venerdì 5 agosto 2022

La santità sacerdotale

 


1. Gli obblighi del chierico

I chierici potrebbero inorgoglirsi di questa funzione sublime data loro da Dio. Partecipare al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, che elevazione, che sublimità, che grandezza! Allora la Chiesa ricorda a quelli che diventano chierici quali sono i loro obblighi41.

Gli obblighi del chierico42 si riassumono nella necessità di tendere alla perfezione. La Chiesa perciò gli chiede la pietà, l’obbedienza, la scienza, la castità e un modo di vivere conforme al proprio stato.

Che obblighi ha il chierico di fronte alla santità, al cammino della perfezione? E’ più o meno avanzato nella via della santità di coloro che fondano una famiglia cristiana e che restano nelle varie religioni43 senza diventare sacerdoti?

Io penso che questo obbligo di santità sia maggiore44, per il semplice fatto di entrare nel chiericato e voler diventare sacerdoti45.

 Dopo i privilegi dei chierici, il diritto canonico parla dei loro obblighi. E’ molto esplicito e molto preciso. Ecco il primo canone, il canone 124: “I chierici devono coltivare una vita interiore ed esteriore più santa dei laici, in modo tale da mostrare l’esempio delle loro virtù nella pratica.” E’ molto breve, ma, in due righe, la Chiesa esprime la sua idea di chierico. Perché il diritto canonico è un libro giuridico, si crede che non ci sia nulla di adatto ad elevare le anime, è assolutamente falso! Si sarebbe potuto evitare questo canone, ma la Chiesa, attraverso il diritto, interviene per aiutare il chierico ad acquisire la santità46. 

Il cristiano che non entra nel chiericato ha già un obbligo di perseguire la santità, in qualità di battezzato, di cresimato. Deve compiere le promesse del proprio battesimo: “Io rinuncio a Satana, ai suoi scandali, ai suoi peccati, e mi lego a Gesù Cristo per sempre.” Non è una promessa vana, è seria! Il sacerdote, mettendo al tempo stesso il velo bianco sulla testa del bambino e consegnandogli il cero tramite il padrino e la madrina, dice: “Osserva i comandamenti di Dio, e allora avrai la vita eterna. Conserva intatta la purezza della tua anima come questo telo di cui sei ricoperto.” Ecco l’obbligo che il cristiano assume per tutta la vita, ovunque vada e, di conseguenza, anche se resta in quel che chiamiamo il mondo. Egli è nel mondo, ma non deve essere del mondo. Quindi ha l’obbligo di andare ad offrirsi al Santo Sacrificio della Messa, ma lo fa mediante il ministero dei sacerdoti47. Non può salire lui stesso all’altare per offrire il Sacrificio e fare l’oblazione della sua famiglia e di tutto quello che ha. Dio ha voluto che ci fossero dei sacerdoti che partecipino al suo Sacerdozio e siano gli intermediari tra Lui e il popolo fedele. 

I religiosi, pronunciando i voti, s’impegnano ad essere santi ancora più solennemente dei semplici fedeli. Davanti a Dio, davanti alla Chiesa, essi pronunciano i loro voti di religione per legarsi alla santità, pubblicamente e ufficialmente, con i tre voti di povertà, di castità e d’obbedienza. Ma, anche se l’obbligo assunto dal religioso che pronuncia questi voti è serio, è importante davanti alla Chiesa, davanti a Dio, tuttavia, come il semplice fedele, egli non può salire all’altare ad offrire il Sacrificio perché non è chierico, perché non è sacerdote. Egli non partecipa al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo. Mentre il chierico, che s’impegna a partecipare al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo, con la sua funzione s’impegna alla santità. Non s’impegna soltanto con una promessa fatta davanti a Dio, davanti agli eletti del Cielo, davanti alla Chiesa. La sua propria funzione è una funzione santa perché egli partecipa al Sacerdozio di Nostro Signore Gesù Cristo. Essere sacerdote e non cercare la santità, è una contraddizione in termini. Il sacerdote deve essere santo essenzialmente per l’Ordine che riceve48

