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martedì 5 settembre 2023

La santità sacerdotale

 


Gli ordini minori


1. Gli ordini minori in generale

Le ordinazioni di portiere, di lettore, d’esorcista e d’accolito si compongono di tre parti: un ammonimento o istruzione sulle funzioni che spetteranno agli ordinandi, la consegna degli attributi dell’Ordine e infine una preghiera speciale per i nuovi ordinati, che chiede a Dio la grazia e le virtù necessarie perché essi assolvano santamente alle funzioni dell’Ordine ricevuto.

 

Gli ordini minori secondo san Tommaso d’Aquino

San Tommaso ha diviso le ordinazioni in due categorie76. Riunisce i tre primi ordini minori, dicendo che quelli si occupano in particolare del corpo mistico di Nostro Signore Gesù Cristo, cioè dei fedeli. Il portiere, il lettore, l’esorcista in effetti li predispongono ad avvicinarsi all’Eucaristia, ad avvicinarsi a Nostro Signore Gesù Cristo.

 Tuttavia, riteneva che a partire dall’accolitato fino al sacerdozio, la grazia particolare consiste nell’avvicinarsi a Nostro Signore Gesù Cristo avendo un certo potere, non più unicamente sul corpo mistico, ma sul corpo fisico di Nostro Signore77

Evidentemente, l’azione sul corpo fisico di Nostro Signore Gesù Cristo stesso è la più importante. La seconda azione non si può realizzare che in dipendenza dalla prima. Questa prima azione, è il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo che rinnova il Sacrificio della Croce sull’altare. E’ questa la finalità del sacerdozio78.

Così gli accoliti sono già segnati da quel carattere che li ordina al sacerdozio, anche se è possibile che alcuni restino accoliti, com’è il caso, per esempio, dei nostri cari fratelli. Nonostante tutto sono ordinati anch’essi all’altare ed hanno una funzione che li determina a servire Nostro Signore all’altare79

Pare, ed è l’opinione più comune tra i teologi, che gli ordini che sono stati istituiti direttamente da Nostro Signore siano l’episcopato, il presbiterato, il diaconato. Gli altri gradi sono stati istituiti dalla Chiesa. Ma, secondo quel dottore della Chiesa che è san Tommaso d’Aquino80, Nostro Signore ha istituito esplicitamente il sacramento dell’Ordine nei suoi tre gradi principali: episcopato, presbiterato e diaconato; ma implicitamente ha costituito anche gli altri ordini81

D’altra parte, san Tommaso pensa che negli ordini minori ci sia già una partecipazione al carattere sacerdotale82. Lo Spirito Santo imprime agli ordini minori la partecipazione al carattere sacerdotale. Il carattere allora è completato progressivamente a mano a mano che si va avanti nelle ordinazioni83.


Loro importanza 

Questi ordini, detti minori, possono sembrare minori quanto al loro oggetto, ma non lo sono in rapporto a Dio84. Sono minori rispetto agli ordini maggiori, perché questi ultimi conferiscono un potere sul corpo di Nostro Signore Gesù Cristo. Gli ordini maggiori di conseguenza sono molto più santi, molto più importanti, molto più divini. Ma gli ordini detti minori sono maggiori nel senso che danno un dovere di vigilanza che concerne Dio stesso, Nostro Signore Gesù Cristo che è Dio85

La dignità, la nobiltà degli ordini minori si misurano con la dignità di Colui che è oggetto del sacramento dell’Ordine. Ora, al servizio di chi si consacrano quelli che ricevono il sacramento dell’Ordine? E’ proprio al servizio di Nostro Signore Gesù Cristo stesso. Allora non c’è niente di piccolo, di meschino, d’insignificante nel servizio di Nostro Signore. Perciò, anche se queste ordinazioni possono sembrare poco importanti, sarebbe mal giudicarle l’affermare che esse non abbiano una grande nobiltà e che non richiedano una grande santità86.

Il sacerdote è responsabile dei luoghi di culto di cui si occupa e dunque esercita sempre la sua funzione di portiere. Vigila a che suonino le campane per annunciare gli uffici. Vigila a che non entrino in chiesa delle persone indegne. Vigila a che tutto ciò che si trova in chiesa, in cappella, sia degno dell’Ospite che vi abita. La funzione di portiere è quindi molto importante per il bene della Chiesa, per l’onore di Nostro Signore Gesù Cristo. Il sacerdote esercita anche l’ordine di lettore quando fa il catechismo ai bambini, quando insegna il Vangelo. Quindi fa sempre onore alla grazia che ha ricevuto al momento del lettorato. E poi, prepara le anime a ricevere Nostro Signore Gesù Cristo e quindi scaccia da loro i demoni. Esercita con ciò il suo ordine di esorcista. Infine il sacerdote vigila a che tutti i partecipanti al Sacrificio della Messa, soprattutto gli accoliti, che hanno l’onore di portare all’altare la materia del Sacrificio, siano degni e svolgano bene la loro funzione. Tutto ciò dimostra bene l’importanza degli ordini minori87.


Delle cerimonie adatte a nutrire la fede 

Ammiriamo con quale saggezza, con quale devozione, con quale pietà la Chiesa ci insegni e conservi la nostra fede. La Chiesa, in effetti, con l’istituzione di Nostro Signore Gesù Cristo stesso e sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, ha composto queste cerimonie, ha composto la nostra liturgia in modo tale che, con i nostri sensi, potessimo elevarci alle verità eterne e, con le cose sensibili, vivere maggiormente delle cose spirituali, dei misteri di Nostro Signore Gesù Cristo. E noi stiamo precisamente per vedere, nelle cerimonie d’ordinazione, come la Chiesa ci insegni a stimare il sacerdozio88

Tutte le cerimonie d’ordinazione, tutte le parole di questo pontificale, di cui non si conosce nemmeno più l’origine talmente è lontana, esprimono tutta la fede della Chiesa di sempre. Queste parole stanno per dirvi e ridirvi che voi portate la luce, che dovete essere luce, che la vostra luce deve splendere nelle tenebre. Esse lo diranno a voi, accoliti, che andate a portare la luce; a voi, esorcisti, che andate a lottare con il demonio, contro quelle tenebre che oggi sono sempre così potenti; a voi, lettori, che andate in un luogo elevato a portare la parola di Dio a quelli che non la conoscono; e a voi, portieri, che custodendo il tempio del Signore andate a manifestare la santità di quel tempio, santità causata dalla presenza di Dio stesso che lo abita: “Qui, è la dimora di Dio e la porta del Cielo89” (Gn 28, 17)90.

Noterete d’altronde che la Chiesa vi fa toccare le cose, gli oggetti di cui avrete bisogno per ricevere la grazia degli ordini che vi saranno conferiti, e questi oggetti sono il simbolo di ciò che dovete fare e di ciò che dovete compiere in questi ordini minori91.

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Mons. Marcel Lefebvre


giovedì 13 aprile 2023

La santità sacerdotale



Gli ordini della gerarchia ecclesiastica

 

Fin dal primo anno di seminario, i seminaristi della Fraternità San Pio X hanno indossato l’abito ecclesiastico, poi al secondo anno ha avuto luogo la cerimonia della tonsura. Prima di giungere al sacerdozio, avanzeranno progressivamente verso l’altare per salirne i gradini58. Essi riceveranno, al terzo e quarto anno, i quattro ordini detti minori: portiere, lettore, esorcista e accolito. Alla fine vengono gli altri tre, detti maggiori o sacri. Il suddiaconato e il diaconato si ricevono al quinto anno ed il sacerdozio l’anno successivo. 
La vita del seminario è quindi punteggiata dalle ordinazioni. Ogni ordinazione è preceduta da un ritiro di tre giorni per gli ordini minori e di sei giorni per gli ordini maggiori del suddiaconato , del diaconato e del sacerdozio.
Mons. Lefebvre spiega l’interesse pedagogico di tutte queste ordinazioni. Le sue parole fanno risaltare le lacune della nuova liturgia. In effetti, dopo la riforma liturgica, il tesoro della Chiesa è stato in gran parte dilapidato con la soppressione degli ordini minori e del suddiaconato, privando così i chierici delle grazie annesse a quelle magnifiche cerimonie ed alle funzioni corrispondenti59.

1. I gradi di partecipazione al sacerdozio 

La parola ordine indica una gerarchia, sia nelle cose, sia nelle persone. Se lo si prende in senso lato, può estendersi per esempio alla Chiesa. La Chiesa è un ordine perché è essenzialmente disuguale nei suoi membri. Essa in effetti comprende il clero e i laici. C’è quindi una gerarchia all’interno della Chiesa. E’ un punto essenziale, che sfortunatamente oggi non appare più nella definizione della Chiesa, nel nuovo diritto canonico. 

