giovedì 28 novembre 2019

PADRE PIO E IL DIAVOLO



Gabriele Amorth racconta... 

L’atmosfera intorno al convento era elettrica, da sempre; e la fama di santità di Padre Pio aveva scatenato energie che in un’ottica religiosa è facile classificare come diaboliche. Nella Positio Girolama Longo, una fedele del convento, racconta che «fino agli anni Trenta tra le figlie spirituali di Padre Pio ce riera una veramente santa, Lucia Fiorentino, morta il 16 febbraio 1934. Insieme alle sue amiche Lucia frequentava il convento e la chiesa dei cappuccini. Vi andava solo per conferire di cose spirituali con Padre Pio e per assistere alle sacre funzioni. In modo particolare prendeva parte ai tridui e alle novene, che si facevano sempre nel pomeriggio, verso rimbrunire. La poverina soffriva di un singhiozzo nervoso che le faceva mancare Varia e quasi la soffocava. Costretta a uscire di chiesa, Lucia si rifugiava nell'angolo del convento per respirare meglio. A volte rimaneva così, dietro quell'angolo, con la fronte sul dorso della mano poggiata al muro, per lungo tempo e faceva ritorno in chiesa 
soltanto al termine della funzione. In quella posizione veniva vista da qualche pastore o contadino che scendeva dalla montagna verso il paese (allora il luogo era deserto e non cera illuminazione elettrica). Una donna dietro 1angolo del convento, all'imbrunire, era una scena che non poteva passare inosservata. Che cosa ci faceva?... Certo era lì per saltare il muro di clausura e andare... a fare l'amore col “Monaco santo”. Ma Padre Pio era in chiesa a recitare le preghiere del triduo o della novena e Lucia Fiorentino era lì per respirare un po' d'aria fresca e, terminata la sacra funzione, scendeva in paese con le altre compagne. Ma il suo arrivo a casa era già preceduto dalla notizia, veramente eccezionale, che una donna era stata vista all'angolo del convento, saltare il muro di clausura, ecc. ecc.». 

Per non parlare delle lettere anonime. Padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi ha lasciato un manoscritto inedito, citato nella Positio, dove ricorda che il monaco santo «dové sostenere un duro attacco alla purezza e alla santità della sua vita». 

«Contro Padre Pio è stata usata anche la vile arma delle lettere anonime, spedite con dovizia al convento di San Giovanni Rotondo, alla Curia Cappuccina di Foggia e a Roma. In certi periodi al superiore del convento lettere anonime arrivavano a catena e qualche volta anche nei riguardi di Padre Pio, di contenuto ignominioso. Di Padre Pio intaccavano la sua moralità e il suo sacro ministero. Opera solo diabolica, specie per noi della comunità che eravamo a contatto diretto col povero padre. Su di esse spesso si diceva che il Padre accordava udienze pericolose ora all’una or alla tal altra persona, e si davano appuntamenti, segnando Vora e i giorni in cui aveva ricevuto o doveva ricevere tale persona, aprendo la porta della chiesa sempre a ora tarda. » 

Padre Raffaele decise, per scrupolo di coscienza, e come responsabile del convento, di fare la posta tutte le notti. Fece cambiare la serratura della porta della chiesa con una chiave più difficile; mise un lucchetto all'uscio della sacrestia che immette nella scalinata interna della clausura e «quando mi ero assicurato che il Padre Pio si era ritirato e andato a letto a dormire, perché alle volte russava pure, prima di andarmene a letto mettevo delle strisce di carta incollate alla porta della scalinata che su dal corridoio scende giù... Questo lavoro durò parecchio, finché non cessarono completamente le anonime. Posso affermare con sicura coscienza e con giuramento che mai, né io né il padre Vittore, abbiamo notato il minimo inconveniente: mai ho trovato le strisce di carta lacerate». 

MARCO TOSATTI 

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