Padre Emmanuel parla della Chiesa e della santità. Fa delle riflessioni bellissime sul potere delle anime sante. Cita le parole di sant’Agostino: “ ‘Colui che può capire in che modo Dio, autore di tutte le creature, le governi per intercessione delle anime sante, di cui fa i suoi ministri in Cielo e sulla terra (perché è Lui che fa sì che lo siano e, nella creazione, esse occupano il primo posto); colui che può capirlo, lo capisca, ed entri così nella gioia del suo Signore49.’ Con queste parole magnifiche, il gran dottore ci apre la porta, e c’introduce egli stesso nella gioia del Signore.(…) Dunque nella Chiesa c’è una gerarchia visibile; ma questa gerarchia è dipendente dalla misteriosa gerarchia delle anime sante50.”

Per diritto, sono i vescovi, i sacerdoti e tutti quelli che sono negli ordini a dover essere più vicini a Dio ma, in effetti, ce ne sono altri, sono le anime sante. Allora quelle anime, Dio le considera con amore, con misericordia, a tal punto che esse sono i parafulmini della giustizia di Dio e sono all’origine delle numerose grazie concesse ai fedeli, alla Chiesa ed a tutte le anime.

Ma è più che normale che quelli che sono chiamati a dare le grazie con i sacramenti, con il Santo Sacrificio della Messa, attirino ugualmente le grazie del buon Dio con la loro preghiera, con la loro santità. 

La Chiesa chiede che i suoi sacerdoti cerchino di essere più santi dei laici, poiché sono sempre in mezzo alle cose sacre. Il sacerdote, sacerdos, è chiamato a dare le cose sacre, sacramenta, e a fare delle cose sacre, sacrificio. Il sacerdote è sempre nelle cose sacre. Che sono le cose sacre? Sono delle cose divine, che avvicinano a Dio, che uniscono a Dio. Il sacerdote è sempre in quel contesto lì. E potrebbe non avere in sé le virtù del sacro? Potrebbero le virtù di Dio non risplendere in lui? 

E’ per questo che lo spirito di dissacrazione, di laicizzazione, di profanazione, che è comparso dopo il concilio ed anche prima del concilio, è una cosa terribile. E’ veramente l’abbandono di Dio da parte dei sacerdoti, non essendo più essi degli uomini di Dio, delle persone sacre. E’ tristissimo per i fedeli. Allora, il sacerdote deve più che mai capire la sua vocazione alla santità51

Quali sono i mezzi che la Chiesa chiede di usare ai chierici per vivere più santamente dei laici? La Chiesa chiede la pietà, l’obbedienza, la scienza, la castità ed una vita decente secondo il loro stato di chierici. Ecco le cinque cose che annota la Chiesa nella sua legge perché i chierici siano veramente degni di ricevere le funzioni che vanno ad esercitare. Questo riveste un’importanza considerevole per la santità della Chiesa52.

Canone 125: “Gli ordinari dei luoghi53[cioè i vescovi e quelli che hanno la responsabilità dei chierici] devono vigilare a che i chierici accedano frequentemente al sacramento della penitenza.” Frequentemente: alcuni dicono ogni settimana, altri reputano che basterebbe la confessione mensile. Penso che si possa fare la media e dire almeno ogni quindici giorni. D’altronde, è ciò che in genere è necessario per lucrare le indulgenze in modo regolare. 

Inoltre, “che gli ordinari vigilino a che tutti i chierici facciano almeno per un po’ l’orazione mentale ogni giorno”. Che significa “per un po’”? L’autore dice una mezz’ora, “una mezz’ora d’orazione mentale, tutti i giorni”. E’ praticamente quello che facciamo noi. 

“Che visitino il Santo Sacramento”. Se i sacerdoti osservassero solo il diritto canonico, essi si santificherebbero certamente e santificherebbero gli altri, perché non c’è niente di più edificante per i fedeli di una parrocchia del vedere il parroco, il vicario, trascorrere un po’ di tempo in orazione in cappella, nella parrocchia, anche se è solo. Vedendolo, i fedeli si dicono: Almeno, quel sacerdote lì, ci crede! Mentre quando vedono il sacerdote nella propria chiesa solo per svolgere il suo compito (dire Messa, confessare, battezzare, predicare...) un po’ come un funzionario che va in ufficio, non è normale. Il sacerdote il cui presbiterio, come capita spesso, comunica direttamente con la chiesa, e che non va mai a fare una visita al Santo Sacramento, né un’orazione mentale, non obbedisce al diritto canonico: “Che visitino il Santo Sacramento.” 

