalla nostra santità, chiude le porte alla luce e cerca le tenebre. Poveretta! Col fare la sua volontà morrà di freddo e di fame, e potrà dire: ‘Il Cielo non mi appartiene’. [Gli uomini che non vivono nella nostra Volontà] vivono esiliati sulla terra, senza appoggio, senza difesa, senza forza; lo stesso bene per loro si converte in amarezze, e se occorre anche in difetti. Perciò formano il nostro dolore e soffogano continuamente il nostro amore. È tanto l’amore della nostra Volontà, che ogni parola o conoscenza che manifesta di Se stessa è una sua vita divina, non solo, ma nuova, distinta l’una dall’altra: nuova nella santità, nella bellezza, nell’amore. Perciò godiamo tanto e facciamo festa nel far conoscere che cosa è la nostra Volontà, quel che sa fare e può fare nel cerchio della creatura, ed a che punto nobile, sublime, alto, vuol collocarla nel nostro Seno divino, perché col farla conoscere non facciamo altro che sprigionare nuove vite divine e, come [queste] si fanno possedere, così riceviamo il nostro nuovo amore, la nostra nuova bellezza, bontà e così di seguito, dalla creatura. Ed oh, come Ci sentiamo glorificati, amati, per mezzo delle nostre stesse vite, da chi Ci siamo fatti conoscere!
[…] Il farci conoscere, trovare, [da] chi Ci vuole conoscere, è l’atto che più Ci glorifica. Il nostro amore trova per chi sfogare e poter dare ciò che vogliamo. E poi, a che pro creare la creatura se non Ci volevamo farci conoscere? È la conoscenza che Ci fa scendere in essa e le dà il volo per farla salire sino a Noi. […]”
dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta
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