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mercoledì 23 luglio 2025

Gesù vuole purificare la Chiesa, servendosi dei suoi nemici

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Gesù vuole purificare la Chiesa, servendosi dei suoi nemici:

E pregandolo per la Chiesa, che avesse pietà di tante anime che vanno perdute perché vogliono guerreggiare la Chiesa e i suoi ministri, Gesù ha soggiunto: “Figlia mia, non ti affliggere, è necessario che i nemici purghino la mia Chiesa, e dopo che la avranno purgata, la pazienza e le virtù dei buoni saranno luce ai nemici e si salveranno quelli e loro”.

Ed io: “Ma almeno non permettere che le mancanze dei tuoi ministri giungano a giorno dei secolari, altrimenti più affliggeranno la tua Chiesa”.

E Gesù: Figlia mia, non mi pregare, che mi indigno; voglio che la materia esca fuori. Non ne posso più, non ne posso più; i sacrilegi sono enormi, col coprirli darei campo a far commettere mali maggiori. Tu avrai pazienza a sopportare la mia assenza, la farai da eroina; voglio fidarmi di te, che sei mia figlia, mentre Io mi occuperò a preparare flagelli per secolari e per sacerdoti”. (Vol. 10°, 07-06-1911)


domenica 20 luglio 2025

I nemici purgheranno la Chiesa dalle piaghe che porta, specialmente quelle dei suoi pastori, che proteggono i falsi virtuosi e opprimono e condannano i veri buoni

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


I nemici purgheranno la Chiesa dalle piaghe che porta, specialmente quelle dei suoi pastori, che proteggono i falsi virtuosi e opprimono e condannano i veri buoni:

Stavo pregando che il benedetto Gesù confondesse i nemici della Chiesa, e il mio sempre amabile Gesù nel venire mi ha detto: “Figlia mia, potrei confondere i nemici della S. Chiesa, ma non voglio. Se ciò facessi, chi purgherebbe la mia Chiesa? Le membra della Chiesa e specie quelli che stanno in posti e in altezze di dignità hanno gli occhi abbacinati e travedono di molto, tanto che giungono a proteggere i finti virtuosi e ad opprimere e condannare i veri buoni. Questo mi dispiace tanto, vedere quei pochi veri miei figli sotto il peso dell’ingiustizia; quei figli da cui deve risorgere la Chiesa e ai quali Io sto dando molta grazia per disporli a ciò, Io li vedo messi di spalle al muro e legati, per impedir loro i passi. Questo mi duole tanto, che mi sento tutto furore per loro!

Senti, figlia mia, Io sono tutto dolcezza, sono benigno, clemente e misericordioso, tanto che per la mia dolcezza rapisco i cuori, ma però sono anche forte, da stritolare ed incenerire coloro che non solo opprimono i buoni, ma giungono ad impedire il bene che vogliono fare. Ah, tu piangi i secolari, ed Io piango le piaghe dolorose che sono nel corpo della Chiesa, che mi addolorano tanto da oltrepassare le piaghe dei secolari, perché vengono dalla parte che non me l’aspettavo e che mi fanno disporre a far inveire i secolari contro di loro”. (Vol. 10°, 16-05-1911)


GESU’ SACRAMENTATO - “Le mie vere Ostie…”

 


Selezione di brani tratti dagli Scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA la PFDV


OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica di San Giovanni in Laterano

Giovedì, 7 giugno 2012


Cari fratelli e sorelle,

Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.

Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.

In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

A questo proposito, mi piace sottolineare l’esperienza che vivremo anche stasera insieme. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Il sacerdozio comune e quello ministeriale si trovano accomunati nel culto eucaristico. E’ un’esperienza molto bella e significativa, che abbiamo vissuto diverse volte nella Basilica di San Pietro, e anche nelle indimenticabili veglie con i giovani – ricordo ad esempio quelle di Colonia, Londra, Zagabria, Madrid.

E’ evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all’incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17).

Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito. Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22). Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita.

Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso. Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo. Amen.


E la stessa Madre del Verbo, nel Sacrificio del suo Figlio Divino, la troviamo sotto la croce, immersa nel mistero di una estatica muta dolorosa adorazione.

 

Unendoci a Maria SS., nella Divina Volontà rimaniamo anche noi in divina adorazione, a nome dell’intera umanità:

 

Sia lodato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodata e ringraziata ogni momento la Volontà di Gesù immolata nel SS. Sacramento.

Sia lodato e glorificato il Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Sia lodato il Volere del Padre in ogni Tabernacolo della terra.

Sia ringraziato il Volere del Figlio in ogni Ostia consacrata.

Sia glorificato il Volere dello Spirito Santo, perché rinnovi la faccia della terra.