L’ordine si applica più particolarmente alla gerarchia del sacerdozio. C’è tutta una gradazione dall’episcopato fino alla tonsura. L’episcopato, il presbiterato, il diaconato, il suddiaconato, gli ordini minori formano veramente una gerarchia. 

In particolare, in cosa consiste? Essa consiste nella partecipazione al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo60

San Clemente, successore di san Pietro, parla dell’armonia del cosmo. Il mondo è ordinato, ogni creatura ha il suo posto nell’ordine provvidenziale61. San Clemente paragona la gerarchia anche all’ordine che esiste in un esercito. C’è tutta una gradazione tra i capi militari e ciascuno si sforza di svolgere il suo ruolo nel grado che gli è riservato62. Perciò il successore di san Pietro invita ciascuno degli ordinati a svolgere bene il compito assegnatogli, senza voler compiere atti che non siano del suo ordine63.

Ad ogni ordinazione, i seminaristi ricevono una partecipazione più o meno grande al sacramento dell’Ordine. Con la meditazione che fanno sui testi dell’ordinazione nel corso del ritiro preparatorio, con le preghiere che rivolgono a Dio tutti i giorni, i seminaristi capiscono sempre meglio la grandezza di questo sacramento.

E’ per questo che ci si avvicinano con gioia, senza dubbio, ma un po’ anche con paura e tremore. Come Mosé, salendo sul Sinai, che temeva di avvicinarsi alla presenza di Dio, anch’essi salgono sul Sinai, anch’essi scalano quella montagna in cui troveranno Dio, in cui troveranno Nostro Signore Gesù Cristo. “Dammi la tua luce, oh mio Dio, dammi la tua verità affinché io salga a questo altare e scali i pendii di questa montagna santa dove potrò penetrare nei tuoi tabernacoli” (Sal 42, 3)64. Si avvicinano un po’ di più a Nostro Signore Gesù Cristo, a Colui che gli angeli riveriscono in Cielo e che la santissima Vergine, san Giuseppe e tutti i santi adorano in eterno65.

Ogni ordinazione segna una tappa del seminario. Queste sono le grandi grazie del seminario: avvicinarsi lentamente ma sicuramente, al santo altare del Sacrificio della Messa66.


1. Le ordinazioni: invito a distaccarsi dal mondo

Le ordinazioni sono la ragion d’essere del seminario. Un seminario senza ordinazioni non sarebbe un seminario. I giorni d’ordinazione sono dei giorni davvero pieni della luce e della carità dello Spirito Santo. I seminaristi studiano e pregano tutti i giorni per ricevere le grazie dell’ordinazione. Il seminario prepara dei sacerdoti, e queste tappe regolari, rappresentate dalle ordinazioni, mettono costantemente davanti agli occhi dei seminaristi l’ideale del seminario67.

E’ evidente che, per ricevere una grazia come quella del sacerdozio, bisogna prepararsi per molti anni. Queste tappe, segnate dalla tonsura, dagli ordini minori, dagli ordini maggiori, sono per i seminaristi altrettante occasioni per fare il punto e sapere se veramente rispondono alla chiamata della Chiesa allontanandosi dallo spirito del mondo e attaccandosi a Dio. La Chiesa in effetti dice loro: “Guardate che ministero vi è affidato (…) pensate a quello che sta per esservi dato.” 

Voi dovete porvi questa domanda, miei cari amici che state per ricevere questi ordini e siete scelti da Dio per avvicinarvi a Lui, per servirLo, per donarLo alle anime: Forse che non avete coscienza di essere ancora troppo impregnati dello spirito del mondo, troppo attaccati alle creature che vi circondano, ed a voi stessi? Immersi come siamo in questo mondo di peccato, forse che le sue influenze non penetrano nell’intimo di noi stessi e non incidono profondamente sullo stato delle nostre anime? Allora, dobbiamo fare di tutto per distaccarci da questo spirito del mondo, dalla nostra propria volontà, dalle nostre idee personali, da tutto ciò che ci appartiene68

Il Catechismo del concilio di Trento c’insegna che quelli che si dispongono alle ordinazioni devono avere il cuore puro, il cuore distaccato da ogni cosa, per essere veramente attaccati a Dio ed essere così una luce che aiuta i fedeli a santificarsi69. Ecco le disposizioni in cui si devono trovare quelli che ricevono la grazia eccezionale del sacramento dell’Ordine70

Tutte le ordinazioni sono contrassegnate al tempo stesso dal sacrificio, dalla rinuncia, dall’allontanamento dal peccato, dall’allontanamento dalle influenze diaboliche, e al contempo dall’avvicinamento, dalla vicinanza, da questo amore sempre maggiore di Nostro Signore Gesù Cristo.

Già la tonsura è un segno di rinuncia alle cose del mondo, mentre il fatto di vestire la cotta è un segno dell’amore e della luce di Nostro Signore Gesù Cristo. 

Il portiere deve manifestare il suo amore per il tempio di Dio e prendersi cura della casa di Dio. Ne ha le chiavi e al tempo stesso, come dice il pontificale, deve “chiudere la porta al diavolo” e fare entrare coloro i quali sono davvero degni di assistere al Santo Sacrificio della Messa. 

Il lettore, lui, si avvicina già un po’ di più all’altare. Porta la luce del Vangelo. Deve quindi essere più vicino a Nostro Signore, più impregnato in qualche modo della luce e dell’amore di Nostro Signore Gesù Cristo.

Ed ecco l’esorcista, che ha la missione di allontanare il demonio, di scacciarlo. Ma, perché possa scacciarlo dagli altri, occorre che lo scacci prima di tutto da lui, che mostri in sé l’esempio delle virtù di Nostro Signore Gesù Cristo. 

E poi l’accolito, lui, si avvicinerà ancora di più all’altare. E’ colui che serve Messa. Porta le ampolle all’altare, la materia che servirà al Santo Sacrificio. Entra già nell’intimità del mistero dell’altare.

Quanto al suddiacono, egli dovrà allontanarsi dal mondo. Dovrà impegnarsi a praticare la castità perpetua, e quindi a separarsi dal mondo. Il suo cuore dovrà essere più puro, attaccarsi maggiormente a Nostro Signore Gesù Cristo e manifestare al mondo questo attaccamento a Colui che tutti dovrebbero amare, Gesù. Quale uomo è stato più amato di Nostro Signore Gesù Cristo nel corso della storia della Chiesa? Ma quale uomo è stato anche più odiato di Lui? Ebbene! Il suddiacono deve manifestare il suo amore per Nostro Signore Gesù Cristo allontanandosi dal mondo. 

Il diacono, lui, salirà ancora un po’ più vicino all’altare ed ai suoi santi misteri, più vicino al tabernacolo. Avrà dunque un amore ancora più profondo per Nostro Signore ed il dovere di praticare le virtù di Nostro Signore Gesù Cristo in modo ancora più perfetto. Leggerà le Sacre Scritture, le proclamerà. Irradierà maggiormente la grandezza e la sublimità dei misteri ai quali partecipa già più intimamente.

Pensate a santo Stefano, il diacono lapidato dai Giudei ed il cui viso era raggiante (At 6, 15). Vedere quel viso splendente che rifletteva il Cielo rendeva ancora più furiosi quelli che gli scagliavano le pietre. Ebbene! Il diacono deve riflettere il Cielo perché anche lui si avvicina a Nostro Signore Gesù Cristo.

Infine, il sacerdozio fa entrare nel mistero di Nostro Signore Gesù Cristo. Il sacerdote è un altro Cristo. Non dovrebbe più avere né pensieri, né volontà, né altro amore che per Nostro Signore Gesù Cristo71.


1. Le ordinazioni: fonte di grazie

Ogni volta che vengono conferite delle ordinazioni, nel seminario dovrebbe esserci una presenza dello Spirito Santo sempre un po’ maggiore. Che in seminario dunque regni sempre più un’atmosfera di santità, di giustizia, di verità, come dicono le parole del pontificale! Che in tal modo lo splendore della verità di Dio risplenda in questa casa, che vi è tanto cara e di cui conserverete il ricordo nel corso della vostra vita. Quelli che ritornano nel seminario in cui sono stati formati e ordinati sacerdoti sono felici di ritrovare la casa in cui hanno ricevuto tante grazie72

Le ordinazioni sono delle cerimonie sempre incoraggianti, santificanti. Noi gioiamo con la Chiesa e gli eletti del Cielo nel vedervi salire i gradini che conducono al sacerdozio; senza sacerdozio, non c’è più Sacrificio; senza Sacrificio, non c’è più Chiesa73.

Le cerimonie d’ordinazione forniscono l’occasione di meditare maggiormente sulla grandezza della Chiesa e del suo sacerdozio, e non ci si può impedire di avvertirvi la presenza di Nostro Signore Gesù Cristo e del Suo Spirito Santo in modo tutto particolare.