Il canone continua: “Che recitino il rosario, che dicano la corona, che facciano il loro esame di coscienza.” Tutto questo è nel diritto. 

Canone 126: “Tutti i sacerdoti secolari [a maggior ragione i sacerdoti che, come voi, fanno parte di una società clericale ed hanno quindi un dovere ancora maggiore di santificarsi] devono fare il loro ritiro ogni tre anni.” Tuttavia, la frequenza deve essere stabilita dall’ordinario. Così, il vescovo può domandare ai sacerdoti di fare il ritiro ogni anno. Qualche volta è un po’ più difficile, allora il vescovo suddivide il proprio clero per fare i ritiri sacerdotali. In generale, un tempo era osservato in modo molto rigoroso. 

“Nessuno può essere esentato da tale obbligo se non chi abbia ricevuto un’esenzione speciale dal proprio vescovo o superiore.” Più tardi, sarete invitati al ritiro dei sacerdoti che ha luogo ogni anno a Ėcône, prima del rientro dei seminaristi. 

Canone 135: “I chierici che sono negli ordini maggiori sono tenuti all’obbligo quotidiano della recita integrale delle ore canoniche.” Voi sapete come stanno le cose attualmente. Ho avuto tra le mani il nuovo breviario. Quando leggiamo le considerazioni all’inizio del nuovo breviario, detto la “liturgia delle ore”, naturalmente tutto in francese, constatiamo che praticamente non c’è più obbligo sotto pena di peccato grave e che, per la minima ragione, ci si può dispensare dal breviario. E’ assolutamente contrario al diritto. Attualmente non resta più granché degli obblighi dei chierici. 

 Il canone 127 stipula che al di fuori dell’obbligo comune che incombe a tutti i fedeli, “i chierici, ed in particolare i sacerdoti, sono tenuti da un obbligo speciale a mostrare reverenza ed obbedienza ai loro superiori ed ai loro ordinari”.

Gli ordinari, sono a un tempo i vescovi, gli abati delle abbazie per esempio, i vicari apostolici, i prefetti apostolici nelle missioni e poi anche i superiori di congregazioni religiose che sono approvate da Roma.

Canone 128: “Il chierico che ha un incarico conferitogli dal suo ordinario, deve svolgerlo in modo che convenga ai fedeli.” Per esempio, un chierico non può rifiutare di predicare dicendo: Io, ho paura di predicare, non riesco a predicare, non posso… 

Canone 130: “Normalmente i chierici dovrebbero ancora sostenere degli esami almeno qualche tempo dopo aver ricevuto il sacerdozio.” E’ previsto dal diritto. Per obbligare i giovani sacerdoti a proseguire gli studi, i vescovi dovrebbero organizzare degli esami ogni anno, per tre anni dopo l’ordinazione sacerdotale, nelle varie discipline delle scienze sacre. Così, un sacerdote non potrebbe dire: Adesso, basta, non apro più un libro. Ho una bella biblioteca…ma è coperta di polvere! 

Canone 132: “I chierici che sono negli Ordini maggiori non possono contrarre matrimonio e sono tenuti a conservare la virtù di castità. Essi devono sapere che, quando peccano gravemente contro la castità, contemporaneamente commettono sacrilegio.” Guardate com’è considerato il chierico. La Chiesa parla di sacrilegio per il peccato contro la castità a causa dell’offesa che questo peccato reca al carattere sacro. Il secondo paragrafo precisa che i chierici che sono negli Ordini minori, se si sposano, perdono per il fatto stesso lo statuto clericale.

Il canone 133 tratta delle relazioni con le donne, in modo generale, nei presbiteri: “Che i chierici badino a che le donne che potrebbero tenere nel presbiterio non possano essere oggetto di alcun sospetto.” 