Sia lodato e ringraziato ogni momento il Volere della SS. Trinità in questo SS. Sacramento.

 

Maestà Suprema, mi prostro innanzi a Te per offrirti le mie adorazioni, gli omaggi e le lodi, a nome di tutti, con la Potenza della tua Volontà, con la Sapienza e con la Volontà del tuo Amore Supremo. Voglio farti sentire la Potenza della tua Volontà che Ti adora, la Sapienza della tua Volontà che Ti glorifica, l’Amore della tua Volontà che Ti ama e Ti loda. E siccome la Potenza, la Sapienza e l’Amore delle Tre Divine Persone sono in comunicazione con l’intelletto, memoria e volontà di tutte le creature, voglio che Tu senta scorrere le mie adorazioni, i miei omaggi e le lodi in tutte le intelligenze delle creature, che elevandosi tra il Cielo e la terra Ti faranno sentire l’eco della tua stessa Potenza, Sapienza ed Amore, che Ti adora, Ti loda e Ti ama. Adorazioni più grandi, omaggi più nobili, amore e lodi più divine non posso darti e nessun altro atto mio può eguagliare quest’atto, né darti tanta gloria e tanto amore, perché in quest’atto della tua creatura Tu trovi gli atti tuoi, in quest’atto Tu vedi aleggiare la Potenza, la Sapienza ed il reciproco Amore delle Tre Divine Persone. (Cfr. Vol. 17 - 2.10.1924)  


venerdì 18 luglio 2025

La riunione dei sacerdoti sarà l’unica cosa che salverà la Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Dolcissima Mamma mia, in che tristi tempi siamo! Dimmi, è proprio vero che Gesù vuole la riunione dei sacerdoti?

E Lei: “Con certezza la vuole, perché i flutti si stanno per innalzare troppo alti e queste riunioni saranno le ancore, le lucerne, il timone con cui la Chiesa si salverà dal naufragio nella tempesta, ché mentre comparirà che la tempesta abbia sommerso tutto, dopo la tempesta si vedrà che sono rimaste le ancore, le lucerne, il timone, cioè le cose più stabili, per continuare la vita della Chiesa. Ma, oh, quanto sono vili e codardi e duri di cuore! Quasi nessuno si muove, mentre sono tempi di opere. I nemici non riposano e loro se ne stanno neghittosamente, ma peggio sarà per loro”. (Vol. 10°, 26-03-1911)


mercoledì 16 luglio 2025

La Chiesa agonizzante risorgerà con i sacerdoti che ascoltano Gesù, per quanto pochi siano

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La Chiesa agonizzante risorgerà con i sacerdoti che ascoltano Gesù, per quanto pochi siano:

“Figlia mia, la Chiesa in questi tempi sta agonizzante, ma non morirà, anzi risorgerà più bella. I sacerdoti buoni si dibattono per una vita più spogliata, più sacrificata, più pura. I cattivi sacerdoti si dibattono per una vita più interessata, più comoda, più sensuale, tutta terrena. Io parlo a quei pochi buoni, fosse anche uno per paese; a questi parlo e comando, prego, supplico che facciano queste case di riunione, salvandomi i sacerdoti che verranno in questi asili, rendendoli sciolti affatto da qualunque legame di famiglia. E da questi pochi buoni si rifarà la mia Chiesa della sua agonia. Questi sono il mio appoggio, le mie colonne, la continuazione della vita della Chiesa. Io non parlo a tutti quelli che non si sentono di svincolarsi da qualunque vincolo di famiglia, perché se parlo non sono certamente ascoltato, anzi, al solo pensare di rompere ogni vincolo, restano indignati. Ah, purtroppo sono abituati a bere la tazza dell’interesse e di altro, che mentre è dolcezza alla carne è veleno all’anima; questi tali finiranno col bere la cloaca del mondo. Io voglio salvarli a qualunque costo, ma non sono ascoltato, quindi parlo, ma è per loro come se non parlassi”. (Vol. 10°, 28-01-1911)


giovedì 10 luglio 2025

L’agire con fini umani ha svuotato di grazia i figli della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


