mercoledì 20 novembre 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



Si tratta di rivelazioni private 

Da notare prima di tutto che dette visioni o apparizioni sono dette rivelazioni private non perché non siano o non debbano essere a vantaggio di tutta la Chiesa, ma nel senso che ad esse, non facendo parte di quelle verità di fede, necessarie per conseguire la salvezza, si potrebbe anche non prestare fede. "E quando la Chiesa le approva,non ci obbliga a crederle, ma solo permette, come dice Benedetto XIV che siano pubblicate ad istruzione ed edificazione dei fedeli; onde l'assenso che vi si deve prestare non è atto di fede cattolica, ma atto di fede umana fondato sull'essere queste rivelazioni probabili e piamente credibili" (Siquidem hisce revelationibus taliter approbatis, licet non debeatur nec possit adhiberi assensus (idei catholicae, debetur tamen assensus (idei humanae, juxta prudentiae regulas, juxta quas nempe tales revelationes sunt probabiles pieque credibiles De servorum Dei beatificatione, 1. 11, c. 32, n. 11). 

2. Natura di queste apparizioni o visioni  
La visioni "sono percezioni soprannaturali di oggetti naturalmente invisibili all'uomo". 
E cioè accade che alcune anime vedano, per un intervento superiore, delle realtà che ordinariamente non sono viste dagli altri uomini: visioni, per es., di Santi, di defunti, di anime del purgatorio o di dannati, ecc. 
Le visioni sono di tre specie: sensibili, immaginarie e intellettuali. "Le visioni sensibili o corporali od oculari, che si dicono anche apparizioni, sono quelle in cui i sensi percepiscono una cosa reale naturalmente invisibile all'uomo". 
E cioè visioni e apparizioni possono avvenire "per mezzo dei sensi corporali esteriori; per questo, tali visioni si chiamano corporee. Possono succedere in due maniere. L'una è propriamente e veramente corporea, cioè quando con corpo reale e dotato di peso si presenta alla vista o al tatto qualche cosa dell'altra vita, come Dio, un angelo, un Santo, il demonio, un'anima o altro. Si forma a tale scopo, per opera e virtù degli angeli buoni o cattivi, qualche corpo immateriale ed apparente, il quale, benché non sia corpo naturale e vero di colui che rappresenta, è veramente un corpo di aria condensata con le sue dimensioni quantitative". 
Un'altra maniera di visione corporea "sono certe immagini di corpo, di colore e simili, che un angelo può causare negli occhi alterando l'aria circostante. Colui che le riceve giudica di vedere qualche corpo reale presente, mentre esso non c'è e ci sono solo immagini con le quali si altera la vista con un inganno ad essa impercettibile. 
Questo genere di visioni illusorie non è proprio degli angeli buoni né delle apparizioni divine, anche se è possibile che lo sia e tale poté essere la voce che udì Samuele (Cf 1 Re 3,4). Ordinariamente, però, le simula il demonio per quello che contengono di inganno, specialmente per gli occhi" (448449). "Nella Scrittura si trovano molte visioni corporee avute dai Santi e dai Patriarchi. Adamo vide Dio rappresentato dall'angelo (Cf. Gen 3,8), Abramo i tre angeli (cf. Gen 18,1-2), Mosè il roveto e molte volte il Signore stesso (Cf. Es 3,2). Hanno avuto molte volte visioni corporee ed immaginarie anche dei peccatori, come Caino (cf. Gen 4,9) e Baldassar che vide la mano sul muro (Cf Dan S,5)". 
Le visioni invece immaginarie o immaginative "sono quelle prodotte da Dio o dagli angeli nell'immaginazione sia nella veglia sia nel sonno". Visioni immaginarie se ne trovano nella S. Scrittura per es., il Faraone ebbe quella delle vacche (cf. Gen 41,1 ss) e Nabucodonosor quella dell'albero (Cf Dan 4,1 ss) e della statua (Cf Dan 2,1 ss.), ed altre simili. 
A proposito delle visioni puramente spirituali, così si esprime S. Giovanni della Croce: "Parlando... delle visioni che sono puramente spirituali, senza cioè il mezzo e l'opera di alcun senso del corpo, dico che due sorta di visioni possono cadere nell'intelletto: le une sono visioni di sostanze corporee; le altre, di sostanze separate o incorporee. Le prime sono intorno a tutte le cose materiali che esistono in cielo e in terra, e che l'anima può vedere anche stando nel corpo, mediante una certa luce soprannaturale derivata da Dio, nella quale può scorgere le cose del cielo e della terra in loro assenza, come leggiamo essere avvenuto a S. Giovanni che nell'Apocalisse descrive le bellezze della celeste Gerusalemme che vide in cielo...". 
"Ma le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono vedere in corpo mortale". 
Quanto alle visioni intellettuali di sostanze corporee che "spiritualmente si ricevono nell'anima, dico che esse sono a guisa delle visioni corporee; poiché, come gli occhi vedono le cose materiali mediante la luce naturale, così l'anima mediante il lume soprannaturale derivato dall'alto, vede interiormente con l'intelletto queste medesime cose naturali ed altre ancora come a Dio piace; se non che c'è differenza nel modo di percepirle, poiché le spirituali e intellettuali accadono in modo assai più chiaro e sottile che non le corporee. 
Quando Dio vuol fare all'anima questa Grazia, le comunica quella luce soprannaturale che abbiamo accennata, in cui con la massima facilità e chiarezza vede le cose che Dio vuole, ora del cielo, ora della terra, senza che faccia ostacolo o importi l'assenza o presenza loro. Il che avviene, alle volte, come se si aprisse una risplendentissima porta, per la quale si vedesse una luce a guisa di un lampo che in una notte buia all'improvviso illumina gli oggetti, li fa vedere chiari e distinti, e subito li lascia di nuovo all'oscuro, quantunque le loro forme e figure restino impresse nella fantasia. 
Ciò accade nell'anima molto più perfettamente; perché le cose vedute con lo spirito in quella luce le restano impresse in tale maniera che, ogni volta che vi fa avvertenza, torna a vederle in sé come prima; in quella guisa appunto che in uno specchio si scorgono le figure che vi sono rappresentate, ogni volta che alcuno torni a mirarvi. Ed è da notarsi che le forme delle cose vedute, giammai si cancellano interamente dall'anima, quantunque con l'andar del tempo si vadano un po' affievolendo". 
I mistici ci istruiscono sul modo con cui avvengono le visioni immaginarie e corporee: "Si formano per mezzo di immagini sensibili, causate o mosse nell'immaginazione o fantasia, le quali rappresentano gli oggetti in modo materiale e sensitivo, come cosa che si guarda con gli occhi del corpo, si ascolta, si tocca o si gusta. Sotto questa forma di visioni i profeti dell'antico Testamento - particolarmente Ezechiele, Daniele e Geremia - manifestarono grandi misteri che l'Altissimo rivelò loro per mezzo di esse. In simili visioni l'evangelista Giovanni scrisse la sua Apocalisse". 
"Ma le altre visioni di sostanze incorporee, vale a dire di angeli e di anime, non si possono vedere neanche mediante quel lume derivato, ma con un altro più alto che si chiama lume di gloria; e perciò queste visioni di sostanze incorporee non sono proprie di questa vita, né si possono vedere in corpo mortale". 
Le visioni dell'inferno da parte di Santi o di anime elette sono, senza dubbio visioni sensibili e immaginarie. Essi hanno visto e toccato e sofferto nel corpo e nell'anima. 

