Papa San Pio X è stato canonizzato dopo l'uscita di questo libro da Papa Pio XII;
cfr. la di lui allocuzione che inizia con le parole "Haerent animo" del 29 maggio 1954.
Capitolo I. UMILE PRELUDIO (2 giugno 1835 - 18 settembre 1858)
DUE SPOSI CRISTIANI
Dalla chiesa parrocchiale di Riese — piccolo villaggio della Diocesi di Treviso (1) — il 3 Giugno 1835 usciva, fatto cristiano, con il nome di Giuseppe — un nome bello e significativo — un pargoletto, il quale, attraverso ad eventi preparati dalla mano di Dio, doveva salire sul trono più alto della terra e cingere la Tiara dei Successori di Pietro.
Era nato il giorno innanzi da Giovanni Battista Sarto e da Margherita Sanson: due cuori senza macchia con un passato intemerato e pieno di onore (2).
Giovanni Battista Sarto era cursore del Comune con il misero stipendio di 50 centesimi al giorno e Margherita Sanson esercitava il mestiere di sarta che aveva appreso da fanciulla nella sua natia Vedelago (3).
Possedevano una povera casetta, qualche magro campicello e le braccia per santificare con il lavoro la loro tranquilla povertà. Ma, in compenso, avevano una ricchezza impignorabile: una fede semplice e profonda che trasmettevano religiosamente ai loro figlioli mano mano che venivano ad allietare la loro unione stretta nel nome santo del Signore (4).
Erano due sposi cristiani di antica tempra che sentivano la responsabilità della loro missione e ne esercitavano i doveri nella silenziosa accettazione del volere di Dio, giorno per giorno, contenti del poco, senza invidiare nulla a nessuno.
A SCUOLA
In questo ambiente così caldo di fede, dove mattina e sera risuonava la preghiera in comune e dove l'esempio persuasivo di Giovanni Battista Sarto e di Margherita Sanson era continua scuola di domestiche virtù, il nostro Beato crebbe sano, pieno di vita, al sicuro da ogni pericolo di deviazioni.
Di ingegno pronto ed intuitivo, imparò presto a leggere ed a scrivere, ad assistere come chierichetto ai sacri riti della Parrocchia ed a frequentare assiduamente la spiegazione del Catechismo e della Dottrina Cristiana, distinguendosi tra tutti i suoi coetanei (5). Nello sguardo dolce e riflessivo aveva la chiarezza del suo cielo, sul volto aperto e gioviale gli rideva una luce che incantava, nell'anima fervida e serena gli fioriva il sentimento delle cose di Dio, nato in lui con la stessa vita (6).
A queste belle doti di mente e di cuore si accoppiava in lui un carattere forte e vivace. Unico difetto: era facile allo scatto dell'ira. Ma sopra di lui vigilava la mamma con i suoi fermi rimproveri; vigilava anche il maestro della scuola, Francesco Gecherle, con l'opportuno avvertimento e con quella bacchettina di non grata memoria, di cui usava generosamente, perché considerata allora come uno dei più efficaci mezzi educativi (7). Ma, sopra tutto, vigilava lui stesso con lo sforzo continuo della sua volontà repressiva: i moti impulsivi della sua esuberante vivacità cedevano presto il posto alla ragione, conchiudendosi in un'umile scusa o in un cordiale sorriso (8).
“VOGLIO FARMI PRETE”!
Terminate le due prime classi elementari — le uniche che a quei tempi esistessero a Riese — dal Cappellano Don Luigi Grazio incominciò ad apprendere i primi elementi della lingua latina, mentre il Parroco Don Tito Fusarini — dignitosa figura di sacerdote — lo preparava al Sacramento della Cresima che ricevette il I “Settembre 1845 nell'antica cattedrale di Asolo dalle mani di Mons, Giovanni Battista Sartori-Canova, Vescovo Titolare di Mindo (9).
Cresima e Comunione — ma, sopra tutto, la Comunione — servirono mirabilmente a sviluppare nel piccolo Giuseppe Sarto l'inclinazione che egli sentiva per lo stato sacerdotale, il quale nella sua mente prendeva ogni giorno contorni più chiari, più precisi, più definiti.
Non confidava, forse, spesso alla madre che voleva essere prete?
La buona Margherita che, con il suo sapiente intuito di una madre cristiana, leggeva nel cuore del suo Bepi (10), “andava orgogliosa al pensiero di avere un figliolo prete e le pareva già di vederlo sacerdote” (11).
Ma non così Giovanni Battista Sarto.
La famiglia cominciava a crescere, le difficoltà aumentavano, le ristrettezze divenivano sempre più angustianti. Lo stipendio dei suoi 50 centesimi al giorno, tante volte misurato e ricontato, era sempre lì inalterato ed i suoi campicelli, perché quasi ogni anno decimati dalla siccità o battuti dal flagello della gragnuola, rendevano poco.
Prete quel suo figliolo, sul quale egli aveva già fatto i suoi calcoli per raddoppiare il suo misero stipendio per venire in aiuto della famiglia?
Fu tentato di dire di no. Ma la sua fede, la sua Margherita e la parola persuasiva del suo Parroco vinsero presto la sua incertezza, e, chinato il capo, conchiuse:
— Se Dio lo vuole, se lo prenda! (12)
— Bravo, Battista! — esclamò soddisfatto Don Tito Fusarini, il quale, senza perdere tempo, avviò subito il fanciullo alle scuole ginnasiali di Castelfranco Veneto.
***
Il Beato Pio X, del Padre Girolamo DAL GAL Ofm c.
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