“Figlia mia, le opere più sante, fatte con fine umano, sono come quei recipienti crepati, che menandosi dentro qualunque liquore, a poco a poco scorre a terra, e se si va per prendere quei recipienti nei bisogni, si trovano vuoti. Ecco perché i figli della mia Chiesa si sono ridotti a tale stato, perché nel loro operare tutto è fine umano, onde nei bisogni, nei pericoli, negli affronti, si sono trovati vuoti di grazia e quindi debilitati, snervati e, quasi accecati dallo spirito umano, si danno agli eccessi. Oh, quanto avrebbero dovuto vigilare i capi della Chiesa per non farmi essere lo zimbello e quasi il coperchio delle nefande azioni di quelli! È vero che ci sarebbe molto scandalo se si penitenziassero, ma mi sarebbe di minore offesa coi tanti sacrilegi che commettono. Ahi, mi è troppo duro il tollerarli! Prega, prega, figlia mia, che molte cose tristi stanno per uscire da dentro i figli della Chiesa”. (Vol. 10°, 09-11-1910)


mercoledì 9 luglio 2025

Stato di amarezze della Chiesa

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Continuando il mio solito stato, mi trovavo fuori di me stessa dentro una chiesa e mi pareva di vedere una bellissima Signora, con le mammelle tanto piene di latte, che pareva che le volesse crepare la pelle. Onde chiamandomi mi disse: “Figlia mia, questo è lo stato della Chiesa: è tanto piena di amarezze interne, e [oltre] alle amarezze interne sta in atto di ricevere le amarezze esterne. Soffri tu un poco per fare che siano più mitigate”.

E mentre ciò diceva, pareva che si aprisse le mammelle e con la sua mano, facendo concavo, [lo] empiva di latte e me lo dava a bere. Era amarissimo e produceva tante sofferenze che io stessa non so dirlo. In questo mentre, vedevo che facevano rivoluzione, entravano nelle chiese, spogliavano gli altari, li bruciavano, attentavano [contro] i sacerdoti, rompevano le statue, e mille altri insulti e nefandezze. Mentre ciò facevano, il Signore mandava altri flagelli dal Cielo e molti ne restavano uccisi e morti. Pareva un parapiglia generale contro la Chiesa, contro il governo, tra loro. (Vol. 8°, 06-08-1907)


martedì 8 luglio 2025

LA VERGINE MARIA negli scritti di Luisa Piccarreta

 


Maria fu concepita Immacolata e Piena di Grazia perché doveva essere la Madre di Dio “Figlia mia, la mia Mamma fu concepita senza macchia originale per poter impetrare il sospirato Redentore, perché era giusto e decoroso che in chi doveva essermi Madre, neppure il germe della colpa avesse avuto mai esistenza in Lei, e doveva essere la più nobile, la più santa di tutte le creature, ma di una nobiltà divina e di una santità tutta simile al suo Creatore, per poter trovare in Lei tanta grazia e capacità, da poter concepire il Santo dei Santi, il Verbo Eterno. Molte volte si fa anche questo dalle creature, che se devono conservare cose preziose e di grande valore, preparano vasi tersissimi e di un valore equivalente alle cose preziose che si devono conservare in essi. Invece, se sono cose ordinarie e di poco valore, si preparano vasi di creta e di pochissimo valore, non si ha cura di tenerli sotto chiave come il vaso tersissimo, ma li tengono esposti, sicché dalla preziosità del vaso e da come si tiene custodito si può conoscere se le cose che contiene sono preziose e di grande valore.  

Ora, dovendoIo ricevere il suo sangue per essere concepito nel suo seno, era giusto che tanto l’anima quanto il suo corpo fossero tersissimi e Lei fosse arricchita di tutte le grazie, privilegi e prerogative possibili ed immaginabili che Dio può dare e la creatura ricevere...”  (19°, 19-3-1926) 


lunedì 7 luglio 2025

Sconvolgimenti che dovrà soffrire la Chiesa prima del suo trionfo

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


…In un lampo ho visto tutta la Chiesa, le guerre che devono subire tra loro i religiosi e che devono ricevere dagli altri; le guerre tra le società; pareva un parapiglia generale. Pareva pure che il Santo Padre doveva servirsi di pochissime persone religiose, tanto per ridurre nel buon ordine lo stato della Chiesa, i sacerdoti ed altri, quanto per la società in questo stato di sconvolgimenti. Ora, mentre ciò vedevo, il benedetto Gesù mi ha detto: “Credi tu che il trionfo della Chiesa sia lontano?”

Ed io: “Certo, chi deve vedere rimettere l’ordine a tante cose scompigliate?”

E Lui: “Anzi, ti dico che è vicino, è uno scontro che deve succedere, ma forte, e perciò lo permetterò tutto insieme, tra i religiosi e i secolari, per abbreviare il tempo. Ed in questo brutto scontro di scompiglio forte succederà lo scontro buono e ordinato; però, in uno stato di mortificazione tale che gli uomini si vedranno perduti, darò loro tanta grazia e lume da conoscere il male e abbracciare la verità, facendoti soffrire anche per questo scopo. Se con tutto ciò non mi daranno retta, allora ti porterò in Cielo e le cose saranno ancor più gravi e andranno un po’ più per le lunghe per il desiderato trionfo”. (Vol. 6°, 15-08-1904)


sabato 5 luglio 2025

Gli stessi religiosi e capi della Chiesa, per primi, la faranno soffrire

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Gli stessi religiosi e capi della Chiesa, per primi, la faranno soffrire:

Trovandomi nel solito mio stato, mi sono trovata circondata da angeli e santi, i quali mi hanno detto: “È necessario che tu soffra di più per le cose imminenti che stanno per succedere contro la Chiesa, che se non saranno imminenti, il tempo le farà succedere più miti e di minore offesa a Dio”.