 In effetti, durante ogni ordinazione, i seminaristi ricevono delle grazie specifiche che li preparano a salire all’altare, a offrire il Sacrificio di Nostro Signore, perché il sacerdozio è proprio questo, secondo ciò che ci insegnano i Padri della Chiesa, tutta la Chiesa e specialmente il concilio di Trento. E’ perché Nostro Signore ha voluto deporre nelle nostre mani il Suo proprio Sacrificio che ha istituito anche il sacerdozio. E’ dunque a quello che sono destinati i futuri sacerdoti. 

Le ordinazioni fanno progredire il seminarista verso il sacerdozio cui aspira. Esse per lui devono significare un programma di vita spirituale e di vita apostolica. La Chiesa, nella sua saggezza, nel suo amore materno per i suoi futuri sacerdoti, lo spiega ammirevolmente74

Ad ogni ordinazione, i seminaristi ricevono delle grandi grazie, grazie di elezione da parte del buon Dio, di Nostro Signore, dello Spirito Santo. Possano queste grazie fruttificare nei loro cuori affinché essi siano dei veri apostoli di Nostro Signore Gesù Cristo, affinché seguano l’esempio della santissima Vergine Maria, essendo corredentori così come Lei è stata corredentrice75.

Mons. Marcel Lefebvre


lunedì 24 ottobre 2022

La santità sacerdotale - La fedeltà, fonte di gioia

 


 La fedeltà, fonte di gioia

Oggi, ricevendo la tonsura, che è il segno dell’abbandono delle cose di questo mondo e del proprio attaccamento a Gesù Cristo, il seminarista deve rinnovare il proposito di perseguire la santità con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutte le proprie forze. La santità non è una cosa da poco. Non è una parola! E’ una realtà che il chierico deve praticare durante e dopo il seminario55.

Il passo pubblico che i seminaristi fanno al momento della tonsura, richiede loro la fedeltà al proprio impegno e questa è la loro gioia, la loro consolazione. Com’è bello essere fedeli! Un giorno allora sentiranno, come ha detto il buon Dio e com’è detto nel breviario56: “Beato il servo fedele! Perché sei stato fedele nel poco, vieni e regna nei cieli sul molto” (secondo Mt 25, 26). Ecco l’augurio più grande che si possa formulare a tutti i seminaristi, per la loro felicità, la loro consolazione, la loro santificazione ed anche per il bene di tutti i fedeli57.

Mons. Marcel Lefebvre


venerdì 5 agosto 2022

La santità sacerdotale

 


1. Gli obblighi del chierico

I chierici potrebbero inorgoglirsi di questa funzione sublime data loro da Dio. Partecipare al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, che elevazione, che sublimità, che grandezza! Allora la Chiesa ricorda a quelli che diventano chierici quali sono i loro obblighi41.

Gli obblighi del chierico42 si riassumono nella necessità di tendere alla perfezione. La Chiesa perciò gli chiede la pietà, l’obbedienza, la scienza, la castità e un modo di vivere conforme al proprio stato.

Che obblighi ha il chierico di fronte alla santità, al cammino della perfezione? E’ più o meno avanzato nella via della santità di coloro che fondano una famiglia cristiana e che restano nelle varie religioni43 senza diventare sacerdoti?

Io penso che questo obbligo di santità sia maggiore44, per il semplice fatto di entrare nel chiericato e voler diventare sacerdoti45.

 Dopo i privilegi dei chierici, il diritto canonico parla dei loro obblighi. E’ molto esplicito e molto preciso. Ecco il primo canone, il canone 124: “I chierici devono coltivare una vita interiore ed esteriore più santa dei laici, in modo tale da mostrare l’esempio delle loro virtù nella pratica.” E’ molto breve, ma, in due righe, la Chiesa esprime la sua idea di chierico. Perché il diritto canonico è un libro giuridico, si crede che non ci sia nulla di adatto ad elevare le anime, è assolutamente falso! Si sarebbe potuto evitare questo canone, ma la Chiesa, attraverso il diritto, interviene per aiutare il chierico ad acquisire la santità46. 

Il cristiano che non entra nel chiericato ha già un obbligo di perseguire la santità, in qualità di battezzato, di cresimato. Deve compiere le promesse del proprio battesimo: “Io rinuncio a Satana, ai suoi scandali, ai suoi peccati, e mi lego a Gesù Cristo per sempre.” Non è una promessa vana, è seria! Il sacerdote, mettendo al tempo stesso il velo bianco sulla testa del bambino e consegnandogli il cero tramite il padrino e la madrina, dice: “Osserva i comandamenti di Dio, e allora avrai la vita eterna. Conserva intatta la purezza della tua anima come questo telo di cui sei ricoperto.” Ecco l’obbligo che il cristiano assume per tutta la vita, ovunque vada e, di conseguenza, anche se resta in quel che chiamiamo il mondo. Egli è nel mondo, ma non deve essere del mondo. Quindi ha l’obbligo di andare ad offrirsi al Santo Sacrificio della Messa, ma lo fa mediante il ministero dei sacerdoti47. Non può salire lui stesso all’altare per offrire il Sacrificio e fare l’oblazione della sua famiglia e di tutto quello che ha. Dio ha voluto che ci fossero dei sacerdoti che partecipino al suo Sacerdozio e siano gli intermediari tra Lui e il popolo fedele. 

I religiosi, pronunciando i voti, s’impegnano ad essere santi ancora più solennemente dei semplici fedeli. Davanti a Dio, davanti alla Chiesa, essi pronunciano i loro voti di religione per legarsi alla santità, pubblicamente e ufficialmente, con i tre voti di povertà, di castità e d’obbedienza. Ma, anche se l’obbligo assunto dal religioso che pronuncia questi voti è serio, è importante davanti alla Chiesa, davanti a Dio, tuttavia, come il semplice fedele, egli non può salire all’altare ad offrire il Sacrificio perché non è chierico, perché non è sacerdote. Egli non partecipa al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo. Mentre il chierico, che s’impegna a partecipare al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, con la sua funzione s’impegna alla santità. Non s’impegna soltanto con una promessa fatta davanti a Dio, davanti agli eletti del Cielo, davanti alla Chiesa. La sua propria funzione è una funzione santa perché egli partecipa al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo. Essere sacerdote e non cercare la santità, è una contraddizione in termini. Il sacerdote deve essere santo essenzialmente per l’Ordine che riceve48

Padre Emmanuel parla della Chiesa e della santità. Fa delle riflessioni bellissime sul potere delle anime sante. Cita le parole di sant’Agostino: “ ‘Colui che può capire in che modo Dio, autore di tutte le creature, le governi per intercessione delle anime sante, di cui fa i suoi ministri in Cielo e sulla terra (perché è Lui che fa sì che lo siano e, nella creazione, esse occupano il primo posto); colui che può capirlo, lo capisca, ed entri così nella gioia del suo Signore49.’ Con queste parole magnifiche, il gran dottore ci apre la porta, e c’introduce egli stesso nella gioia del Signore.(…) Dunque nella Chiesa c’è una gerarchia visibile; ma questa gerarchia è dipendente dalla misteriosa gerarchia delle anime sante50.”

Per diritto, sono i vescovi, i sacerdoti e tutti quelli che sono negli ordini a dover essere più vicini a Dio ma, in effetti, ce ne sono altri, sono le anime sante. Allora quelle anime, Dio le considera con amore, con misericordia, a tal punto che esse sono i parafulmini della giustizia di Dio e sono all’origine delle numerose grazie concesse ai fedeli, alla Chiesa ed a tutte le anime.

Ma è più che normale che quelli che sono chiamati a dare le grazie con i sacramenti, con il Santo Sacrificio della Messa, attirino ugualmente le grazie del buon Dio con la loro preghiera, con la loro santità. 

La Chiesa chiede che i suoi sacerdoti cerchino di essere più santi dei laici, poiché sono sempre in mezzo alle cose sacre. Il sacerdote, sacerdos, è chiamato a dare le cose sacre, sacramenta, e a fare delle cose sacre, sacrificio. Il sacerdote è sempre nelle cose sacre. Che sono le cose sacre? Sono delle cose divine, che avvicinano a Dio, che uniscono a Dio. Il sacerdote è sempre in quel contesto lì. E potrebbe non avere in sé le virtù del sacro? Potrebbero le virtù di Dio non risplendere in lui? 

