Causa delle maggiori amarezze per l'anima e dei più violenti turbamenti è la tentazione contro la fede. La strada da percorrere è avvolta di dense caligini. L'anima ha paura d'inciampare ad ogni pie' sospinto e satana coglie il momento propizio per scardinare il fondamento su cui poggia l'edificio spirituale. La luce che viene dagli uomini non vale a rischiarare l'intelligenza. E' la dolorosa esperienza di ogni giorno e di ogni momento. Ma ancora più grave è che il nemico fa vedere all'anima un assurdo il pensare che le presenti tribolazioni siano volute o permesse da Dio per il suo bene: "Iddio non c'entra per niente", sussurra il nemico. E se ciò fosse vero, tutto sarebbe, oltre che inutile, una pura finzione. L'anima si rende conto della gravità della situazione e soffre lancinanti dolori che, salvo brevi schiarite, si prolungano per anni ed anni.
La notte dello spirito diventa sempre più oscura e impenetrabile, ed in verità padre Pio non sottovaluta le difficoltà e i pericoli di questo continuo camminar nel buio. Il 30 ottobre 1914 scrive al direttore spirituale:
"Mio Dio, quegli spiriti maligni, padre mio, fanno tutti gli sforzi per perdermi; vogliono vincermi per forza; sembra che approfittino proprio della mia debolezza fisica per maggiormente sfogare contro di me il loro livore ed in tale stato veder se sia loro possibile strapparmi dal petto quella fede e quella fortezza che mi viene dal Padre dei lumi. In certi momenti mi veggo proprio sull'orlo del precipizio, sembrami allora che la pugna sia per arridere a quei birbaccioni; mi sento proprio tutto, tutto scuotermi; un'agonia mortale attraversa il mio povero spirito, riversandosi pure sul povero corpo e tutte le membra me le sento rattrappirsi. La vita allora davanti a me la veggo come se mi si arrestasse: ella è sospesa. Lo spettacolo è assai triste e luttuoso: solo chi ne è stato posto alla prova potrà immaginarselo. Quanta è dura, padre mio, la prova che ci mette all'estremo rischio di offendere il Salvatore e Redentore nostro! Si, qui si gioca il tutto per il tutto" (cf. anche 11 11 1914 e 8 12 1914). Dopo aver letto questa realistica descrizione, ognuno comprenderà senza difficoltà che padre Pio ha perfettamente ragione, quando parla delle difficoltà del credere, cioè il potersi inoltrare sempre più per le vie dello spirito senza tentennamenti ed incertezze, sostenuti soltanto dall'autorità di Dio invisibile, che sembra sottrarsi con ogni maniera alle esigenze umane dell'intelligenza e del cuore: "Una infinità di timori mi assale in ogni istante. Tentazioni intorno alla fede e che vuole spingermi a tutto negare. Padre mio! quanto è difficile il credere! Il Signore mi aiuti a non gittare l'ombra del sospetto su ciò che a lui è piaciuto svelarci. Chiedo la morte in sollievo delle mie afflizioni. Me l'accordi presto il Signore Iddio, ché non ne posso proprio più" (8 3-1916). Padre Pio parla anche delle conseguenze che portano con sé i ripetuti assalti diabolici contro la fede, che in fondo non sono se non altrettante forme di purificazione: "Ci sono poi certi momenti che vengo assalito da violente tentazioni contro la fede. La volontà sono certo che non ci si posa; ma la fantasia è si accesa e presenta a si chiari colori la tentazione, che nella mente si aggira, che presenta il peccato come una cosa non solo indifferente, ma dilettevole. Di qui nascono ancora tutti quei pensieri di sconforto, di diffidenza di disperazione e persino, non inorridite, padre, per carità, pensieri di bestemmie. Io mi spavento di fronte a tanta lotta, tremo e mi violento sempre e sono certo che, per grazia di Dio, non ci cado" (16 7 1917).
Indubbiamente la testimonianza della coscienza di aver resistito sino in fondo alle insidie di Satana e di essere stato fedele alla grazia del Signore, placava in qualche modo l'anima, anche se non riusciva ad allontanare il nemico, che insistentemente ritornava all'attacco: "Ancora una volta poi l'anima mia in questi giorni è discesa all'inferno; ancora una volta il Signore mi ha esposto al furore di satana. I di lui assalti sono violenti ed assidui: si tratta che questo apostata infame vuole strapparmi dal cuore ciò che in esso vi è di più sacro: la fede. Mi assale di giorno in tutte le ore; mi amareggia il sonno nelle ore della notte. Fino a questo punto che scrivo ho la piena coscienza di non avergliela data mai per vinta; ma nell'avvenire?! ... Sento forte la volontà, che è attaccata al suo Dio, ma debbo ancora confessare che le forze fisiche e morali, per la lotta che si sostiene, si vanno sempre più debilitando. Avrà forse il Signore esaudita la mia preghiera, chiesta con tanta insistenza allorché mi trovavo colla casacca militare, di commutarmi la prova in un'altra, sebbene più dura? Se così fosse, ci sarebbe da confortarsi" (26 11 1917). E' in verità commovente sentire come padre Pio geme di continuo, si dimena senza posa avvolto nelle tenebre e sospira per la luce scomparsa dall'orizzonte dell'anima: "La lotta contro la fede imperversa sempre più" (19 12-1917). "Il mio spirito è sempre coinvolto nelle tenebre, le quali si vanno facendo sempre più fitte. Le tentazioni contro la fede vanno sempre più crescendo. Io vivo dunque sempre nel buio, cerco di vedere, ma inutilmente. Mio Dio, quando spunterà, non pretendo il sole, ma almeno l'alba? Ciò che mi sostiene è la sola parola dell'autorità. Fiat voluntas Dei!" (24 1 1918).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
Nessun commento:
Posta un commento