Ed io ho detto: “Sta forse in mio potere il patire? Se il Signore me lo dà, volentieri soffrirò”.

In questo mentre mi hanno preso e mi hanno condotto innanzi al trono di Nostro Signore e pregavamo insieme che mi facesse soffrire, e Gesù benedetto, venendoci incontro in forma di crocifisso, mi ha partecipato le sue pene, e non solo una volta, ma quasi tutta la mattinata l’ho passata in continue rinnovazioni della crocifissione. E dopo mi ha detto: “Figlia mia, le sofferenze distornano il mio giusto sdegno e si rinnova la luce della grazia nelle menti umane. Ah, figlia, credi tu che saranno i secolari i primi a perseguitare la mia Chiesa? Ah, no, saranno i religiosi, gli stessi capi, che fingendosi per ora figli, pastori, ma [che] in fondo sono serpi velenosi che avvelenano se stessi e gli altri, daranno principio a lacerare tra loro questa buona madre, poi continueranno i secolari”. (Vol. 6°, 07-08-1904)


mercoledì 2 luglio 2025

La Santa Madre Chiesa sarà lacerata a brani dai suoi stessi figli, religiosi e secolari

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Oh, come sono raccapriccianti i guai della terra in questi tristi tempi, eppure pare niente ancora in confronto a quello che verrà, tanto nello stato religioso –perché pare che i suoi stessi figli lacereranno a brani a brani questa buona e santa madre, la Chiesa– quanto nello stato secolare. (Vol. 6°, 04-08-1904)


domenica 29 giugno 2025

Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Tempi dolorosi attendono la Chiesa, tempi di castighi per il mondo:

Trovandomi nel solito mio stato, sentivo il mio adorabile Gesù a me vicino, che diceva: “Figlia mia, in che passo doloroso sta per entrare la Chiesa, ma tutta la gloria in questi tempi è di quegli spiriti atletici che, non curando ceppi, catene e pene, non fanno altro che rompere il sentiero spinoso che divide la società e Dio”. Poi ha soggiunto: “Nell’uomo si vede un’avidità di sangue umano. Lui dalla terra ed Io dal Cielo, vi concorrerò con terremoti, incendi, uragani, disgrazie, da farne morire buona parte.” (Vol. 6°, 19-06-1904)


venerdì 27 giugno 2025

Nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere perché trova la sorgente delle Opere divine e le può ripetere quanto vuole.

 


Dal Vol. 27 - Ottobre 24, 1929

Nella Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere perché trova la sorgente delle Opere divine e le può ripetere quanto vuole.

Mi sentivo tutta abbandonata nel Fiat Divino, seguendo ed offrendo tutti gli atti suoi, tanto della Creazione quanto quelli della Redenzione e, giungendo al Concepimento del Verbo, dicevo tra me: “Come vorrei nel Voler Divino far mio il Concepimento del Verbo per poter offrire all’Ente Supremo l’amore, la gloria, la soddisfazione, come se un’altra volta il Verbo [si] concepisse!” Ma mentre ciò dicevo, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno mi ha detto: “Figlia mia, nella mia Divina Volontà l’anima tiene tutto in suo potere, non vi è cosa che la nostra Divinità abbia fatto, tanto nella Creazione quanto nella Redenzione, che il nostro Fiat Divino non ne possiede la sorgente, perché Esso non sperde nulla dei nostri atti, anzi è la depositaria di tutto. E chi possiede il nostro Voler Divino possiede la sorgente del mio concepimento, della mia nascita, delle mie lacrime, dei miei passi, delle mie opere, di tutto; i nostri atti non esauriscono mai, e come fa memoria e vuole offrire il mio concepimento, viene rinnovato il mio concepimento, come se di nuovo concepissi, risorgo a nuova nascita, le mie lacrime, le mie pene, i miei passi ed opere risorgono a novella vita e ripetono il gran bene che Io feci nella Redenzione.