E’ per questo che lo spirito di dissacrazione, di laicizzazione, di profanazione, che è comparso dopo il concilio ed anche prima del concilio, è una cosa terribile. E’ veramente l’abbandono di Dio da parte dei sacerdoti, non essendo più essi degli uomini di Dio, delle persone sacre. E’ tristissimo per i fedeli. Allora, il sacerdote deve più che mai capire la sua vocazione alla santità51

Quali sono i mezzi che la Chiesa chiede di usare ai chierici per vivere più santamente dei laici? La Chiesa chiede la pietà, l’obbedienza, la scienza, la castità ed una vita decente secondo il loro stato di chierici. Ecco le cinque cose che annota la Chiesa nella sua legge perché i chierici siano veramente degni di ricevere le funzioni che vanno ad esercitare. Questo riveste un’importanza considerevole per la santità della Chiesa52.

Canone 125: “Gli ordinari dei luoghi53[cioè i vescovi e quelli che hanno la responsabilità dei chierici] devono vigilare a che i chierici accedano frequentemente al sacramento della penitenza.” Frequentemente: alcuni dicono ogni settimana, altri reputano che basterebbe la confessione mensile. Penso che si possa fare la media e dire almeno ogni quindici giorni. D’altronde, è ciò che in genere è necessario per lucrare le indulgenze in modo regolare. 

Inoltre, “che gli ordinari vigilino a che tutti i chierici facciano almeno per un po’ l’orazione mentale ogni giorno”. Che significa “per un po’”? L’autore dice una mezz’ora, “una mezz’ora d’orazione mentale, tutti i giorni”. E’ praticamente quello che facciamo noi. 

“Che visitino il Santo Sacramento”. Se i sacerdoti osservassero solo il diritto canonico, essi si santificherebbero certamente e santificherebbero gli altri, perché non c’è niente di più edificante per i fedeli di una parrocchia del vedere il parroco, il vicario, trascorrere un po’ di tempo in orazione in cappella, nella parrocchia, anche se è solo. Vedendolo, i fedeli si dicono: Almeno, quel sacerdote lì, ci crede! Mentre quando vedono il sacerdote nella propria chiesa solo per svolgere il suo compito (dire Messa, confessare, battezzare, predicare...) un po’ come un funzionario che va in ufficio, non è normale. Il sacerdote il cui presbiterio, come capita spesso, comunica direttamente con la chiesa, e che non va mai a fare una visita al Santo Sacramento, né un’orazione mentale, non obbedisce al diritto canonico: “Che visitino il Santo Sacramento.” 

Il canone continua: “Che recitino il rosario, che dicano la corona, che facciano il loro esame di coscienza.” Tutto questo è nel diritto. 

Canone 126: “Tutti i sacerdoti secolari [a maggior ragione i sacerdoti che, come voi, fanno parte di una società clericale ed hanno quindi un dovere ancora maggiore di santificarsi] devono fare il loro ritiro ogni tre anni.” Tuttavia, la frequenza deve essere stabilita dall’ordinario. Così, il vescovo può domandare ai sacerdoti di fare il ritiro ogni anno. Qualche volta è un po’ più difficile, allora il vescovo suddivide il proprio clero per fare i ritiri sacerdotali. In generale, un tempo era osservato in modo molto rigoroso. 

“Nessuno può essere esentato da tale obbligo se non chi abbia ricevuto un’esenzione speciale dal proprio vescovo o superiore.” Più tardi, sarete invitati al ritiro dei sacerdoti che ha luogo ogni anno a Ėcône, prima del rientro dei seminaristi. 

Canone 135: “I chierici che sono negli ordini maggiori sono tenuti all’obbligo quotidiano della recita integrale delle ore canoniche.” Voi sapete come stanno le cose attualmente. Ho avuto tra le mani il nuovo breviario. Quando leggiamo le considerazioni all’inizio del nuovo breviario, detto la “liturgia delle ore”, naturalmente tutto in francese, constatiamo che praticamente non c’è più obbligo sotto pena di peccato grave e che, per la minima ragione, ci si può dispensare dal breviario. E’ assolutamente contrario al diritto. Attualmente non resta più granché degli obblighi dei chierici. 

 Il canone 127 stipula che al di fuori dell’obbligo comune che incombe a tutti i fedeli, “i chierici, ed in particolare i sacerdoti, sono tenuti da un obbligo speciale a mostrare reverenza ed obbedienza ai loro superiori ed ai loro ordinari”.

Gli ordinari, sono a un tempo i vescovi, gli abati delle abbazie per esempio, i vicari apostolici, i prefetti apostolici nelle missioni e poi anche i superiori di congregazioni religiose che sono approvate da Roma.

Canone 128: “Il chierico che ha un incarico conferitogli dal suo ordinario, deve svolgerlo in modo che convenga ai fedeli.” Per esempio, un chierico non può rifiutare di predicare dicendo: Io, ho paura di predicare, non riesco a predicare, non posso… 

Canone 130: “Normalmente i chierici dovrebbero ancora sostenere degli esami almeno qualche tempo dopo aver ricevuto il sacerdozio.” E’ previsto dal diritto. Per obbligare i giovani sacerdoti a proseguire gli studi, i vescovi dovrebbero organizzare degli esami ogni anno, per tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale, nelle varie discipline delle scienze sacre. Così, un sacerdote non potrebbe dire: Adesso, basta, non apro più un libro. Ho una bella biblioteca…ma è coperta di polvere! 

Canone 132: “I chierici che sono negli Ordini maggiori non possono contrarre matrimonio e sono tenuti a conservare la virtù di castità. Essi devono sapere che, quando peccano gravemente contro la castità, contemporaneamente commettono sacrilegio.” Guardate com’è considerato il chierico. La Chiesa parla di sacrilegio per il peccato contro la castità a causa dell’offesa che questo peccato reca al carattere sacro. Il secondo paragrafo precisa che i chierici che sono negli Ordini minori, se si sposano, perdono per il fatto stesso lo statuto clericale.

Il canone 133 tratta delle relazioni con le donne, in modo generale, nei presbiteri: “Che i chierici badino a che le donne che potrebbero tenere nel presbiterio non possano essere oggetto di alcun sospetto.” 

Si aggiunge, molto più chiaramente, che non si devono tenere nel presbiterio donne di dubbia reputazione o che non siano esemplari. I chierici, infine, possono tenere a casa loro solo quelle aventi una relazione naturale tale che non si possa sospettare un male qualsiasi come la madre, la sorella, la zia, o quelle che hanno un’onestà conosciuta da tutti, o di età avanzata. Evidentemente, è riservato al vescovo giudicare se tale persona possa abitare nel presbiterio o no.

 Vedete, il diritto è severo. Dice che, se dei chierici abitano con delle persone per cui sussista qualche dubbio e non obbediscono alle prescrizioni del loro vescovo, sono presunti concubinari. La Chiesa con questo vuole proteggere la virtù del sacerdote e la reputazione della Chiesa.

Canone 134: “La vita comune tra i chierici è un’abitudine lodevole e, laddove esista in una diocesi, bisogna conservarla il più possibile.” Dunque la Chiesa auspica che i sacerdoti vivano in comune. Questo non è stato sempre possibile, perché hanno talmente moltiplicato le parrocchie che i sacerdoti la maggior parte del tempo si sono trovati soli. Questa non è stata una cosa molto buona.

Vedete che sono stati i vescovi a cercare di dare ai loro sacerdoti una vita comune. Sant’Agostino è stato uno dei primi per il suo clero. Ha avuto prima una specie di piccola comunità intorno a lui, che hanno definito i canonici regolari. I canonici regolari sono quelli che seguono un regolamento comune. Canonico, in latino canonicus, viene dal greco κανόνας, che vuol dire canone, cioè regola. Dunque, i canonici regolari di sant’Agostino hanno dato vita a delle congregazioni e, più tardi, hanno fondato differenti collegiate. Una collegiata era una parrocchia di cui s’incaricava un collegio di canonici che avevano una vita in comune e regolare, pur essendo secolari. I canonici non erano dei religiosi, ma dei sacerdoti secolari. Così, per molto tempo, questo costume di sant’Agostino nell’organizzare i chierici si è diffuso in tutta Europa. San Francesco di Sales ha fatto la stessa cosa. Ha istituito una specie di regolamento per i suoi sacerdoti, dei sacerdoti secolari che vivevano in comune. 

La collegiata era una parrocchia importante e, da essa, i canonici servivano i paesi limitrofi. E’ un po’ così che attualmente sono organizzati i nostri priorati. Noi abbiamo il priorato in cui i sacerdoti pregano insieme, si ritrovano insieme. Noi oggi rifacciamo ciò che i vescovi hanno fatto fin dalle origini del cristianesimo. Per secoli, le cose sono andate in questo modo. Non è che alla lunga che, a causa dell’aumento del numero dei sacerdoti, si è finito per moltiplicare le parrocchie e disperdere i sacerdoti. 