3. Che valore attribuire alle apparizioni o visioni 
Le visioni che ci occupano qui provengono da Dio o sono frutto di menti esaltate o malate di schizofrenia o di isterismo e simili? O frutto magari di immaginazione già imbottita di immagini, da qualsiasi parte derivate o attinte? Il quesito, pur importante, interessa qui fino ad uno punto. Perché a parte il fatto che almeno alcune si presentano come chiaramente di origine soprannaturale; in effetti anche quelle che potrebbero spiegarsi naturalmente, sono in piena sintonia con i dati rivelati, come vedremo. Stando così le cose, dette visioni o apparizioni, se veramente si sono verificate, hanno lo stesso valore che hanno tutte le rivelazioni private. E cioè quello di confermare in qualche modo il dato rivelato, e quello di ricordare agli immemori certe verità, dalle quali facilmente si evade non solo per la naturale smemoratezza dell'uomo, ma anche e spesso per il disagio che esse comportano e per le conclusioni alle quali perentoriamente conducono, ecc. 
Da chiedersi pure: quanto detto dai Santi sull'inferno è frutto di visioni o di vere e proprie "discese" nell'inferno? Per varie di queste testimonianze c'è da pensare che, più che visioni, si sia trattato anche di realtà, giacché i protagonisti sono "portati" nell'inferno, soffrendo enormemente. Reale discesa percepita come tale dagli stessi demoni. A vedere S. Veronica Giuliani nell'inferno, Satana urla furibondo ai suoi ministri: "Via l'intrusa che ci accresce i tormenti!". Certo non ci sappiamo spiegare come è possibile scendere nell'inferno da vivi, condividendo le stesse sofferenze dei dannati. Ma l'importante non è tanto sapere come si è discesi nell'inferno, ma quanto si è visto e sperimentato. Il non sapersi spiegare un fenomeno, -bisogna ribadirlo una volta di più - non può essere un motivo sufficiente per negarlo o per spiegarlo in modo chiaramente e volutamente distorto. 

4. Perché si verificano detti fenomeni 
Ci si potrebbe domandare pure il perché di tali fenomeni. Lo si diceva già a proposito del loro valore in confronto della rivelazione pubblica. Dio non opera che per amore. E l'amore ricorre a tutti i mezzi per salvare chi si ama. E perciò anche attraverso le visioni o le apparizioni, il Signore richiama alla realtà delle cose perché non si resti ammaliati da colori e apparenze ingannatrici. E purtroppo - noi lo sappiamo bene per esperienza -, sono tanti coloro che vanno dietro a vere e proprie illusioni e suggestioni. 
Si capisce allora che anche questi interventi dall'alto sono espressione di vera e propria misericordia. Con l'oscurarsi soprattutto di verità di fede di grande importanza, detti interventi straordinari aiutano enormemente a ritrovare la via della verità. Da notare, in conclusione, che visioni e apparizioni non possono confondersi con immaginazioni di fantasia, pura creazione del soggetto che opera. Sulla pur grandiosa concezione immaginaria de La Divina Commedia si può anche non consentire, trattandosi appunto di immaginazione poetica. Molto più difficile non consentire con le visioni dei Santi, che presentano una realtà che eccede anche ogni possibile immaginazione. 

Padre Antonio Maria Di Monda

Nessun commento:

Posta un commento