Sicché chi vive nel nostro Voler Divino è la ripetitrice delle opere nostre, perché come della Creazione nulla si è sperduto di ciò che fu creato, così della Redenzione, tutto sta in atto di sorgere continuamente; ma chi Ci dà la spinta? chi Ci dà l’occasione di muovere le nostre sorgenti per rinnovare le opere nostre? Chi vive nel nostro Volere. In virtù di Esso, la creatura partecipa alla nostra forza creatrice, perciò tutto può far risorgere a novella vita; lei, coi suoi atti, colle sue offerte, colle sue suppliche, muove continuamente le nostre sorgenti, le quali, mosse come da un gradito venticello, formano le onde e straripando fuori, i nostri atti si moltiplicano e crescono all’infinito. Le nostre sorgenti sono simbolizzate dal mare: se il vento non lo agita, se non vengono formate le onde, le acque non straripano fuori e le città non restano bagnate. Così le nostre sorgenti di tante opere nostre, se il nostro Fiat Divino non le vuol muovere, o chi vive in Esso non si dà pensiero di formare nessun venticello cogli atti suoi, sebbene sono piene fino all’orlo, ma [tuttavia] non straripano fuori per moltiplicare i loro beni a pro delle creature.

Oltre di ciò, chi vive nel nostro Fiat Divino, come va formando gli atti suoi, questi atti salgono al principio da donde uscì la creatura; non restano nel basso, ma salgono tanto in alto, per cercare il seno di Colui donde uscì il primo atto della sua esistenza e, questi atti, si schierano intorno al Principio, ch’è Dio, come atti divini. Dio, nel vedere gli atti della creatura nella sua Divina Volontà li riconosce come atti suoi e si sente amato e glorificato come Lui vuole, col suo stesso Amore e colla sua stessa Gloria”.


martedì 24 giugno 2025

La Chiesa appare adesso come moribonda, ma quando s’innalzerà la Croce risorgerà la Chiesa, coraggiosa e risplendente, confondendo e mettendo in fuga i nemici

 


LA PASSIONE DELLA CHIESA

Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


La Chiesa appare adesso come moribonda, ma quando s’innalzerà la Croce risorgerà la Chiesa, coraggiosa e risplendente, confondendo e mettendo in fuga i nemici:

Questa mattina il mio adorabile Gesù si faceva vedere unito col Santo Padre e pareva che gli dicesse: “Le cose fin qui sofferte non solo altro che tutto ciò che Io passai dal principio della mia Passione fino a quando fui condannato a morte. Figlio mio, non ti resta altro che portare la croce al Calvario”.

E mentre ciò diceva, pareva che Gesù benedetto prendesse la croce e la metteva sulle spalle del Santo Padre, aiutandolo Lui stesso a portarla. Ora, mentre ciò faceva, ha soggiunto: “La mia Chiesa pare che stia come moribonda, specie riguardo alle condizioni sociali, e con ansia aspettano il grido di morte. Ma coraggio, figlio mio; dopo che sarai giunto sul monte, all’innalzarsi che si farà della croce, tutti si scuoteranno e la Chiesa deporrà l’aspetto di moribonda e riacquisterà il suo pieno vigore. La sola croce sarà il mezzo, e come solo la croce fu l’unico mezzo per riempire il vuoto che il peccato aveva fatto e per unire l’abisso di distanza infinita che c’era tra Dio e l’uomo, così in questi tempi la sola croce farà innalzare la fronte della mia Chiesa coraggiosa e risplendente, per confondere e mettere in fuga i nemici”.

Detto ciò è scomparso e poco dopo è ritornato il mio diletto Gesù, tutto afflitto, riprendendo il suo dire: “Figlia mia, quanto mi duole la società presente! Sono mie membra e non posso fare a meno di amarli. Succede a Me come a quel tale che avesse un braccio o una mano infetta e piagata; la odia egli forse? La aborrisce? Ah, no, anzi le prodiga tutte le cure, chissà quanto spende per vedersi guarito, e per lui è causa di far dolorare tutto il corpo, di tenerlo oppresso, afflitto, fino a tanto che non giunge ad ottenere l’intento di vedersi guarito. Tale è la mia condizione: vedo le mie membra infette, piagate, e vi sento dolore e pena, e per questo mi sento più tirato ad amarle. Oh, come è ben diverso l’amor mio da quello delle creature! Io sono costretto ad amarle perché cosa mia, ma loro non mi amano come cosa loro, e se mi amano, mi amano per il loro proprio bene”. (Vol. 4°, 02-09-1901)


sabato 21 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


“Nel giorno dopo il sabato…” (Gv 20,1)

‘La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà’ - Ventottesimo giorno =

[…] “Nonostante che gli occhi dell'anima mia seguirono il mio Figlio [e] mai Lo perdetti di vista, pure in quei tre giorni che stette sepolto, io sentivo tale ansia di vederlo risorto, che andavo ripetendo nella mia foga d'amore: “Sorgi, Gloria mia! Sorgi, Vita mia!” I miei desideri erano ardenti, i miei sospiri di fuoco, fino a sentirmi consumare.