Si aggiunge, molto più chiaramente, che non si devono tenere nel presbiterio donne di dubbia reputazione o che non siano esemplari. I chierici, infine, possono tenere a casa loro solo quelle aventi una relazione naturale tale che non si possa sospettare un male qualsiasi come la madre, la sorella, la zia, o quelle che hanno un’onestà conosciuta da tutti, o di età avanzata. Evidentemente, è riservato al vescovo giudicare se tale persona possa abitare nel presbiterio o no.

 Vedete, il diritto è severo. Dice che, se dei chierici abitano con delle persone per cui sussista qualche dubbio e non obbediscono alle prescrizioni del loro vescovo, sono presunti concubinari. La Chiesa con questo vuole proteggere la virtù del sacerdote e la reputazione della Chiesa.

Canone 134: “La vita comune tra i chierici è un’abitudine lodevole e, laddove esista in una diocesi, bisogna conservarla il più possibile.” Dunque la Chiesa auspica che i sacerdoti vivano in comune. Questo non è stato sempre possibile, perché hanno talmente moltiplicato le parrocchie che i sacerdoti la maggior parte del tempo si sono trovati soli. Questa non è stata una cosa molto buona.

Vedete che sono stati i vescovi a cercare di dare ai loro sacerdoti una vita comune. Sant’Agostino è stato uno dei primi per il suo clero. Ha avuto prima una specie di piccola comunità intorno a lui, che hanno definito i canonici regolari. I canonici regolari sono quelli che seguono un regolamento comune. Canonico, in latino canonicus, viene dal greco κανόνας, che vuol dire canone, cioè regola. Dunque, i canonici regolari di sant’Agostino hanno dato vita a delle congregazioni e, più tardi, hanno fondato differenti collegiate. Una collegiata era una parrocchia di cui s’incaricava un collegio di canonici che avevano una vita in comune e regolare, pur essendo secolari. I canonici non erano dei religiosi, ma dei sacerdoti secolari. Così, per molto tempo, questo costume di sant’Agostino nell’organizzare i chierici si è diffuso in tutta Europa. San Francesco di Sales ha fatto la stessa cosa. Ha istituito una specie di regolamento per i suoi sacerdoti, dei sacerdoti secolari che vivevano in comune. 

La collegiata era una parrocchia importante e, da essa, i canonici servivano i paesi limitrofi. E’ un po’ così che attualmente sono organizzati i nostri priorati. Noi abbiamo il priorato in cui i sacerdoti pregano insieme, si ritrovano insieme. Noi oggi rifacciamo ciò che i vescovi hanno fatto fin dalle origini del cristianesimo. Per secoli, le cose sono andate in questo modo. Non è che alla lunga che, a causa dell’aumento del numero dei sacerdoti, si è finito per moltiplicare le parrocchie e disperdere i sacerdoti. 

E poi i vescovi non sono riusciti a conservare questa struttura, perché c’erano già dei canonici che chiedevano l’autorizzazione per avere la loro piccola casa privata e cominciavano ad avere una certa indipendenza. E’ così che, in molti vecchi paesi, possiamo osservare una via detta “via dei Canonici”, perché i canonici non vivevano già più in comune ma in piccole case individuali, le une accanto alle altre. Così, piano piano, i legami tra sacerdoti si sono allentati, a tal punto che ognuno ha vissuto nella propria casa. Questa non è stata una buona cosa, e oggi si possono vedere i risultati generati da tale situazione.

Notate quindi come il diritto canonico incoraggi per i chierici la vita comune. 

Vedete allora come, a maggior ragione, noi la possiamo raccomandare ad una società di chierici come la nostra. In effetti, una delle ragioni d’essere della Fraternità sacerdotale San Pio X, è di aiutare i sacerdoti secolari che non sono membri della Fraternità a vivere santamente il loro sacerdozio. Ecco perché è importante dare l’esempio di una vita sacerdotale regolare, in cui si prega, si vive in comune e si ha una vita al tempo stesso fervente e povera. Anche se non facciamo voto di povertà, noi facciamo comunque delle promesse di povertà. Credo che dobbiamo manifestare anche questa virtù. E desideriamo che quei sacerdoti, che sono vicini a noi, possano venire nei nostri priorati a fare dei ritiri per ritrovarvi l’aiuto spirituale di cui hanno bisogno, loro che sono spesso talmente isolati54.

Mons. Marcel Lefebvre


Nessun commento:

Posta un commento