sabato 30 novembre 2019

Chi è don Luigi Villa?



Incontri con Padre Pio

In quegli anni, don Villa continuò la sua attività di predicatore e conferenziere. 
Nel 1956, tenne una serie di conferenze ai laureati di Bari, dove, dopo un pranzo a base di pesce, ebbe un’intossicazione a causa delle vongole nella pasta-asciutta. 
Informato il suo amico don Berniche era cappellano militare all’aeroporto di Bari, don Villa fu prelevato da alcuni avieri, che lo portarono nel reparto infermeria dell’aeroporto, dove fu curato dal Colonnello medico, rimanendovi fino a guarigione.
Prima di lasciare Bari, don Berni volle che don Luigi lo accompagnasse a San Giovanni Rotondo. Arrivati sul posto, don Berni gli chiese di aspettarlo, mentre andava all’albergo “Santa Maria”, per prenotare il pranzo.
Don Villa, allora, andò a pregare nella chiesetta del Convento. 
La chiesa era vuota e lui si inginocchiò in uno dei banchi. Ad un tratto, percepì una presenza e si girò; al suo fianco, vi era un uomo giovanile, straordinariamente bello, che gli chiese: «Lei vuole incontrare Padre Pio?».
«No!», rispose don Villa, ma l’altro insistette: «Vada, vada pure, Padre Pio la sta aspettando!».
Don Villa si rivolse verso la persona che gli aveva appena parlato, ma, al suo fianco, non vi era più nessuno. La persona che aveva pronunciato quelle parole era scomparsa!
Allora, entrò nel convento e salì fino al luogo della cella di Padre Pio; sentì un profumo intenso di fiori e lo comunicò ad un frate che stava passando, il quale disse: «Buon segno, buon segno!», dicendogli, poi, che Padre Pio sarebbe presto tornato in cella. 
Durante l’attesa, don Villa scrisse su un suo taccuino 12 domande che intendeva porre al frate. Dopo poco, egli vide aprirsi la porta che era in fondo alla scala della sacrestia. Appena entrato, Padre Pio lo guardò (era in fondo allo stretto corridoio, ad una ventina di metri) e disse: «Che fa, qui, padre Villa?», poi, si incamminò fino alla sua stanzetta, N° 5, dove entrò con i due medici che l’avevano seguito. Ma dopo pochi minuti, usciti i medici, Padre Pio chiamò don Luigi e lo fece entrare nella sua cella. Qui, rispose alle sue 12 domande e gli parlò per oltre una mezz’ora, dandogli un incarico: dedicare tutta la sua vita per difendere Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria, soprattutto quella ecclesiastica.
Don Villa rimase perplesso, e disse: «Ma io non sono preparato per un tale impegno; inoltre dovrei essere protetto da un Vescovo. Padre Pio lo interruppe e gli disse: «Va dal Vescovo di Chieti e Lui ti dirà il da farsi».
Due giorni dopo, don Villa partì da Bari e si recò da mons. Giambattista Bosio. Il Vescovo gli chiese: «Perché sei qui?». Don Luigi rispose: «Perché Padre Pio mi ha detto di venire da Lei» e gli chiarì i motivi. 
Alla fine, mons. Bosio gli disse: «Questo è impossibile, perché un Vescovo ha autorità solo nella sua diocesi, e il tuo programma è ben più ampio! Comunque, poiché questo te lo ha detto Padre Pio, che io non ho mai né visto né conosciuto, io andrò a Roma per una chiarificazione».
Infatti, Mons. Bosio si recò dal Segretario di Stato, il cardinale Domenico Tardini per parlargli dell’incarico che don Villa aveva ricevuto da Padre Pio. Il Cardinale si dimostrò subito contrario, dicendo che un tale compito era riservato solo ai vertici della Chiesa, e non a un semplice sacerdote. Tuttavia, per aver udito che tale progetto partiva da Padre Pio, disse che ne avrebbe parlato al Santo Padre.
E così fece. 
Quando mons. Bosio tornò dal cardinale Tardini, questi gli riferì che Pio XII aveva approvato l’incarico affidato da Padre Pio a don Villa, ponendo, però, due condizioni: don Luigi doveva laurearsi in teologia dogmatica; inoltre, doveva essere affidato alla direzione del card. Alfredo Ottaviani, Prefetto del Sant’Ufficio, del card. Pietro Parente e del card. Pietro Palazzini.
Questi Cardinali dovevano guidarlo e metterlo al corrente di tanti segreti della Chiesa, pertinenti a questo suo mandato papale.
Mons. Bosio trasmise a don Villa le “condizioni” di Pio XII, ma, da parte sua, ne aggiunse un’altra: «Io accetto l’incarico di essere il tuo Vescovo, ma ti dico: non avere mai nulla a che fare con Montini!»!
Colpito dalla durezza di queste parole, don Villa chiese: «Ma chi è Montini?».
Mons. Bosio rispose: «Ti faccio un esempio: io sono da questa parte del tavolo e tu dall’altra. Da questa parte, c’è mons. Giambattista Montini; dall’altra parte, il resto dell’umanità!».
Da notare che le famiglie Montini e Bosio erano entrambe residenti a Concesio (vicino a Brescia). Quindi, la famiglia Bosio conosceva bene Montini!
Dopo questo, mons. Bosio, con decreto del 6 maggio 1957, segretamente incardinò don Villa, nella diocesi di Chieti.

Don Luigi, allora, si iscrisse all’Università di Friburgo (CH) dove si “licenziò” in Sacra Teologia, nel luglio del 1963, laureandosi, poi, all’Università Lateranense, a Roma, il 28 aprile 1971.
Nella seconda metà del 1963, don Villa ebbe il secondo incontro con Padre Pio.
Non appena lo vide, Padre Pio gli disse: «È un bel po’ di tempo che ti stavo aspettando!», e si lamentò della lentezza con la quale don Luigi procedeva nell’incarico affidatogli. 
Alla fine dell’incontro, Padre Pio abbracciò don Villa e gli disse: «Coraggio, coraggio, coraggio! perché la Chiesa è già invasa dalla Massoneria» aggiungendo: «La Massoneria è già arrivata alle pantofole del Papa». (Paolo VI!)

a cura dell’Ing. Franco Adessa

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