Ora, in queste ansie, vidi che il mio caro Figlio, accompagnato da quella gran turba di gente, uscì dal Limbo in atto di trionfo e si portò al sepolcro. Era l'alba del terzo giorno e, come tutta la natura Lo pianse, così ora gioiva, tanto che il sole anticipò il suo corso per essere presente nell'atto in cui il mio Figlio risuscitava. Ma, oh meraviglia! Prima che risorgesse, fece vedere a quella turba di gente la sua SS. Umanità sanguinante, piagata, sfigurata, come era stata ridotta per amor loro e di tutti. Tutti furono commossi ed ammirarono gli eccessi d'amore ed il grande portento della Redenzione.

Ora, figlia mia, oh, come ti vorrei presente nell'atto in cui risuscitò mio Figlio! Egli era tutto maestà; la sua Divinità unita alla sua Anima [fece] scaturire mari di luce e di bellezza incantevoli, da riempire cielo e terra e, come trionfatore, facendo uso del suo potere, comandò alla sua morta Umanità, che ricevesse di nuovo la sua anima e che risorgesse trionfante e gloriosa a vita immortale. Che atto solenne! Il mio caro Gesù trionfava sulla morte dicendo: “Morte, tu non sarai più morte, ma Vita!”

Con quest'atto di trionfo, metteva il suggello che era Uomo e Dio, e con la sua Risurrezione confermava la sua dottrina, i miracoli, la vita dei Sacramenti e tutta la vita della Chiesa, [e] non solo, ma dava il trionfo sulle volontà umane affievolite e quasi spente nel vero bene, [per] far trionfare sopra di esse la vita di quel Volere Divino, che doveva portare alle creature la pienezza della Santità e di tutti i beni; e nel medesimo tempo gettava nei corpi, in virtù della sua Risurrezione, il germe di risorgere alla gloria imperitura. Figlia mia, la Risurrezione del mio Figlio racchiude tutto, dice tutto, conferma tutto, ed è l'atto più solenne che egli fece per amore delle creature”. […]

 

La Regina del Cielo nel Regno della Divina Volontà’ – Ventinovesimo giorno =

Figlia benedetta del mio materno Cuore, grande fu la mia gioia ed il mio trionfo nella Risurrezione del Figlio mio; io mi sentii rinata e risorta in Lui. Tutti i miei dolori si cambiarono in gioie ed in mari di grazie, di luce, d'amore, di perdono per le creature e stendevano la mia maternità sopra di tutti i figli miei, [a me] dati da Gesù, col suggello dei miei dolori

Ora ascoltami, figlia cara. Tu devi sapere che dopo la morte del mio Figlio mi ritirai nel cenacolo insieme con l'amato Giovanni e Maddalena. Ma il mio Cuore restava trafitto che il solo Giovanni mi era vicino e nel mio dolore dicevo: “E gli altri Apostoli, dove sono?”

Ma come questi sentirono che Gesù era morto, toccati da grazie speciali, tutti, commossi e piangendo, i fuggitivi ad uno ad uno si ritirarono intorno a me, facendomi corona e con lacrime e sospiri mi chiedevano perdono, ché così vilmente avevano abbandonato il loro Maestro e [erano] fuggiti. Io li accolsi maternamente nell'arca di rifugio e di salvezza del mio Cuore ed assicurai a tutti il perdono del Figlio mio, l'incoraggiai a non temere, dissi loro che la sorte loro stava nelle mie mani, perché tutti me li aveva dati per figli ed io come tali li riconoscevo.

Figlia benedetta, tu sai che io fui presente alla Risurrezione del Figlio mio. Ma non feci motto a nessuno, aspettando che Gesù stesso si fosse manifestato, che era risorto glorioso e trionfante. La prima che Lo vide risorto fu la fortunata Maddalena, poi le pie donne; e tutti venivano a me dicendomi che avevano visto Gesù risorto, che il sepolcro era vuoto; ed io ascoltavo tutti ed in aria di trionfo confermavo tutti nella fede della Risurrezione. Fino a sera quasi tutti gli Apostoli lo videro, e tutti si sentivano come trionfanti d'essere stati Apostoli di Gesù. Che cambiamento di scena, figlia cara! Simbolo di chi prima si è fatto dominare dalla volontà umana, che è rappresentato dagli Apostoli che fuggono, che abbandonano il loro Maestro, [ed è tanto il timore e la paura, che si nascondono e Pietro giunge fino a negarlo]. Oh, se fossero [stati] dominati dalla Divina Volontà, mai sarebbero fuggiti dal loro Maestro, ma coraggiosi e come trionfatori non si sarebbero mai staccati dal suo fianco e si [sarebbero] sentiti onorati di mettere la vita per difenderlo.

