Non potevi, Signore, scegliere niente di più
significativo che il pane per rivelarci le
intenzioni del tuo Cuore. Il pane è
semplicità, il pane è quotidianità, il pane è
sazietà, il pane è provvidenza, il pane è per
tutti.
Tu hai preso del pane per chiamarlo “tuo
Corpo”, Tu hai preso del vino per chiamarlo
“tuo Sangue”. Quella sera, di quel giovedì,
ribaltò tutto l’ordine delle cose, si chiamò
“Santo” perché Tu rivelasti un modo nuovo
di amare. Quello di dare la tua stessa Vita,
quello di farsi mangiare, quello di diventare
sacrificio d’amore. Così, il nostro amare
sarà vero solo se anche noi saremo pronti a
donarci, con un amore più grande, a coloro
che ci amano. Questa Eucaristia diventa
così memoria di questo tuo amore più
grande, un amore che sa accogliere
chiunque e sa condividere la gioia di quel
Regno che Tu Signore sei venuto ad
annunciare. In quel giovedì santo si compì
un miracolo che nessuno avrebbe previsto.
I tuoi discepoli, Signore, si erano abituati a
vedere i miracoli da Te operati sugli altri,
ma ebbero la perplessità a capire che quel
pane e quel vino ora erano diventati Te, la
tua Presenza, la tua Parola, il tuo Amore, la
tua Offerta, la tua Tenerezza. Le parole di
quella sera, Gesù, rimarranno nel nostro
cuore. “Prendete e mangiatene tutti:
questo è il mio corpo,” “Prendete e
bevetene tutti: questo è il calice del mio
sangue, il sangue della nuova ed eterna
alleanza versato per voi. Fate questo in
memoria di me”.
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