lunedì 29 agosto 2022

LA PRESENZA REALE

 


SAN GIOVANNI BATTISTA

Bisogna ch'Egli cresca ed io diminuisca.

Giovanni, III, 30.


Dobbiamo onorare S. Giovanni Battista come il modello degli adoratori. Le sue parole ora enunziate sono il motto della devozione e del servizio eucaristico, e noi dobbiamo dire: il Santissimo Sacramento cresca nella cognizione e nell'amore degli uomini, intanto che noi ci annichiliamo ai suoi piedi.

Il Battista è il modello degli adoratori negli atti principali della sua vita, la quale anzi può dirsi un'adorazione continua: in essa troviamo i caratteri dell'adorazione mediante i quattro fini del Sacrificio: il migliore dei metodi per fare l'adorazione.


I. - L'adorazione. L'adorazione si fa prostrati a terra, china la fronte: è un primo movimento, con cui riconosciamo sotto i veli eucaristici la maestà infinita di Dio che vi si nasconde. A questo primo ossequio sussegue l'esaltazione della sua grandezza e del suo amore.

Ora la prima grazia di S. Giovanni è una grazia di adorazione. Il Verbo è nel seno di Maria e le inspira di far visita ad Elisabetta: Maria porta a Giovanni il suo Signore e Re. Giovanni non può venire: sua madre è troppo avanti negli anni e non può fare tale viaggio: ci va Gesù. Lo stesso fa Gesù per noi: non potevamo andare a Dio; Dio è venuto a noi.

Maria, salutando Elisabetta, mette in azione la potenza del suo divin Figlio: anche al presente Gesù non vuol far nulla senza Maria. La voce di lei fu quella del Verbo incarnato; Giovanni, esultando nel seno materno, rivela alla madre il mistero della presenza di Dio in Maria: lo confessa Elisabetta a Maria con quelle parole: Exultavit infans in utero meo. Così, fin d'allora, Giovanni è precursore: vede il suo Dio, lo adora con segni d'esultanza, e la sua gioia si effonde nella madre.

Come Nostro Signore fu buono per Giovanni, che volle benedire prima che nascesse: e come gli fu gradita l'adorazione così spontanea del suo Precursore! Gesù resta tre mesi con Giovanni, che adora costantemente il suo Dio. Unitevi a questa buona adorazione di S. Giovanni, sì viva, non ostante le barriere che lo separano da Nostro Signore.

 

II. - Il rendimento di grazie. - Il ringraziamento si basa sulla bontà, sull'amore di Gesù. L'anima né ammira i doni, i benefizi; si umilia per esaltare il benefattore; si rallegra dei benefici ricevuti e di quelli accordati agli altri, a tutta la Chiesa. Questo sentimento dilata il cuore.

Presso il Giordano. Giovanni manifesta la sua riconoscenza e la sua gioia. Vedete prima la grazia che gli fa Nostro Signore, giacché il ringraziamento parte sempre da un beneficio ricevuto e riposa sull'umiltà. Giovanni sta per battezzare Gesù, ch'egli non conosce ancora di vista. Il Padre celeste gli aveva dato un segno, al quale lo avrebbe riconosciuto. Gesù si presenta tra la folla dei peccatori, che aspettano il battesimo di Giovanni e ne ascoltano le vigorose esortazioni alla penitenza. Gesù attende la sua volta, in fila con i pubblicani e con i soldati. Egli, Re, Figlio di Dio! Non vuole privilegi, né eccezioni. Intendetelo bene, o adoratori, e non cercate altro protettore che Gesù! Giovanni gli fa resistenza dicendo: Io debbo essere battezzato da te e tu vieni a me? Ecco l'umiltà, la verità. I santi non si credono mai perfetti. E Giovanni in questa parola non accenna al proprio ministero: Tu, vieni a me, dice, e non: Vieni al mio battesimo. Che delicatezza d'animo! Parlare del suo ministero, sarebbe stato erigersi un piccolo trono: nessun tronetto dinanzi al Signore! E Gesù Cristo gli dice: Lascia fare per ora, che così noi dobbiamo adempiere ogni giustizia. Giovanni veramente umile obbedisce e lo battezza. Una mezza umiltà avrebbe trovato cento ragioni per insistere nel rifiuto. Quando poi Gesù si ritira, Giovanni non lo segue, ma resta al posto che gli fu assegnato. O perfetta umiltà! Vediamo ora com'egli riferisce a Nostro Signore tutta la gloria e l'onore della sublime sua funzione. I suoi discepoli, la peggior sorta di adulatori, volendo farsi belli della gloria del loro Maestro, gli fanno osservare che tutti si danno alla sequela di Gesù. - Oh, che piacere! risponde San Giovanni. Non sono io il Cristo. Sposo è colui che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, che sta a udirlo, si riempie di gaudio alla voce dello sposo. Le anime sono di Gesù. Il mio gaudio adunque si è compiuto: bisogna ch'Egli cresca ed io diminuisca.