Ora, figlia cara, il mio amato Figlio Gesù si trattenne risuscitato sulla terra quaranta giorni. Spesso spesso compariva agli Apostoli e discepoli per confermarli nella fede e certezza della sua Risurrezione e quando non stava con gli Apostoli se ne stava insieme con la Mamma sua nel cenacolo, circondato dalle anime uscite dal Limbo”. […]


giovedì 19 giugno 2025

PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


“Con azzimi di sincerità e di verità” (1 Cor 5,8) Vol. 2 – Agosto 18, 1899 =

[…] “La mia parola non solo è verità, ma luce ancora, e quando una luce entra in una stanza oscura, che fa? Snebbia le tenebre e fa scoprire gli oggetti che ci sono, brutti o belli, se ci sta un ordine o un disordine, e dal modo come si trova [la stanza] si giudica la persona che occupa quella stanza. Or la vita umana è la stanza oscura e quando la luce della verità entra in un’anima, snebbia le tenebre, cioè fa scoprire il vero dal falso, il temporale dall’eterno; onde caccia da sé i vizi e si mette l’ordine delle virtù, perché essendo la mia Luce santa, [per]ch’è la mia stessa Divinità, non potrà comunicare altro che santità ed ordine; quindi l’anima si sente uscire da sé, luce di pazienza, d’umiltà, di carità ed altro”. […]

 

Vol. 17 – Marzo 1, 1925 =

[…] “La Verità conosciuta, abbracciata, amata e messa in pratica dall’anima, è la vera luce, che la trasforma nella stessa Luce e le fa mettere dentro e fuori nuovi e continui parti di luce. E questa Verità forma la vera Vita di Dio nell’anima, perché Dio è Verità, e l’anima sta legata alla Verità, anzi la possiede. Dio è Luce e lei è legata alla Luce e si alimenta di Luce e di Verità. Però, mentre Io alimento l’anima di Verità e di Luce, essa deve tenere aperta la corrente della sua volontà per ricevere la corrente della comunicazione divina; altrimenti può succedere come alla corrente elettrica, che non basta le sue carattere elettrici, vi manca la luce, ma ci vogliono i preparativi per riceverla1; ma con tutto ciò non a tutti va eguale la stessa luce, ma a seconda le lampadine che si hanno: chi ne ha una, riceve una luce; chi ne ha dieci, riceve per dieci la luce. Se le lampadine contengono più fili elettrici, le lampade si veggono più piene di luce; se meno fili, ad onta che c’è il vuoto nel vetro, la luce è piccola, e ad onta che da dove viene la corrente può dare più luce, non la riceve perché manca la forza dell’elettricità nelle lampadine per riceverla. Perciò ci vuole la corrente celeste che vuol dare e la corrente umana per riceverla”. […]

 

Vol. 23 – Settembre 17, 1927 =

[…] “Figlia mia, le pene sono come il ferro battuto dal martello, che lo fa sfavillare di luce ed infuocare tanto da trasmutarsi in fuoco; e sotto i colpi che riceve, [il ferro] perde la durezza, si rammorbidisce in modo che si può dare la forma che si vuole. Tale è l’anima sotto i colpi del dolore: perde la durezza, sfavilla luce, si trasforma nel mio amore e diventa fuoco; ed Io, Artefice divino, trovandola morbida le do la forma che voglio. Oh, come Mi diletto a farla bella! Sono Artefice geloso e voglio il vanto che nessuno può e sa fare le mie statue, i miei vasi, tanto nella forma quanto nella bellezza e molto più nella finezza; e nella luce che sfavilla, le converto tutte in Verità. Sicché ogni colpo che le do, le preparo una Verità da manifestare, perché ogni colpo è una favilla che l’anima mette fuori di sé, ed Io non le perdo come le perde il fabbro nel battere il ferro, ma me ne servo come2 investire quelle faville di luce, di Verità sorprendente, in modo che all’anima servono come il più bell’abbigliamento e le somministrano il nutrimento della vita divina”. […]

 

mercoledì 18 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Lo stato tristissimo della Chiesa e dei Sacerdoti

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Lo stato tristissimo della Chiesa e dei Sacerdoti:

…In un batter d’occhio ho visto le tante miserie umane, l’avvilimento e spogliamento della Chiesa, lo stesso degrado dei sacerdoti, che invece di essere luce per i popoli, sono tenebre. Onde tutta amareggiata da questa vista ho detto: “Santissimo Iddio, date la pace alla Chiesa, fatele restituire ciò che le hanno tolto, non permettete che i cattivi ridano alle spalle dei buoni”. E mentre ciò dicevo [le Divine Persone] hanno detto: “Sono arcani di Dio incomprensibili”. (Vol. 4°, 13-11-1900)


domenica 15 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Roma è piena di colpe e di nefandezze, commesse dai secolari e dai religiosi. Perversità e trame dei nemici della Chiesa