E poi i vescovi non sono riusciti a conservare questa struttura, perché c’erano già dei canonici che chiedevano l’autorizzazione per avere la loro piccola casa privata e cominciavano ad avere una certa indipendenza. E’ così che, in molti vecchi paesi, possiamo osservare una via detta “via dei Canonici”, perché i canonici non vivevano già più in comune ma in piccole case individuali, le une accanto alle altre. Così, piano piano, i legami tra sacerdoti si sono allentati, a tal punto che ognuno ha vissuto nella propria casa. Questa non è stata una buona cosa, e oggi si possono vedere i risultati generati da tale situazione.

Notate quindi come il diritto canonico incoraggi per i chierici la vita comune. 

Vedete allora come, a maggior ragione, noi la possiamo raccomandare ad una società di chierici come la nostra. In effetti, una delle ragioni d’essere della Fraternità sacerdotale San Pio X, è di aiutare i sacerdoti secolari che non sono membri della Fraternità a vivere santamente il loro sacerdozio. Ecco perché è importante dare l’esempio di una vita sacerdotale regolare, in cui si prega, si vive in comune e si ha una vita al tempo stesso fervente e povera. Anche se non facciamo voto di povertà, noi facciamo comunque delle promesse di povertà. Credo che dobbiamo manifestare anche questa virtù. E desideriamo che quei sacerdoti, che sono vicini a noi, possano venire nei nostri priorati a fare dei ritiri per ritrovarvi l’aiuto spirituale di cui hanno bisogno, loro che sono spesso talmente isolati54.

Mons. Marcel Lefebvre


giovedì 23 dicembre 2021

La santità sacerdotale

 


1. I diritti ed i privilegi dei chierici

Dopo l’incardinazione, nel diritto canonico compare il titolo importante dei diritti e dei privilegi dei chierici36, ma questo capitolo è molto meno importante di quello dei doveri. I chierici hanno dei diritti, certo, ma hanno soprattutto dei doveri.

Il canone 118 menziona che “solo i chierici possono ottenere il potere d’ordine o di giurisdizione ecclesiastica, i benefici e le pensioni ecclesiastiche”. Una volta tonsurati, poco a poco, i chierici devono svolgere nella Chiesa un ruolo sempre più importante presso i fedeli a mano a mano che vanno avanti nelle ordinazioni. I laici non possono avere potere d’ordine, né potere di giurisdizione, né benefici o pensioni ecclesiastiche.

Canone 119: “Tutti i fedeli devono rispetto ai chierici, secondo le loro diverse funzioni”, tutti i fedeli! Di conseguenza i chierici devono ugualmente avere rispetto per i loro confratelli. Avere rispetto per i chierici non è riservato ai laici.

Poi, lo stesso canone precisa che colui che reca un’ingiuria, per esempio che ferisce, o colpisce un chierico, è per il fatto stesso sacrilegii delicto; commette un sacrilegio. Non è una cosa da nulla!

Se qualcuno, furioso alla vista di un chierico con la talare, lo colpisce in odio alla religione, commette un sacrilegio. Il sacrilegio consiste nel trattare indegnamente sia una persona, sia una cosa consacrata a Dio. Si possono commettere dei sacrilegi con dei vasi sacri, con delle cose della Chiesa, e si possono commetterne maltrattando una persona consacrata a Dio. Ora, con la tonsura, il chierico è consacrato a Dio37.

Dal momento in cui un membro della Chiesa riceve la tonsura, fa parte del foro della Chiesa38, del clero della Chiesa. Non è più sottomesso a certe leggi che incombono ai cristiani che non sono chierici39.

Così, il canone 120 parla del privilegio dei chierici riguardo alla giustizia. Un chierico, in teoria, deve essere giudicato solo dai tribunali ecclesiastici. Un tempo era così, quando la Chiesa era riconosciuta dagli Stati. I chierici erano giudicati solo dai tribunali ecclesiastici. Ma la Chiesa talvolta permette anche che, nelle questioni di successione, un chierico possa essere giudicato dai tribunali civili.

Canone 121: “Tutti i chierici sono in teoria esonerati dal servizio militare.” Non è sempre vero, alcuni Stati non lo accettano. Allora, bisogna pur subire questa condizione. Ma, nei buoni concordati, i chierici sono esonerati dal servizio militare. In ogni caso, se non sono esenti da un certo servizio, allora si dà loro un servizio puramente spirituale o da infermieri; non portano le armi. I chierici sono al servizio di Dio e delle anime prima che al servizio della patria. L’esenzione dal servizio militare è quindi un privilegio dei chierici che dimostra in quale stima li tenga la Chiesa, a causa del loro carattere sacro.

Il canone 123 dice: “Il chierico non può rinunciare ai suoi privilegi.” Con la scusa che quelli che la Chiesa gli dà sono dei privilegi, non si dovrebbe pensare che un chierico possa dire: Io rinuncio a tal privilegio. Per esempio, la Chiesa non vuole che io faccia il servizio militare, ma io, io lo voglio fare. A volte ci sono stati dei seminaristi che sono venuti a consultarmi e a dirmi: “Io potrei farmi esonerare dal servizio militare. Lei che mi consiglia? Lo devo fare o no?” Io ho risposto loro: “Se lei può farsene esentare, non deve fare il servizio militare. –Sì, ma, durante il servizio, non si può ugualmente fare del bene alle anime, grazie alle conoscenze? - Certo, non dico il contrario, lei può fare molto del bene, ma la legge della Chiesa è quella. Bisogna rispettare le leggi della Chiesa.”

La conclusione di queste considerazioni sui diritti dei chierici è la stima elevata in cui li tiene la Chiesa. Ora si sorride di queste cose: Colpire un chierico, un sacrilegio? E’ quanto meno un’esagerazione! Ma insomma, il chierico è sì o no, veramente, pubblicamente, una persona consacrata a Dio? Quindi, se lo colpite perché è chierico, voi fate qualcosa contro una persona sacra. Sembra che ora sia più facile spiegare alla gente che rompere un calice, o servirsene per usi profani , è veramente un sacrilegio. La gente dice: Sì, questo è davvero un sacrilegio. Ma colpire un chierico, un sacrilegio? E’ perché non hanno la nozione di chierico come consacrato40.

Mons. Marcel Lefebvre


giovedì 4 novembre 2021

La santità sacerdotale

 


 Membri di una nuova famiglia

Cosa esige la Chiesa da chi riceve la tonsura? Esige che faccia parte di una famiglia nella Chiesa.

Il canone 111 lo dice chiaramente: “Che ogni chierico sia iscritto in una diocesi o in una famiglia religiosa”. Bisogna essere iscritti, che in termini canonici si dice incardinati. Ed il diritto canonico aggiunge: “I chierici che non sono legati né ad una diocesi, né ad una società religiosa, non sono ammessi nella Chiesa”26.

Con la tonsura, i chierici sono incardinati, cioè legati ad una famiglia all’interno della Chiesa. In effetti è con la tonsura che si riceve l’incardinazione, e anche questa incardinazione è molto importante. I giuristi che commentano il diritto canonico dicono che l’incardinazione è necessaria perché l’ordinazione sacerdotale, cui la tonsura prepara lontanamente, non è fatta per il soggetto stesso, ma lo ascrive al servizio della Chiesa.

Di conseguenza, fin dal giorno della tonsura, i seminaristi della Fraternità San Pio X, per esempio, possono considerarsi come annessi in modo ufficiale, pubblico, alla Fraternità sacerdotale San Pio X27 . La Fraternità sacerdotale San Pio X, che è stata riconosciuta dalla Chiesa, pubblicamente, con delle lettere patenti della Congregazione del Clero28, può incardinare in sé dei chierici desiderosi di diventare sacerdoti. Dunque, il giorno della tonsura, i seminaristi diventano veramente membri di una famiglia riconosciuta dalla Chiesa. Senza dubbio, nelle circostanze attuali, a causa dell’invasione dei modernisti nella Chiesa, i membri della Fraternità sono perseguitati29. Alla Fraternità, è stato tolto apparentemente quel titolo di riconoscimento datole da Roma, ma, quando si conoscono quelli che l’hanno perseguitata ed il modo in cui si è verificata questa persecuzione, è evidente che essa non proviene dallo spirito di Dio, ma dallo spirito diabolico, demoniaco, che vuole assolutamente sopprimere nella Chiesa tutta la sua Tradizione, come se la Chiesa fosse nata a partire dal Vaticano II. Ma non può essere così. Così i membri della Fraternità, grazie a questo riconoscimento della Chiesa, sono uniti alla Chiesa di sempre. Dunque, devono avere l’intima convinzione di far parte di una famiglia30.

