IL NOME DI DIO
nel Critianesimo
nell'Ebraismo
nell'Islamismo
«DA LUI GRAZIE.
A LUI E PER LUI
TUTTE LE COSE.
A LUI LA GLORIA NEI SECOLI.
AMEN!».
(San Paolo - Rom. Il, 36)
DEUS
- Cristianesimo -
Sebbene siano incerte le etimologie della parola "Dio" nelle diverse lingue, esse richiamano, però, sempre, la nozione comune di Dio, cioè quella di un Essere Supremo, Creatore e Padrone dell' universo e Autore della legge morale.
Tutte le nozioni che Gli vengono attribuite sono, tuttavia, solo gli aspetti della stessa Realtà Infinita: "Colui che è", o "Atto-d' essere-sussistente", Assoluto personale, Creatore, Signore, Legge Eterna, Fine Ultimo dell'Universo della materia e dello spirito.
Secondo la Rivelzione cristiana, Egli sussiste in tre Persone, eguali e distinte: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Questa conoscenza la dobbiamo solo a Lui, mediante la Sua rivelazione ai Patriarchi del popolo ebraico.
Il "Dio della ragione" (la vera, aperta ali' essere), perciò, è lo stesso Dio della Fede che fa aderire al suo mistero: Dio è Uno, ossia: diviso in Sè e distinto da tutto l'altro; l'Unità di Dio è suprema, come assoluto è l 'Essere che ne constituisce l'essenza.
Perciò, contro il politeismo, la ragione riconosce solo Dio, la cui natura è immoltiplicabile, infinitamente perfetta, come appunto l'Essere-sussistente.
Da qui la molteplicità delle prove dell'esistenza di Dio, le quali, nell'ambito della riflessione metafisica dimostrano che gli aspetti proprii della natura e dell'uomo devono essere penetrati e interpretati, in ultima istanza, alla luce dell'essere.
(Cfr. S. Th., I, q.2, a.3; iv., q.II, a.3, c; q.19, a.4,c; q.44,ai; q.47,a.3,c. e lum. q.65,a.l; q.103,a.l,c. e 3um; Sent, I; d.3, div.Text.II,d.l,q.l,a.l; d.25,q.la.l; d.38,qi,a.3,c. e 2um; De Ver.,q.2,a.3,c.; q.5,a.21; S.c.G.,I,cc.13,15,16,42; Il,cc.l5, 24,42; III,cc.l22,64; De Div. Nomin.,7,lect.4; De pot., q.2,a.3,5um; q.3,a.5; a.l5; q.5,a.3; in Phys.II,lect.12n.l; VII,lect.2; VIII,lect.9; op. Comp.th.,c.3; inMetaph.XII, lect.5; in Joann.,Prol.,nn.3-6; in DeCoelo et Mundo,I;lect.26-29).
JAHVEH (ebr. YAHWEH)
-Ebraismo-
E nome proprio di Dio nell'Antico Testamento, tradotto: il "Signore", o l'"Eterno".
Oggi, è generalmente preferita la trascrizione Yahweh (pronuncia: Jahuè): Dio.
Le parole: "lo sono Colui che sono" vanno considerate quale espressione della realtà dell'essere di Dio e della sua attività, come è contenuto anche nella formula: "essi riconosceranno che Io sono Jahveh" (Ez. 6, 14; 7, 27; 37, 13).
Questo nome "Jahveh", comunque, era conosciuto anche prima di Mosè, come è insinuato in Es. 6, 3, e confermato dai Profeti, come Os. 12, 10: "lo sono Jahveh, tuo Dio, fin dalla terra d'Egitto". Molti critici, infatti, (ad esempio: Lagrange, van Hoonacker, Hehn, Mangenot, G. R. Driver) affermano che il nome di "Jahveh", o almeno una abbreviazione di questo nome, fosse conosciuta, prima di Mosè, presso gli Ebrei e altri Semi ti. Mosè, però, l'avrebbe elevata in un nuovo speciale significato a nome specifico di Dio.
Nell'Esodo 3:13-16, è chiaro: "Mosè disse a Dio: Ecco, quando sarò andato dai figliuoli d'Israele e avrò detto a loro: l'Iddio dei vostri padri m'ha mandato da voi; se essi mi dicono: qual è il suo nome? che risponderò loro? Iddio disse a Mosè: IO SONO COLUI CHE SONO! Poi, disse: 1"'10 SONO" m'ha mandato da voi". Iddio disse ancora a Mosè: "Dirai così ai figliuoli d'Israele: l'Eterno, l'Iddio dei vostri padri, l'Iddio d' Abrahamo, l'Iddio d'lsacco e l'Iddio di Giacobbe m'ha mandato da voi. Tale è il mio nome in perpetuo, ta'e la mia designazione per tutte le generazioni". Ora, YHVH, nell'Antico Testamento, è tradotto con l'Eterno, circa seimila e cinquecento volte!
"Yahveh", quindi, è Colui che è, che vive, che esiste in sè stesso, ma che si rivela: "IO SONO" (Esodo: 14); è la prima persona della radice (HVH-essere) del nome Yaheh.