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Roma è piena di colpe e di nefandezze, commesse dai secolari e dai religiosi. Perversità e trame dei nemici della Chiesa:

…Il benedetto Gesù mi ha trasportata ad una città, dove erano tante le colpe che si commettevano, che usciva come una nebbia densissima, puzzolente, che s’innalzava verso il cielo; dal cielo scendeva un’altra nebbia folta e dentro vi stavano condensati tanti castighi, che pareva che fossero bastanti a sterminare questa città, onde io ho detto: “Signore, dove ci troviamo? Che parti sono queste?” E Lui: “Qui è Roma, dove sono tante le nefandezze che si commettono, non solo dai secolari, ma anche dai religiosi, che meritano che questa nebbia li finisca di accecare, meritandosi il loro sterminio”.

In un istante ho visto il macello che ne succedeva, e pareva che il Vaticano ricevesse parte delle scosse; non erano risparmiati neppure i sacerdoti. Perciò tutta costernata ho detto: “Mio Signore, risparmia la tua prediletta città, tanti ministri tuoi, il Papa. Oh, quanto volentieri ti offro me stessa a soffrire i loro tormenti, purché li risparmi”. (Vol. 4°, 10-10-1900)


PASQUA RISURREZIONE DEL SIGNORE - “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!”

 


Spunti di Riflessione

seguendo la Sacra Scrittura

e gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta


Vol. 4 – Aprile 7, 1901 =

[…] Ho visto il mio adorabile Gesù nell’atto della sua Risurrezione, con un Volto tanto risplendente da non paragonarsi a nessun altro splendore; e mi pareva che l’Umanità Santissima di Nostro Signore, sebbene fosse carne viva, ma1 splendente e trasparente, in modo che si vedeva con chiarezza la Divinità unita alla Umanità. Ora, mentre Lo vedevo così glorioso, una luce che veniva da Lui pareva che mi dicesse: “Tanta gloria Mi ebbi alla mia Umanità per mezzo della perfetta ubbidienza, che distruggendo affatto la natura antica Me ne restituì la nuova natura gloriosa ed immortale. Così l’anima per mezzo dell’ubbidienza può formare in sé la perfetta risurrezione alle virtù. Come? Se l’anima è afflitta, l’ubbidienza la farà risorgere alla gioia; se agitata, l’ubbidienza la farà risorgere alla pace; se tentata, l’ubbidienza le somministrerà la catena più forte come legare il nemico e la farà risorgere vittoriosa dalle insidie diaboliche; se assediata da passioni e vizi, l’ubbidienza uccidendo questi la farà risorgere alle virtù. Questo all’anima, ed a tempo suo formerà la risurrezione anche del corpo”. […]

 

Vol. 6 – Maggio 2, 1905 =

[…] “Figlia mia, il patire contiene tre sorti di risurrezione; cioè: il patire fa risorgere l’anima alla grazia; secondo: inoltrandosi il patire vi riunisce le virtù e [l’anima] risorge alla santità; terzo: continuando il patire, il patire perfeziona le virtù, le abbellisce di splendore formandovi una bella corona e, coronata, l’anima vi risorge alla gloria in terra ed alla gloria in cielo”. […]


giovedì 12 giugno 2025

LA PASSIONE DELLA CHIESA - Prima i nemici della Chiesa cercano di distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli

 


Negli scritti di Luisa Piccarreta

Riflessione di don Pablo Martin


Prima i nemici della Chiesa cercano di distruggerla; poi lo faranno i suoi falsi figli:

…Ora, mentre giravo, ho visto lo strazio crudele che si continua a fare nella guerra della Cina, le chiese abbattute, le immagini di Nostro Signore gettate per terra, e questo è niente ancora. Quello che mi ha fatto più spavento è stato il vedere che, se ora lo fanno i barbari, i secolari, poi lo faranno i finti religiosi, che smascherandosi e facendosi conoscere per quel che sono, unendosi con gli aperti nemici della Chiesa, daranno un tale assalto, che pare incredibile a mente umana. Oh, quante stragi più crudeli! Pare che hanno giurato tra loro di finirla con la Chiesa. Ma il Signore prenderà vendetta di loro col distruggerli, perciò, sangue da una parte e sangue dall’altra. Quindi mi son trovata dentro un giardino, che mi pareva che fosse la Chiesa e là dentro vi era una turba di gente sotto l’aspetto di dragoni, di vipere e di altre bestie inferocite, che devastando quel giardino e poi uscendo fuori, formava la rovina delle genti… (Vol. 3°, 27-07-1900)