Nelle circostanze difficili in cui vive la Chiesa, io ho ricevuto più volte delle lettere da persone che mi chiedevano di ordinarle sacerdoti senza per questo richiedere di entrare nella Fraternità. Ho rifiutato. E’ il caso di un diacono che mi ha detto: “Ma ho compiuto tutti i miei studi, ho finito la mia formazione. Perché non mi ordina?” E mi ha dato delle lettere di raccomandazione di sacerdoti. Ho detto di no, che si aggregasse ad una società religiosa. Se vuol far parte della Fraternità o di un gruppo che sia normalmente riconosciuto dalla Chiesa, allora sì, ma altrimenti non è possibile. E’ assolutamente contrario al diritto canonico. Io non voglio agire contro il diritto canonico. Bisogna dirlo, è soprattutto il concilio di Trento che ha posto fine all’abuso delle ordinazioni31; i vescovi ordinavano dei sacerdoti che andavano a destra e a sinistra. Dato che c’era una quantità enorme di chierici, non si guardava troppo all’organizzazione. La Chiesa ha messo fine a questo disordine e ha detto: Ora basta, non ci sono più chierici che non appartengano ad una società32.

Chi riceve la tonsura come membro della Fraternità San Pio X s’impegna doppiamente, s’impegna come chierico e come membro della Fraternità.

Il pontefice lo dice alla fine della cerimonia della tonsura: “Oramai voi fate parte del chiericato, ne avete i privilegi, ma anche i doveri”. E, in seguito, quelli che ricevono gli ordini minori s’impegnano a camminare sulla via del sacerdozio. Senza dubbio Dio, lungo la via, può mostrare loro che la loro vocazione non è quella del sacerdozio, cosa eccezionale, ma, per il fatto di accettare di ricevere gli ordini, essi s’impegnano ad assolverne i doveri. E’ un primo impegno. Ogni volta che il vescovo comincia l’ammonimento, dice una frase più o meno simile a questa: “Pensate all’ufficio che state per ricevere.” Il vescovo domanda che il chierico rifletta sull’onore che sta per essergli fatto, ma anche sull’onere che sta per ricevere.

Inoltre, quelli che sono incardinati nella Fraternità sacerdotale San Pio X sono legati alla Fraternità in modo davvero molto profondo, è un secondo impegno. Questo impegno è preso solennemente davanti ai fedeli, davanti alla Chiesa. Allora, bisogna essere fedeli. Non si deve essere spergiuri imitando quelli che, strada facendo, e perfino dopo aver ricevuto il sacerdozio, abbandonano sia il sacerdozio, sia la famiglia in cui sono stati ordinati. Questo è essere spergiuri. Quando si sono presi degli impegni, bisogna esservi fedeli, fino in fondo. E’ importante pregare specialmente per implorare la grazia della fedeltà.

Noi abbiamo bisogno di questa fedeltà, miei cari amici, perché il buon Dio ha voluto che diventassimo un piccolo gregge di cattolici fedeli che continua la Chiesa. Dunque, per l’onore della Chiesa e del Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, restiamo fedeli alla nostra famiglia, che Dio ha suscitato in modo provvidenziale.

Ringraziamo Dio di far parte di questa famiglia e chiediamo alla santissima Vergine Maria, la Vergine fedele, d’imitarla. Maria è stata sempre fedele a Nostro Signore Gesù Cristo, e colui che riceve la tonsura dice: “Dio è parte della mia eredità” Sal.15, 5). E’ un richiamo ad essere fedeli a Dio, a essere fedeli all’eredità ricevuta33.

Come resistere agli assalti del demonio se non siamo uniti? Come resistere se abbiamo dei dissensi all’interno della nostra propria famiglia cattolica? Abbiamo più che mai bisogno di quest’unione intorno alla Croce di Gesù, con la santissima Vergine Maria, professando la nostra fede nella regalità universale di Nostro Signore Gesù Cristo. “Gesù Cristo ieri, oggi e in tutti i secoli34” (Eb 13, 8)35.

Mons. Marcel Lefebvre


domenica 19 settembre 2021

La santità sacerdotale

 


La cerimonia di tonsura

Il futuro chierico s’inginocchia all’altare, davanti al vescovo. Questi gli taglia cinque ciocche di capelli in segno del suo distacco dal mondo, mentre recitano insieme questo versetto del salmo 15: “Il Signore è la porzione della mia eredità ed il mio calice; sei Tu, Signore, che mi renderai la mia eredità.” Poi il vescovo riveste il chierico della cotta.

La prima preghiera della cerimonia della tonsura è bellissima: “Preghiamo Nostro Signore Gesù Cristo, miei carissimi fedeli, per i suoi servitori desiderosi, per amore Suo, di spogliarsi della loro capigliatura”. Il tonsurato abbandona il suo attaccamento alla capigliatura per essere tutto di Dio.

La tonsura significa anche l’allontanamento dal mondo: “Preghiamo Nostro Signore di elargire ai nostri carissimi fratelli il Suo Spirito Santo, per far loro conservare sempre l’abito clericale e per difendere il loro cuore dalle preoccupazioni del secolo e dai desideri mondani.(…) Così come sono cambiati esteriormente, allo stesso modo possa la sua Destra potente fortificarli nella virtù, proteggere i loro occhi da ogni accecamento spirituale e umano, e concedere loro la luce della grazia eterna, Lui che essendo Dio vive e regna con Dio Padre in unità con lo stesso Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.”

Così la prima preghiera della Chiesa concernente il chierico è una preghiera che domanda. La Chiesa supplica Dio di concedergli la grazia della santità. Per ciò, la Chiesa invoca che la grazia dello Spirito Santo allontani il chierico dall’accecamento spirituale e dall’accecamento umano. Che vuole dire con questo? Credo che sia una delle cose più importanti che esistano perché in fondo, cosa fa sì che tanti uomini non siano dei buoni cristiani o non siano affatto cristiani? E’ il loro accecamento. Essi non sanno chi è Dio, non capiscono Dio, giudicano solo con gli occhi del corpo. Allora, tutti gli oggetti materiali e sensibili hanno molto più valore per loro delle realtà spirituali. E’ qui la radice del materialismo. Dato che le realtà spirituali non sono visibili, allora sono tutti attaccati ai beni del corpo, al denaro, ai piaceri, ai viaggi, alle relazioni, agli onori, a tutte queste cose esteriori. Non sono attratti dalla vita interiore perché non la conoscono. La vita interiore è la vita spirituale, è la vita dello spirito. Per vivere di questa vita dello spirito, bisogna distaccarsi un po’ dalle cose esteriori. Se si è sempre presi dalle cose esteriori, non si può riuscire a raccogliersi e a ritrovare la vita dello spirito, quello spirito che non è visibile, ma che è infinitamente superiore a tutte le cose materiali. “A che serve all’uomo conquistare l’universo se perderà la propria anima?” (Mt 16, 26) dice Nostro Signore. La nostra anima è infinitamente più preziosa di tutti i beni di questo mondo. Una sola anima è ben più preziosa di tutti i beni materiali immaginabili e molto più elevata per dignità. Un solo spirito è ben più elevato per potenza, per dignità e per capacità. Un solo atto di vero amore, di amore secondo Dio, vale molto di più delle cose materiali. Allora è questo accecamento, di cui soffrono gli uomini, che la Chiesa vuole risparmiare ai suoi chierici.

Ecco alcune frasi del Catechismo del concilio di Trento riguardo alla tonsura: “Parliamo innanzitutto della tonsura, che è una preparazione a ricevere gli ordini (perché è così che occorre vederla). Come gli uomini sogliono essere preparati al Battesimo con gli esorcismi e al Matrimonio con gli sponsali, così quando sono dedicati a Dio con il taglio di capelli, si vedono aperto dinanzi a sé l’adito al sacramento dell’Ordine. Il rito mostra come debba essere chi vuol votarsi al ministero sacro. Il nome di chierico, che viene allora imposto, è ricavato dal fatto che il tonsurato comincia ad avere Dio per sua eredità e suo retaggio”.

E’ proprio la formula recitata dal seminarista a voce alta in modo tale che sia udibile dal vescovo. Quando gli si rasano i capelli in cinque punti diversi, il seminarista ripete con lui quella formula manifestando il proprio impegno. Deve ripeterla dicendo interiormente: “Io prendo Dio per mia eredità, io mi consacro a Dio, io mi do a Dio”. Sono delle parole bellissime! “Il Signore è la mia porzione e la mia eredità. Tu sei Colui che mi renderà la mia eredità, eredità celeste. E’ magnifico! Poi, si canta tutto il salmo (Sal 15) da cui è estratta questa bellissima frase.

Una volta fatta la tonsura, ha luogo l’imposizione della cotta. La cotta consacra il chierico al culto di Dio. Quando il chierico veste la cotta, il vescovo gli dice questa frase: “Che il Signore vi rivesta del nuovo uomo che è stato creato secondo Dio nella giustizia e la santità della verità”.