Nulla per lui, tutto per Gesù! Ecco il nostro compito: far crescere Nostro Signore. Oh! perché non ci è dato innalzargli un trono in tutti i cuori? Intanto noi ci prostriamo, ci annichiliamo innanzi a lui elevato sul trono dell'Esposizione.

Bisogna ch'egli cresca ed io diminuisca: questa parola va lungi assai. Oggi noi non contiamo per nulla; ma potrà venire un tempo in cui fra gli adoratori vi siano uomini distinti. Ebbene, allora bisognerà loro dire: Tenetevi in guardia! Non alzatevi sulla punta dei piedi, non fatevi uno sgabello del vostro talento, ma tenetevi bassi perché solo si veda il Padrone.

La nostra vocazione è così bella, il fine né è tanto sublime, che i fedeli crederanno essere in noi tutte le virtù, come in verità dovremmo tutte possederle per essere meno indegni della nostra vocazione. Infelice colui che pretenderà starsene in piedi alla presenza di Nostro Signore! No, in ginocchio, a terra! Bisogna ch'Egli cresca e io diminuisca.

Il vero rendimento di grazie è quello di un'anima che riceve i benefici di Dio, riconoscendo che non le sono per nulla dovuti, e tutta ne riferisce la gloria a Dio.

 

III. - La propiziazione o riparazione. - Questa consiste nel compensare e consolare Gesù, ed è una gran parte del nostro ufficio di adoratori; noi dobbiamo essere riparatori, mediatori, penitenti per i peccati degli uomini. Il mondo è così traviato che quasi offre ancor più materia alla riparazione che al rendimento di grazie!

Tale è il compito di S. Giovanni, che addita la grande vittima riparatrice dicendo: «Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo». Poi egli geme e piange nel vedere l'indifferenza degli uomini per il loro Salvatore: venne in mezzo di voi un tale che voi non conoscete. E si affligge perché i grandi, i dotti, sdegnano di mettersi alla scuola di Gesù Cristo, attorniato quasi soltanto dal povero popolo. Dunque Giovanni gli fa pubblicamente ammenda onorevole e lo adora come vittima. Lo esalta in riparazione per quelli che lo disprezzano: «Io! non sono degno di sciogliere il legaccio dei suoi calzari!». Bella vendetta di tanto disprezzo!

 

IV. - La domanda. - Giovanni era in carcere per il suo coraggio nel riprendere un re lussurioso. Sono pochi quelli che osano dire ai re la verità, perché si ha paura! Triste condizione di chi vive accanto ai re.

Venivano a trovarlo discepoli i quali non credevano ancora in Gesù Cristo. Ma Giovanni fa di tutto per condurveli. Ecco il vero apostolato; condurre le anime a Gesù Cristo, fissarle alla sequela di lui, senza alcuna riserva per se stesso. Giovanni prega dunque Nostro Signore di riceverli. Glieli manda, perché alla vista della sua bontà e potenza diventino suoi. Gesù fa loro vedere grandi prodigi, ma non si dice nel Vangelo che lo adorassero. Oh! come diviene stupido il cuore umano imbevuto di pregiudizi! La gelosia loro suggerisce che se Gesù cresce, Giovanni non sarà più nulla. Non vogliono scomparire con lui: sono dominati da un orgoglio di casta, di consorteria; vivono della gloria che circonda il loro maestro.

Questa visita al Salvatore mise tuttavia nel loro cuore una grazia di fede, e dopo la morte di San Giovanni si fecero seguaci di Gesù: tanto loro valsero le preghiere di San Giovanni.

Ecco un buon adoratore! Amate molto il Battista che ha tanto amato Nostro Signore. Gesù né pianse la morte: era suo cugino, suo amico, suo primo apostolo. Adorate, ringraziate, riparate come lui; sappiate voi pure sacrificarvi alla gloria di Gesù Cristo. Giovanni morì martire dei delitti di un re, che sono quelli che più terribilmente eccitano la collera di Dio. E sempre ricordate quella parola che è il motto della santità e del servizio eucaristico: bisogna ch'egli cresca ed io diminuisca. Gesù in Sacramento sia esaltato ed io annichilito!

di San Pietro Giuliano Eymard


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