Nel' Antico Testamento si trovano anche altri numerosi nomi, sotto i quali Dio si è rivelato; tutti, però, sono composti con "YHVH". Per esempio: "lehovah-jireh", in Genesi 22: 14 (l'Eterno vede e provvede): "lehovah-shamma" (l'Eterno è qui), in Ezechiele 49: 35 ...
Comunque, l'essenza stessa di Dio è, nel termine originale, designata dal tetragramma sacro "YHVH", nome che gli Ebrei non volevano neppure pronunciare. Gli stessi Rabbini, per scriverlo, dovevano, prima, lavarsi, e prendere una penna nuova ogni volta che lo dovevano fare. Anche quando leggevano i testi sacri, al posto di "YHVH", si doveva leggere "Adonai" (Signore). È da lì che furono tratte le vocali in "YHVH" per farne "Yahveh", che poi in seguito fu trasformato in "Jehovah", nome di Dio, come pure la sua abbreviazione "JAH", e come in "Allelujah".
Detto questo, è chiaro che il Dio di noi cristiani è ben diverso da quello dei musulmani. Il nostro Dio, cioè, è il Dio trinitario, la cui seconda Persona si è fatta "uomo", Gesù Cristo, che è morta per riscattare tutti gli uomini dalla perdizione eterna!
ALLAH
-Islam-
Cinque volte al giorno, un quinto dell'umanità si inginocchia rivolto verso la Mecca, e ripete la professione di fede: "NON C'È ALCUN DIO ALL'INFUORI DI ALLAH E MAOMETTO È IL SUO PROFETA"!
Il termine "Allah" (va pronunciato in modo enfatico, quasi fosse scritto: "Alllah", con tre "l") da: "al e ilah" (= divinità), è un nome arabo di "dio", anche oggi comune ad ebrei, cristiani arabi e musulmani. La parola originaria, e quella derivata, si trovano accostate nella nota professione: "La iHìha ili a 'ilahu" ( = N o n v'è Dio se non Allah").
È usato spesso come componente di nomi teofori; in tal caso, Turchi, Persiani e Indiani lo pronunciano: Ullah".
L'Arabia centrale e settentrionale era il dominio di nomadi beduini. Essi veneravano degli spiriti, i "jinn", e delle divinità, una delle quali (Allat) era superiore alle altre. È interessante leggere nel Corano la domanda che gli abitanti della Mecca s'erano posti al riguardo: "Maometto, ridurrà gli dèi a un solo Dio (Allah)"? •. Ma ai Coraichiti, la tribù di Maometto, non piaceva quest'idea, se non a patto che Maometto conservasse anche le altre divinità accanto a
quella di Allah. Maometto, però, rifiutò di fare questo, perché non voleva dare ad "Allah" dei soci!
Quindi, il nome di "Allah" è il nome di "Dio" in lingua araba. Gli idolatri nominavano, sì, i loro idoli semplicemente col termine "dio" (= Il'ah), ma non "allah", il Dio Unico che, nel Corano, designa il Dio dei Giudei, con tutti gli attributi: Unico, Creatore, Onnipotente e Dispensatore di tutti i beni; attributi che saranno ripresi nell'Islam. Nel Corano, infatti, "Allah" vien descritto attraverso questi attributi, che mostrano che "Allah" non è il "Dio" di una tribù, nè il "Dio" dei soli uomini, ma è anche il "Dio" di tutte le cose, il "Signore del mondo", e che tutte le cose che esistono sono state create da Lui e ubbidiscono al Suo comandamento.
Perciò, il testo principale del Corano sono i quattro versetti della "Sora 112", la più cara ai musulmani, insieme alla "Sora Sarente", la "Fatiha". Sono versetti che vengono ripetuti all'infinito, sui "mihrab" delle moschee, sui muri delle case, sui quadri appesi alle pareti domestiche e persino sugli stessi denari: "Dì: EGLI, DIO, è UNO-DIO, l'ETERNO-Non generò né fu generato-e nessuno Gli è pari!".
E questo è il cuore della fede islamica!
«ALLAH, SEI IL NOSTRO PADRONE:
RENDICI VITTORIOSI
SUL POPOLO DEGLI INFEDELI!».
(Corano: Sura 2, 286)
***
«INFEDELE È COLUI CHE DICE:
DIO È UN TERZO».
(Corano: Sura V, 77)
***
«ALLAH NON È CHE UNA DIVINITÀ UNICA.
A LUI NON PIACE DI A ERE UN FIGLIO!».
(Corano: Sura IV, 169)
***
«DIO È UNO! DIO, L'ETERNO!
NON GENERÒ NÉ FU GENERATO,
E NESSUNO GLI È PARI!».
(Corano: Sura 112, 1-4)
Non v'è altra divinità all'infuori di Allah.
«In verità, Allah è il mio e il vostro Signore, adorateLo, dunque!
Questa è la retta via».
(Corano XIX: 36)
sac. Luigi Villa
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