La preghiera che recitate quando vi rivestite della cotta esprime bene come il Signore sia la vostra eredità: “Rivestitemi, Signore, di quest’abito che mi mantiene nella verità della vostra santità”. Quest’uomo nuovo di cui vi rivestite, è Nostro Signore Gesù Cristo (da Rm 13, 14). Allora, voi sarete fieri di portare quest’abito. Oh! Non lo sarete alla maniera delle persone che concepiscono le cose secondo il sentire umano. Oh no! Voi sarete fieri per il vostro spirito di fede, perché amate Nostro Signore Gesù Cristo, perché Nostro Signore Gesù Cristo vi ha scelti per diffondere il Suo nome attraverso le nazioni.

La cerimonia della tonsura termina con una piccola allocuzione. La Chiesa mette sulle labbra del vescovo le seguenti parole: “Miei carissimi figli, non perdete di vista che oggi entrate nel foro della Chiesa[cioè nel clero, nella gerarchia della Chiesa] e che partecipate ai privilegi dei chierici. State dunque attenti a non perderli con i vostri errori, e sforzatevi di piacere a Dio con un’esteriorità decente, con dei santi costumi. Che vi conceda Egli stesso questa grazia grazie al Suo Spirito Santo”. Quindi, per la Chiesa è molto chiaro: prima della tonsura non si è chierici; dopo la tonsura, lo si diventa.

E’ d’uso, nella Fraternità San Pio X, consegnare ai seminaristi un crocifisso al termine della cerimonia di tonsura. Questo crocifisso orami è per loro il libro per eccellenza.

L’immagine più perfetta della santità che dobbiamo perseguire tutti i giorni della nostra vita, è l’immagine della Croce. In effetti, tutta la santità è riassunta e vissuta nella Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. In che consiste quindi la santità, se non nel detestare il peccato e nell’amore di Dio e del prossimo? E’ il riassunto di tutta la nostra vita. Noi dobbiamo detestare l’errore ed il peccato, e attaccarci a Dio e servire il nostro prossimo per Dio. Ebbene! Nostro Signore Gesù Cristo sulla Croce ci presenta proprio l’orrore del peccato, la morte del peccato, “la morte è stata assorbita nella vittoria” ( 1 Cor 15, 54). Questa morte recata al mondo dal peccato, è morta con la Croce, con la morte di Nostro Signore. Ecco cosa ci insegna Nostro Signore. Egli ha vinto la morte, il peccato, il demonio, il mondo con la sua Croce.

Anche noi dobbiamo detestare il peccato, allontanarcene il più possibile e praticare la carità verso Dio e verso il prossimo. La Croce è anche l’espressione più bella, la realizzazione più grande, più sublime, più divina dell’amore per Dio. E’ il Figlio di Dio stesso, la seconda Persona della Santissima Trinità, che si offre al Padre sulla Croce e che, per amore Suo e a causa dei nostri peccati, ha subito la morte per salvarci. E con ciò, nello stesso momento, manifestava un amore infinito per il suo prossimo. “Non c’è amore più grande che dare la propria vita per quelli che si amano” (Gv 15, 13), ha detto Nostro Signore. E l’ha fatto, Lui lo ha realizzato. Per questo la Croce è il nostro libro, il libro del cristiano, e a maggior ragione il libro del sacerdote.

Mons. Marcel Lefebvre


martedì 17 agosto 2021

La santità sacerdotale

 


 Il modo di accedere al chiericato

Come si diventa chierici? Forse sarete sorpresi, il canone 108 risponde: “Sotto la nozione di chierici sono compresi tutti quelli che si sono dedicati al ministero divino, almeno con la prima tonsura.” Di conseguenza, nello spirito della Chiesa, è la tonsura che fa il chierico.

Voi mi direte: Eppure la tonsura non è un ordine. Ebbene, dal punto di vista della Chiesa, forse non è considerata un ordine teologicamente, ma lo è giuridicamente. 

Subito dopo, nel secondo articolo di questo stesso canone 108, è precisato: “Non tutti i chierici hanno gli stessi poteri ecclesiastici ma, tra loro, c’è una gerarchia sacra per cui gli uni sono subordinati agli altri”. In effetti c’è una gerarchia dei differenti ordini, da quello che ha la tonsura fino al vescovo e al Papa.

Poi lo stesso canone prosegue: “D’istituzione divina, la gerarchia è formata da vescovi, da sacerdoti e da ministri5.” Non dice da diaconi, ma da ministri, cosa che ingloba tutti gli ordini. E’ molto interessante. Sono cose fondamentali nella Chiesa.

I protestanti, fanno praticamente un’elezione o una cooptazione, per designare colui che sarà responsabile del culto tra i fedeli ma, per loro, non c’è differenza essenziale tra i fedeli ed il sacerdote.

Il diritto canonico è talmente chiaro, netto, preciso! Non si presta a discussione. Spiega molto chiaramente in che maniera si entri nella gerarchia cattolica e dice che quelli che sono aggregati alla gerarchia cattolica non sono cooptati dal popolo. . Non si parte dal popolo per arrivare alla gerarchia. Non è neppure per una decisione del potere secolare che ci si perviene. Non c’è nemmeno qualcuno che possa dire: Io, voglio diventare chierico e vi chiedo di ordinarmi. No, “essi sono costituiti nei gradi del potere d’ordine dalla santa ordinazione6”. Non sono né la vostra vocazione, né i poteri pubblici, né una cooptazione dei fedeli che vi hanno resi chierici. L’ordinazione è data dal vescovo. Quindi è la Chiesa che vi fa chierici. E’ importante, ciò dimostra che l’ordinazione è una grazia che proviene dall’alto. Non proviene dal basso, dal popolo, dal potere pubblico o da noi stessi.

Senza dubbio, all’inizio c’è una vocazione. La Chiesa fa una scelta e quindi studia la vocazione, ma voi non potete dire: Se ricevo la tonsura, è perché io ho voluto e perché io ho la vocazione. No, voi dovete dire: Se sono chierico, è perché la Chiesa lo ha voluto e mi ha conferito la tonsura. Ciò vi rende molto più forti. Voi dite: la Chiesa mi ha esaminato e mi ha detto: Bene, voi desiderate essere chierici, potete esserlo. Noi vi daremo l’ordinazione. Dunque è veramente dalla Chiesa che ricevo il mio potere. Non è perché si ha un’intelligenza brillante, un patrimonio, la nobiltà e cose del genere che si ha la vocazione. Sfortunatamente, in certe epoche, accadeva un po’ anche questo. La famiglia spingeva, venivano esercitate delle pressioni…ma alla fine, era comunque la Chiesa che faceva i chierici.

Quindi è l’ordinazione che fa entrare nella gerarchia della Chiesa. “Nel diritto, le parole ordinare, Ordine, ordinazione, ordinazione sacra comprendono anche la tonsura”, è scritto nel canone 950. Questo non vuol dire che la tonsura sia un sacramento. Forse è un sacramentale7, ma la Chiesa, dal punto di vista giuridico, la considera come un’ordinazione perché è con la tonsura che si diventa chierici8.

Come Nostro Signore Gesù Cristo ha scelto i suoi apostoli e li ha chiamati (Mc 3, 13), così la Chiesa chiama quelli che ricevono la tonsura. Questa chiamata della Chiesa che li rende chierici, membri della gerarchia, è dunque importantissima. Quando l’arcidiacono pronuncia i loro nomi e li chiama, essi allora sono scelti da Dio per divenire membri e partecipi del suo Sacerdozio.

San Giovanni, nel suo Vangelo, mette sulla bocca di Nostro Signore Gesù Cristo queste parole: “Non siete voi che avete scelto Me, sono Io che ho scelto voi” (Gv 15, 16). Quindi è Nostro Signore Gesù Cristo che sceglie i suoi ministri ed è questo che fa la vocazione9.

Mons. Marcel Lefebvre


venerdì 9 luglio 2021

La santità sacerdotale

 


I primi passi


La tonsura

La Chiesa, fondata da Gesù Cristo, è una società perfetta, sempre viva e feconda, che si recluta e si perpetua da se stessa. Essenzialmente una e gerarchica, si compone di chierici e di laici, di superiori e di subordinati, governati dai vescovi, sottomessi essi stessi all’autorità suprema del pontefice romano. Se la vestizione è un avvenimento importante per il seminarista, la tonsura lo è ancora di più poiché lo conduce a entrare nel clero per prepararsi agli ordini.


