venerdì 22 novembre 2019

SAN PIO V IL PONTEFICE DELLE GRANDI BATTAGLIE



I PRIMI ANNI 

Per molta gente San Pio V non è altro che un nome famoso. Eppure è difficile trovare nella storia del papato un'esistenza più emozionante, dall'andatura più elevata e costante, più degna di rispetto e di ammirazione. 
   L'eresia, talvolta sotto forme tendenziose, tal'altra in maniera violenta, dava l'assalto al cattolicesimo; i Turchi agognavano e preparavano l'annientamento della cristianità; il Concilio di Trento, soddisfatto per aver concluso i suoi lunghi lavori, consegnava gli atti alla Santa Sede, che doveva assumersi il grave incarico di eseguire le sue decisioni e di operare riforme ormai indilazionabili. Pio V fu “l'uomo inviato da Dio” per dirigere con polso abile e fermo, tra insidiosi scogli, i destini della Chiesa. Difensore intrepido della verità e della giustizia, egli imprende ad aiutarla in un'ora cruciale, a riprendere, a ritrovare il suo volto e la sua anima mediante il ritorno alla solidità della fede alla chiarezza dell'ordine, attraverso il fervore della preghiera. Invece di limitarsi a elaborare progetti di riforma, egli sarà l'ispiratore e il modello di quelli che si danno da fare per migliorare l'uomo e ridargli il suo valore e l'influsso cristiano. 
Anche se si fosse limitato a questo ruolo, Pio V offrirebbe già un interesse vivo anche oggi. Ma tenendo presente che egli fu un'anima eletta e che Dio ricompensò con insigni favori la sua santità, è facile prevedere quale massa di interesse offriranno agli avvenimenti già di per sé drammatici, i particolari della sua biografia e i rilievi intorno al suo carattere. 

* * * 

Il popolo sembra compiacersi talvolta dei mutamenti sociali. Una stessa idea, uno stesso nome suscita a brevi intervalli ora l'entusiasmo ora l'avversione. Oggi è il suffragio universale che favorisce questi cambiamenti; nei tempi andati erano le contese civili. 
L'Italia del secolo XVI, violentemente sconvolta dalle dissensioni cittadine, vide per simile motivo delle famiglie gloriose perdere d'un tratto il loro prestigio, e insieme alla loro dignità la propria fortuna. I Ghislieri di Bologna1 dovettero subire questa doppia sorte. La loro famiglia, una 
delle antiche famiglie nobili della città2, nel 1445, per il trionfo della fazione contraria, fu spogliata dei suoi averi e cacciata in esilio. Il decreto d'espulsione fu reso più odioso da un grave affronto; gli autori della proscrizione fecero murare la porta, per la quale erano passati gli esiliati, affinché questi nella loro sventura non potessero nutrire alcuna speranza di ritorno. 
Cento anni più tardi (1568) il senato e il popolo di Bologna, radunatisi per una cerimonia di riparazione, riaprirono la porta, la chiamarono Porta Pia, e fecero scolpire a caratteri d'oro su una lastra di marmo un'iscrizione, che esprimeva il loro dispiacere per l'ingiustizia commessa e la gioia di mettervi termine. In questo mutamento non vi ebbero parte né l'intrigo né la forza. Ma dopo un secolo di prove dolorose, un Ghislieri divenne Papa, col nome di Pio V, e lo splendore delle sue virtù risvegliò nei bolognesi un savio pentimento. 

Del Card. GIORGIO GRENTE 
Accademico di Francia – Arcivescovo di Le MANS 

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