1. Che cos’è un chierico?

Per ben situare il chiericato nello spirito della Chiesa, penso che non ci sia niente di meglio che riferirsi alla legislazione della Chiesa, che ci dice in modo molto preciso cosa intende con il termine chierico1. Il canone 197 afferma: “I chierici sono distinti dai laici nella Chiesa per istituzione divina”. E’ meraviglioso questo diritto! E non so quali trasformazioni stiano per essere inflitte al vecchio diritto canonico, voluto da Papa Pio X ed edito nel 1917, meraviglia di concisione e di chiarezza nei termini, come tutti d’altronde hanno riconosciuto, giuristi laici compresi.

Non c’è niente di troppo in questa distinzione. Guardate com’è breve: “I chierici sono distinti dai laici nella Chiesa per istituzione divina”, cioè per la volontà di Dio. Non è la Chiesa che ha distinto i laici dai chierici, è l’istituzione divina.

Cristo non ha concesso a tutti i fedeli i poteri ecclesiastici. Sfortunatamente, è quello che pretendono i protestanti, e ora anche molti teologi e perfino molti sacerdoti. Tutti i fedeli sarebbero sacerdoti e, in mezzo a questa massa sacerdotale, alcuni sarebbero scelti per fare il servizio sacerdotale. E’ assolutamente contrario alla dottrina della Chiesa. Non è a tutti i fedeli che Cristo ha concesso il potere ecclesiastico2.

Le due famiglie principali nella santa Chiesa sono quindi i fedeli ed i chierici e, anche tra i laici, ci sono due famiglie: ci sono quelli che si avviano a restare nel mondo per fondare delle famiglie cristiane; e poi ci sono quelli che si consacrano a Dio come i religiosi, le religiose che, evidentemente, non partecipano agli ordini sacri. Ricevono l’abito religioso, pronunciano i voti di religione, si consacrano a Dio totalmente o si dedicano anche in modo tutto particolare al loro prossimo, ma non fanno parte del clero. Sono chierici solo i tonsurati3.

I tonsurati sono quindi dei membri della Chiesa che hanno lasciato lo stato laico per abbracciare quello clericale, cioè fanno parte di coloro ai quali Nostro Signore, con delle grazie tutte particolari, comunica già, in un certo modo, una partecipazione al suo Sacerdozio.

Questo primo passo è molto importante. Ahimè! Oggi queste belle cerimonie sono scomparse, al punto che ci si chiede ancora se, nella Chiesa moderna, ci sia una differenza tra un laico ed un chierico. Ma la Chiesa, nella sua bella tradizione, nella sua fede, crede che Nostro Signore abbia fondato la Chiesa sul suo Sacerdozio ed abbia voluto comunicare a degli uomini scelti da Lui le grazie di partecipazione al suo Sacerdozio4.

Mons. Marcel Lefebvre


sabato 8 maggio 2021

La santità sacerdotale

 


 Esortazione finale ai seminaristi


Non abbandonate ciò che fa di voi un sacerdote. Certo, voi non lo siete ancora; fate un primo passo che esprime il vostro desiderio di diventarlo, ma mi auguro con tutto cuore che ci riusciate. E già il mondo vi giudicherà come tali. Poiché portate la talare, ormai il mondo vi giudicherà come se foste sacerdoti. Allora cercate di comportarvi come se già lo foste. Con il vostro esempio, la vostra tenuta, il vostro comportamento, la vostra carità, la vostra bontà, la vostra saggezza, siate già tra quelli che forniscono soluzioni intorno a sé. Così l’onore di Dio sarà salvo, la gloria di Dio sarà diffusa nel mondo e le anime si convertiranno a Nostro Signore Gesù Cristo.

Così, siate fieri di indossare la vostra talare, il vostro abito, che manifesta al mondo Nostro Signore Gesù Cristo, e non temete nulla: il buon Dio, i santi angeli, tutti i santi del Cielo sono con voi, così come tutti quelli che hanno vestito quest’abito, che si sono santificati grazie ad esso e hanno santificato gli altri119.

 Il vostro abito un giorno si trasformerà in veste di gloria, come il corpo di Nostro Signore è diventato splendente nel momento della Resurrezione e lo è oramai per sempre, glorificato per l’eternità120.

Mons. Marcel Lefebvre


mercoledì 17 marzo 2021

La talare: un segno di contraddizione

 


La santità sacerdotale


Quando Nostro Signore Gesù Cristo è andato nel suo Tempio, portato dalla Vergine Maria, il vecchio Simeone ha aggiunto, dopo il suo cantico Nunc dimittis, rivolgendosi alla Vergine Maria: “Colui che tieni tra le braccia, sarà segno di contraddizione, sarà per la rovina o la resurrezione di molti nel popolo d’Israele e tra le nazioni” (secondo Lc 2, 34). Nostro Signore Gesù Cristo sarà quindi un segno di contraddizione. Dicendo quelle parole, mi sembra che il vecchio Simeone dovesse vedere salire intorno a Nostro Signore Gesù Cristo le armate di Satana, che tentavano di distruggere Gesù con l’assassinio di tutti i bambini di Betlemme. Il demonio quaggiù segue Nostro Signore dappertutto. Dove si trova Nostro Signore, lì , intorno a Lui, si trovano anche i demoni. Quando ha percorso i sentieri della Palestina, i demoni l’hanno circondato, avrebbero voluto impedirgli di parlare. Ovunque sia la luce quaggiù, ci sono anche le tenebre. Bisognerà aspettare il Cielo per essere nella luce senza tenebre.

Anche voi sarete un segno di contraddizione e rivelerete cosa c’è nel cuore degli uomini. Farete come Nostro Signore, salverete gli uomini portando la vostra Croce. Perché non è nella felicità di quaggiù che porterete il Vangelo e la Croce di Nostro Signore. Seguirete Nostro Signore portando anche voi la vostra Croce, condividerete le Sue prove, come è stato detto alla santissima Vergine Maria: “Una spada ti trapasserà il cuore” (Lc 2, 35), Lei che era così pura, che era senza peccato.

Allora, forse che noi, suoi discepoli, pensiamo di partecipare meno della santissima Vergine Maria alle prove di Nostro Signore, noi che meritiamo queste prove per la nostra santificazione? No, oggi dovete sapere che, nel vestire la talare, voi porterete meglio anche la vostra Croce, la Croce di Nostro Signore Gesù Cristo, ma la porterete con gioia, con pace, con serenità115.

Voi sarete anche un segno di carità. Lo dimostrerete perfino nella persecuzione, nelle difficoltà, sotto i lazzi che potrebbero esservi indirizzati. Sopporterete tutto con fiducia, con coraggio. Signore, “perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 43), ecco ciò che direte. Lungi dal ribellarvi, dal rispondere insulto per insulto, sopporterete coraggiosamente le difficoltà, come Nostro Signore ha sopportato gli sputi, i lazzi, tutte le sofferenze che gli hanno fatto subire, domandando a Dio di perdonare ai suoi carnefici. Anche voi, avrete un cuore misericordioso, chinato su tutte le miserie. E, se colui che vi ha rivolto delle parole ingiuriose vi chiede improvvisamente di confessarlo, voi lo confesserete e gli userete misericordia. Se vi chiede un piacere, gli farete quel piacere. Non renderete male per male, ma bene per bene. E’ quello che dice san Paolo: “Vincete il male con il bene” (Rm 12, 21). Sarete anime caritatevoli, umili, buone, dolci, sempre pronte a rendersi utili, a fare del bene al prossimo, pronte soprattutto a donare loro Dio, il vero bene, il bene eterno116.

 Indossando la talare, vi rivestirete di Nostro Signore Gesù Cristo per mostrarLo, per manifestarLo al mondo. Il mondo ha più che mai bisogno di questa manifestazione di Nostro Signore Gesù Cristo. Più il mondo sprofonda nella melma del vizio, nel disordine, nel dubbio, nell’abbandono della verità, più le anime ben nate hanno bisogno di luce, di carità, di ordine. E la talare che porterete Lo indicherà agli occhi del mondo. Allora, certo, voi sarete un segno di contraddizione. Ah! Lo sarete certamente, come Nostro Signore. Vi ameranno o vi detesteranno. Vi perseguiteranno o vi vorranno del bene. Le anime ben nate vi vorranno del bene, ma quelli che sono posseduti dallo spirito di Satana, quelli vi perseguiteranno, come è stato perseguitato Nostro Signore117.

Alcuni diranno che portare la talare è una provocazione, che non attira le anime, che divide. Allora, bisognava che Nostro Signore non venisse nel mondo. Bisognava che Dio evitasse di mandare Suo Figlio, che il Padre evitasse di mandare Suo Figlio in questo mondo, perché Dio, facendo venire Suo Figlio nel mondo con forme umane come noi, sapeva perfettamente d’introdurre la spada nel mondo, che Suo Figlio sarebbe stato immediatamente perseguitato, che sarebbe stato “un segno di contraddizione” e che il mondo sarebbe stato diviso118.

Mons. Marcel Lefebvre